torna all'homepage
torna a
collabora col sito
APPELLO PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A PADOVA DI SABATO 24 NOVEMBRE
2007
All’alba del 25 luglio scorso centinaia di servi in divisa blu assieme
a digos, vigili del fuoco, ruspe, blindati, elicotteri, e idranti,
sgomberavano, in uno scenario bellico, il C.P.O. Gramigna esperienza di
autogestione popolare e proletaria che resisteva nello stesso spazio da
quasi otto anni, ma attiva a Padova dal lontano1987. La giunta padovana
di centro”sinistra” capitanata dal sindaco Zanonato, certamente su
ordine del social-fascista Amato, ha tentato in tutti i modi di
criminalizzare il centro popolare e di isolarlo dal resto della
città, mediaticamente scrivendo fiumi di menzogne nei giornali e
fisicamente isolando per una settimana l’intero quartiere dov’era
presente il Gramigna e ancora oggi, a distanza di mesi, è
quotidianamente controllato dalla digos.
Lo sgombero del Gramigna è coinciso con lo sgombero dello
stabile occupato di via Volturno a Milano e con il passare del tempo si
è inserito in un attacco di più ampio raggio nei
confronti dei centri sociali. Solo negli ultimi due mesi sono stati
chiusi ben sette spazi sociali in tutta Italia.
Le proposte di legge sulla sicurezza, i pacchetti per ristabilire
l’ordine e la legalità nelle città, le manovre, in
procinto di essere varate, che danno più poteri ai sindaci per
polizia e repressione, mirano a chiudere e reprimere non solo tutte
quelle realtà e gli spazi che lottano e si organizzano al di
fuori della politica istituzionale, ma anche chi semplicemente crea
delle alternative al conformismo offerto dalle città vetrina.
Chi non si adatta all’omologazione imposta da questa società
risulta, nel migliore dei casi “strano o diverso”, nel peggiore dei
casi “sovversivo o terrorista”. Questo perché i centri sociali,
o altri luoghi di aggregazione popolare libera dalle istituzioni,
possono essere un collante per i giovani e proletari e questo, per un
sistema basato sul controllo sociale che deve imporre come vivere e
pensare, risulta inammissibile e quindi bisogna criminalizzarli e
reprimerli.
Si soffia sulla mobilitazione reazionaria, cercando di trovare un capro
espiatorio sul quale indirizzare la rabbia della gente. Il nemico
diventa, a seconda dei casi, il comunista o l’anarchico, piuttosto che
l’immigrato o l’islamico. Il clima che ne esce è quello del
terrore e della paura, funzionale alla classe dominante che può
farsi paladino della sicurezza tra la gente. Vanno in questa direzione
multe, denunce e processi a carico di compagni e realtà che si
organizzano, cosi come le ordinanze contro i lavavetri, proposta dalla
giunta Ds di Firenze, i mendicanti, le prostitute di strada e il
conseguente clima di becero razzismo leghista che può far
leva tra le masse. Tutto ciò per la gioia dei partiti
neofascisti quasi legittimati dalla televisione a sprangare gli
immigrati, a incendiare i centri sociali e i campi rom. Anche in questo
contesto il problema è di classe: la sicurezza vale per i ricchi
borghesi a cui vengono rapinate le ville o per i negozianti a rischio
furti. Perché “gli esperti di statistica” del potere non fanno
un sondaggio nelle fabbriche sul bisogno di sicurezza tra gli operai?
Ormai ne muoiono quattro al giorno, ultimi in ordine di tempo a Padova
una ragazza precaria di 21 anni schiacciata dalla pressa e a Roma un
operaio morto per un’esplosione in una fabbrica di armamenti.
Le giunte di ogni schieramento politico si trovano più unite che
mai in tema di guerra e repressione, anche se il centro”sinistra”
ultimamente sta primeggiando: Cofferati a Bologna, oltre che sgomberare
i centri sociali e campi rom, ha proposto un pacchetto sulla sicurezza
che ha ottenuto l’approvazione e la firma anche di Alleanza Nazionale.
Per rispondere a questa situazione e al bisogno di spazi che siano
veramente liberi oltre che rilanciare la solidarietà verso chi
viene colpito dalla repressione, rilanciamo la pratica dell’occupare
gli spazi vuoti senza alcun compromesso con le istituzioni. Quando la
repressione colpisce così duramente o ci rafforza o ci
schiaccia, e stiamo vedendo troppe realtà politiche che una
volta colpite scelgono il dialogo con la giunta di turno per riuscire
ad avere uno spazio e sopravvivere. È una battaglia persa in
partenza perché ci si trova legati al volere dei padroni: puoi
fare un po’ di chiasso, ma senza uscire dalle righe. Solo rompendole e
radicalizzando la lotta si potranno conquistare nuovi spazi di
libertà.
Lo sgombero del 25 luglio scorso non ha segnato la fine di nulla,
è stato il quattordicesimo in tanti anni di lotte, processi,
condanne e denunce. I padroni non hanno avuto pietà del
proletariato, noi non avremmo pietà di loro!
La nostra lotta è solo all’inizio…
SABATO 24 NOVEBRE ORE 15.00 CONCENTRAMENTO STAZIONE FERROVIARIA
DI PADOVA
LE IDEE NON SI CANCELLANO, APRIAMO SPAZI DI LIBERTÀ!
L’ERBA CATTIVA NON MUORE MAI!
Centro Popolare Occupato Gramigna
e-mail: info@cpogramigna.org
www.cpogramigna.org
Padova, ottobre 2007