CLAMORI DALLA COLOMBIA
Bollettino
di informazione gennaio 2009
FORMULATE
NUOVE ACCUSE ALL'AMBASCIATORE SABAS PRETELT DE LA VEGA
La Procura
colombiana ha formulato nuove accuse all'ex Ministro dell'Interno, ed
ora ambasciatore in Italia, Sabas Pretelt de la Vega e al Ministro
della Protezione Sociale Diego Palacios Betancourt, per i fatti inerenti alla
rielezione fraudolenta del presidente Uribe. La misura colpisce anche Hernando Angarita, ex vice Ministro
dell'Interno. Pretelt de la Vega e Angarita avrebbero garantito
raccomandazioni nella pubblica amministrazione e denaro all'ex
rappresentante alla Camera Teodolindo Avendaño (già agli
arresti), in cambio di un "aiuto" per la rielezione dell'attuale
presidente. L'ambasciatore italiano, già accusato
precedentemente dall'ex congressista Yidis Medina per lo stesso reato,
sembra essere il "regista" della scandalosa truffa che ha portato
all'illegittima rielezione di Uribe.
Il paradosso è
che, (tra promesse di non estradizione a paramilitari e corruzione di
congressisti) questo rappresentante
dell'oligarchia colombiana, ricoprendo indisturbato l'incarico di
diplomatico in Italia, dispensa medagliette di merito perfino al
Direttore dell'ONU a Vienna e Direttore dell'Ufficio delle Nazioni
Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), che "evidentemente ignora"
il ruolo di questo corruttore in giacca e cravatta!
HEBE DE
BONAFINI MEDIATRICE IN FAVORE DEI MEMBRI DELLE FARC DETENUTI NELLE
CARCERI COLOMBIANE
L'esponente
dell'Associazione "Madres de Plaza de Mayo", Hebe de Bonafini, ha
accettato l'appello in favore di un Accordo Umanitario, lanciato dai
prigionieri di guerra delle FARC-EP reclusi nelle carceri colombiane.
La nota leader argentina ha dichiarato che è oramai
indispensabile giungere ad un intercambio umanitario e che il
presidente Uribe deve dimostrare la propria volontà democratica
per questo fine.
Sono
centinaia gli appelli che provengono da diversi settori nazionali ed
internazionali in favore dell'Accordo Umanitario tra le due parti
belligeranti: l'insorgenza e lo Stato colombiano. Premi Nobel,
intellettuali, riconosciute personalità, partiti politici e ONG
si stanno battendo da tempo affinché Uribe abbandoni l'idea del
riscatto a ferro e fuoco dei detenuti, e scelga la strada della
soluzione politica. Da una parte l'insorgenza ha già dimostrato
la sua buona volontà per il raggiungimento dell'accordo, con
liberazioni unilaterali; ora tocca al governo di Bogotà.
ASSASSINATO
LEADER COMUNISTA DELLA REGIONE TOLIMA
Il 1°
gennaio del 2009 il leader comunista Adolfo Tique, membro del sindacato
SINTRAGRITOL e del Polo Democratico Alternativo, è stato
assassinato con tre pugnalate al petto. Tique, padre di sei figli, era continuamente
accusato dai militari di essere un ausiliario della guerriglia. Il
sicario, José Vicente
Acosta, alias "Pacheco", dopo essere stato tratto in arresto da membri
della Brigata Mobile n°2, è stato immediatamente rimesso in
libertà. Al funerale il capo delegazione del Partito
Comunista, Raúl
Rojas González, è stato fotografato e il suo intervento
è stato registrato dagli stessi militari.
Non era ancora inziato il nuovo anno, e la
Sicurezza Democratica di Uribe mieteva la sua prima vittima. Non
è più possibile che la cosiddetta Comunità
Internazionale continui a tollerare questi crimini di lesa
umanità: riconoscendo la legittimità del regime di
Bogotà essa si rende a sua volta complice del fascismo
instaurato in Colombia.
MEDAGLIA
PRESIDENZIALE PER VIOLAZIONE DI DIRITTI UMANI
Il
narco-paramilitare presidente della Colombia, Álvaro Uribe
Vélez, riceverà la "medaglia presidenziale della
libertà" dalle mani del più grande violatore di diritti
umani del mondo, George W. Bush.
Disonorevole
per chi la offre e per chi la riceve: ricordiamo ad esempio che Al
Gore, ex vicepresidente di Bill Clinton (creatore del Plan
Colombia), defraudato della vittoria elettorale da Bush stesso,
nel 2007 si è rifiutato di sedersi a fianco di Uribe per via dei
suoi rapporti con i paramilitari. Anche Uribe è stato eletto per
mezzo di frodi, corruzione e violenze; Bush ha assassinato più
di un milione di iracheni; Uribe ha assassinato 13.650 civili
colombiani. Si abbracciano reciprocamente per festeggiare il nefasto
Plan Colombia (anche se sarà rivisto, secondo quanto ha
affermato il futuro presidente Barack Obama, perché il Congresso
statunitense non approverà il Trattato di Libero Commercio).
Ci sono
omaggi che fanno vergognare chi li riceve, se questi ha un minimo di
dignità morale. Evidentemente questo non è il caso del
presidente Uribe.
L'UNICA
POSSIBILITA' PER USCIRE DAL CONFLITTO E' L'ACCORDO UMANITARIO
Il
professor Gustavo Moncayo, padre di Pablo Emilio Moncayo,
sottoufficiale dell'esercito detenuto dalle FARC da 11 anni, in
un'intervista rilasciata il 12 dicembre 2008 ha dichiarato che l'unica
possibilità per uscire dal conflitto colombiano è
l'accordo umanitario, perché ritiene che altrimenti "la violenza
continuerà" .
Il
professore, che da giugno ad agosto 2007 ha marciato per 1.200 km per
sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei prigionieri di
guerra, ha affermato che "le parti devono sedersi ad un tavolo e
dialogare", perché il riscatto con la forza non rappresenta una
soluzione ai problemi del conflitto.
Moncayo
ritiene che se la guerriglia dichiarasse la liberazione unilaterale dei
prigionieri, la violenza continuerebbe, il governo continuerebbe con i
falsi positivi, insisterebbe nella stigmatizzazione degli intermediari
e nel favorire la pratica della delazione, che brucerebbe i contatti.
Ad una domanda sul tema della marcia, il professore ha risposto che
l'idea era quella di presentare la proposta di utilizzare altri paesi
come facilitatori e accompagnatori del processo dell'accordo
umanitario, cosa che darebbe fiducia alle parti, sia al governo che
alla guerriglia, di modo che tutte le risorse che si investono
nella guerra potrebbero essere impiegate in forme diverse, ad esempio
riassegnando le terre agli sfollati, migliorando il sistema educativo,
migliorando il servizio sanitario.
Lo scambio
umanitario rappresenta l'unica credibile possibilità per uscire
dal conflitto che insanguina la Colombia; solo il governo paramilitare
e la cosiddetta comunità internazionale sembrano non
accorgersene!
OLTRE
30.000 MORTI IN COLOMBIA DURANTE IL 2008
Secondo un
documento ufficiale dell'Istituto Nazionale di Medicina Legale, durante
il 2008 i decessi registrati sarebbero oltre 30.000. I casi di morte
naturale sarebbero solo 2.632, mentre i casi di omicidio ammonterebbero
a 13.525. Oltre 5.000 decessi per incidenti stradali e più di
1.600 casi di suicidio. 3.318 sono i casi ancora in studio, mentre 938
persone sono perite per cause violente ma non stabilite; per altre 378
non si è potuto accertare il decesso. Il rapporto evidenzia di
come i casi di morte violenta siano aumentati del 14% rispetto all'anno
precedente (2007).
L'aumento
esponenziale della violenza è riconducibile all'intensificazione
del conflitto sociale, politico e armato che perdura in Colombia da
oltre cinquant'anni. La dottrina uribista della "Sicurezza Democratica"
ha mostrato tutto il suo fallimento, oltre a constatare il fiasco
operativo delle forze (para) militari di Bogotà. Solo una
soluzione politica e negoziata tra le due parti in conflitto
potrà portare a una Pace duratura e alla fine di una guerra
scatenata da un'oligarchia cieca e sanguinaria, arroccata dietro agli
esecrabili privilegi che condannano la maggioranza della popolazione
alla povertà e alla miseria.
DAL 1994
LA CIA CONOSCE IL VINCOLO TRA L'ESERCITO COLOMBIANO ED I GRUPPI
PARAMILITARI
Secondo
quanto pubblicato dal National Security Archive (gli archivi nazionali
di sicurezza) nella sua pagina internet, la CIA è al corrente
dei vincoli tra l'Esercito colombiano ed i gruppi paramilitari sin dal
1994. Questa organizzazione senza fini di lucro dell'Università
"George Washington" ha pubblicato documenti desecretati che evidenziano
come la mattanza di civili fatti passare per combattenti guerriglieri,
pratica conosciuta in Colombia come "falsos positivi", sia una vecchia
pratica. Ingigantire il conteggio dei morti in combattimento è
qui descritto come una pratica antica ed ufficiale per presentare quei
successi militari che non trovavano riscontro sul campo di battaglia.
Proprio
agli inizi degli anni '90 la stessa DEA statunitense segnalava
l'attuale presidente Álvaro Uribe Vélez come uno dei
più pericolosi narcotrafficanti mondiali; ed è costui che
ha istituzionalizzato le squadracce della morte che oggi godono
dell'impunità e del "reinserimento nella società civile"
attraverso la legge "Justicia y Paz". Non ci sono più alibi per
continuare a riconoscere questo governo mafioso, paramilitare e
narcotrafficante!
LA
SENATRICE PIEDAD CORDOBA PROPOSTA AL PREMIO NOBEL PER LA PACE
Adolfo Pérez Esquivel, ex premio Nobel
per la Pace, ha formalizzato al Comitato del Nobel ad Oslo (Norvegia)
la proposta di candidatura della senatrice liberale Piedad
Córdoba per il prestigioso premio 2009. "Ho presentato la
candidatura di Piedad Córdoba, tenendo conto del suo lavoro in
favore della Pace, della sua traiettoria politica e del suo impegno in
difesa dei Diritti Umani", ha dichiarato Esquivel, che ha
aggiunto: "la sua eventuale vittoria potrebbe contribuire a far nascere
possibili opzioni per la Pace in Colombia e a impedire i massacri, le
violenze e le violazioni dei Diritti Umani".
Candidatura
scomoda per il governo Uribe e per i nemici della soluzione politica, i
quali preferirebbero sicuramente un personaggio come la Betancourt, che
come "proposta pacifica" dichiara che è auspicabile la sconfitta
militare della guerriglia. La Córdoba,
la quale si batte da tempo affinché si trovino cammini di
dialogo ed un accordo umanitario per porre fine al conflitto non si
pronuncia sul tema perché, a suo giudizio, potrebbe intorpidire
il rilascio imminente dei detenuti, e con grande umiltà ha espresso:
" in ogni caso non me lo merito".
L'INVOLUZIONE
DI GUSTAVO PETRO DEVE ESSERE SANZIONATA DALLA SUA BASE
L'ambizione
personale del senatore Gustavo Petro gli impedisce di rendersi conto
della crisi sociale, politica ed economica che vive il paese, stretto
nella morsa fra il regime di Sicurezza Democratica ed il terrorismo di
Stato del presidente Uribe e della sua cricca mafiosa eterodiretta dagli Stati Uniti.
Dopo aver
affermato che occorre allearsi con Uribe per farla finita con
l'insorgenza, e che non tutto il contenuto del Trattato di Libero
Commmercio è da buttare, alla fine si è lanciato nella
proposta di realizzare una coalizione di partiti di destra e di
sinistra per ottenere la presidenza.
Gustavo
Petro è un ex militante del movimento guerrigliero M-19,
smobilitato nel 1990 e convertitosi in partito politico.
A proposito
di questo movimento, ricordiamo che il prestigioso scrittore e
giornalista colombiano ed esiliato in Europa, Hernando Calvo Ospino
sostiene che Antonio Navarro Wolf, ex capo del M-19, abbia facilitato
l'acquisizione di una quota di seggi nell'Assemblea Costituente ai
paramilitari del dipartimento del Magdalena Medio, ovviamente all'insaputa dei suoi
sostenitori.
Petro non
può ignorare questi fatti, né la vergognosa
impunità ratificata dalla legge "Giustizia e Pace", approvata
dal congresso il 21 giugno del 2005, che annovera fra le sue perle lo
status politico ai paramilitari, l'impunità e la conseguente
legalizzazione di fatto dei loro crimini, la mitezza delle pene
inflitte. La politica è piena di opportunisti che cambiano
casacca ed ideologia in funzione del proprio vantaggio personale, in
Colombia e nel resto del mondo, ma la posizione di Gustavo Petro
è scandalosa nella sua complicità con i macellai fascisti
e narcotrafficanti che scorrazzano nel paese.
GOVERNO
COLOMBIANO ACCUSATO DI CORROMPERE UN GIUDICE ECUADORIANO
Martedì
6 gennaio un gruppo di parlamentari messicani del PRD ha annuciato il
desiderio di riunirsi con il presidente dell'Ecuador Rafael Correa, con
l'obiettivo di evitare l'estradizione di Lucia Morett, la studentessa
messicana sopravvisuta al massacro di Sucumbìos del primo marzo,
il bombardamento all'accampamento temporaneo del capo della commissione
internazionale delle FARC Raùl Reyes effettuato dall'esercito
colombiano in territorio ecuadoriano.
Il deputato
messicano Cuauhtémoc Sandoval, che dirige il collegio di difesa
della studentessa nel suo paese, ha dichiarato che dietro la sollecita
richiesta di estradizione c'è la corruzione, da parte del
governo colombiano, di un giudice dell'Ecuador.
Il
presidente Correa, che alla fine del 2008 aveva pubblicamente
stigmatizzato la collusione fra paramilitari e governo colombiano,
qualche settimana dopo il bombardamento ha dichiarato che Lucia Morett
non ha commesso alcun delitto in Ecuador, essendo entrata regolarmente
nel paese con un visto turistico. Ciononostante, in virtù della
separazione dei poteri, l'ultima parola sulla questione spetta ad un
giudice.
Il governo
colombiano usa uno degli strumenti che conosce meglio, la corruzione,
per cambiare le carte in tavola e mettere sotto accusa le vittime del
terrorismo di Stato; la studentessa Lucia Morett, che ora è
tornata in Messico, era stata accolta in Nicaragua dal presidente
Ortega per ragioni di sicurezza, poiché aveva subìto
molte minacce. Presente nell'accampamento per la realizzazione di una
ricerca accademica sul gruppo insorgente, è l'unica
sopravvissuta del gruppo di messicano trucidati dall'esercito
colombiano: può senz'altro essere sentita da un tribunale
ecuadoriano, ma ovviamente in veste di testimone dei fatti e non certo
di accusata.