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paracos è stato solo un goffo tentativo del governo per cercare
di
nascondere le proprie azioni criminali. Il massacro degli oppositori
di Uribe continua imperterrito, tanto che sono almeno 15 gli indigeni
Wayúu trucidati dall'inizio dell'anno.
{{{Comunero indigeno assassinato dall'esercito colombiano}}
Si tratta di Edwin Legarda Vásquez, sposo della Consigliera
Indigena
Aida Quilcué del CRIC (Consiglio Regionale Indigeno del Cauca),
il
comunero assassinato dall'esercito ufficiale. La vittima si recava a
Popayán per prendere sua moglie, che era di ritorno da Ginevra
dove
aveva partecipato al Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU. Nonostante
il veicolo in cui si mobilizzava Legarda fosse perfettamente
identificabile, i militari sostengono che non si sia fermato al posto
di blocco, ma dai rilievi appare chiaro che si tratti dell'ennesimo
episodio di sicariato para-statale.
Il vero obiettivo dell'agguato era proprio la leader del CRIC; il
veicolo in questione è lo stesso in cui solitamente si sposta la
nota
dirigente. Dopo che negli ultimi mesi le proteste e le rivendicazioni
dei popoli originari hanno percosso tutto il Paese, la repressione
delle forze di Polizia non si è fatta attendere. Benché
solo pochi
giorni prima il governo promettesse giustizia per gli scandalosi casi
dei "falsi positivi", continuano gli assassini sistematici degli
oppositori al regime fascista di Uribe.
{{{Il congresso colombiano approva il progetto di rielezione di Uribe}}}
La Camera colombiana ha approvato il Referendum per la modifica
costituzionale - che permetterebbe la rielezione del presidente Uribe-
con il voto favorevole di 86 parlamentari, appartenenti alla
coalizione uribista, e l'astensione dell'intera opposizione, che
considera illegale la seduta straordinaria dei Rappresentanti e ne
denuncia l'irregolarità per i dubbi sul finanziamento della
campagna
per la raccolta delle firme che appoggiano il progetto di referendum.
Il progetto, che dovrà passare ora al Senato, prevede la
possibilità
della rielezione solo a partire dal 2014; tuttavia, assicura Fabio
Valencia, ministro degli interni (nonché ex ambasciatore a Roma,
ed
[inquisito per rapporti con i paramilitari-
essere modificato per permettere la rielezione immediata.
Come sempre, nessuno dei grandi media nazionali e internazionali
sembra avere nulla da ridire sulla possibile rielezione di un
narcotrafficante coinvolto in decine di scandali, eletto per mezzo
delle pressioni dei paramilitari, del voto di scambio, del voto di
elettori morti.
{{{FARC-EP: Riapertura pagina web}}}
Apprendiamo dalla stampa alternativa che la pagina web delle FARC-EP
è
nuovamente in linea. Dopo aver affrontato diversi attacchi dovuti alla
guerra tecnologica e inconvenienti tecnici, la voce dell'insorgenza
ritorna in rete. Il nuovo indirizzo è:
http://www.farc-
La possibilità di poter entrare a conoscenza delle proposte
avanzate
dalla controparte belligerante, rispetto alla propaganda governativa
che abbonda su tutti i mezzi di comunicazione, aiuta a comprendere le
problematiche di un conflitto sociale, politico ed armato che si
protrae da oltre cinquant'anni e le cui cause ancora restano irrisolte.
{{{Esercito e paramilitari provocano ostilità alla frontiera con
l'Ecuador}}}
In un comunicato delle FARC-EP, datato 12 dicembre, l'organizzazione
guerrigliera denuncia all'opinione pubblica nazionale ed
internazionale il tentativo da parte del governo uribista di
coinvolgere nel conflitto colombiano il confinante paese dell'Ecuador.
Membri dell'Esercito della Colombia ed alcuni ufficiali ecuadoriani
della Marina, al comando di proprie unità, contravvenendo alle
direttive imposte dal Presidente Correa, hanno realizzando
pattugliamenti congiunti sui fiumi San Miguel e Putumayo. Alcune
incursioni in territorio ecuadoriano da parte di militari e
paramilitari colombiani sono state compiute per assassinare e
sequestrare a nome della guerriglia con l'intento di destabilizzare
l'area.
Ribadendo la completa estraneità ai fatti in questione,
l'insorgenza
conferma la propria determinazione politica al rispetto delle
frontiere e denuncia l'ennesima messa in scena di Uribe come la
fotocopia di quello già messo in atto in Venezuela, dove
l'infiltrazione di paramilitari ha come obiettivo la caduta del
governo di Hugo Chávez. I settori uribisti stanno mettendo in
pratica
le direttive della CIA: instaurare il caos nella regione per frenare i
processi democratici e l'unità dei popoli bolivariani.
{{{Persecuzione contro l'artista Patricia Ariza}}}
La stampa colombiana ha diffuso la notizia che Patricia Ariza,
direttrice della Corporazione Colombiana di Teatro e riconosciuta a
livello internazionale per il suo impegno artistico, sarebbe indagata
dalla Polizia. La segnalano come una hippy, una "nadaísta" - il
nadaísmo è stato un movimento letterario colombiano
caratterizzatosi
per una forte componente di denuncia sociale - e possibile sovversiva
al servizio della guerriglia. La drammaturga, poeta e artista del
teatro La Candelaria si è sempre distinta per il suo talento, la
sua
abnegazione all'arte e per il suo impegno nelle cause sociali in
difesa dei Diritti Umani. Patricia Ariza è anche firmataria delle
lettere inviate da prestigiosi intellettuali all'insorgenza in merito
ad un possibile accordo sullo scambio umanitario dei prigionieri di
guerra, che porterebbe ad aprire nuove strade nella ricerca della Pace
in Colombia.
Il governo colombiano e le sue forze repressive, attraverso menzogne e
montature, continuano nella politica di intimidazione verso coloro che
si adoperano per la soluzione politica del conflitto. La libertà
di
pensiero e l'indipendenza artistica sono nel mirino dei falchi di
Bogotà, gli stessi che hanno sbattuto la porta in faccia ad un
qualsiasi dialogo che possa porre fine a più di cinquant'anni di
guerra.
{{{L'impunita' in Colombia ha il pollice verde}}}
Miguel De la Espriella, para-politico agli arresti nel penitenziario
La Picota di Bogotá, ha potuto godere di un notevole sconto di
pena
per il lavoro svolto in carcere. Infatti la legge colombiana
stabilisce che per ogni due giorni in cui un detenuto studia o lavora,
gli si sconti un giorno di pena. De la Espriella ha fatto di
più; in
virtù del dono dell'ubiquità è riuscito a fare
entrambe le cose,
grazie a "corsi trasversali" come quello dedicato all'agricoltura
biologica o quello relativo all'allevamento dei bovini. Tutto
rigorosamente certificato dai funzionari del carcere.
Evidentemente non era sufficiente la legge "Justicia y Paz", che
limitava la pena ad otto anni di reclusione per i crimini di lesa
umanità compiuti dai paramilitari; ora per i veri capi delle
squadracce della morte è arrivato il giardinaggio a garantire
l'impunità; tra lattuga, pomodori e lavori di pulizia, questi
mafiosi
lavano le loro mani sporche del sangue di migliaia di oppositori
politici. Alle vittime del paramilitarismo di fatto non viene
garantita nessun tipo di riparazione, mentre ai para-politicanti viene
garantita l'impunità totale; oltre al danno, la beffa!
{{{Correa rifiuta le dichiarazioni del ministro degli Esteri
colombiano}}
Il 24 dicembre il presidente dell'Ecuador Correa ha fissato le
condizioni per riannodare le relazioni diplomatiche con la Colombia,
interrotte da marzo, subito dopo il bombardamento e l'incursione in
territorio ecuadoriano da parte di militari colombiani
all'accampamento provvisorio del comandante Raúl Reyes, capo
della
commissione internazionale delle FARC.
Le condizioni includono un maggior controllo alla frontiera,
l'interruzione delle accuse contro Quito per i supposti legami con la
guerriglia delle FARC; una chiara dimostrazione di rispetto della
sovranità dell'Ecuador, nonché la consegna al governo
ecuadoriano
delle informazioni sul bombardamento stesso.
Alle ferme richieste di Correa ha risposto Jaime Bermúdez,
Ministro
degli Esteri colombiano, che richiede "prudenza e discrezione nelle
dichiarazioni pubbliche" ed un "meccanismo definito di cooperazione
efficace nella lotta contro il narcotraffico ed il terrorismo",
affermando inoltre che queste sono condizioni basilari per il
ripristino delle relazioni.
La risposta di Correa non si è fatta attendere: "Mi sono stancato
dell'insolenza della Colombia: sono loro quelli che hanno un problema
[il conflitto interno], loro che prima ci aggrediscono e poi vogliono
porre condizioni per riannodare le relazioni; se lo possono scordare!"
Come sempre, quando non ha argomenti, il governo colombiano afferma
che i suoi accusatori sono legati alla guerriglia; oggi però
l'arroganza di Bogotá si scontra con la dignità di un
paese piccolo ma
sovrano, deciso a far valere le proprie ragioni.
http://prensarural.