Perché partecipiamo
alla manifestazione del 5 dicembre a Roma
5 DICEMBRE TUTTI
A ROMA PER UNA GIORNATA DI LOTTA CONTRO IL GOVERNO DEL CAPITALE E DELLA
MAFIA! VIA BERLUSCONI E I SUOI COMPLICI PER APRIRE UNA NUOVA FASE
POLITICA! TRASFORMIAMO LA CRISI CAPITALISTA IN UNA OPPORTUNITA’
PER COSTRUIRE GLI STRUMENTI POLITICI ADATTI A REALIZZARE UNA
SOCIETÀ LIBERATA DALL’OPPRESSIONE DEL LAVORO SA-LARIATO: LA
SOCIETA’ COMUNISTA
La crisi del capitalismo, che è
irreversibile, sta scaricando tutte le sue drammatiche conseguen-ze
sulle spalle dei lavoratori di tutti i settori. Il capitale nazionale
ed internazionale vorrebbe uscire da questa crisi aumentando lo
sfruttamento, il precariato, le delocalizzazioni e la miseria. Ma il
capitale è stretto in una morsa mortale fra necessità di
ampliare il consumismo e una crisi derivata dalla sovrapproduzione dei
beni.
Il governo di Berlusconi e dei suoi complici
è al servizio di questa logica e persegue una poli-tica
economica che produce disperazione e passivizzazione
sociale, disoccupazione, cassa inte-grazione e precarietà.
Il governo Berlusconi-Bossi-Fini che ha
l’avallo del Vaticano è un governo autorita-rio,razzista e
anti-operaio. Le sue scelte sono basate su una politica economica che
attacca in continuazione le condizioni materiali e normative dei
lavoratori( i salari sono sempre più bassi ed inadeguati per una
vita dignitosa, lo squallido Brunetta tenta in continuazione di
opprimere e “controllare” in modo totalitario i lavoratori del Pubblico
Impiego, cercando di demonizzarli, manipolando e rovesciando la
realtà), sulle privatizzazioni selvagge(vedi il decreto di
privatizza-zione della gestione dell’acqua, i finanziamenti pubblici
alla scuola privata ecc. ecc.), sui finan-ziamenti alle banche e ai
centri finanziari, usando denaro pubblico, sulla persecuzione metodica
e violenta dei lavoratori immigrati e dei loro fratelli che cercano di
venire nel nostro paese e sul restringimento sistematico dei diritti
sociali e civili conquistati con dure lotte negli ultimi 40 an-ni.
Il governo Berlusconi e dei suoi complici
tentano in ogni momento di violare la stessa Costi-tuzione repubblicana
e antifascista nata dalla Resistenza, approvata 60 anni or sono e
frutto del compromesso fra le forze della borghesia e quelle del
proletariato.
Il governo Berlusconi afferma di fatto il
principio che “la legge NON è uguale per tutti”, pro-ponendo
pervicacemente leggi “ad personam” per garantire allo stesso
Berlusconi l’opportunità di non essere processato( ma se si
ritiene “ così innocente , non mafioso e vittima del siste-ma
giudiziario, perché non si fa processare?) e la sua
impunità. Si vuole istituzionalizzare il principio per cui
esistono due livelli di giudizio: uno per i potenti e uno per le
classi oppresse. Chi non si oppone esplicitamente a queste pratiche e
cerca di dialettizzarsi con l’attuale blocco di potere E’ COMPLICE di
questa stessa politica. Non è concepibile che si dichiari
di essere contro l’attuale governo e poi ci si mostri disponibili a
mettere mano alla Costituzione per stravolgerla in peggio, come fa il
PD. E’ grave che non si colga la pericolosità di questo go-verno
con le sue involuzioni autoritarie e para-fasciste.
Il governo Berlusconi è il governo dello
stravolgimento e della manipolazione politica, teori-ca, storica,
culturale e del linguaggio. Nessuno, o molto pochi, in questi anni
hanno colto e combattuto nei fatti il tentativo di Berlusconi e dei
suoi complici di stravolgere e manipolare la realtà storica e
politica gettandola in pasto alla parte meno còlta e attenta
della popolazione: si è cercato di mettere sullo stesso piano i
Partigiani e i repubblichini, si sono stravolti i fatti reali
inerenti la questione delle foibe, si usano costantemente termini come
“Riforme” per indicare in realtà controriforme involutive e
reazionarie e anti-popolari( vedi pensioni e leggi sul precaria-to),
gli indiziati per reati gravi ( vedi Dell’Utri, Berlusconi, Cosentino
ecc.ecc. accusati di con-corso esterno alla mafia ) vengono fatti
passare per vittime incolpevoli, mentre i compagni e gli
antifascisti vengono sbattuti in carcere per mesi ed anni a prescindere
dalle prove di reato e senza che si concludano i processi, un ministro
come Brunetta incompetente, complessato e ra-pace insulta
impunemente milioni di lavoratori, ribaltando la vera realtà,
senza che nessuno si opponga significativamente ecc. ecc. Le missioni
di guerra in Afghanistan, Iraq, Somalia, Kossovo ecc. sono
spudoratamente propagandate da tutti e sei i canali televisivi
controllati da Berlusconi e dall’ineffabile ministro delle guerre La
Russa( ex-fascista) come missioni di pace, i militari uc-cisi in teatri
di guerra, vengono spacciati come eroi-missionari ecc.ecc.
Il “berlusconismo” con i suoi potenti
mezzi di comunicazione sta cercando di criminalizza-re termini come
“comunismo”, “lotta di classe”, “conflitto”, in modo da bandirli dal
lin-guaggio comune e dalla comunicazione ufficiale e dall’insegnamento
scolastico, senza che ci sia una reazione adeguata a questo scempio.
Anzi “le forze di opposizione” non contrastano questa deriva, ma in
alcuni casi sostengono attivamente questo processo revisionista e
ma-nipolatorio.
Per tutte queste sintetiche considerazioni
diventa improrogabile e fondamentale organiz-zarsi autonomamente per
scacciare questo governo che non solo sostiene una politica
anti-proletaria e che non rappresenta la maggioranza del paese,
ma che di fatto costituisce un’anomalia costituzionale anche dal punto
di vista borghese ( vedi conflitto di interessi e legge
elettorale anti-democratica ). Partecipare alla manifestazione del 5
dicembre 2009 a Roma con questi contenuti politici e con le
parole d’ordine prevalenti nell’area comunista acqui-sta quindi un
significato politico specifico: CACCIARE BERLUSCONI SULL’ONDA DI UN
MOVI-MENTO DI LOTTA CHE CREI LE CONDIZIONI PER UNA NUOVA FASE
POLITICA CON AL CENTRO LE ESIGENZE E I BISOGNI DEL NUOVO
PROLETARIATO. A Roma non ci dovrà essere solo la so-lita
sfilata che si esaurirà in sé stessa, ma questo
appuntamento dovrà costituire l’inizio di un percorso articolato
di lotte sociali che portino alla caduta di questo governo anti-operoia
e razzista.
Berlusconi e i suoi complici condizionano e
ricattano il paese da 15 anni. Non si può rimane-re indifferenti
e ignavi di fronte alla sua arroganza e spregiudicatezza . La caduta di
Berlu-sconi non la si può delegare ai “giochi Parlamentari”.
Dobbiamo prendere in mano il nostro futu-ro e non delegare a nessuno
l’organizzazione della lotta contro questo governo e tutti i
governi della borghesia che dovessero succedere a questo.
Se questa è un’analisi oggettiva dei fatti
occorre anche, per comprendere meglio la situazione, denunciare
l’oggettiva complicità, favorita anche dall’impotenza,
delle forze di opposizione istituzionale con il PD in testa. Ma non si
possono neppure tacere le gravi responsabilità politiche di
Rifondazione e del “bertinottismo” nell’aver creato e diffuso negli
ultimi anni demoralizza-zione, sfiducia, revisionismo storico,
squallide e manipolatorie tesi sulla non-violenza e sconcer-to nel
nuovo proletariato.
La risposta a questa grave crisi della
sinistra e dei comunisti non può essere certo quella costi-tuita
dall’ esperimento in corso che si propone di realizzare la
Federazione di quel che e’ rima-sto di PdCI e Rifondazione
più alcuni gruppuscoli inesistenti e sopravvissuti al passato
Questa soluzione è
politicamente, temporalmente e sostanzialmente inutile, inadeguata ed
inefficace. Costituisce un tentativo mistificatorio e
“ripropositivo” di quanto avvenuto nel pas-sato con la “sinistra
arcobaleno”. Si cerca di sommare due o tre realtà che non hanno
più alcun insediamento sociale per riproporre di fatto le stesse
pratiche del passato devastanti e contro-producenti. Invece di lavorare
con metodo per realizzare e ricostruire un insediamento sociale
sostanziale, si ribalta il meccanismo, per cui si fa una federazione
priva di contenuti politici si-gnificativi , che risponde solo ad
esigenze elettoralistiche contingenti (elezioni regionali del 2010). La
federazione fra PRC e PdCI e altri satelliti opportunisti e
insignificanti è destinata a fallire, nonostante il tentativo
esplicito di strumentalizzare organismi, movimenti, comitati, gruppi e
associazioni presenti sul territorio per supplire alla loro assenza di
insediamento so-ciale. I risultati elettorali di due anni orsono
non furono altro che lo specchio di una crisi politi-ca che viene ben
più da lontano. La sinistra che si autodefiniva ancora comunista
aveva costruito attorno a sé un ceto politico burocratico legato
affannosamente al potere istituzionale (sottogo-verno, assessorati ai
vari livelli istituzionali, consiglieri regionali, consigli
d’amministrazione de-gli Enti Pubblici ecc. ecc.), che ha scimmiottato
malamente il ceto politico della borghesia, as-sumendone gli aspetti
peggiori quali l’arroganza, l’inadeguatezza culturale e politica e, in
alcuni casi, anche la corruzione. Per questi ed altri motivi
altrettanto gravi, qualsiasi processo serio ed unitario di fondazione
di una nuova formazione comunista dovrà passare necessariamente
fuori e contro tutto il ceto politico che ha coscientemente operato per
la cancellazione della presenza comunista nel nostro paese.
In questo contesto la mancanza di una valida ed
unitaria formazione comunista in grado di rac-cogliere esigenze e
bisogni del nuovo proletariato ritarda il precipitare della crisi e
una soluzio-ne alternativa di potere e di governo.
La nascita di una nuova formazione
comunista unitaria dovrà passare necessariamente at-traverso il
ridimensionamento del ruolo dei vari gruppi della galassia “auto
proclamatasi” rivoluzionaria e comunista e l’azzeramento dei gruppi
dirigenti già “ pre-costituiti”.
Gli anni dal 2006 al 2008 che hanno visto i
partiti della “sinistra” partecipare al governo modera-to di Prodi, e
la conseguente loro cancellazione dal Parlamento, hanno sancito
definitivamente il mutamento genetico degli eredi non meritevoli della
“sinistra storica”. L’avallo ai finanziamenti delle missioni
militari e quindi della politica imperialista del nostro paese,
l’accettazione delle politiche e delle compatibilità imposte dal
Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale e dalla Banca
Centrale europea, la non volontà e l’incapacità nel
contrastare i processi di preca-rizzazione della forza-lavoro, il
sostegno della contro-riforma delle pensioni ecc… stanno lì a
spiegare il perché, per la prima volta nell’ultimo secolo (a
parte la parentesi fascista, ma non di tutto il periodo del regime) la
classe sfruttata non ha più alcuna rappresentanza parlamentare.
Dentro questo contesto rischiano di essere altrettanto inadeguate e
riduttive alcune risposte che vengono avanzate da settori di diversa
ispirazione comunista, di fronte all’attacco strategico che la
borghesia e i suoi apparati statali stanno portando a tutta la classe
lavoratrice, sia sul piano delle condizioni materiali, sia su quello
delle libertà individuali.
Oggi i militanti e i quadri comunisti isolati
nella società, o presenti in alcuni gruppi organizzati hanno un
compito gigantesco: la ricostruzione di una forza comunista che faccia
tesoro degli strumenti scientifici di analisi marxista-leninista e
dell’esperienza storica dei comunisti nell’ultimo secolo, tenendo conto
dei limiti, ma anche degli aspetti positivi presenti nei diversi
tentativi di costruzione di una società socialista (dall’URSS
alla Cina, da Cuba al Venezuela e dal Vietnam alla Bolivia fino al
Nepal). Quindi non si tratta di costruire una sinistra plurale( che
si-gnifica? Che cosa sarebbe?) e neppure una generica sinistra
anti-capitalista, ma una nuova orga-nizzazione comunista che lavori con
metodo per l’abbattimento della società capitalistica e per la
realizzazione della società socialista, come fase di transizione
al comunismo.
Il percorso per raggiungere questo obiettivo
comporta delle scelte conseguenti sia sul piano poli-tico che
organizzativo. In sostanza non più un’organizzazione concepita
sui modelli dei partiti borghesi, funzionale prevalentemente alle
scadenze elettorali, ma un partito di quadri e di mili-tanti in grado
di radicarsi nei luoghi di produzione, di studio e nel territorio e
capace di accu-mulare forza e realizzare egemonia fra il nuovo
proletariato e in altri settori della società.
Noi riteniamo indispensabile che si debba compiere
uno sforzo culturale per uscire dalla difesa sterile del proprio
“orticello” organizzativo o da “furbismi” annessionistici, compiendo
una pro-fonda e radicale rivoluzione culturale, in grado di rimescolare
tutte le carte sul tavolo(leggi gruppi, partiti, partitini,
associazioni ecc. ecc.). Per spiegarsi meglio: sarebbe suicida
pretende-re di risolvere il problema della presenza di una formazione
comunista, avviando semplicemente un processo che porti
all’adesione a qualche organizzazione già presente; oppure
ritentare un processo di unificazione o di federazione fra i gruppi
d’ispirazione marxista-leninista nel nostro paese, come la nostra
associazione, con altri compagni, tentò di fare un decennio fa.
Dobbiamo prendere atto del fallimento politico e organizzativo di tutti
i gruppi autoreferenziali.
Non si può pensare di mettere le basi per
una nuova forza comunista, se contemporaneamente vengono attivate due o
tre“costituenti comuniste” che procedono a prescindere l’una
dall’altra. Una vera “Costituente”, a nostro avviso, dovrà avere
come soggettività protagoniste tutte le strutture e i soggetti
che avranno il coraggio politico, culturale ed organizzativo di mettere
in discussione il “proprio status”. Oggi si tratta di compiere
un’impresa enorme e difficile, che pas-sa attraverso la messa in
discussione e lo stravolgimento non solo dei gruppi dirigenti della
sini-stra storica uscente, ormai del tutto omologata al sistema, ma
anche di tutte quelle realtà mino-ritarie già
consolidate, ma che rischiano di perpetuare se stesse e garantire solo
la loro presen-za, seppur dignitosa e rispettabile, ma non adeguata
storicamente e politicamente all’attuale contesto storico-politico.
Oggi il proletariato ha bisogno di risposte più alte e meno
asfittiche, che non stanno certo dietro l’angolo, o nella bacchetta
magica di qualcuno, ma nella disponibili-tà di migliaia di
militanti comunisti e di avanguardie rivoluzionarie a discutere,
confrontarsi e lottare per garantire in un futuro non biblico la
possibilità di costruire una nuova formazione comunista che sia
la sintesi teorica e pratica delle esperienze storiche rivoluzionarie
dell’ultimo secolo, applicate in un paese a capitalismo sviluppato.
Lavorare per rilanciare il processo di costruzione
di una nuova formazione comunista è l’unica via per farci uscire
dalla confusione e dalla sfiducia in cui la borghesia tende a far
precipitare le masse popolari sfruttate. Quindi occorre aprire un
confronto ed una discussione seria, che sia in grado di destrutturate
le vecchie appartenenze. In sintesi è necessario volare
più alto, usando sobrietà e modestia, perché la
partita in corso ha una valenza storica. Niente risulta impossibile per
i rivoluzionari comunisti. Le ultime esperienze del Sudamerica e del
Nepal sono lì a dimo-strarlo nella loro complessa
semplicità e chiarezza.
SU LA TESTA L’altra Lombardia - Milano, 1
dicembre 2009