I «Protocolli dei Savi dell’Islam» ovvero come si
costruiscono le leggende nere.
Sfogliando su Internet le reazioni al mio ultimo libro (Stalin. Storia
e critica di una leggenda nera, Carocci 2008), accanto a commenti
largamente positivi si notano altri contrassegnati da
incredulità: è mai possibile che le infamie attribuite a
Stalin e accreditate da un consenso generale siano per lo più il
risultato di distorsioni e a volte di vere e proprie falsificazioni
storiche?
A questi lettori in particolare voglio suggerire una riflessione a
partire dalla cronaca di questi giorni. E’ sotto gli occhi di tutti la
tragedia del popolo palestinese a Gaza, prima affamato dal blocco e ora
invaso e massacrato dalla terribile macchina da guerra israeliana.
Vediamo come reagiscono i grandi organi di «informazione».
Sul «Corriere della Sera» del 29 dicembre l’editoriale di
Piero Ostellino sentenzia: «L’articolo 7 della Carta di Hamas non
propugna solo la distruzione di Israele, ma lo sterminio degli ebrei,
così come sostiene il presidente iraniano Ahmadinejad».
Vale la pena di notare che, pur facendo un’affermazione estremamente
grave, il giornalista non riporta alcuna citazione testuale: esige di
essere creduto sulla parola.
Qualche giorno dopo (3 gennaio) sullo stesso quotidiano incalza Ernesto
Galli della Loggia. Per la verità, egli non parla più di
Ahmadinejad. Forse si deve esser reso conto dell’infortunio del suo
collega. Dopo Israele l’Iran è il paese in Medio Oriente che
ospita il maggior numero di ebrei (20 mila), ed essi non sembrano
subire persecuzioni. In ogni caso, i palestinesi dei territori occupati
potrebbero solo invidiare la sorte degli ebrei che vivono in Iran, i
quali ultimi non solo non sono stati sterminati ma non devono neppure
fronteggiare la minaccia del «trasferimento», che i
sionisti più radicali progettano per gli arabi israeliani.
Ovviamente, Galli della Loggia sorvola su tutto ciò. Si limita a
tacere su Ahmadinejad. In compenso rincara la dose su un altro punto
essenziale: Hamas non si limita a esigere «lo sterminio degli
ebrei» israeliani, come sostiene Ostellino. Occorre non fermarsi
a metà strada nella denuncia delle malefatte dei barbari:
«Hamas auspica l’eliminazione di tutti gli ebrei dalla faccia
della terra» («Corriere della Sera» del 3 gennaio).
Anche in questo caso non viene apportato uno straccio di dimostrazione:
il rigore scientifico è l’ultima delle preoccupazioni di Galli
della Loggia, al quale però bisogna riconoscere il coraggio di
sfidare il ridicolo: secondo la sua analisi, i «terroristi»
palestinesi si propongono di liquidare la macchina bellica non solo di
Israele ma anche degli Usa, in modo da portare a termine le infamie di
cui l’editorialista del «Corriere della Sera» denuncia
l’ampiezza planetaria. Peraltro, chi è in grado di infliggere
una disfatta decisiva alla solitaria superpotenza mondiale, oltre che a
Israele, può ben aspirare al dominio mondiale. Insomma: è
come se Galli della Loggia avesse finalmente portato alla luce I
protocolli dei Savi dell’Islam!
E come a suo tempo I protocolli dei Savi di Sion, anche I protocolli
dei Savi dell’Islam valgono ormai come verità acquisita e non
bisognosa di alcuna dimostrazione. Su «La Stampa» del 5
gennaio Enzo Bettiza chiarisce subito il reale significato dei
bombardamenti massicci da Israele scatenati dal cielo, dal mare e dalla
terra, col ricorso peraltro ad armi vietate dalle convenzioni
internazionali, contro una popolazione sostanzialmente indifesa:
«E’ una drastica e violentissima operazione di gendarmeria di un
Paese minacciato di sterminio da una setta che ha giurato di estirparlo
dalla faccia della terra».
Questa tesi, ossessivamente ripetuta, si colloca nell’ambito di una
tradizione ben precisa. Tra Sette e Ottocento il mite abate
Grégoire si batteva per l’abolizione della schiavitù
nelle colonie francesi: ecco che dai proprietari di schiavi è
bollato quale leader dei «biancofagi», i neri barbari e
smaniosi di pascersi della carne degli uomini bianchi. Qualche decennio
più tardi qualcosa di simile avveniva negli Stati Uniti: gli
abolizionisti, spesso di fede cristiana e di orientamento non-violento,
esigevano «la completa distruzione dell’istituto della
schiavitù»; essi erano prontamente accusati di voler
sterminare la razza bianca. Ancora a metà del Novecento, in
Sudafrica i campioni dell’apartheid negavano i diritti politici ai
neri, con l’argomento che l’eventuale governo nero avrebbe significato
lo sterminio sistematico dei coloni bianchi e dei bianchi nel loro
complesso.
La leggenda nera in voga ai giorni nostri è particolarmente
ridicola: più volte Hamas ha accennato alla possibilità
di un compromesso, se Israele accettasse di ritornare ai confini del
1967. Come tutti sanno o dovrebbero sapere, a rendere sempre più
problematica e forse ormai impossibile la soluzione dei due Stati
è l’espansione ininterrotta delle colonie israeliane nei
territori occupati. E comunque, la sostituzione dell’odierno Israele
quale «Stato degli ebrei» con uno Stato binazionale, che
abbracci al tempo stesso ebrei e palestinesi garantendo loro
eguaglianza di diritti, non comporterebbe in alcun modo lo sterminio
degli ebrei, esattamente come la distruzione dello Stato razziale
bianco prima nel sud degli Usa e poi in Sudafrica non ha certo
significato l’annientamento dei bianchi. In realtà, coloro che
idealmente agitano I protocolli dei savi dell’Islam mirano a
trasformare le vittime in carnefici e i carnefici in vittime.
Non meno grottesche e non meno strumentali sono le mitologie oggi in
voga in relazione a Stalin e al movimento comunista nel suo complesso.
Si prenda la tesi dell’«olocausto della fame» ovvero della
«carestia terroristica» che l’Unione sovietica avrebbe
imposto al popolo ucraino negli anni ’30. A sostegno di questa tesi non
c’è e non viene apportata alcuna prova. Ma non è neppure
questo il punto essenziale. La leggenda nera diffusa in modo
pianificato ai tempi di Reagan e nel momento culminante della guerra
fredda serve a mettere in ombra il fatto che la «carestia
terroristica» rimproverata a Stalin è da secoli messa in
atto dall’Occidente liberale in particolare contro i popoli coloniali o
che esso vorrebbe ridurre in condizioni coloniali o semicoloniali.
E’ quello che ho cercato di dimostrare nel mio libro. Subito dopo la
grande rivoluzione nera che alla fine del Settecento a Santo
Domingo/Haiti spezzava al tempo stesso le catene del dominio coloniale
e dell’istituto della schiavitù, gli Stati Uniti rispondevano
per bocca di Thomas Jefferson, dichiarando di voler ridurre all’inedia
(starvation) il paese che aveva avuto la sfrontatezza di abolire la
schiavitù. Questa medesima vicenda si è riproposta nel
Novecento. Già subito dopo l’ottobre 1917, Herbert Hoover, in
quel momento alto esponente dell’amministrazione Wilson e più
tardi presidente degli Usa, agitava in modo esplicito la minaccia della
«fame assoluta» e della «morte per inedia» non
solo contro la Russia sovietica ma contro tutti popoli inclini a
lasciarsi contagiare dalla rivoluzione bolscevica. Agli inizi degli
anni ’60 un collaboratore dell’amministrazione Kennedy, e cioè
Walt W. Rostow, si vantava per il fatto che gli Stati Uniti erano
rusciti a ritardare per «decine di anni» lo sviluppo
economico della Repubblica Popolare Cinese!
E’ una politica che continua ancora oggi: è noto a tutti che
l’imperalismo cerca di strangolare economicamente Cuba e possibilmente
di ridurla alla condizione di Gaza, dove gli oppressori possono
esercitare il loro potere di vita e di morte, prima ancora che coi
bombardamenti terroristici, già col controllo delle risorse
vitali.
Siamo così ritornati alla Palestina. Prima di subire l’orrore
che sta subendo in questi giorni, il popolo di Gaza era stato colpito
da una prolungata politica che cercava di affamarlo, assetarlo,
privarlo della luce elettrica, delle medicine, di ridurlo ad una
condizione di sfinimento e di disperazione. Tanto più che il
governo di Tel Aviv si riservava il diritto di procedere come al
solito, nonostante la «tregua», alle esecuzioni
extragiudiziarie dei suoi nemici. E cioè, prima ancora di essere
invasa da un esercito simile ad un gigantesco e sperimentato plotone di
esecuzione, Gaza era già oggetto di una politica di aggressione
e di guerra. Sennonché, una concentrata potenza di fuoco
multimediale è scatenata soprattutto in Occidente per annientare
ogni resistenza critica alla tesi falsa e bugiarda, secondo cui Israele
sarebbe in questi giorni impegnata in un’operazione di autodifesa: che
nessuno osi mettere in dubbio l’autenticità dei
«Protocolli dei Savi dell’Islam»!
E’ così che si costruiscono le leggende nere, quella che oggi
suggella la tragedia del popolo palestinese (il popolo-martire per
eccellenza dei giorni nostri), così come quelle che, dipingendo
Stalin comne un mostro e riducendo a storia criminale la vicenda
iniziata con la rivoluzione d’Ottobre, intendono privare i popoli
oppressi di ogni speranza o prospettiva di emancipazione.