La
Grecia non ha permesso il transito di armi americane destinate ad
Israele
WASHINGTON (AFP) -
The US military has to had to cancel a planned shipment of munitions
from a Greek port to a US warehouse in Israel due to objections
from Athens, a Pentagon spokesman said on Tuesday.
"I think the Greek government had some issue with the offloading of
some of that shipment in their country and so we are finding
alternative means of getting that entire shipment to its proper
destination in Israel," spokesman Geoff Morrell told a news
conference.
"I don't think we've come to a final resolution on how or when that
will take place."
The shipment had been agreed last summer before the current
Israeli offensive in Gaza, he said.
He said the United States had operated the munitions stockpile
for nearly 20 years and that Israel "can ask for permission to
access" the munitions. He said he did not know the nature of Greece's
objection and whether it
was related to security or political concerns. http://news.yahoo.com/s/afp/20090113/pl_afp/mideastconflictgazaisraelusmilitary_20090113191511
Cooperazione internazionale
22/01/2009
Secondo un'inchiesta della Fondazione Omega, un cargo carico di armi
Usa per Israele è in giro per il Mediterraneo. È in corso
un'iniziativa di 'contrabbando' di armi che ha sostenuto l'offensiva
militare d'Israele. E non è finita con la 'tregua'.
1. Il 6 Dicembre 2008 un contratto dello US Military Sealift Command,
l'entità logistica della Marina Usa, viene vinto dalla compagnia
marittima tedesca Oskar Wehr che gestisce una trentina di navi,
perlopiù portacontainers di media dimensione. Il contratto
(N00033-09-R-5505, N00033-09-C-5505, per 635.000 dollari richiede il
trasporto di 989 containers dalla base navale di Sunny Point (North
Carolina, poco a sud del porto di Southport, sulla costa orientale
statunitense) al porto israeliano di Ashdod, 39 km a nord di Gaza City.
La destinazione di questo carico è il deposito statunitense
«War Reserve Stockpile for Allies (WRSA-I)» in Israele e il
caricamento, dice il contratto, deve iniziare il 13 dicembre.
Poco dopo (31 dicembre), lo stesso Sealift Command fa un'offerta per
altri due contratti (N00033-09-R-5205; N00033-09-R-5205), per il
trasporto di 157 e 168 container rispettivamente, con destinazione
ancora Ashdod e origine il porto di Navipe-Astakos - sulla costa ionica
greca, poco a Nord dell'isola di Cefalonia. Il caricamento va
effettuato a partire dal 15 gennaio.
Ashdod non è nuova come destinazione di armi e munizioni Usa -
sia dirette alle forze armate israeliane, sia al deposito statunitense
in Israele. Contratti di tale tipo
sono stati assegnati dal Military Sealift Command in varie occasioni
negli anni recenti (dal 2002 al 2008) con trasporti da Livorno (Camp
Darby) e da vari porti greci e statunitensi ad Israele. Esempi
recenti sono due contratti del 17 agosto 2007 assegnati all' italiana «Enrico Bonistalli» di
Livorno (247.500 dollari per il trasporto di 125 containers di
munizioni) e alla statunitense TransAtlantic Lines LLC (449.000 dollari
per 125 containers di munizioni) e un contratto del 28 agosto 2007 alla
statunitense Sealift Inc. (745.000 dollari per 125 containers di
munizioni), quest'ultimo proprio dal porto di Navipe-Astakos ad Ashdod
(1.535 km di viaggio).
Alcuni ricercatori che seguono di routine i contratti e i trasporti
militari s'accorgono che i contratti del dicembre 2008, oltre ad avere
come destinazione Ashdod in questo momento, includono menzione del tipo
di carico da trasportare: una vasta gamma sia di esplosivi ad alto
potenziale (816 tonnellate nel primo contratto) che di esplosivi
inclusi nella categoria H delle merci pericolose, ovvero fosforo bianco
(secondo e terzo contratto), oltre ad altro munizionamento e ordigni
esplosivi (da testate per missili a munizioni di vario tipo e bombe
anti-bunker).
Agli inizi di gennaio i ricercatori rintracciano la nave incaricata del
trasporto, la «Wehr Elbe»
(IMO 9236688), capace di caricare 2.500 containers. Presente a Sunny
Point il 13 dicembre, la nave parte il 20 con prima destinazione
Astakos.
La scoperta finisce sui tavoli della segreteria internazionale di
Amnesty International, che già il 2 gennaio aveva in un
comunicato chiesto l'embargo completo di invii di armi ad Israele e ad
Hamas. Viene allertata la stampa e l'agenzia Reuters ne dà
notizia il 10 di gennaio, provocando i primi sconquassi e smentite. Il Pentagono si affretta a precisare che i
carichi non erano diretti alle forze armate israeliane, ma al deposito
Usa succitato e il 12 gennaio il governo greco smentisce he navi
dirette ad Ashdod siano partite dai porti greci. Compaiono
altri articoli sulla stampa internazionale e il 13 gennaio una
dichiarazione del Comando statunitense in Europa afferma che gli ultimi
due contratti sono stati «cancellati» (teoricamente l'8
gennaio) e che l'operazione è stata «rimandata». Il
14 gennaio, un comunicato di Amnesty dettaglia tuttavia i termini delle
operazioni, chiedendo che la nave venga fermata e Stop the War, il movimento greco di
solidarietà, protesta contro l'attracco a Astakos. Il 17 il premier greco Costas
Karamanlis, pur ammettendo che c'è stata la richiesta degli
Stati uniti, afferma che la Grecia non avrebbe tuttavia dato il
permesso agli americani di far attraccare la nave ad Astakos e che
anche in passato nessun porto greco sarebbe stato interessato a tali
invii.
Pressioni del ministero degli esteri tedesco sulla Oskar Wehr
perchè fermi la nave non sortiscono effetto dato che la Wehr
Elbe non è più sotto controllo dell'armatore, ma
direttamente del Sealift Command e ha a bordo militari statunitensi
armati. Le cose però non stanno proprio così.
2. Le dichiarazioni Usa sottolineano come tali trasferimenti di
munizionamento fossero stati programmati molto prima del conflitto a
Gaza e non avessero relazioni con le necessità dell'esercito
israeliano. Vediamo i fatti. È certamente possibile che i
trasferimenti siano stati discussi o decisi qualche mese prima del
dicembre (probabilmente anche l'operazione israeliana è stata
«discussa» con il Pentagono qualche mese prima di
iniziare...), ma resta il fatto che il bando di gara del primo
contratto è datato 4 dicembre e i tempi di carico e scarico che
esso prevede sono inusualmente stretti, ad indicare un'operazione
urgente e non routinaria. A quella prima offerta di contratto se ne
aggiungono altre due il 31 dicembre, quattro giorni dopo l'inizio
dell'assalto israeliano su Gaza.
Quanto poi al fatto che i containers fossero realmente diretti al
deposito Usa in Israele, le dichiarazioni del Pentagono omettono un
particolare importante: come è scritto in una comunicazione del
Pentagono al residente del Comitato sulle Forze Armate del Senato Usa,
John Warner, datata 10 Aprile 2003, «il Dipartimento della Difesa mantiene un
deposito - War Reserve Stockpile - in Israele. Tale deposito
è un'entità separata che contiene munizioni e materiale
posseduti dagli Stati Uniti e destinati all'uso di riserva di guerra da
parte degli Stati Uniti e possono essere trasferiti al governo di
Israele in una emergenza, previo rimborso». Mentre si ribadisce
che nulla è gratis al mondo, la clausola finale è chiara.
3. Sulle dichiarazioni del governo greco che vorrebbero la Grecia alla
fine estranea a questi trasferimenti. Anche qui è certo
possibile - e vi sono dichiarazioni statunitensi del 13 gennaio al
proposito - che le autorità greche, vista la malparata, abbiano
all'ultimo momento negato agli Usa l'approdo ad Astakos, ma è del tutto irrealistico che la
Grecia non avesse dato il benestare all'operazione.
Tutti e tre gli invii previsti coinvolgono il porto di Navipe-Astakos:
due differenti strumenti di tracciamento dei percorsi delle navi danno
a Wehr Elbe a Sunny Point il 13 dicembre con partenza il 20 per il
porto di Astakos e tracciano la nave vicino a Gibilterra il 28
dicembre, specificando ancora Astakos come destinazione. Non c'è
ragione di pensare che la destinazione non fosse quella, dato che le
informazioni arrivano a tali strumenti dalle navi stesse e dagli agenti
assicurativi. Inoltre, i due ultimi contratti
(«cancellati») menzionano esplicitamente Astakos come porto
di partenza per Ashdod. Nessuno, in trasporti marittimi di tale genere
e che nel caso prevedevano l'assistenza di almeno quattro imbarcazioni
anti-incendio per le operazioni di carico e scarico, può
sensatamente (e anche per legge) mettere come destinazione un porto a
cui non abbia comunicato l'arrivo della nave e il tipo di carico e non
ne abbia ricevuto approvazione. È del tutto falsa poi
l'affermazione del premier greco relativa all'inesistenza di invii di
munizioni ad Israele nel passato. Vi sono, come detto, almeno tre altri
contratti del Sealift Command, assegnati nel 2007, che nominano o
Astakos o genericamente la Grecia come punto di partenza di ingenti
invii di munizioni ad Ashdod. E non si tratta di bandi di concorso, ma
di contratti vinti e assegnati a trasportatori marittimi per svariate
centinaia di migliaia di dollari. Vi è infine da notare che il
reale percorso della Wehr Elbe mostra alcuni elementi che contrastano
direttamente con quanto affermato dal governo greco, indicando inoltre
un possibile coinvolgimento dell'Italia.
A Gaza l'assalto israeliano ha provocato la morte di 1.400 persone (la
più parte civili) e il ferimento grave di altre 5.100. Tutto
è ora appeso a una fragilissima tregua unilaterale annunciata da
Israele e anche da Hamas, rispetto alle quali buon ultima è
arrivata l'Unione europea che non ha posto termini al ririto israeliano
e che, fin qui, è stata immobile se non complice delle scelte
della leadership israeliana. Con l'Onu in macerie, fra l'altro almeno
tre volte bersaglio dei raid israeliani. Unico obiettivo dichiarato
è quello di «fermare il contrabbadno di armi»,
naturalmente solo quello illegale per Hamas. Ma se l'offensiva dovesse riprendere e
allargarsi, l'enorme e letale carico della Wehr Elbe non resterebbe
certo nei depositi statunitensi ma verrebbe probabilmente
«trasferito al governo di Israele in una emergenza, previo
rimborso». Se Wehr Elbe è davvero attraccata a Taranto vi
è la possibilità che essa abbia trasferito il suo carico
su una veloce portacontainer che ha lasciato proprio Taranto il 15/1 ed
è arrivata ad Ashdot sabato 17. Fermiamo il
«contrabbando» di questi carichi di morte prima che sia
troppo tardi.
SCHEDA
La Wehr Elbe parte da Sunny Point/Southport il 20 dicembre. La sua
velocità massima è di 22 nodi (22 miglia nautiche
all'ora) e la velocità di crociera è intorno ai 18 nodi.
I segnali satellitari mandati dalla nave la vedono il 28 dicembre al
largo di Ceuta, poco oltre lo Stretto di Gibilterra. Da Sunny Point
allo Stretto di Gibilterra vi sono circa 3.524 miglia nautiche (6.526
km), che la nave poteva percorrere in circa 8 giorni a 18 nodi di
velocità media, a conferma della data succitata. Un'informativa
di fonte assicurativa afferma che la Wehr Elbe sarebbe arrivata in
primo luogo a Zeebrugge, in Belgio, e si sarebbe poi diretta verso
Gibilterra e Astakos. Non c'è conferma indipendente di tale
percorso, ma il passaggio da Zeebrugge avrebbe aggiunto più di
tre giorni al viaggio e la nave non avrebbe verosimilmente potuto
essere vicina a Ceuta il 28 dicembre. I segnali satellitari mostrano
poi che la nave, passata Gibilterra, non si dirige verso Ashdod ma
direttamente verso Astakos e il 31 dicembre è a circa 150 km dal
porto greco. Il primo gennaio è a 4 miglia dal porto e si ferma.
Dall'1 all'11 gennaio la nave sembra non sapere che fare e i segnali la
danno continuamente in circolo intorno a quell'ultimo punto. Il 12
gennaio tuttavia, alle ore 9, la nave riparte in direzione Sud e passa
intorno alla costa meridionale di Cefalonia e alle 12 cambia ancora
direzione, puntando dritta verso Nord e il mare Adriatico. Alle alle 15
e 30, ultimo rilievo disponibile (dato che probabilmente ha spento il
segnalatore), modifica ancora la rotta in direzione Nord-Ovest. Poi il
silenzio. Se davvero il governo greco non avesse mai dato alcun
permesso d'attracco ad Astakos, perché il capitano avrebbe
portato la nave dritta ad Astakos invece che ad Ashdod? Il noleggio di
una tale nave costa in media 18/20 mila dollari al giorno (e
probabilmente molto di più per carichi di questo genere), i suoi
spostamenti vengono preparati con grande cura e certo non si va alla
speraindio. Evidentemente, il Sealift Command aveva per qualche ragione
pianificato sin dall'inizio un passaggio da Astakos, probabilmente in
congiunzione con le spedizioni previste dai due contratti poi
«cancellati» l'8 gennaio. Infine, il fatto che la nave giri
in circolo per più di dieci giorni (200 mila dollari aggiuntivi
a tariffe normali) potrebbe segnalare che o era in corso una frenetica
trattativa tra greci e statunitensi per evitare l'approdo effettivo ad
Astakos o si aspettava che arrivassero i container relativi ai
contratti «cancellati». L'armatore della Wehr Elbe afferma
di non aver concorso per gli altri due contratti. Dovevano dunque
arrivare altre navi? O semplicemente il Sealift Command voleva far
caricare sulla Wehr Elbe gli ulteriori 325 containers previsti dai due
contratti «cancellati»? Dove sono finiti quei 325 container
di munizioni che avrebbero dovuto essere caricati ad Astakos? Al porto
di Astakos stanno arrivando gruppi dello «Stop the War»
greco e forse potrebbero dirci qualcosa in proposito, ma dove sta
andando la Wehr Elbe con i suoi 989 containers originali e le 816
tonnellate di esplosivi ad alto potenziale? Senza poter escludere
l'approdo in due vicini porti albanesi e montenegrini, la rotta
sembrerebbe indicare come possibili destinazioni Brindisi o Taranto.
Soprattutto in quest'ultimo la Us Navy e la Nato godono di diritti di
approdo esclusivi nell'area portuale e di attrezzature adeguate ad
accogliere quella bomba natante. Nessuno, tranne il Sealift Command e
certo qualche autorità italiana, sa dove sia attualmente la
nave. Forse è già arrivata da qualche parte e aspetta,
letteralmente, che si calmino le acque.
a cura di Peter Danssaert, Sergio Finardi, Pavlos Nerantzis, Carlo
Tombola e il contributo di Mike Lewis della Omega Foundation