Appello del mondo intellettuale italiano contro l’aggressione
israeliana a Gaza
31 dicembre 2008
È di poche ora fa la notizia che il governo israeliano,
capeggiato da un leader sconfitto e corrotto, Ehud Olmert, ha rifiutato
la pur tardiva richiesta dell’Unione Europea, di concedere alla
popolazione di Gaza stremata, una tregua umanitaria di 48 ore
nell’operazione militare che, con proterva arroganza, è stata
chiamata Piombo fuso. La notizia ci addolora e ci indigna; ma non ci
sorprende. Il governo israeliano sta passando, nei confronti dei
palestinesi, dalla politica della persecuzione a quella della
eliminazione. Come non vedere negli eventi in corso, non da oggi, una
tremenda analogia con quello che il popolo ebraico ha subìto? Ma
le ingiustizie patite non danno titolo, né morale né
politico, a produrre altre ingiustizie ai danni dei più deboli.
Come operatori nel mondo della ricerca, dell’università, della
scuola, della comunicazione, delle arti, dello spettacolo, intendiamo
denunciare l’informazione menzognera dei media; e, d’altro canto, la
viltà della classe politica italiana (con impercettibili
distinguo nel suo seno).
Non paghi di aver, nel corso dell’anno, tributato grandi onori allo
Stato d’Israele, che festeggiava il suo 60°, dimentichi che quello
stesso anniversario ricordava, agli altri, gli arabi di Palestina, la
catastrofe del loro popolo (la Nakba), politici, opinionisti,
organizzatori culturali (insomma ,“l’élite italiana”),
stanno ora di nuovo dimostrando una stupefacente smemoratezza e una
disonestà che lascia allibiti. D’altronde con “l’unica
democrazia del Medio Oriente”, come si continua a ripetere, l’Italia (e
la Comunità Europea) ha accordi pesanti di collaborazione
militare, politica e scientifica.
Mentre le bombe continuano a falciare vite, nel pieno delle
festività di fine anno, e si minaccia un attacco di terra, da
noi, in nome di un conclamato quanto ingannevole spirito di
equidistanza si pongono sullo stesso piano i razzi sparati sulle
città del Sud di Israele con l’osceno massacro in atto a Gaza.
E, adottando la posizione israeliana e statunitense, si chiede ad Hamas
di cessare le azioni militari, come passo indispensabile per ottenere
una tregua. Si accusa Hamas, che non si dimentica mai di etichettare
come “organizzazione terroristica” (il che non cancella i nostri
dissensi politici e per molti aspetti ideali, da Hamas), di aver rotto
la tregua in atto da tempo: mentendo, perché durante quella
“tregua” fittizia, numerosi palestinesi sono stati uccisi dagli
israeliani, i quali hanno anche rapito e sequestrato ministri del
legittimo governo di Hamas, nell’indifferenza della “comunità
internazionale”.
Si insiste sul fatto che Hamas si è “impadronita” di Gaza con le
armi, dimenticando che Hamas ha vinto libere elezioni, e un colpo di
Stato (con il sostegno israeliano, statunitense e gli applausi
europei), gli ha negato il governo del Paese, usando come un Quisling,
Abu Mazen. Si accetta la versione dell’attaccante che ci “informa” di
colpire solo obiettivi militari, e si finge di non sapere che fra tali
obiettivi sono sedi universitarie, ospedali, moschee. Si deplorano i
morti civili (secondo stime ufficiali dell’Onu al 25% della popolazione
nei primi giorni dell’attacco israeliano, molti dei quali adolescenti e
bambini, ai quali è impedita la stessa possibilità di
cura, per mancanza di medicinali e di strumentazione, a causa del
blocco israeliano), ma si dimentica che da anni Gaza è il
più grande campo di concentramento a cielo aperto del mondo. E
che ebrei sono – questo il terribile paradosso – gli aguzzini di quel
campo, mentre arabi sono gli internati, ai quali, da anni, vengono
negati i più elementari diritti, a cominciare dal diritto stesso
alla sopravvivenza.
Il blocco di Gaza è una delle pagine più buie di Israele,
a cui noi non chiediamo nulla, convinti che la sua politica sia
destinata a produrre effetti contrari a quelli perseguiti e che l’odio
che sta seminando non solo nella regione, ma in tutto il mondo, non
potrà che accrescersi e produrre conseguenze disastrose per uno
Stato che ritiene di poter governare tutto secondo il principio della
forza, non solo rispetto ai palestinesi, ma all’intera comunità
internazionale, della quale si fa beffe (si pensi al mancato rientro di
Israele nei confini pre-1967, malgrado le innumerevoli risoluzioni
dell’Onu). E abbiamo pietà degli israeliani che oggi festeggiano
i circa 400 palestinesi uccisi nelle prime ore dell’operazione Piombo
fuso. La loro danza macabra testimonia come un’intera società
possa corrompersi moralmente (compresa la gran parte dei cosiddetti
intellettuali israeliani dissidenti), sotto il segno della guerra
permanente.
La guerra odierna è tutt’altro che improvvisata: proprio come
due anni e mezzo fa, nell’estate 2006, soltanto un vaghissimo
pretesto fu trovato nella cattura di un soldato israeliano da
parte di Hezbollah, per l’infelice attacco al Libano, oggi il pretesto
sono i razzi Kassam sparati da Gaza. Questa guerra che gli stolti
salutano come benefica, oggi, porterà a loro – e purtroppo
ad altri – nuove morti, nuove distruzioni, nuove sofferenze,
allontanando ogni possibile pace.
Chiediamo a quanti operano nei nostri ambienti di adoperarsi, con tutti
i mezzi a loro disposizione, per denunciare l’occultamento e il
capovolgimento della verità che, assecondando la campagna
propagandistica israeliana, che ha accuratamente preparato il terreno
per l’attacco, si sta mettendo in campo: oggi, più che mai, la
propaganda non è un semplice strumento di guerra: è essa
stessa guerra. E nell’asimmetria delle “nuove guerre”, questa scatenata
da Israele sul finire di un anno terribile, passerà alla storia,
forse, come la guerra ai bambini.
A noi rimane lo strumento della denuncia affinché davanti
all’“informazione” manipolata e corriva, abbia libero corso il sapere
critico, la riflessione informata, l’educazione delle coscienze. Ora,
per avviare la nostra mobilitazione, ribadiamo che all’intellettuale
spetta il duro compito, se vuole salvare non la propria
“genialità”, ma la propria “dignità”, di gridare sui
tetti la verità. Studieremo, nei prossimi giorni, eventuali
iniziative comuni, per portare avanti la nostra azione. Ma fin
d’ora, anche se servisse a poco e a pochi, pensiamo di non poter
rimanere inerti, complici o succubi, davanti alle immagini che ci
giungono da Gaza sotto le bombe, alle carni martoriate di quei bimbi
innocenti, alle macerie fumanti di una comunità che non si
arrende, e che, perciò, rischia l’annientamento, mentre noi
stappiamo le nostre preziose bottiglie di champagne.
Angelo d’Orsi (Storico, Università di Torino)
Il testo dell’appello sarà postato, nei prossimi giorni, sul
sito www.historiamagistra.it con l’elenco degli aderenti.
Per aderire: info@historiamagistra.it
Prime adesioni.
Massimo Zucchetti (docente al Politecnico di Torino, Comitato
Scienziati e Scienziate contro la guerra)
Franca Balsamo (sociologa, Università di Torino)
Diana Carminati (storica, già Università di Torino)
Carmen Betti (storica, Università di Firenze)
Alfredo Tradardi (organizzatore culturale, International Solidarity
Movement, Ivrea-Torino)
Alexander Höbel (storico, Università di Napoli Federico II)
Marco Albeltaro (dottorando in Storia, Università di Torino)
Gianfranco Ragona (storico, Università di Torino)
Massimo Sestili (insegnante e studioso di storia, Roma)
Emanuela Irace (giornalista indipendente, Roma)
Renato Caputo (dottorando in Filosofia, Università di Urbino)
Lorena Barale (studiosa di storia, archivista, organizzatrice
culturale, Torino)
Antonio Santoni Rugiu (storico, già Università di
Firenze)
Domenico Losurdo (filosofo, Università di Urbino)
Piero Bevilacqua (storico, Università di Roma Sapienza)
Giovanna Savant (dottoranda in Storia del pensiero politico,
Università di Torino)
Gesualdo Maffia (dottorando in Storia, Università di Genova)
Fulvio Grimaldi (giornalista e documentarista indipendente, Roma)
Joséphine Errante (zootecnica, già Università di
Torino)
Valentina Conti (editore – AE Edizioni, Ancona; assessore Cultura
Comune di Jesi)
Alessandra Dino (sociologa, Università di Palermo)
Daniela Marendino (archivista, studiosa di storia, Torino)
Francesca Chiarotto (dottoranda in Studi Politici, Università di
Torino)
Armando Petrini (Facoltà di Scienze della Formazione,
Università di Torino)
Antonio Prete (Professore Letterature Comparate, Università di
Siena)
Pasquale Voza (italianista, Università di Bari)
Sandro Mezzadra (storico, Università di Bologna)
Giuseppe Panella (filosofo, Scuola Normale Superiore di Pisa)
Renzo Martinelli (storico, Università di Firenze)
Filomena Pompa (dottore di ricerca in Storia, Università di
Perugia)
Guido Panico (storico, Università di Salerno)
Giorgio S. Frankel, giornalista professionista indipendente
Raimondo Vacca (Scienze della Formazione Primaria, Università
degli Studi di Firenze)
Antonio Calvani (pedagogista, Università di Firenze)
Marcello Musto (Letterature Comparate, Università Orientale di
Napoli)
Giorgio Pecorini (giornalista, Volterra)Giulio Stocchi (poeta,
Milano)Deborah Strozier (architetto, Milano)
Gabriella Paolucci (sociologa, Università di Firenze)Flavio
Marcolini (giornalista e docente di storia, Montichiari) Silvia Lelli
(antropologa, Università degli Studi di Firenze)Margherita
Bassini (funzionario pubblico, organizzatrice culturale)
Fondazione Luigi Longo, Alessandria
Vanna Boffo (ricercatrice, Università degli Studi di Firenze)
Luigi Punzo (storico della filosofia, Università di
Cassino)Flavia Bacchetti (ricercatrice, Università di
Firenze)Biagio Cutropia (docente, Bisacquino, Palermo)Anita Troiani (
docente, Brescia)
Roberta Micheli (docente, Massa)
Santiago Zabala (filosofo, Università di Potsdam)Stefano Nutini
(redattore Edizioni Unicopli, Milano)
Fabrizio Bertoli (bibliotecario, Universita' di Verona)
Edoardo Martinelli (Centro Ricerca Formazione Don Lorenzo Milani e
Scuola di Barbiana)Jole Silvia Imbornone (dottore di ricerca in
Italianistica, Università di Bari)
Mattia Baglieri (studente di Scienze Politiche Università di
Bologna e scrittore)
Nadia Redoglia (giornalista, Torino)
Stefano Petrella (consulente scientifico WWF Italia, Roma)
Margherita Moles (docente, Università Popolare di
Valcamonica-Sebino)Alessio Bortolo Domenighini (formatore,
Università Popolare di Valcamonica-Sebino)Carlo Lucchesi
(presidente dell'istituto di ricerche IRES TOSCANA, Firenze)Stefania
Pavone (giornalista, Roma)
Liliana Boranga (direttore di radio base popolare network, giornalista,
Mestre - Venezia)
Edoardo Magnone (chimico, Universita` di Tokyo)Ernesto Burgio (ISDE
Italia, Cortona)
Salvatore Tassinari (insegnante, Firenze)
Arianna L'Abbate (operatrice culturale, Roma)Massimo De Santi (fisico,
Università di Pisa, Presidente Comitato Internazionale
Educazione per la Pace)
Giorgio Barberis (ricercatore, Università del Piemonte
Orientale)Alessandra Kersevan (ricercatrice, Università di
Udine)Giorgio Riboldi (docente, Milano)Mariella Megna
(traduttrice,Cremona)Associazione L'altra Lombardia - SU LA TESTA
(Milano)Saverio Tommasi (attore, Firenze)
Romano Colombini (presidente della Commissione scuola ANPI "Dolores
Abbiati, Brescia)
Angelo Chiattella (collaboratore tecnico-scientifico, studioso di
storia della scienza, Torino)
Antonio Montefusco (dottorando, Università di Roma “Sapienza”)
Filippo Bianchetti (medico, Varese)
Eleonora Forenza (italianista, Università di Bari)Manuela
Ausilio (Dott.ssa in Filosofia teoretica, Università di Roma
“Sapienza”)Davide Grasso (dottorando in Filosofia, Università di
Torino)Federica Zanetti (pedagogista, Università di
Bologna)Nicoletta Dentico (giornalista, già direttore generale
di MSF Italia)Chiara Giunti (bibliotecaria, Firenze)
Marco Mamone Capria (matematico, Università di Perugia)