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Nicaragua
Gli Stati Uniti con le “armi” in pugno
L’ambasciatore nordamericano prevede la sospensione totale degli aiuti e gli europei dicono “Obbedisco!”

L’ambasciatore degli Stati Uniti in Nicaragua, Robert
Callahan, ha convocato i mezzi d’informazione nazionali ed
internazionali per informare che il congelamento per 90
giorni dei fondi della Cuenta Reto del Millennio (Crm)
potrebbe essere l’inizio di una vera e propria “crociata”,
che porterebbe alla sospensione totale ed indefinita di
qualunque tipo di aiuto da parte di questo paese.

Questa decisione da parte del governo nordamericano uscente
sembra godere dell’approvazione dell’Unione Europea e
secondo la denuncia formulata del presidente Daniel Ortega
durante il vertice dei Paese Latinoamericani e dei Caraibi
in Brasile, i parlamentari europei starebbero preparando una
risoluzione in cui chiedono addirittura la sospensione
delle negoziazioni di un Accordo di Associazione, AdA, con
la regione centroamericana, “se non si normalizza la
situazione nicaraguense”.

Il punto focale di questa nuova scalata del conflitto tra
gli Stati Uniti, l’Unione Europea ed il Nicaragua ha a che
vedere con i risultati elettorali dello scorso 9 novembre ed
i supposti brogli ripetutamente denunciati dai partiti
dell’opposizione, usciti pesantemente sconfitti.
Secondo l’ambasciatore Callahan, sicuramente a suo agio nel
rivivere una situazione molto simile a quella degli anni
80, quando faceva parte dell’entourage del tristemente
famoso John Negroponte in Honduras, ci sono “criteri
credibili circa i seri problemi avuti durante le recenti
elezioni municipali in Nicaragua e profondi dubbi sulla
trasparenza del conteggio dei voti. Questa non è solamente
l’opinione della nostra ambasciata, ma anche quella di
molti nicaraguensi, dei partiti politici dell’opposizione,
della chiesa cattolica, dei mezzi di comunicazione sociale,
dell’impresa privata, intellettuali, Ong, e di molti altri.
A livello internazionale - ha continuato Callahan - esiste
la stessa percezione nell’Unione Europea, tra i canadesi, i
giornali, i centri di ricerca ed i congressisti del nostro
paese”.

L’ambasciatore statunitense ha anche raggiunto considerevoli
livelli di cinismo quando ha detto che “benché il
Nicaragua goda del totale diritto di svolgere le sue
elezioni senza interferenze esterne, bisogna considerare
che ha anche firmato la Carta Democratica Interamericana, la
quale obbliga i paesi firmatari a svolgere elezioni libere,
giuste e trasparenti”, per poi presentare il conto al paese
centroamericano, guardandosi bene dal riferirsi al debito
di quasi 20 mila milioni di dollari che gli Stati Uniti
hanno ancora con il Nicaragua, a causa della sentenza della
Corte Internazionale della Aja, che li ha condannati per le
atrocità commesse durante la guerra di aggressione
negli anni 80.
“Il mio paese ha dato molti aiuti al Nicaragua negli ultimi
anni per sviluppare la sua economia e la democrazia. Dal
1990, la Usaid ha investito circa 1,4 mila milioni di
dollari in vari programmi ed a questi dobbiamo sommare 500
milioni di condono del debito e 175 milioni dei programmi
alimentari. Aggiungiamo anche i 175 milioni di dollari
della Cuenta Reto del Millennio, Crm, ed altri milioni per i
programmi delle nostre forze armate ed i benefici originati
dal Cafta”, ha aggiunto Callahan.

Rispetto alla Crm ed agli altri programmi, l’ambasciatore ha
chiarito che gli Stati Uniti non possono continuare gli
esborsi fino a che il problema delle elezioni non sia
risolto. Questo vuol dire “che sono i nicaraguensi che
devono trovare una soluzione a questo problema e che, una
volta risolto, il congelamento dei fondi della Crm
sparirà , così come i problemi con gli altri paesi cooperanti”.

In un clima molto simile a quello degli anni 80, anni di
aggressioni e blocco economico, Callahan ha avvisato in
tono minaccioso il presidente Ortega che ha tre mesi di
tempo per giungere ad un accordo soddisfacente con tutti i
nicaraguensi, “altrimenti temo che la Cuenta Reto del
Milenio venga cancellata e questo potrebbe portare a
conseguenze molto serie per il Nicaragua e soprattutto per
le persone più povere”.

Gettando ancora più sale nella ferita, Callahan ha
ricordato che la cancellazione della Crm, programma che
paradossalmente ha deciso di escludere la Bolivia e
dichiarare eleggibili la Colombia e l’Indonesia “per il
loro impegno a favore della governabilità e della
promozione della libertà economica e l’investimento,
collocandoli in un gruppo di paesi che lavorano
diligentemente per ridurre la povertà globale mediante
soluzioni economiche sostenibili” (John Danilovich -
direttore esecutivo della Crm), vuole dire “la sospensione
di 175 milioni di dollari che avrebbero beneficiato circa 15
mila persone in vari settori, la riabilitazione di tre
strade principali (un milione di persone beneficiate),
un’altra strada che avrebbe beneficiato 500 mila persone per
anno, titoli di proprietà a favore di 150
mila persone ed un fondo di contropartita del BCIE di 130
milioni di dollari”.

Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, Callahan
è poi caduto in evidenti contraddizioni quando ha
detto
che “noi non imponiamo, né suggeriamo una soluzione al
Nicaragua, perché sappiamo che i nicaraguensi sono
intelligenti e capaci di trovarla. Nonostante ciò - si
è contraddetto l’ambasciatore - la direzione della Crm ha
detto che sarebbe opportuno che il governo del Nicaragua
adotti misure per assicurare di non ricadere negli stessi
problemi durante le prossime elezioni, come ad esempio una
riforma elettorale. Tuttavia ripeto, non esigiamo soluzioni
specifiche. Dobbiamo però essere molto chiari - ha
continuato. Come paese sovrano e come paese che é
molto interessato allo sviluppo della democrazia nel mondo, gli
Stati Uniti possono riconsiderare tutti i programmi che si
stanno sviluppando attualmente col Nicaragua, con
conseguenze molto serie per l’economia del paese. E la
stessa cosa la potrebbero fare gli altri paesi
donanti”.

La Lista Informativa “Nicaragua y más” ha chiesto
all’ambasciatore perché quando gli Stati Uniti, in
base a loro criteri, considerano che esistono problemi di
governabilità in un paese, sono abituati a premere sui
governi attraverso la sospensione di programmi che
beneficiano la gente, invece di cercare altre misure che
non siano lesive per i settori più poveri. La risposta,
molto diplomatica, non ha soddisfatto i presenti,
evidenziando l’ambiguità di queste misure repressive ed
una
chiara politica del “bastone e la carota”. “Ã^ sempre
una
decisione molto difficile, ma anche la mancanza di
democrazia colpisce il paese ed i poveri. La
soluzione alla sospensione degli aiuti é nelle mani dei
nicaraguensi, i quali devono raggiungere un accordo di
nazione. Crediamo comunque che a lungo termine questa
decisione farà bene alla popolazione più  povera”,
ha concluso.

Le reazioni

La situazione di forte instabilità che vive il
Nicaragua e le dichiarazioni dell’ambasciatore nordamericano hanno
portato il presidente nicaraguense, Daniel Ortega, a
lanciare un forte contrattacco durante il vertice dei Paesi
Latinoamericani e dei Caraibi che si é svolto a Costa
do Sauo­pe in Brasile. “Quello che sta succedendo in
Nicaragua
- ha detto il mandatario - é grave, perché é
un’aggressione ad un paese latinoamericano e caraibico
impoverito come Haiti, per il solo fatto di rifiutarsi di
continuare le politiche neoliberiste che negli anni passati
hanno impoverito il paese. Quando siamo arrivati al governo
nel 2007, é iniziato lo scontro perché abbiamo
messo in discussione i loro programmi, che servono solamente a
promuovere opzioni politiche contrarie al modello
alternativo di orientazione socialista, solidale,
complementare che promuove il governo rivoluzionario nel
nostro paese. Programmi - ha continuato Ortega - nei quali
si assegna il 60-70 per cento delle risorse al pagamento
della burocrazia e si lascia solo il 30 per cento ai settori
popolari, che dovrebbero essere gli unici beneficiari di
questi progetti che, in ogni caso, non vengono finanziati
dai capitalisti nordamericani, né da quelli europei,
ma dallo sfruttamento a cui sono sottoposte le popolazioni
europee e nordamericane, quelle latinoamericane, africane e
dei paesi in via di sviluppo. “E’ iniziata la
polemica e la fantasia che in Nicaragua esiste una
dittatura”, ha segnalato il presidente nicaraguense.

Ortega ha inoltre letto un documento che si starebbe
approvando nei prossimi giorni nel Parlamento Europeo.
Secondo il testo, l’UE starebbe chiedendo al governo del
Nicaragua ed alle sue autorità la sospensione
immediata
della violenza e l’adozione di misure urgenti per ritrovare
la pace, basandosi sui principi dei diritti umani che
vincolano il Nicaragua; chiedere al governo del Nicaragua il
riconoscimento pubblico delle organizzazioni di difesa dei
diritti umani e dei loro membri; chiedere alle autorità
del Nicaragua di agire affinché cessino immediatamente gli
attacchi contro i membri e le organizzazioni di difesa dei
diritti umani e che i responsabili siano giudicati e
sanzionati da un tribunale in modo imparziale ed
indipendente; sollecitare al governo nicaraguense e le
varie istanze dello Stato di vegliare affinché siano
garantite la libertà di espressione e l’indipendenza
della
giustizia, garantendo così la preservazione dei
fondamenti democratici del paese e che il Nicaragua ratifichi lo
Statuto di Roma che crea la Corte Penale Internazionale.
Infine si chiede che le negoziazioni di un Accordo di
Associazione tra l’Unione Europea ed i paesi dell’America
Centrale vengano sospese fino a che in Nicaragua si
rispetti nuovamente lo Stato di Diritto, la democrazia ed i
diritti umani, difesi e promossi dall’Unione Europea.

Le oscure manovre internazionali sono state analizzate anche
da William Grigsby, direttore di Radio La Primerisima
di Managua.
(Ascolta in
http://www.radiolaprimerisima.com/noticias/general/43719 ).
Secondo il giornalista, “tra i nicaraguensi non esiste una
chiara percezione del problema che stiamo affrontando. Qui
non si tratta di chi ha vinto o perso le elezioni. Non
è vero e non é questo il problema di fondo. Non lo
é mai stato! Né agli Stati Uniti, né ad alcune delle
potenze europee interessa chi ha vinto le elezioni municipali in
Nicaragua. Ciò che veramente gli importa é il
controllo
egemonico sul Nicaragua e sul Centroamerica. E’ questo
il tema centrale e non possiamo non prenderlo in
considerazione”.

Per Grigsby esistono prove sufficienti per dimostrare questa
tesi, come ad esempio i brogli elettorali avvenuti in
Messico nel 2006, negli Stati Uniti nel 2000 ed in Salvador
nel 2004. “Perché non c’é stata una sola
dichiarazione di condanna contro questi brogli?” - si é domandato il
giornalista. “Perché si trattava degli Stati Uniti,
 «problemi interni degli Stati Uniti», dicevano.
Dicevano
anche che l’autorità elettorale l’ha dichiarato
vincitore. In Messico è  stato lo stesso:
 «l’autorità
elettorale ha dichiarato vincitore Felipe Calderon e
bisogna accettare la sentenza dell’arbitro». Questo
è quello che dicevano gli europei ed i nordamericani. E
perché? Perché chi ha perso é stata la
sinistra e chi ha vinto é stata la destra . O meglio, chi ha rubato le
elezioni é stata la destra ed a chi sono state rubate
è stata la sinistra. Stiamo parlando del Messico solo due anni
fa. E chi é stato il primo a congratularsi con il
vincitore? José Luis Rodriguez Zapatero. Non c’erano ancora
i risultati definitivi delle elezioni messicane e già si
stava congratulando perché© Calderon si era
impegnato a difendere gli interessi delle multinazionali spagnole nello
Stato messicano”.

“Allora - ha concluso Grigsby - qui non si tratta di vedere
se hanno vinto o no i sandinisti. Non *é questo il
problema. Agli yankee ed agli europei non sono mai
interessate le elezioni municipali. MAI. Questa é la
scusa
per cercare di asfissiare un progetto di chiaro taglio
popolare. Non inganniamoci, non c’é in gioco la
democrazia
come vogliono farci credere, ma gli interessi economici
nordamericani ed europei e gli interessi militari degli
Stati Uniti. Questo é quello che c’é in gioco”.

Testo di Giorgio Trucchi
 Lista Informativa di Associazione Italia-Nicaragua
www.itanica.org
dicembre 2008