Lettera dal carcere di Alessandria
Il 19 gennaio 2009 inizierà in Piemonte la settimana di sciopero
della fame per l’abolizione dell’ergastolo che a staffetta sta
coinvolgendo tutte le regioni italiane e anche di altri stati europei.
In questa occasione noi detenuti della sezione EIV (Elevato Indice di
Vigilanza) del carcere di Alessandria – San Michele abbiamo voluto
portare avanti una lotta anche contro altre problematiche che
riguardano il mondo carcerario e in particolare contro quei soprusi che
ogni giorno subiamo in questa sezione.
Per legge l’EIV dovrebbe essere un regime carcerario dove il detenuto
gode degli stessi diritti dei comuni, ma è sottoposto ad una
vigilanza più stretta; di fatto però la tendenza del
Ministero e dei direttori dei vari istituti di pena è quello di
avvicinarlo sempre più alle condizioni di carcere duro del 41bis.
Quella dove ci troviamo è una sezione piccola: siamo in 7.
Questo basta alla direttrice per decidere che a noi non spetta l’uso
del campo da calcio perché portarci sarebbe troppo complicato;
neanche la scuola è adatta a noi dato che una classe deve essere
di almeno 10 elementi.
Non abbiamo la possibilità di usare la palestra né di
partecipare ad attività educative o sportive, che per quattro
gatti non vale la pena avviare; l’aria la facciamo nei passeggi
dell’infermeria fatti per mandarci una persona alla volta. Di fatto,
quindi, passiamo 22 ore al giorno chiusi in cella senza fare niente,
alla faccia della funzione rieducativa della pena che, se con
l’ergastolo viene del tutto accantonata, qui manca anche per chi ha le
pene più lievi.
Col passare dei mesi le motivazioni di natura economica – burocratica –
organizzativa che la direzione apportava per negarci di volta in volta
ciò che ci spetta si sono mostrate delle vili falsità ed
è emersa invece la precisa volontà di amplificare il peso
costrittivo e affittivo della galera verso i carcerati.
L’esempio di maggior rilievo di questo intento del DAP (Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria) e della direttrice, è stata
l’installazione questa estate di pannelli di plexiglas opaco alle
finestre che impediscono il passaggio di aria e luce e la visione
dell’esterno, aumentando così il senso di clausura.
Per non parlare poi delle periodiche e del tutto arbitrarie restrizioni
dei generi che si possono acquistare alla spesa o che possiamo ricevere
tramite pacco postale o al colloquio.
Per far fronte a questa situazione e far rispettare i nostri diritti
abbiamo fatto varie istanze e ricorsi al DAP, magistrati e direzione
che, quando raramente si degnavano di rispondere, ribadivano che per
legge ciò che chiedevamo ci spettava, ma poi di fatto continuava
il lento e inesorabile peggioramento delle condizioni di vita nella
sezione.
Abbiamo capito che è inutile fare affidamento sugli organismi
preposti alla fase esecutiva della repressione per ottenere qualche
miglioramento, ma solo mobilitandoci in prima persona potremo ottenere
qualcosa.
La nostra situazione si inserisce in un contesto generale di crisi
economica dove la risposta principale è la guerra e i
finanziamenti di stato ai grandi colossi finanziari. Contemporaneamente
sempre più gente si ritrova senza lavoro e sempre più
vicina alla “soglia di povertà”, andando ad accrescere il
già diffuso malcontento delle masse. La tattica del governo
è quella delle varie politiche securitarie, delle emergenze
sicurezza e della guerra tra poveri, che portano alla criminalizzazione
di varie fasce della popolazione.
Nel mondo carcerario questo si traduce in sovraffollamento, grandi
proclami sull’inasprimento del carcere duro e sull’uso massiccio della
differenziazione, per riprodurre anche qui quei meccanismi di
premialità e mercificazione dell’individuo e dei suoi diritti
propri di questa società.
Soltanto organizzandoci e lottando uniti potremo difenderci dagli
attacchi e dai soprusi che ogni giorno affrontiamo e per questo ci
riserviamo in futuro di portare avanti altre iniziative di lotta per le
nostre condizioni e la nostra dignità.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i prigionieri in lotta.
I detenuti della sezione EIV del carcere di Alessandria – San Michele
gennaio 2009