La
protesta dei ricercatori dell’Università di Bologna
Lunedì 20 Settembre 2010 si è svolta l’assemblea generale
dei ricercatori dell’Alma Mater di Bologna.
La riunione è stato un momento di discussione aperto a tutte le
componenti del mondo accademico, un’iniziativa molto partecipata che
è servita a fare il punto sulla mobilitazione in corso
attualmente, non solo nell’ateneo bolognese, ma in molte altre
Università italiane.
Ma di che mobilitazione si sta parlando?
E’ la protesta di centinaia di ricercatori dell’Università
di Bologna e di molte altre Università italiane, i quali hanno
deciso di dichiararsi “indisponibili” alla didattica per l’AA
2010/2011; di negare, quindi, la propria disponibilità
all’insegnamento che da molti anni svolgono gratuitamente e con grande
competenza, portando avanti, nel caso di Bologna, un terzo dei
corsi dell’Ateneo, che altrimenti cesserebbero di esistere.
Il 17 Settembre si è tenuta a Roma un’assemblea nazionale
indetta da “Rete 29 Aprile”, alla quale hanno partecipato ricercatori a
tempo indeterminato, precari e studenti, che ha portato
all’approvazione di un documento finale, condiviso anche dai
ricercatori in lotta di Bologna, i cui punti principali sono le parole
d’ordine di questa protesta: la necessità di fermare
l’iter parlamentare della Riforma Gelmini per garantire
un’Università pubblica e di qualità; la
necessità di un’immediata mobilitazione dei ricercatori
attraverso lo strumento della dichiarazione di indisponibilità
alla didattica, da consegnare ai relativi presidi di Facoltà; il
ritiro dei tagli agli stipendi dei ricercatori; l’aumento di fondi
destinati all’Università e alla ricerca; la richiesta di nuove
assunzioni tra i docenti e del riconoscimento dello statuto giuridico
dei ricercatori.
Sono queste, quindi, le rivendicazioni che uniscono i lavoratori della
ricerca e intorno alle quali si sta delineando un nuovo movimento di
protesta all’interno delle Università italiane.
A Bologna, però, quali caratteristiche e quale seguito ha questa
protesta?
La riunione di Lunedì è stata una tappa di incontro
fondamentale per consolidare l’avvio di questa lotta e per
capire, appunto, quali sono i reali rapporti di forza all’interno
dell’Ateneo felsineo; per capire, in sostanza, quanti ricercatori
sarebbero effettivamente disposti a consegnare i moduli di
“indisponibilità” e quali altre componenti
dell’Università, insieme a loro, si impegnerebbero attivamente
nel rinviare il più in là possibile l’inizio delle
lezioni e nel continuare la mobilitazione elaborando nuove forme di
contestazione volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema
dell’istruzione e della Riforma Gelmini.
L’assemblea generale, alla quale erano presenti molti ricercatori,
portavoce di quasi tutte le Facoltà dell’Alma Mater, qualche
dottorando e alcuni studenti, si è aperta con l’intervento di
uno dei coordinatori di “Ricercatori Precari Bologna”, il quale ha
fatto un breve riassunto degli avvenimenti principali svoltisi nei
giorni scorsi riguardanti la protesta bolognese. E’ stata ricordata la
decisione, poi rettificata, del rettore dell’Università di
Bologna, di sostituire i ricercatori indisponibili alla didattica con
docenti a contratto, docenti, quindi, pagati per svolgere un compito
assunto, invece, gratuitamente, da molti anni, dai ricercatori stessi,
con competenze a volte superiori perfino a quelle dei professori
ordinari. E’ stata poi annunciata l’ultima proposta del rettore, quella
di rinviare l’inizio dell’Anno Accademico, previsto per il 27
Settembre, di una settimana e di utilizzare questo lasso di tempo per
organizzare iniziative volte a spiegare a studenti, genitori,
all’opinione pubblica, in sostanza, e a tutte le forze politiche
nazionali, le ragioni dell’inizio tardivo delle lezioni, entrando nel
merito dei contenuti della contestazione.
L’idea del rettore Dionigi è stata definita dal medesimo una
proposta unilaterale, proposta cioè da sottoporre al Senato
Accademico che si riunirà straordinariamente Venerdì 24
Settembre per l’approvazione finale di questa decisione.
La riunione dei ricercatori è continuata poi con gli interventi
di numerosissimi partecipanti, per la maggior parte ricercatori del
polo di Bologna, di Forlì e di Cesena, ma anche studenti e un
dottorando.
La più parte delle persone intervenute durante le tre ore di
assemblea hanno espresso valutazioni politiche concordi nell’utilizzare
l’”indisponibilità” didattica come strumento di protesta
utile al rinvio dell’AA 2010/2011, al fine di organizzare una
contestazione permanente per informare l’opinione pubblica sulle
ragioni della protesta, sui contenuti della Riforma Gelmini e sul
perché si voglia cambiare questa legge; per riflettere insieme a
studenti, docenti, genitori e liberi cittadini sul futuro della scuola
e dell’Università e per lanciare un messaggio forte e deciso al
Governo e a tutte le forze politiche affinché blocchino l’iter
parlamentare del Ddl Gelmini e ne modifichino i contenuti.
Sono tanti i ricercatori che hanno annunciato pubblicamente la loro
decisione di rinunciare all’insegnamento e che hanno ribadito che la
loro non è una protesta corporativa, ma una lotta comune a tutte
le componenti del mondo Accademico e scolastico e alla quale, quindi,
si auspicherebbe l’adesione di professori ordinari, associati,
dottorandi, studenti, ecc…
Un ricercatore di Scienze della Formazione ha informato i presenti che
i colleghi della sua Facoltà ad avere consegnato i moduli di
“indisponibilità” sono più della metà; per quanto
riguarda Chimica industriale, invece, la percentuale di indisponibili
è di cento su cento.
C’è anche chi ha optato per la non astensione dalla didattica,
è il caso dei ricercatori della Facoltà di
Giurisprudenza, più della metà dei quali non intende
rinunciare agli incarichi, pur dichiarando di volersi impegnare in
altre forme di protesta, le quali, però, nonostante le
sollecitazioni di qualche partecipante alla riunione, non sono state
precisate.
E’ stata una minoranza di persone che è intervenuta esprimendo
la propria contentezza riguardo alla decisione del rettore di rinviare
le lezioni di una settimana, e che ha dichiarato di volersi mobilitare
durante questo lasso di tempo con iniziative di protesta, ma
prevedendo, dopo questo periodo, la fine delle mobilitazioni; è
stata una minoranza di persone, in pratica, ad avere sostenuto di
accontentarsi di una settimana di contestazione dopo la quale,
però, si vorrebbe tornasse tutto alla normalità.
La maggioranza dei partecipanti intervenuti, invece, ma anche di
quelli non intervenuti, a giudicare dal rumore degli applausi dopo ogni
intervento più radicale, ha sostenuto l’inutilità di una
protesta limitata ad una durata di una settimana e l’intenzione di
rinunciare alla didattica e di attivarsi affinché anche le altre
componenti accademiche, e soprattutto gli studenti, partecipino a
questa mobilitazione con iniziative da concordarsi nelle riunioni a
venire. Ha sottolineato, inoltre, che la controparte del movimento di
protesta non è il rettore dell’Università di Bologna, le
cui decisioni non devono essere considerate come vincolanti,
bensì il Governo di questo Paese, e finché l’iter
parlamentare della Riforma Gelmini non sarà bloccato, ha
dichiarato, il movimento di lotta non si deve assolutamente fermare.
Per questo motivo, ha chiaramente espresso un giovane dottorando
dell’Università di Bologna, è necessario lavorare fin da
subito per coinvolgere il maggior numero di persone possibile nel
movimento, per spiegare agli studenti il perché del rinvio delle
lezioni e per organizzare, quindi, momenti di incontro, assemblee di
Ateneo e di piazza, manifestazioni e qualsiasi altra iniziativa che
costituisca un momento di informazione e di riflessione sul tema
dell’Università e della scuola pubbliche.
A questo proposito è stato proposto di utilizzare la “notte dei
ricercatori”, iniziativa prevista per Venerdì 24 Settembre, come
occasione per parlare di questo movimento di protesta ed è
stata fissata per Venerdì 24 Settembre dalle 17 alle 19 in Via
Zamboni 38 un’assemblea di Ateneo degli studenti e dalle 19 in poi una
riunione pubblica, aperta a tutti, in Piazza Verdi per continuare a
discutere della mobilitazione.
Bologna,
23/09/2010
Collettivo studenti SU LA TESTA