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Prime valutazioni sulle elezioni politiche del 24-25 febbraio:

le nostre previsioni erano giuste ed adesso rilanciamo le lotte e il conflitto


“Se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare”
 ( M.Twain)


La campagna elettorale per le elezioni politiche ha riempito le pagine e gli spazi dei quotidiani, delle TV e della RETE negli ultimi tre mesi. 
Indubbiamente esse hanno rivestito una notevole importanza, perché dovevano  decidere quale “frazione” del capitale avrebbe governato l'Italia nel prossimo  periodo di crisi dell'organizzazione economica capitalistica. Questo, per ora, 
non si è manifestato ancora chiaramente a causa delle legge truffa elettorale  che non consente risultati chiari ed univoci. Di certo ci sono però alcuni dati incontrovertibili che il voto ha determinato: 
1) gli assetti politici ed istituzionali sono stati ribaltati
2) PD e PDL hanno perso milioni di voti 
3) Il Movimento 5 stelle è diventato il primo partito alla Camera, perché ha saputo interpretare meglio di altri il malessere e la ribellione contro la corruzione dilagante diffusi fra gli elettori 
4) I residuali partiti di sinistra con Rivoluzione Civile sono stati spazzati via inesorabilmente, perché 
incapaci di interpretare i bisogni e le esigenze del nuovo-proletariato (operai, studenti, precari di ogni tipo, partite IVA, pensionati poveri ecc...) e perché percepiti come vecchi e corresponsabili di alcune malefatte del sistema.
Queste elezioni hanno avuto un altro merito, quello di costringere l'opposizione sociale e le soggettività antagoniste a riposizionarsi rispetto all'organizzazione del conflitto e alla costruzione di una formazione in grado di rappresentare più compiutamente gli interessi di classe, al di là di tutti i settarismi e le auto-referenzialità che le hanno paralizzate e travolte negli ultimi 20 anni e più.
Molti “a sinistra” si sono adoperati per dare questa o quella indicazione di voto, in base anche alteorema del Meno-Peggio
Noi non siamo stati tra questi, perché abbiamo preferito sviluppare un ragionamento per sostenere che in questa 
fase storico-politica l'astensione dal voto (ricordiamo che il voto non è un dovere, ma un diritto che si può o meno esercitare) non solo è giustificata, ma può costituire un atto militante di responsabilità con l'obiettivo della 
delegittimazione di tutto l'apparato parlamentaristico e di governo borghese, oltre che di qualsivoglia “ lista improvvisata di sinistra” che pretendesse di arrogarsi il diritto di rappresentare strumentalmente gli interessi di classe 
del nuovo-proletariato e del movimento di lotta in generale.
Le teorie, le idee e le pratiche di comitati, associazioni e circoli indipendenti non sono state rappresentate, neppur lontanamente, da nessun partito o lista che ha partecipato a questa scorribanda elettorale.
L'astensionismo e, in parte, anche il voto al Movimento 5 stelle ha costituito una forma seria e militante di protesta che nulla ha a che vedere con il qualunquismo astensionistico endemico al sistema borghese di rappresentanza. 
Non si può più delegare a forze impresentabili o pseudo-democratiche la rappresentanza delle istanze sociali di radicale cambiamento.

Abbiamo voluto respingere la logica truffaldina, manipolatoria e ricattatoria del meno-peggio, perché si è cercato di diffondere il timore e il senso del precario per farci accettare il pensiero unico e qualsiasi soluzione politica e 
il punto di vista della classe dominante. Va trasferita nel campo nemico la paura che cercano di infonderci. 
Oggi è richiesta maggiore lucidità e consapevolezza e questo ricatto andava respinto al mittente.
Altre volte, purtroppo, questo ha funzionato, facendo leva sull'anti-berlusconismo.
Non consideriamo il bandito Berlusconi meno pericoloso di un tempo, ma constatiamo che anche coloro che formalmente oggi si sono presentati come alternativi a lui (Bersani,Vendola e Monti), hanno sostanzialmente lo stesso 
progetto e non hanno fatto nulla in questi anni per contrastarlo realmente. Al contrario, nell'ultimo anno e mezzo hanno governato insieme e hanno condiviso e votato in parlamento le più criminali e violente scelte del massone Monti su 
mandato dell'Unione Europea. Monti, massone del 33° rito scozzese, più che svolgere il ruolo di presidente del Consiglio dell'Italia ha operato come terminale della BCE (Banca Centrale Europea) e del FMI (Fondo Monetario 
Internazionale), essendo presidente europeo della Trilateral, un organismo composto dagli uomini e dalle donne più potenti del pianeta che decide, condiziona e impone le scelte economiche a quasi tutti i governi del mondo. In 
sostanza le politiche socio-economiche del centro-destra e del centro-sinistra sono due facce della stessa medaglia.
Quale sarebbe stato allora il meno peggio da poter votare? Qualcuno sostiene essere la lista “Rivoluzione civile”.Questa era, di fatto, un cartello elettorale composto dai partiti residuali della “sinistra” in via di sparizione 
e tenuta insieme dalla figura pubblica del magistrato Ingroia. Non era una formazione strutturata e si è costituita tre mesi fa in modo raffazzonato e senza un programma articolato, dopo aver liquidato brutalmente il generoso 
tentativo di “Cambiare si può”. Rivoluzione civile si basava su un'ideologia iper-eclettica(si va dal moderato-legalitario Di Pietro al reazionario verde Bonelli, fino al nulla di Ferrero e Diliberto, ex RC ed ex PdCI) che sarà all'origine di un esplosione di contrasti e contraddizioni subito dopo aver metabolizzato lo choc elettorale. La lista Ingroia ha posto al centro della sua propaganda la difesa della legalità contro i poteri criminali, questo è il vero cemento che ha tenuto insieme queste “debolezze” che erano divise, in realtà, su quasi tutto.  Poca attenzione sui temi del lavoro, sui salari bloccati, sull'attacco alla scuola e alla salute pubblica ecc...Un altro aspetto che va sottolineato è che all'interno di questa lista albergavano ben 3 ex-ministri (Ferrero, Di Pietro e Diliberto) di governi precedenti, tutti corresponsabili, 
in quanto ministri, dall'aver avallato il finanziamento delle truppe in Afghanistan, i provvedimenti che hanno aggravato le condizioni di vita di milioni di persone, il non aver approvato una norma elementare sul conflitto di interessi contro Berlusconi, l'avere deciso e avallato il finanziamento del TAV (Di Pietro ministro delle infrastrutture) ecc... 
Per queste e molte altre ragioni, l'opposizione sociale e molti lavoratori, precari e no, non hanno potuto riconoscersi e legittimare una formazione che, in ultima analisi, si è costituita per garantire l'elezione in parlamento ai quattro segretari dei partiti residuali , storicamente ormai superati ed obsoleti.
Occorre aggiungere che le istituzioni e le campagne elettorali la sinistra antagonista le deve saper “usare” per accentuare le contraddizioni del sistema capitalista e delle forze borghesi e per smascherare di fronte alle masse 
l'inganno e la mistificazione della falsa democrazia borghese, basata sulla delega e sulla deresponsabilizzazione dei cittadini.
E' da più di un ventennio che in Italia i partiti di “sinistra” hanno operato coscientemente, e con incoscienza, per la distruzione delle teorie e delle idee socialiste e comuniste. L'aver scelto di abbandonare il marxismo come metodo 
scientifico di interpretazione della realtà e dei processi storici ha portato al progressivo dissolvimento di qualsiasi formazione che potesse rappresentare gli interessi e i bisogni del nuovo-proletariato (operai, lavoratori precari,
studenti e ricercatori senza futuro, lavoratori pubblici, pensionati poveri, l'area sociale delle partite IVA ecc...).
Bertinotti, Vendola, Diliberto e i loro accoliti hanno dato un contributo decisivo all'ottenimento di questo risultato catastrofico e drammatico e a diffondere sfiducia e rassegnazione fra i militanti in buona fede. Queste 
valutazioni sono suffragate dal fatto che l'Italia è l'unico paese dell'Europa occidentale a non avere né un partito comunista strutturato e organizzato, né un solido partito socialdemocratico di massa come in Francia, Germania ed 
Inghilterra. Non si può definire socialdemocratico il PD, perché in esso prevalgono ampiamente delle connotazioni liberal-democratiche moderate.
D'altro lato la frammentazione e l'inadeguatezza teorica, culturale e politica delle soggettività antagoniste non ha ancora consentito di avviare un processo di rifondazione serio e rigoroso di una formazione  anticapitalista, di classe, unitaria, radicata nel sociale e con un un programma credibile di uscita e abbattimento del sistema economico capitalista, che ci sta portando alla miseria generalizzata.
Un altro aspetto, che in questa contingenza ha rafforzato la scelta dell'astensione (noi non siamo astensionisti per principio sempre e comunque), è la constatazione che queste elezioni rischiano di essere sostanzialmente 
inutili. Non solo perché i due rami del parlamento rischiano di essere paralizzati per la mancanza di una maggioranza netta in uno di essi, ma anche perché i parlamentari( esclusi quelli del Movimento 5 stelle) saranno una sorta 
di “figure formal-virtuali” più o meno impotenti e limitati nell'azione . Infatti i bilanci, le politiche economiche e di welfare saranno subordinate, vincolate e sottoposte al controllo e all'autorizzazione dei vari organismi 
burocratici-amministrativi della UE. Si tratta, in sostanza, dell'annullamento della nostra indipendenza nazionale.
Quasi nessuna delle forze politiche presenti in questa campagna elettorale ha denunciato con forza questo vincolo che potrà essere “rimosso” solo con grandi mobilitazioni e lotte sociali coordinate in tutti i paesi dell'Unione Europea.
Aleggia quasi un timore culturale e politico nel pronunciarsi contro il trattato di Maastricht e gli altri trattati europei che hanno asservito totalmente il nostro Paese agli interessi del capitale internazionale. La battaglia contro i vincoli che ci impone l'Europa non può essere lasciata alla destra più becera e reazionaria.
Il pareggio di bilancio e il fiscal compact, imposti per legge, costituiscono oggi un vincolo insormontabile per qualsiasi governo moderato. 
Si devono elaborare, proporre e praticare politiche di incompatibilità economica con 
l'attuale sistema capitalistico e di rottura costituzionale e istituzionale. Questo però richiede mobilitazioni di massa prolungate e degli organismi in grado di sostenerle e coordinarle. E' questo il compito enorme che l'opposizione sociale e le avanguardie antagoniste si devono porre nell'immediato futuro. Tutto il resto è fuffa, menzogna, mistificazione e strumentalizzazione della buona fede dei cittadini.

In campagna elettorale non si possono proporre traguardi mirabolanti, sapendo che finché si accettano le logiche e la dialettica di questo sistema non si potranno mai raggiungere obiettivi strategici. Ad esempio dire che si vuole 
abolire il Fiscal Compact è in sé una cosa giustissima, ma non dire in che modo e con che tipo di mobilitazione rischia di essere utopistico ed anche un po' truffaldino.

Di fronte a questa situazione si rende più che mai necessario intensificare l'impegno nel costruire organismi di CONTROPOTERE in grado di rappresentare i bisogni e gli interessi fondamentali del nuovo proletariato e, in embrione, la nuova organizzazione non gerarchizzata della futura nuova società.

SU LA TESTA l'altra Lombardia

27 febbraio 2013