“Se votare
facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare”
( M.Twain)
La
campagna elettorale per le elezioni politiche ha riempito le
pagine e gli spazi dei quotidiani, delle TV
e della RETE negli ultimi tre mesi.
Indubbiamente
esse hanno rivestito una notevole importanza, perché
dovevano decidere quale “frazione” del
capitale avrebbe governato l'Italia nel prossimo periodo
di crisi dell'organizzazione economica capitalistica.
Questo, per ora,
non
si è manifestato ancora chiaramente a causa delle
legge truffa elettorale che
non consente risultati chiari ed univoci. Di certo ci sono
però alcuni dati incontrovertibili
che il voto ha determinato:
1)
gli assetti politici ed istituzionali
sono stati ribaltati
2)
PD e PDL hanno perso milioni di voti
3) Il
Movimento 5 stelle è diventato il primo partito alla
Camera, perché ha saputo
interpretare meglio di altri il malessere e la ribellione
contro la corruzione dilagante diffusi
fra gli elettori
4)
I residuali partiti di sinistra con Rivoluzione
Civile sono stati spazzati via inesorabilmente,
perché
incapaci
di interpretare i bisogni e le esigenze del
nuovo-proletariato (operai, studenti, precari di
ogni tipo, partite IVA, pensionati poveri ecc...) e perché
percepiti come vecchi e corresponsabili di alcune malefatte
del sistema.
Queste
elezioni hanno avuto un altro merito, quello di
costringere l'opposizione sociale e le
soggettività antagoniste a riposizionarsi
rispetto all'organizzazione del
conflitto e alla costruzione di una formazione in
grado di rappresentare più
compiutamente gli interessi di classe, al di là di
tutti i settarismi e le
auto-referenzialità che le hanno paralizzate e
travolte negli ultimi 20 anni e più.
Molti
“a sinistra” si sono adoperati per dare questa o quella
indicazione di voto, in base anche alteorema
del Meno-Peggio.
Noi
non siamo stati tra questi, perché
abbiamo preferito sviluppare un ragionamento per sostenere
che in questa
fase
storico-politica l'astensione dal voto (ricordiamo che il
voto non è un dovere, ma un diritto
che si può o meno esercitare) non solo è
giustificata, ma può costituire un
atto militante di responsabilità con l'obiettivo
della
delegittimazione
di tutto l'apparato parlamentaristico e di governo
borghese, oltre che di qualsivoglia “
lista improvvisata di sinistra” che pretendesse di arrogarsi
il diritto di rappresentare strumentalmente gli interessi di
classe
del
nuovo-proletariato e del movimento di lotta in generale.
Le
teorie, le idee e le pratiche di comitati, associazioni e
circoli indipendenti non sono state
rappresentate, neppur lontanamente, da nessun partito
o lista che ha partecipato a questa scorribanda elettorale.
L'astensionismo e, in parte, anche il voto al
Movimento 5 stelle ha costituito una
forma seria e militante di protesta che nulla ha a che
vedere con il qualunquismo astensionistico
endemico al sistema borghese di rappresentanza.
Non si può più delegare a forze
impresentabili o pseudo-democratiche la rappresentanza
delle istanze sociali di radicale cambiamento.
Abbiamo
voluto respingere la logica truffaldina, manipolatoria e
ricattatoria del meno-peggio, perché
si è cercato di diffondere il timore e il senso
del precario per farci accettare il pensiero
unico e qualsiasi soluzione politica e
il
punto di vista della classe dominante. Va trasferita nel
campo nemico la paura che cercano di
infonderci.
Oggi
è richiesta maggiore lucidità e consapevolezza
e questo ricatto andava respinto al mittente.
Altre
volte, purtroppo, questo ha
funzionato, facendo leva sull'anti-berlusconismo.
Non
consideriamo il bandito Berlusconi meno pericoloso di un
tempo, ma constatiamo che anche coloro
che formalmente oggi si sono presentati come alternativi
a lui (Bersani,Vendola e Monti), hanno sostanzialmente lo
stesso
progetto
e non hanno fatto nulla in questi anni per contrastarlo
realmente. Al contrario, nell'ultimo anno e
mezzo hanno governato insieme e hanno condiviso e votato
in parlamento le più criminali e violente scelte del
massone Monti su
mandato
dell'Unione Europea. Monti, massone del 33° rito
scozzese, più che svolgere
il ruolo di presidente del Consiglio dell'Italia ha operato
come terminale della BCE (Banca Centrale
Europea) e del FMI (Fondo Monetario
Internazionale),
essendo presidente europeo della Trilateral, un
organismo composto dagli uomini e dalle
donne più potenti del pianeta che decide, condiziona
e impone le scelte economiche a quasi tutti i governi del
mondo. In
sostanza
le politiche socio-economiche del centro-destra e del
centro-sinistra sono due facce della stessa
medaglia.
Quale
sarebbe stato allora il meno peggio da poter votare?
Qualcuno sostiene essere la lista
“Rivoluzione civile”.Questa era, di fatto, un cartello elettorale
composto dai partiti residuali della “sinistra” in via di
sparizione
e
tenuta insieme dalla figura pubblica del magistrato Ingroia.
Non era una formazione strutturata e si
è costituita tre mesi fa in modo raffazzonato e senza
un programma articolato, dopo aver liquidato brutalmente il
generoso
tentativo
di “Cambiare si può”. Rivoluzione civile si basava su
un'ideologia iper-eclettica(si va dal
moderato-legalitario Di Pietro al reazionario verde Bonelli,
fino al nulla di Ferrero e Diliberto, ex RC ed ex PdCI) che
sarà all'origine di un esplosione di
contrasti e contraddizioni subito dopo aver metabolizzato
lo choc elettorale. La lista Ingroia ha posto al centro
della sua propaganda la difesa della
legalità contro i poteri criminali, questo è
il vero cemento che ha tenuto insieme
queste “debolezze” che erano divise, in realtà, su
quasi tutto. Poca attenzione sui temi del lavoro, sui
salari bloccati, sull'attacco alla scuola
e alla salute pubblica ecc...Un altro aspetto che va sottolineato
è che all'interno di questa lista albergavano ben 3
ex-ministri (Ferrero, Di Pietro e Diliberto)
di governi precedenti, tutti corresponsabili,
in
quanto ministri, dall'aver avallato il finanziamento delle
truppe in Afghanistan, i provvedimenti
che hanno aggravato le condizioni di vita di milioni
di persone, il non aver approvato una norma elementare sul
conflitto di interessi contro Berlusconi,
l'avere deciso e avallato il finanziamento del TAV (Di
Pietro ministro delle infrastrutture) ecc...
Per
queste e molte altre ragioni, l'opposizione sociale e molti
lavoratori, precari e no, non hanno potuto
riconoscersi e legittimare una formazione che, in
ultima analisi, si è costituita per garantire
l'elezione in parlamento ai quattro
segretari dei partiti residuali , storicamente ormai
superati ed obsoleti.
Occorre
aggiungere che le istituzioni e le campagne elettorali la
sinistra antagonista le deve saper
“usare” per accentuare le contraddizioni del sistema capitalista
e delle forze borghesi e per smascherare di fronte alle
masse
l'inganno
e la mistificazione della falsa democrazia borghese, basata
sulla delega e sulla
deresponsabilizzazione dei cittadini.
E'
da più di un ventennio che in Italia i partiti di
“sinistra” hanno operato coscientemente,
e con incoscienza, per la distruzione delle teorie e delle
idee socialiste e comuniste. L'aver scelto di
abbandonare il marxismo come metodo
scientifico
di interpretazione della realtà e dei processi
storici ha portato al progressivo
dissolvimento di qualsiasi formazione che potesse
rappresentare gli interessi e i bisogni del
nuovo-proletariato (operai, lavoratori precari,
studenti
e ricercatori senza futuro, lavoratori pubblici, pensionati
poveri, l'area sociale delle partite
IVA ecc...).
Bertinotti,
Vendola, Diliberto e i loro accoliti hanno dato un
contributo decisivo all'ottenimento di
questo risultato catastrofico e drammatico e a diffondere
sfiducia e rassegnazione fra i militanti in buona fede.
Queste
valutazioni
sono suffragate dal fatto che l'Italia è l'unico
paese dell'Europa occidentale a non avere
né un partito comunista strutturato e organizzato,
né un solido partito
socialdemocratico di massa come in Francia, Germania
ed
Inghilterra.
Non si può definire socialdemocratico il PD,
perché in esso prevalgono ampiamente
delle connotazioni liberal-democratiche moderate.
D'altro lato la frammentazione e l'inadeguatezza
teorica, culturale e politica delle
soggettività antagoniste non ha ancora consentito
di avviare un processo di
rifondazione serio e rigoroso di una formazione
anticapitalista, di classe, unitaria,
radicata nel sociale e con un un programma credibile di
uscita e abbattimento del sistema
economico capitalista, che ci sta portando alla miseria
generalizzata.
Un
altro aspetto, che in questa contingenza ha rafforzato la
scelta dell'astensione (noi non siamo
astensionisti per principio sempre e comunque), è
la constatazione che queste elezioni rischiano di essere
sostanzialmente
inutili.
Non solo perché i due rami del parlamento rischiano
di essere paralizzati per la mancanza di
una maggioranza netta in uno di essi, ma anche perché
i parlamentari( esclusi quelli del Movimento 5 stelle)
saranno una sorta
di
“figure formal-virtuali” più o meno impotenti e
limitati nell'azione . Infatti i bilanci, le
politiche economiche e di welfare saranno subordinate, vincolate
e sottoposte al controllo e all'autorizzazione dei vari
organismi
burocratici-amministrativi
della UE. Si tratta, in sostanza, dell'annullamento della
nostra indipendenza nazionale.
Quasi
nessuna delle forze politiche presenti in questa campagna
elettorale ha denunciato con forza questo
vincolo che potrà essere “rimosso” solo con
grandi mobilitazioni e lotte sociali
coordinate in tutti i paesi dell'Unione Europea.
Aleggia
quasi un timore culturale e politico nel pronunciarsi contro
il trattato di Maastricht e gli altri
trattati europei che hanno asservito totalmente
il nostro Paese agli interessi del capitale internazionale. La battaglia
contro i vincoli che ci impone l'Europa non può
essere lasciata alla destra più
becera e reazionaria.
Il
pareggio di bilancio e il fiscal compact, imposti per legge,
costituiscono oggi un vincolo insormontabile
per qualsiasi governo moderato.
Si devono elaborare, proporre e
praticare politiche di incompatibilità economica
con
l'attuale sistema capitalistico e di rottura
costituzionale e istituzionale. Questo
però richiede mobilitazioni di massa prolungate e
degli organismi in grado di sostenerle e
coordinarle. E' questo il compito enorme che l'opposizione
sociale e le avanguardie antagoniste si devono porre nell'immediato
futuro. Tutto il resto è fuffa, menzogna,
mistificazione e strumentalizzazione
della buona fede dei cittadini.
In
campagna elettorale non si possono proporre traguardi
mirabolanti, sapendo che finché si
accettano le logiche e la dialettica di questo sistema non
si potranno mai raggiungere obiettivi
strategici. Ad esempio dire che si vuole
abolire
il Fiscal Compact è in sé una cosa
giustissima, ma non dire in che modo e
con che tipo di mobilitazione rischia di essere utopistico
ed anche un po' truffaldino.
Di fronte a questa situazione si rende
più che mai necessario intensificare l'impegno
nel costruire organismi di CONTROPOTERE in grado di
rappresentare i bisogni e gli
interessi fondamentali del nuovo proletariato e, in
embrione, la nuova organizzazione non
gerarchizzata della futura nuova società.
SU LA TESTA
l'altra Lombardia
27
febbraio 2013