NUCLEARE: BUGIE ED OMISSIONI
Lino Balza - Medicina democratica
dicembre 2006
Durante e dopo l'assemblea di sindaco & Fabbricazioni nucleari
(assemblea alla quale gli ambientalisti neppure sono stati invitati), i
cittadini a rischio di Bosco e provincia di Alessandria hanno ascoltato
e letto troppe bugie ed omissioni, mentre sarebbe bene comune che
sapessero, fossero informati, sentissero anche l'altra, la nostra
campana. Sarebbe stato il compito di questa breve nota che abbiamo
trasmesso agli organi di informazione con il risultato di pubblicazione
che ognuno può valutare.
In attesa di svilupparla nella prossima nostra assemblea a Bosco
Marengo, la proponiamo allora ai nostri 1.870 instancabili lettori
questa breve nota di commento.
Non è vero che non c'è più uranio presso
Fabbricazioni nucleari a Bosco Marengo. Non è vero che l'area
FN/SOGIN cessa di essere militarizzata quale obiettivo terroristico
nazionale. Non è vero infatti che non c'è più
pericolo radioattivo nella Fraschetta: finchè non saranno
trasferiti in un deposito nazionale, resteranno a Bosco 611 fusti da
380 litri di rifiuti radioattivi con una quantità stimata di
uranio contenuto pari a 603 KG, 11 fusti da 220 litri stimati in
1,4 KG di uranio, 26 fusti da 220 litri pari a 48,6 KG di uranio;
infine almeno 550 fusti da 220 litri provenienti dal futuro
smantellamento dell'impianto in sicurezza per decine forse
centinaia KG di uranio.
Non è vero che queste tonnellate di materiale radioattivo,
contaminanti per centinaia di anni, saranno "presto" trasferite da
Bosco ad uno speciale deposito nazionale: il Governo non lo sta
predisponendo ma rimanda perfino l'individuazione del sito ad un futuro
remoto e incredibile.
Non è vero che la sindaco di Bosco garantisce "personalmente"
salute e sicurezza: tra pochi anni non sarà più sindaco,
mentre le generazioni future sarebbero condannate dal "protocollo dei
sindaci" da lei sottoscritto e da noi respinto, il quale al punto primo
chiede addirittura al Governo che l'impianto di Bosco, con enorme
pericolo per lavoratori e ambiente, pur in assenza di sito nazionale
sia finalmente smantellato e si trasformi in deposito; deposito di se
stesso e, perché no, delle scorie nostre e altrui che
ritorneranno anche dall'estero dopo il "processamento" e di
quelle nostre e altrui ospedaliere.
Non è vero che l'impianto è smantellabile senza danni
all'ambiente (aria e acqua): prova ne siano i 47 chili di uranio
sversati nel rio Lovassina e nel Tanaro. Non è vero che
l'impianto può essere smantellato in violazione della legge (DL
230/95). Non è vero che si può costruire liberamente
neppure vicino agli attuali 361.320 litri di scorie e materiali
nucleari (stime prudenziali di Fabbricazioni nucleari). Non è
vero che gli "innocui" impianti di ricerca che Fabbricazioni nucleari
dice di costruire a Bosco -grazie all'autorizzazione della sindaco-
siano impediti negli spazi via via disponibili (80.000 mq) a
trasformarsi domani in "pericolosi" impianti di produzione, come
d'altronde è nella finalizzazione naturale della ricerca. Non
è vero che la scienza è neutrale, che i tecnici esibiti
dalla sindaco non siano di parte. Non è vero che non esistono
nell'alessandrino capannoni distanti sufficienti chilometri di
sicurezza in grado di ospitare questi impianti. Non è vero
che la sindaco è obbligata a concedere l'autorizzazione. Non
è vero che qualche soldo in più nelle casse comunali
è barattabile con la salute.
Lino
Balza
Il documento dell'assemblea di Saluggia
"Non siamo d'accordo con il Protocollo d'accordo dei Sindaci"
Si è tenuto a Saluggia l'incontro pubblico organizzato sul
"Protocollo d'accordo" fra i Comuni che ospitano, più o meno
forzatamente, gli impianti nucleari italiani.
I sette Sindaci lo avevano firmato il 10 di ottobre, a Latina, "muniti
dei necessari poteri di legge per sottoscriverlo", come dice lo stesso
protocollo nelle prime righe, anche se non ci risulta che siano state
assunte deliberazioni di Consiglio Comunale che dessero delega ai
Sindaci di firmare questo accordo. E' ben vero che formalmente è
possibile che i Sindaci possano anche firmare accordi "in proprio", ma
certamente questa è una loro scelta politica per nulla
condivisibile.
In ogni caso, cosa dicesse questo "Protocollo", a chi potesse essere
utile, cosa chiedesse al Governo, ecc, era rimasto finora del
tutto oscuro ai semplici Cittadini, come se la cosa che non li dovesse
minimamente riguardare.
Dal lungo dibattito che si è svolto nella serata tra i numerosi
cittadini intervenuti, è emerso quanto segue.
1) Le premesse del protocollo sono quanto meno opinabili, descrivono le
centrali nucleari italiane con accento trionfalistico, citandone la
produzione di energia elettrica: i numeri sembrano grandi, ma chiunque
può verificare che la produzione complessiva (di tutte e quattro
le centrali, e per tutti gli anni del loro funzionamento) è
stata pari a poco più di tre mesi di consumi elettrici del
nostro Paese. In compenso non si citano gli svariati miliardi di
miliardi di Becquerel di rifiuti radioattivi che queste centrali hanno
contemporaneamente prodotto, anzi, il protocollo parrebbe dare
paradossalmente la colpa dei rifiuti radioattivi esistenti alla
"chiusura" delle centrali, anzichè alla loro apertura ed al loro
funzionamento.
2) Il protocollo ha poi una prima parte che descrive la situazione
attuale che, anche per quanto riguarda ad es. Saluggia, è piena
di errori e di omissioni, incomprensibili ed inquietanti.
Ad esempio:
si dice che il deposito Avogadro è di Sogin, quando invece tutti
sanno che è di proprietà di una Società privata
(la "Avogadro Srl");
si parla della Piscina di Eurex, senza dire una parola sul fatto che le
sue "perdite" hanno già contaminato la falda acquifera
superficiale;
non si pone per nulla in evidenza il fatto che l'impianto Eurex ospita
la quasi totalità dei rifiuti radioattivi esistenti in Italia.
3) Quella che è più preoccupante è l'ultima parte
del protocollo, che elenca le richieste al Governo, fatte dai
Sindaci in nome dei loro (ignari) cittadini.
Al primo punto si chiede ad esempio al Governo "l’approvazione delle
istanze e delle procedure che regolamentano l’annosa questione della
dismissione e la loro applicazione": significa chiedere di trasformare
i siti in depositi di se stessi, esattamente ciò che le
Associazioni ambientaliste e moltissimi Cittadini hanno sempre temuto e
contestato.
Al terzo punto si chiede "l’abrogazione dell’art. 50 del D.lgs.
17.03.1995 n. 230 “Licenza di esercizio” e l’applicazione
dell’art. 55 “Autorizzazione per la disattivazione degli impianti
nucleari”: non se ne comprende il senso. Cosa
può significare chiedere l'abrogazione di un articolo di legge
che regola l'esercizio degli impianti nucleari e le relative
prescrizioni di sicurezza? Se invece con queste
parole si intendeva chiedere la revoca della licenza di esercizio degli
impianti, allora occorre chiedersi se questo, in mancanza di un
deposito nazionale, non significa spianare la strada alla
trasformazione di tutti i siti in cimiteri nucleari. Bel passo
avanti!
Al settimo punto viene poi la giusta e condivisibile richiesta
"rivoluzionaria" di applicare la legge 368 del 2003, cioè al
legge vigente sul nucleare: peccato che i Sindaci non abbiano
sentito l'esigenza di ricordare che questa legge è stata
in parte invalidata dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 62 del
29 gennaio 2005, che ne ha parzialmente annullato l’articolo 1 e
l'articolo 2 in quanto per l’autorizzazione dei depositi nucleari non
era prevista la partecipazione della Regione interessata. Eppure
per Saluggia non è il caso di ricordare quanto sia cruciale la
questione della autorizzazione dei nuovi mega depositi nucleari voluti
dal Generale Jean!
Evitiamo infine i commenti sarcastici sulle richieste al Governo di
"assegnazione delle commesse relative allo smantellamento ad imprese
operanti nei territori sedi d’impianti" oppure di "consentire ai vari
Comuni di realizzare ... interventi ... per lo sviluppo turistico e
socio-economico ... da attuarsi con procedure urbanistico-ambientali
semplificate e privilegiate".
Che fare allora di questo protocollo, insoddisfacente, impreciso e
fuorviante?
La proposta delle Associazioni ambientaliste è di lasciarlo ai
Sindaci: questo è il "Protocollo dei Sindaci".
I Cittadini sentono invece l'esigenza di un "Protocollo dei Cittadini",
a partire da ciò che gli stessi Cittadini hanno chiesto nelle
petizioni che molte migliaia di loro hanno firmato ed inoltrato alla
Regione Piemonte e al Governo in modo che questo possa confrontarle con
quelle presentate dai Sindaci con il loro "Protocollo d'accordo".
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