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INFORMAZIONE ANTIFASCISTA N°6
(NEO)FASCISMO E MAFIA; ANALISI PRIMARIA
di Gabriele Proglio
Per analizzare il legame tra le due
componenti è necessario ricomporre il vasto
mosaico nazionale. Un errore nel quale spesso si cade è
quello
di considerare
la Mafia (o
comunque
organizzazioni simili) come unicamente legate al Sud
Italia; non si tratta di un problema localizzato ma generale e
nazionale. Il
fascismo nasce da impulsi risorgimentali di strutturazione del
capitalismo; al
nord con l'affermazione dell'attività
manifatturiera
e mercantile (oltre che
in piccola parte industriale), al sud con l'agricoltura in mano
ai
latifondisti. I referenti sono differenti; nel primo caso si
tratta
della
neoborghesia, nel secondo della classe (post)nobiliare. La
mafia, da un
punto
di vista sociologico, nasce molto prima. La prima inchiesta
risale al
1867 e fu
elaborata dal Prefetto di Palermo, Filippo Gualtiero, per
criminalizzare
l'opposizione (non solo dei garibaldini ma anche delle altre
componenti), e fu
definita ?associazione malandrinesca?dipendente dai partiti?.
L'azione
delle strutture mafiose eterogenee e diversificate da
luogo a
luogo, viene
considerata dalla Gran Corte Criminale di Trapani come un
problema per
il
dominio nobiliare. Quindi la mafia è reputata un problema
di
ordine pubblico;
non esiste ancora una connotazione politica. Infatti il ministro
dell'Interno
Girolamo Cantelli propone nel 1874 di ampliare i poteri contro
il
fenomeno
presentando una legge e aprendo un ampio dibattito al quale non
seguirono le
azioni energiche tanto discusse. La discussione tra la sinistra
e la
destra
continua senza nessun risultato; uno degli interventi fu quello
di
Tafani che
disse ?la mafia non è pericolosa, non è
invincibile di
per sé, ma perché
è strumento di governo locale?. La commissione proposta
da
Cantelli si
conclude dicendo cosa non è la mafia; non è
un'organizzazione (forme e
organismi), non ha riunioni e non ha scopo criminoso, non ha
capi
riconosciuti.
E' chiaro che lo stato non ha potere sull'ampia zona del sud
Italia;
cerca
quindi di non intervenire e di lasciare che alla mancanza di
autorità
nazionale corrisponda una presa di potere solida di altre
organizzazioni. E da
nemico virtuale la mafia diventa alleato reale dell'Italia.
L'intento
ancora
una volta è quello di proteggere gli interessi della
classe
dominante e di
reprimere le istanze popolari (come nel caso dei Fasci siciliani
del
1890).
Bisogna considerare che
il
termine mafia ancora sul finire del 1890 non ha un
significato istituzionale. Certo, tutti sanno chi sono i mafiosi
e cosa
fa la
mafia, ma per il primo provvedimento serio contro
l'organizzazione
bisogna
aspettare fino alla legge antimafia del 1989, varata in seguito
alla
guerra
tra cosche e all'omicidio Dalla Chiesa,
che introduce il reato di associazione
di stampo mafioso e determina il sequestro dei beni dei
colpevoli.
Questo per
dire che non vi fu l'intento di colpire realmente la mafia;
né
durante il
fascismo, né tanto meno dopo la liberazione.
Sotto il governo Giolitti si afferma il dominio
della
mafia; è il risultato
della politica di mediazione in continuità con il potere
(compreso quello
della ?mala vita?). Lo stesso Gramsci ne aveva indicato la
pericolosità e
le potenzialità altamente reazionarie e tradizionaliste.
La
mossa dello
statista porta inevitabilmente a massacri di contadini e operai
in
sciopero ad
opera dalle milizie mafiose assieme alle forze militari
nazionali. A
simbolo
rimane l'impunità per gli omicidi mafiosi/di stato di
Lorenzo Panepinto
(1911)
e Bernardino Verro (1915); due esponenti di spicco della
protesta
agraria.
I neofascisti parlano di vittoria
del
Fascismo del ventennio sulla Mafia. Non è
vero. Mussolini si limita a reprimere quella parte di
criminalità comune,
indotta dall'amministrazione
mafiosa,
in modo tale da figurare come l'unico
uomo ad incarnare il potere nazionale, ma poi sottobanco lascia
consciamente
che i vertici della mafia si rigenerino e continuino a detenere
il
controllo
del territorio.
Lo sbarco degli americani in Italia avviene certo per
ragioni geopolitiche al
sud, ma si lega immediatamente con la mafia e con i poteri
locali.
L'Italia è
divisa in due fin dal 1943 - da Napoli in giù il re
Vittorio
Emanuele III
governa tramite il maresciallo Badoglio in stretta
collaborazione con
gli
Alleati. La priorità di Washington è quella di
creare un
servizio segreto che
possa dare supporto all'avanzata dell?esercito americano
(sbarcato a Salerno
e Napoli) e coordinamento alla resistenza partigiana.
Tompkins
è il
responsabile dell'Italia per l'Oss (Office of Strategic
Services) e coordina
la creazione dell'ampia struttura di relazioni segrete nel sud
Italia.
L'Oss
invece è stato creato da Roosevelt nel 1941 dopo
l'attacco a
Pearl Harbour; il
compito di William ?Wild Will? Donovan, a capo
dell'organizzazione
segreta,
è quello di intelligence militare e civile. L'Oss, come
detto,
cerca di
infittire le relazioni a supporto dell'azione militare
anti-nazifascista. E i
canali che usa sono veramente molti e diversi. Sul fronte della
Resistenza
partigiana prende contatti con i partigiani socialisti di Nenni
con
informazioni continue alla quinta armata con base sul Tevere.
Engelton,
il
secondo di Tompkins al progetto Oss Italia, ha un passato
di
banchiere (e ha
contatti con la massoneria). Artefice, questo è il suo
nome in
codice, apre
una seconda via di contatti; quella con la mafia. Riunisce il
?cerchio
della
mafia?; un vertice di una dozzina di ufficiali italo-americani
con
finalità
di coordinare l'attività mafiosa a sostegno degli
alleati. Ci
sono nomi
illustri come il pastore metodista Frank Gigliotti, Vincent
Scamporino,
Josef
Russo, Victor Anfuso, Max Corvo (l'unico italiano di Melilli).
Non si
tratta di
un caso ma di un progetto ben chiaro; Washington vuole usare la
mafia
per
controllare il territorio italiano e vincere la guerra. In
realtà i contatti
con la mafia italiana erano già attivi da tempo; fin da
quando i
servizi
segreti della marina americana, dopo l'affondamento (forse per
mano
tedesca)
del Normandy nel porto di New York, si rivolsero proprio a chi
controllava
quella zona della città; la mafia. In un primo momento
parlarono
con Jhoe
?Sox? Lanza ma poi, con l'evolversi della guerra e
prospettandosi lo
sbarco
nel meridione, contattano il boss Salvatore ?Luky? Luciano.
Questo
promette
di dargli una mano e subito viene trasferito in un carcere
più
leggero.
L'azione di ?Luky? è quella
di
mettere nelle mani dell'Oss gli strumenti
per un'avanzata sicura e una guerra già vinta. Ma per
fare
questo gli Alleati
liberano tutti i capi mafiosi subito dopo lo sbarco in Sicilia.
Reparti
dell'Oss coordinati da Corvo e Scamporino assaltano infatti il
carcere
di
Favignana e liberano boss come don Calò e Salvatore
Malta. Poi
gli stessi
americani mettono a capo di amministrazioni o di apparati
statali
proprio i
capicosca (Calò a sindaco di Villalba e Salvatore Malta a
Vallelunga).
Esiste poi un terzo soggetto da
coinvolgere; il fascismo. Proprio così, il
fascismo per sconfiggere il fascismo? No, il comunismo. Infatti
dopo la
conferenza di Yalta, ma soprattutto dopo il discorso di
Churchill, lo
scenario
è chiaro. In realtà già dal 1943 gli Usa
conoscono
il nome del nuovo nemico;
l'Urss e il comunismo. Proprio per questo motivo le brigate Garibaldi furono
sfavorite (nelle consegne di armi e viveri) e alcune ricevettero
il
fuoco
americano anche dopo il 25 aprile. Solo 5 giorni dopo la
Liberazione
Engelton
va personalmente a liberare Junio Valerio Borghese: il capo
della
Decima Mass e
il responsabile di innumerevoli massacri. Lo porta a Roma; poi
lo
stesso Oss fa
pressione sui vertici dello stato per liberare altri componenti
della X
Mass e
dei battaglioni Vega. Una volta fuori questi vengono mandati
negli Usa
per
accurati addestramenti militari.
Per gli Usa è già
scoppiata un'altra guerra che viene combattuta fuori dal
loro territorio, sul confine tra europa e Urss, tra capitalismo
e
comunismo.
Per questo motivo l'Oss addestra gli ex-fascisti per creare
strutture
militari
segrete anticomuniste. La Sicilia è al centro
dell'interesse
geopolitico.
Proprio qui ricompaiono, dopo un periodo di silenzio, sigle
eversive
neofasciste come le Sam (Squadre Armate Mussolini) e i Far
(Fronte Armato
Rivoluzionario).
L'intento è quello di controllare il territorio;
respingendo
una possibile
offensiva da est (Jugoslavia di Tito) o vincendo le elezioni in
ogni
modo
(anche con attentati che i neofascisti rivendicavano fingendosi
militanti di
sinistra per screditare il partito comunista) o sopprimendo
possibili
rivoluzioni o anche semplici scioperi interni. 1 maggio del
1947; la
prima
strage di stato. A Portella delle Ginestre, in Sicilia, migliaia
di
contadini e
lavoratori si apprestavano a festeggiare quando gli uomini di
Salvatore
Giuliano, ormai sembra certo con altri uomini forse militari
italiani)
aprirono
il fuoco sulla folla lasciando a terra 11 corpi. Il motivo?
Quello di
scoraggiare il voto a sinistra in Sicilia e in Italia alla
future
elezioni.
Nel triangolo
(neo)fascisti-Usa-mafia si
è inserita una nuova determinante
componente; la Democrazia Cristiana. Questa tesse una trama
molto
più ampia e
da subito viene riconosciuta come il soggetto politico
referenziato a
salvaguardare gli interessi Usa in Italia. La DC ha contatti con
la massoneria
(molti suoi iscritti ne fanno parte), con Gladio (e quindi con
la
Nato), con
ambienti militari (regolari e deviati) comunque contro il
comunismo,
con il
Vaticano e la Finanza (quella Laica e quella dell'Ambrosiano)
oltre che
con il
neofascismo (non solo con Almirante ma anche gruppi
clandestini).
La DC diventa il soggetto
politico con il quale la mafia controlla le
amministrazioni locali e regionali o, a seconda del punto di
vista, la
mafia
finanzia la DC per essere il suo soggetto politico. Salvo Lima come Ciancimino
sono gli uomini del ?Sacco di Palermo?; la speculazione edilizia
sulla
città siciliana che coinvolse politica, banche,
imprenditori. La
sigla
dell'operazione fu VaLiGio; cioè Il costruttore Vassallo,
l'amministratore
Salvo Lima e l'ex ministro democristiano Gioia. Una sola logica;
crescere ed
arricchirsi reprimendo le sinistre
.
Il 9 maggio del 1978 viene ucciso a Cinisi Peppino Impastato; un
giovane che
aveva voluto opporsi alla legge dell'omertà e del
silenzio che copriva
le
cosce e in particolare suo zio; il mafioso Tano Badalamenti. Ma
la
stessa data
coincide con un altro omicidio; quello di Aldo Moro. I due
eventi sono
collegati proprio dalla figura di Tano; la Corte di Appello di
Perugia
condanna
nel 2002 Andreotti per aver
commissionato a Tano l'omicidio del giornalista
Pecorelli (l'unico a conoscere i retroscena riguardanti le
responsabilità
della Dc e dei servizi segreti dell'omicidio di Moro).
Serviva un
cambio di
potere interno alla Dc che escludesse i comunisti dal potere e
dal
governo(cosa
che invece ipotizzava Moro). Andreotti e le altre fazioni
democristiane
se ne
lavarono le mani e forse rallentarono i lavori di ricerca;
facendo di
tutto
perché Moro venga ucciso.
Dopo l'omicidio Dalla
Chiesa
il pool antimafia viene a conoscenza dai primi
pentiti dell'esistenza di Cosa Nostra. Questo porta a due
importanti
sviluppi;
la prima legge antimafia e il primo maxiprocesso contro le
cosche e la
struttura mafiosa. Il processo viene sospeso e poi spostato. Giovanni Falcone
è obbligato a lavorare presso il Ministero di Giustizia
dove
crea un nuovo
importante strumento contro la mafia; la superprocura
(più
magistrati indagano
sulla stessa pista). Poi le stragi del 23 maggio (Falcone) e 19
luglio
(Borsellino) del
1992.
Intanto il neofascismo
era
cresciuto e aveva avuto modo di compiere stragi e
colpire i comunisti, consapevole delle strutture che aveva a
fianco.
Non
solamente la DC e poi in un secondo momento i socialisti, ma
anche le
logge
massoniche come la P2 e le strutture militari regolari (il corpo
dei
Carabinieri per primi) e altre segrete (la Gladio come rete
europea
della
Nato).
Il connubio neofascismo e
mafia si ripropone, sull?ascesa politica della Lega
Nord, quando la proposta autonomista
viene abbracciata dalla mafia cercando di
far convergere i voti su di una lista secessionista al sud. Poi
il
progetto
cade anche perché il nuovo relatore politico delle
cosche,
attenendosi ai dati
relativi alle incriminazioni e condanne degli amministratori per
(o
legati alla)
mafia , sarebbe diventato il Polo delle Libertà con a
capo Forza
Italia
dell?ex piduista Silvio Berlusconi.
Alatri Paolo, Lotte
politiche in Sicilia sotto il governo della Destra
(1866-74), Einaudi, Torino 1954.
Commissione antimafia (Commissione parlamentare d'inchiesta sul
fenomeno della
mafia in Sicilia), Relazione conclusiva, Tipografia del Senato,
Roma
1976.
Commissione antimafia (Commissione parlamentare d'inchiesta sul
fenomeno della
mafia e sulle altre associazioni criminali similari), Relazione
sui
rapporti
tra mafia e politica, Roma 1993.
Renda Francesco, Storia della mafia, Sigma edizioni, Palermo
1997.
Giuseppe De Lutiis, I servizi segreti in Italia. Dal fascismo
alla
seconda
repubblica Roma Editori Riuniti
Daniele Ganser, Gli eserciti segreti della Nato ? Fazi Editore
Maurizio Torrealta ?La trattativa. Mafia e stato: un dialogo a
colpi di
bombe? Editori Riuniti
Consultati i siti di:
Centro documentazione Peppino Impastato
Associazione di Solidarietà
Internazionale
con Cuba
INFORMAZIONE ANTIFASCISTA a cura dell'INFOSHOP MONDODISOTTO
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