Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

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Direzione Nazionale

 

Comunicato 28 giugno 2006

 

Dopo tre mesi dai fatti dell’11 marzo di corso Buenos Aires a Milano si apre il processo agli antifascisti (di cui 25 ancora in carcere da allora e due, tra i quali un compagno dei CARC, a piede libero dopo essere stati arrestati e rilasciati dopo 15 giorni in seguito alla sentenza del tribunale del riesame al quale avevano fatto ricorso) accusati dalla magistratura borghese di devastazione, saccheggio e incendio, oltraggio e resistenza a Pubblico Ufficiale.

La magistratura, al servizio dei padroni, attribuisce agli antifascisti che quel giorno hanno tentato di impedire un corteo nazifascista autorizzato dalle autorità milanesi, reati ascrivibili alla peggior specie di delinquenti tentando così di appioppare alla pratica antifascista (dovere di ogni cittadino sinceramente democratico) il carattere di una scorribanda di devastatori e banditi. Questa logica ricorda le accuse del regime fascista contro i partigiani della Resistenza.

Il carattere di questo processo è di natura politica e lo dimostra anche la pratica inquisitoria degli “zelanti” magistrati i quali, violando anche le loro stesse leggi, processano, senza alcuna prova, decine di cittadini la cui “colpa” è quella di dichiararsi antifascisti e li tengono rinchiusi nelle carceri del nostro “democratico” paese.

La mobilitazione promossa dai genitori degli arrestati, dal movimento e da varie organizzazioni politiche, per la liberazione dei compagni arrestati e in solidarietà con tutti gli antifascisti inquisiti è stata ampia ed ha costretto a schierarsi e a chiedere la scarcerazione immediata degli antifascisti anche i dirigenti dei partiti della sinistra borghese, che quell’11 marzo non hanno mobilitato la loro base per contrastare la legittimazione e lo sdoganamento del fascismo e che in seguito, per motivi elettorali, si sono uniti alla condanna che la borghesia ha promosso contro gli antifascisti che erano scesi in piazza.

E dire che questi dirigenti godono ancora dell’agibilità politica soprattutto grazie alla Resistenza e alla lotta antifascista che centinaia di donne e uomini hanno combattuto, sino all’ultimo sacrificio!

Questo processo è un processo politico che la magistratura borghese vorrebbe risolvere in fretta e furia affibbiando condanne per crimini infami che non hanno nulla a che vedere con il vero motivo degli arresti (l’antifascismo). E’ per questo motivo che, nell’affrontare l’iter difensivo, sarebbe stato necessario arrivare al dibattito processuale creando le condizioni per sottolineare, il più possibile pubblicamente, l’aspetto politico di questi arresti e di questo processo, trasformando il “loro” processo di accusa in una occasione di agitazione e propaganda, per smascherare il vero volto del “loro” Stato democratico, per smascherare l’appoggio che questo Stato democratico dà ai fascisti.

La battaglia per affermare la necessità di arrivare al dibattimento è stata portata avanti in maniera debole e poco incisiva, tanto che è stato possibile che prevalessero le lusinghe e i ricatti della magistratura borghese, e che diventasse determinante l’influenza di chi (politici della sinistra borghese, avvocati e parte più arretrata del movimento milanese che hanno fatto leva anche sulla lunga carcerazione subita dai compagni) ha trasformato il carattere generale di questo processo in una questione particolare, svuotandola della sua vera natura, quella politica. Nell’udienza preliminare di oggi (28/06) due inquisiti hanno addirittura, evidentemente in accordo con i loro avvocati, chiesto il patteggiamento.

Sappiamo che il nostro compito è quello di non cadere nel gioco della borghesia che vorrebbe isolarci per impedire che le nostre idee e la nostra pratica facciano breccia tra le masse popolari e facciano avanzare il movimento comunista.

E’ per questo motivo che i CARC hanno scelto anche per il loro compagno Valter Ferrarato di accettare il rito abbreviato assieme agli altri antifascisti. Per lavorare uniti anche durante le udienze del rito abbreviato per allargare e sviluppare la solidarietà con gli antifascisti sotto processo, per far conoscere alle masse il ritorno del fascismo, nelle sue varie forme, per propagandare la necessità dell’impegno e della lotta antifascista, per smascherare la vera natura dello Stato Borghese.

L’obiettivo di questa battaglia è comunque quello di impedire e ostacolare il tentativo della borghesia, di destra e di sinistra, di criminalizzazione le lotte di libertà, civiltà e benessere delle masse popolari e delle sue avanguardie.

I CARC lavoreranno al fine di trasformare le armi della borghesia in armi contro di essa.