Il mio aquilone di carta
di Yasser Mroue
Yasser
Mroue: nato a Beirut nel 1969, a 17 anni viene colpito alla testa da un
cecchino, durante la lunga guerra del Libano.
A seguito
di questo incidente, è stato impegnato in un programma di
riabilitazione motoria e del linguaggio.
Successivamente,
ha lavorato in radio, creando soprattutto storie per bambini; da questa
esperienza, nasce in lui l’idea di organizzare delle attività di
disegno e scrittura girando il Libano, insieme a dei suoi giovani
allievi.
Questa
fiaba, tradotta da Hassan el Araby, presenta con delicatezza la storia
di un bambino e del suo aquilone, quando si cambia vita e si passa dal
villaggio alla città.
Come giocare in
una città, con un aquilone?
La fiaba
libanese dell’aquilone
Gli immensi spazi verdi e giardini fioriti sono ormai scomparsi dalla
città in espansione a causa del traffico e le tante costruzioni.
Per me e il mio aquilone di carta multicolore non sono rimasti
più spazi dal giorno in cui io e la mia famiglia ci siamo
trasferiti dal villaggio alla città.
Mi ritrovai, assieme al mio compagno, prigioniero fra queste mura, fino
a che i colori, che una volta erano più vivaci, si saranno
ulteriormente sbiaditi come le foglie secche in autunno. Temetti tanto
per il mio aquilone e mi chiesi: Cosa fare per proteggerlo?
Riflettendo, ho infine pensato che il modo migliore per aiutarlo sia
quello di avvolgerlo con un pezzo di stoffa. Così rimane al
calduccio e guarisce, esattamente come fa la mia mamma con me, quando
sono malato. Ma il mio aquilone resta stupito dal mio comportamento e
mi chiede:
- Perché mi avvolgi con questa stoffa?
– Non ti piace più giocare con me?
– Non ti piacciono più i miei colori?
– O non vuoi più vedermi?
Non sapevo cosa rispondere, ma una lacrima, a mia insaputa correva sul
mio viso. Allo stesso istante entra la mia mamma con un bel sorriso.
Percependo la nostalgia e avendo capito la nostra amarezza, mi disse:
– Dai Rami, vestiti! –
– Mammina mia, non ho tanta voglia di uscire. – Risposi.
– Cambierai idea, amore mio, stiamo andando ai giardini aperti pochi
giorni fa. Puoi anche portare il tuo aquilone. – Disse la mamma.
Sono corso verso la mia mamma e l'ho abbracciata con forza … Strano
come sono le mamme, conoscono sempre le nostre afflizioni e le curano,
ancora prima che noi le manifestiamo.
Tolsi subito il panno dal mio aquilone e dopo averne asciugato le
lacrime, siamo usciti insieme.
Ai giardini mi hanno sorpreso i tanti altri bambini che giocavano con i
propri aquiloni, nove coloratissimi aquiloni.
Inizialmente pensai che il mio compagno non avesse più la forza
di volare dopo la lunga prigionia nell'armadio.
Ma furono solo pochi istanti, infatti con la prima brezza, nel mio
compagno ripresero a brillare i suoi allegri colori: blu, giallo e
rosso, e cominciò a volare sempre più in alto,
finché lo vedevo solo come un puntino nell"immenso cielo.
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