Ma perché la Chiesa ce l’ha così tanto con l’essere umano?
Le recenti esternazioni del papa confermano, da un certo punto di
vista, questo risentimento nei confronti del genere umano che ha
caratterizzato gran parte della storia della Chiesa cattolica.
Sia nell’ultima enciclica papale “Spe salvi”, che nelle affermazioni
che hanno caratterizzato l’incontro di Benedetto XVI con le ong di
ispirazione cattolica, si
avverte l’eco di un antico rancore, che probabilmente ha sempre
ispirato la Chiesa nel suo negare all’essere umano il diritto e la
capacità di autodeterminazione.
In poche frasi il papa ha praticamente gettato alle ortiche gli ultimi
tre secoli di storia umana. Secoli in cui tutto, dalla politica alla
scienza, dalla cultura alla filosofia,
ha contribuito invece ad un progresso della civiltà umana senza
precedenti nel resto della sua storia antecedente.
Prima la filosofia e poi la politica, per esempio, hanno prodotto
ideologie progressiste che hanno contribuito, almeno in alcune zone del
mondo, ad avanzamenti inimmaginabili nel campo dei diritti umani e
hanno contribuito, inoltre, a dare quella forza morale necessaria per
uscire dalle sciagure prodotte dalle monarchie assolute prima e dal
nazifascismo poi.
E che dire dei progressi provenienti dagli avanzamenti della scienza?
La storia è piena di esempi in cui ogni volta che uno studioso
ha avuto il coraggio di affrontare le chiusure e le condanne da parte
delle istituzioni ecclesiastiche, si è sempre registrato un
avanzamento nelle scoperte che l’uomo faceva su se stesso e
sull’ambiente che lo circondava.
Innumerevoli volte si è verificata questa concomitanza.
Come mai?
Sembra proprio che nella Chiesa ci sia la profonda convinzione che
l’essere umano non sia in grado di camminare da solo. Anzi, ogni volta
che prova a farlo, si scagliano su di lui le ire della curia.
Perché?
Il papa ha parlato della necessità di affermare “valori
irrinunciabili” contro un certo “relativismo morale” che dominerebbe
istituzioni internazionali come l’Onu, che dimenticherebbero “la
dignità dell’uomo”. Sta di fatto che, nonostante l’Onu debba
essere riformata in molti aspetti, proprio grazie ad
organizzazioni internazionali come questa oggi esiste una Dichiarazione
dei diritti umani, sulla cui base nessun sopruso ai danni della
“dignità dell’uomo” può più passare inosservato ed
a cui si guarda come un obiettivo da raggiungere per tutti gli esseri
umani.
Inoltre da quale pulpito, verrebbe da dire, viene la predica?
Sembra, infatti, alquanto difficile rintracciare questi “valori
irrinunciabili” invocati da tutti i papi, compreso Benedetto XVI,
quando, facendo un veloce resoconto storico, scopriamo che nell’arco di
1000 anni, dal 782 al 1783 - anno in cui viene bruciata sul rogo
l’ultima strega, in Polonia - sono centinaia di migliaia le
persone che vengono “cristianamente” massacrate, violentate, arse vive.
I “quemaderos” di Siviglia, tanto per fare un esempio, erano quattro
enormi forni circolari, ognuno dei quali «ospitava»
fino a 40 condannati, introdotti vivi: per
«giustiziarli» occorrevano dalle 20 alle 30 ore di
supplizio Questi forni funzionarono ininterrottamente per oltre tre
secoli e vennero chiusi da Napoleone nel 1808.
Altrettanto difficile risulta rintracciare la “dignità
dell’uomo”, sempre per fare qualche esempio, nella bolla papale con
cui, nel 1555, venne ordinato il confino degli ebrei nei ghetti,
confino che trovava la “giustificazione” diretta nella teologia
cattolica: “E’ assurdo e sconveniente in massimo grado che gli
ebrei, che per loro colpa sono stati condannati da Dio alla
schiavitù eterna, possano, con la scusa di essere protetti
dall’amore cristiano e tollerati nella loro coabitazione in mezzo
a noi, mostrare tale gratitudine verso i cristiani”.
Roba vecchia, direbbe qualcuno. Non proprio. La Chiesa cattolica, fino
al XIX secolo, ha perpetrato abitualmente il crimine del rapimento dei
bambini ebrei, che venivano
sottratti ai genitori per indottrinarli coattivamente al culto
della religione cattolica.
Nel 1946 il Vaticano inviò un documento al nunzio apostolico in
Francia, Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, a cui ordinava di
“trattenere” i bambini ebrei nascosti in istituti cattolici durante
l’olocausto: «I bambini che sono
stati battezzati non possono essere affidati a istituzioni che
non assicurerebbero loro un’educazione cristiana». La ferma
intenzione del Papa di non riconsegnare i figli ai loro genitori
è inequivocabile: «Se i bambini sono stati affidati dai
genitori ed essi li rivogliono, possono essere loro restituiti,
purché non siano stati battezzati. Si fa presente che questa
decisione della Congregazione del Sant’Uffizio è stata approvata
dal Santo Padre».
Un leader religioso o un capo di governo che facesse una cosa simile
oggi sarebbe messo in prigione.
È difficile poi rintracciare la “dignità dell’uomo” nei
campi di sterminio allestiti, negli anni 1942-43, dai cattolici
ustascia in Croazia, agli ordini del dittatore Ante Pavelic, un
cattolico praticante accreditato e ricevuto regolarmente da Pio
XII. In questi campi vennero soppressi serbi cristiano-ortodossi ed
anche un cospicuo numero di ebrei.
Infine non si vede traccia della “Spe salvi” - la speranza che salva -
negli innumerevoli crimini nei confronti di minorenni ad opera di preti
finora sempre coperti dall’omertà ecclesiastica o nelle denuncie
nei confronti del clero cattolico per un loro coinvolgimento nei
massacri in Rwanda nel 1994: due anni dopo quei massacri – ma
probabilmente ancora oggi - molti cattolici a Kigali, per la
complicità a loro avviso dimostrata di una parte dei sacerdoti,
non mettono più piede nelle chiese della città.
Quasi non v’è chiesa nel Rwanda in cui fuggitivi e profughi -
donne, bambini, vecchi - non siano stati brutalmente picchiati e
massacrati. Vi sono testimonianze in base alle quali i religiosi hanno
rivelato i nascondigli dei Tutsi, lasciandoli in balìa
delle milizie Hutu armate di machete.
Indubbiamente vi sono stati - e ci sono ancora - numerosissimi esempi
di preti e suore che hanno dedicato la loro vita all’evoluzione e alla
difesa dei diritti umani, ma quasi sempre non sono stati appoggiati dai
vertici ecclesiastici, se non addirittura ostacolati nella loro
opera. Forse la loro colpa è ancora una volta la fede nelle
possibilità di autoliberazione dell’essere umano?
A quanto pare la Chiesa cattolica dovrà prima o poi, se vuole
continuare ad esistere, prendere una decisione estremamente importante:
riconciliarsi con l’essere umano.
Una decisione che non riguarda solo la Chiesa, ovviamente, ma anche le
istituzioni rappresentanti ufficiali di tutte le religioni in nome
delle quali milioni di donne, uomini, vecchi e bambini sono stati
vittime dei genocidi, delle torture, degli assassini, del razzismo,
dell’intolleranza, della superstizione, dell’oscurantismo, della
prevaricazione dei diritti.
Roma, 4 dicembre 2007
Carlo Olivieri
medico umanista
http://posizioni-umaniste.blogspot.com/