MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI
ANTIRAZZISTI 2008
1 - Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è
un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole
differenze
fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate
a
differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di pregiudizi
secolari.
Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che gli umani formino
gruppi
biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da
sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in
“migliori” e “peggiori” e quindi discriminare questi ultimi (sempre i
più
deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei
momenti di
crisi.
2 - L’umanità, non é fatta di grandi e piccole razze.
È invece, prima di
tutto, una rete di persone collegate. È vero che gli esseri
umani si
aggregano in gruppi d’individui, comunità locali, etnie,
nazioni, civiltà;
ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni ma perché
condividono
storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti, arti e
stili di
vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili da DNA
identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici: si
formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e dissolvono con
una
rapidità incompatibile con i tempi richiesti da processi di
selezione
genetica.
3 - Nella specie umana il concetto di razza non ha significato
biologico.
L’analisi dei DNA umani ha dimostrato che la variabilità
genetica nelle
nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri “cugini”
scimpanzé,
gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da differenze
fra persone
della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra
continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della stessa
popolazione sono in media solo leggermente più simili fra loro
di quelli di
persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste
differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati razzisti
sono mai
riusciti a definire di quante razze sia costituita la nostra specie, e
hanno
prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento razze.
4 - È ormai più che assodato il carattere falso,
costruito e pernicioso del
mito nazista della identificazione con la “razza ariana”, coincidente
con
l’immagine di un popolo bellicoso, vincitore, “puro” e “nobile”, con
buona
parte dell’Europa, dell’India e dell’Asia centrale come patria, e una
lingua
in teoria alla base delle lingue indo-europee. Sotto il profilo storico
risulta estremamente difficile identificare gli Arii o Ariani come un
popolo, e la nozione di famiglia linguistica indo-europea deriva da una
classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al
contrario, che l’Europa è stata popolata nel Paleolitico da una
popolazione
di origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si
sono
sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente. L’origine
degli
Italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e mediorientali
che
costituiscono tuttora il tessuto perennemente vivo dell’Europa.
Nonostante
la drammatica originalità del razzismo fascista, si deve
all’alleato nazista
l’identificazione anche degli italiani con gli “ariani”.
5 - È una leggenda che i sessanta milioni di italiani di oggi
discendano da
famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio. Gli stessi Romani
hanno costruito il loro impero inglobando persone di diverse
provenienze e
dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di meticciamento
culturale
e sociale, che hanno caratterizzato l’intera storia della penisola, e a
cui
hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma anche greci,
fenici,
ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti ”barbari”, hanno prodotto
l’ibrido che chiamiamo cultura italiana. Per secoli gli italiani, anche
se
dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli Stati, hanno
continuato a
identificarsi e ad essere identificati con questa cultura complessa e
variegata, umanistica e scientifica.
6 - Non esiste una razza italiana ma esiste un popolo italiano. L’Italia
come Nazione si é unificata solo nel 1860 e ancora adesso
diversi milioni di
italiani, in passato emigrati e spesso concentrati in città e
quartieri
stranieri, si dicono e sono tali. Una delle nostre maggiori ricchezze,
é
quella di avere mescolato tanti popoli e avere scambiato con loro
culture
proprio “incrociandoci” fisicamente e culturalmente. Attribuire ad una
inesistente “purezza del sangue” la “nobiltà” della “Nazione”
significa
ridurre alla omogeneità di una supposta componente biologica e
agli abitanti
dell’attuale territorio italiano, un patrimonio millenario ed esteso di
culture.
7 - Il razzismo é contemporaneamente omicida e suicida. Gli
Imperi sono
diventati tali grazie alla convivenza di popoli e culture diverse, ma
sono
improvvisamente collassati quando si sono frammentati. Così
é avvenuto e
avviene nelle Nazioni con le guerre civili e quando, per arginare crisi
le
minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo é
suicida
perché non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma
gli stessi che
lo praticano. La tendenza all’odio indiscriminato che lo alimenta, si
estende per contagio ideale ad ogni alterità esterna o estranea
rispetto ad
una definizione sempre più ristretta della “normalità”.
Colpisce quelli che
stanno “fuori dalle righe”, i “folli”, i “poveri di spirito”, i gay e le
lesbiche, i poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro
che
non sono omologabili a tipologie umane standard e che in realtà
permettono
all’umanità di cambiare continuamente e quindi di vivere.
Qualsiasi sistema
vivente resta tale, infatti, solo se é capace di cambiarsi e noi
esseri
umani cambiamo sempre meno con i geni e sempre più con le
invenzioni dei
nostri “benevolmente disordinati” cervelli.
8 - Il razzismo discrimina, nega i collegamenti, intravede minacce nei
pensieri e nei comportamenti diversi. Per i difensori della razza
italiana
l’Africa appare come una paurosa minaccia e il Mediterraneo è il
mare che
nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i razzisti sostengono
che non
esiste una “comune razza mediterranea”. Per spingere più
indietro l’Africa
gli scienziati razzisti erigono una barriera contro “semiti” e
“camiti”, con
cui più facilmente si può entrare in contatto. La scienza
ha chiarito che
non esiste una chiara distinzione genetica fra i Mediterranei d’Europa
(Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra. Sono
state assolutamente dimostrate, dal punto di vista paleontologico e da
quello genetico, le teorie che sostengono l’origine africana dei popoli
della terra e li comprendono tutti in un’unica razza.
9 - Gli ebrei italiani sono contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli
ebrei,
come tutti i popoli migranti (nessuno è migrante per libera
scelta ma molti
lo sono per necessità) sono sparsi per il Mondo ed hanno fatto
parte di
diverse culture pur mantenendo contemporaneamente una loro
identità di
popolo e di religione. Così é successo ad esempio con gli
armeni, con gli
stessi italiani emigranti e così sta succedendo con i migranti
di ora:
africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi Paesi , popoli
appartenenti
all’Est europeo o al Sud America ecc. Tutti questi popoli hanno avuto la
dolorosa necessità di dover migrare ma anche la fortuna, nei
casi migliori,
di arricchirsi unendo la loro cultura a quella degli ospitanti,
arricchendo
anche loro, senza annullare, quando è stato possibile, né
l’una né l’altra.
10 - L’ideologia razzista è basata sul timore della
“alterazione” della
propria razza eppure essere “bastardi” fa bene. È quindi del
tutto cieca
rispetto al fatto che molte società riconoscono che sposarsi
fuori, perfino
con i propri nemici, è bene, perché sanno che le alleanze
sono molto più
preziose delle barriere. Del resto negli umani i caratteri fisici
alterano
più per effetto delle condizioni di vita che per selezione e i
caratteri
psicologici degli individui e dei popoli non stanno scritti nei loro
geni.
Il “meticciamento” culturale é la base fondante della speranza
di progresso
che deriva dalla costituzione della Unione Europea. Un’Italia razzista
che
si frammentasse in “etnie” separate come la ex-Jugoslavia sarebbe
devastata
e devastante ora e per il futuro. Le conseguenze del razzismo sono
infatti
epocali: significano perdita di cultura e di plasticità,
omicidio e
suicidio, frammentazione e implosione non controllabili perché
originate
dalla ripulsa indiscriminata per chiunque consideriamo “altro da noi”.
Enrico Alleva, Docente di Etologia, Istituto Superiore di
Sanità, Roma
Guido Barbujani, Docente di Genetica di popolazioni, Università
Ferrara
Marcello Buiatti, Docente di Genetica, Università di Firenze
Laura dalla Ragione, Psichiatra e psicoterapeuta, Perugia
Elena Gagliasso, Docente di Filosofia e Scienze del vivente,
Università La
Sapienza, Roma
Rita Levi Montalcini, Neurobiologa, Premio Nobel per la Medicina
Massimo Livi Bacci, Docente di demografia, Università di Firenze
Alberto Piazza, Docente di Genetica Umana, Università di Torino
Agostino Pirella, Psichiatra, co-fondatore di Psichiatria democratica,
Torino
Francesco Remotti, Docente di Antropologia culturale, Università
di Torino
Filippo Tempia, Docente di Fisiologia, Università di Torino
Flavia Zucco, Dirigente di Ricerca, Presidente Associazione Donne e
Scienza,
Istituto di Medicina molecolare, CNR , Roma