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E
siamo indignati di fronte alle parole del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, quando sostiene che il sionismo è un “movimento
di liberazione nazionale del popolo ebraico” e in occasione della
giornata della Memoria, che sabato sarà celebrata in tutta Italia
per il settimo anno consecutivo, afferma che “Ricordare la Shoah significa combattere […] innanzitutto ogni rigurgito di
antisemitismo, anche quando esso si travesta da antisionismo:
perché antisionismo significa negazione della fonte ispiratrice
dello Stato ebraico, delle ragioni della sua nascita ieri, e della sua
sicurezza oggi […]. Per noi italiani ricordare la Shoah significa anche serbare e sentire il peso degli anni bui delle leggi
razziali del fascismo e delle persecuzioni antiebraiche della
Repubblica di Salo". Ma chi li ha riabilitati
i repubblichini? Chi è il più pericoloso negazionista e
revisionista oggi? Ahamadeenajad, che è riconosciuto da
tutti come un folle, o il moderno sionismo, che utilizza la Shoah, le
atrocità del nazismo, per giustificare e legittimare i propri
crimini contro l’umanità? Negare la Nakba - la “catastrofe del
popolo palestinese” - oggi, non ci assolve dall’olocausto di ieri
compiuto col silenzio complice dell’occidente. Le mistificazioni, i
falsi storici ed ideologici propinati dai media e dalle istituzioni
vorrebbero far passare il sionismo come un movimento di
liberazione nazionale del popolo ebraico e l’antisionismo come un
travestimento del negazionismo dell’olocausto, magari per coprire i
lucrosi affari che l’Italia conclude con Israele in campo militare (il
governo dell’Unione ha forse messo in discussione l’accordo militare
Italia-Israele ratificato nel 2003 dal governo Berlusconi e convertito
in legge nel 2005?), ma gli unici veri
movimenti di liberazione nazionale sono quelli che nascono
dall’autodeterminazione dei popoli all’interno di un area geografica e
demografica, dalle lotte di resistenza che si autorganizzano, sia pure
con la solidarietà internazionalista e sono quelli che oggi
vengono identificati come terroristi e affollano le carceri dei
paesi imperialisti, mentre è noto a tutti che lo Stato d’Israele è uno Stato coloniale, e che “una
terra senza popolo per un popolo senza terra” è lo slogan
con cui il sionismo è partito alla conquista della Palestina,
con l’unico inconveniente che questa non era una terra vuota, ma
c’erano arabi (semiti anche loro da un punto di vista
storico-linguistico, religioso e, sembra, biologico; non certo in senso
biblico come intendono il sionismo e le massime istituzioni che qui in
Italia continuano ancora a definirsi laiche!) e vi convivevano
pacificamente diverse religioni. L’unico modo per costruirvi uno Stato
esclusivista ebraico era quindi la pulizia etnica e il terrorismo nei
confronti dei nativi palestinesi per mezzo di bande paramilitari (come
Haganah, Irgun, Stern), dell’esercito israeliano e della segregazione
razziale.
Caro Presidente, se per lei ricordare la Shoah significa combattere l’antisionismo, lei nega al popolo palestinese e a tutti i sinceri democratici e antifascisti il diritto di dire: “se questo è un uomo”. E lo nega soprattutto a quegli ebrei (che sono tanti) non assimilati dal sionismo, a quegli israeliani che resistono al negazionismo sionista della Nakba e si battono per una pacifica convivenza con i fratelli palestinesi. Negare il crimine dell’Olocausto, come negare o ridimensionare quello della Nakba, significa togliere la parola alle vittime e negare la solidarietà di chi assiste al massacro. Se questi sono i presupposti, se la giornata della Memoria vuole raccontare solo una parte della storia, noi non vi parteciperemo. Anche la Memoria della Nakba palestinese aspetta di vedere la luce e di essere raccontata fino in fondo.
Rete Antifascista Perugina