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Lettera da Fontamara di
Nicola
Bonelli
26 Gennaio 2007
L'ultima Bestialità del Dottor Giuseppe Giliberti, Funzionario
Dirigente della Regione Basilicata
Resoconto dell'incontro svoltosi martedì 23 gennaio scorso,
presso il
Dipartimento Ambiente: l'ultimo di una serie, voluti dall'Assessore
Rondinone per discutere del Piano di Tutela Ambientale. Si tratta di un
piano territoriale, approntato dagli Uffici e di prossima approvazione
in
Giunta e Consiglio, che guarda alla manutenzione dei corsi d'acqua ed
alla
messa in sicurezza dal rischio idrogeologico.
Siamo presenti: il dirigente Giliberti, i funzionari Nella e Maffei, e,
in
rappresentanza della categoria, Berardo di Gallicchio, Bulfaro di
Castronuovo, Fagnano di Tursi, Pinto di Stigliano, Manenti di Salandra,
Martoccia di Laurenzana, Stigliano di Nova Siri ed il sottoscritto (per
la
Inerco di Tricarico). Si sperava nella presenza dell'Assessore
Rondinone. Ma
anche stavolta l'incontro si svolge senza di lui.
E così ci ritroviamo ancora una volta come pinocchio nel paese
dei balocchi,
alle prese con mangiafuoco e tra gli intrighi del gatto e la volpe. Il
Giliberti dirige i lavori, compare Nella scrive il verbale, Maffei fa
il
convincitore. Il tutto come la volta scorsa.
Il documento da discutere (il Piano) aleggia ancora come un fantasma:
non ce
ne danno copia, né ce lo fanno vedere. Continuano a parlarne
come di un
oggetto misterioso. Ad un certo punto il Giliberti introduce la
discussione
sulla Sezione di deflusso: non perché la ritenga un elemento
determinante ma
solo perchè insistiamo tanto su questo punto. Insomma lo fa
giusto per
tenerci buoni e contenti.
Dà la parola al dottor Maffei. Il quale si avventura in una
teorica
dissertazione sulle portate massime dei corsi d'acqua: "Non abbiamo
dati
certi. le portate sono variabili nel tempo. ci sono quelle di ritorno
di 10
anni, di 30. 100. 500 anni. Mi dite voi come si fa, ad
esempio, a definire
una sezione di deflusso per una portata che ci sarà fra un
milione di anni?"
E così via divagando.
Lo interrompo e cerco di riportarlo con i piedi per terra. Gli ricordo
che
le portate da tener presenti, per legge, sono per lo più quelle
di ritorno
trentennale; - che la maggior parte di questi dati sono noti e
registrati
negli annali dell'Istituto Idrografico; - che laddove le portate non
siano
note, sono determinabili con un semplice calcolo idrologico dei bacini
idrografici; - che è ridicolo perdersi in previsioni di milioni
di anni,
quando i nostri fiumi straripano con ricorrenza annuale. Ed infine
pongo una
domanda: come mai qui vi inventate tante difficoltà a
parlare di sezione di
deflusso, mentre l'Ufficio Infrastrutture e Difesa del Suolo di Matera
(facente parte anch'esso del Gruppo di lavoro che ha redatto questo
piano)
ha determinato in-quattro-e-quattro-otto la sezione di deflusso del
torrente
S. Nicola di Nova Siri, ed appaltato l'intervento di "ripristino
dell'officiosità", asportando 310.000 metri cubi di materiale,
da un tratto
di tre chilometri di un torrentello da niente???
Ed ancora: come mai nel Piano sono previste, per l'Attività
Estrattiva,
sporadiche asportazioni da 15-20.000 metri cubi. lungo centinaia di
chilometri di fiumi. con bacini estesi per 20-30 volte quello del
torrente
suddetto?... Ed infine, facendo le proporzioni con tale torrente, i sei
milioni di metri cubi di materiale esistente nei fiumi lucani, ma non
consentiti all'attività estrattiva, sono forse riservati alla
Lobby Appalti,
magari per organizzare "rapine in banca" del tipo "S. Nicola"?
A questo punto succede il patatrach. Interviene il Capo Giliberti, che
blocca ogni discussione e, rivolgendosi al sottoscritto, dice
grossomodo
quanto segue:
"Adesso basta con questa stronzata della sezione di deflusso. Nel Piano
(PAI) dell'Autorità di bacino non è prevista nessuna
sezione di deflusso.
Sono invece indicate le aree (a rischio) d'esondazione. In quelle aree
il
fiume deve poter esondare naturalmente. E tutto ciò che vi
esiste deve
dislocare. Il PAI per noi è LA LEGGE. Tutto il resto non conta.
Perciò. Io
v' dich' ca. Voi dovete solo sgomberare da vicino ai fiumi. Già
adesso in
quelle aree non è più consentito fare niente. Ma a
breve faremo anche il
Piano di Delocalizzazione." (???)
Dichiara quindi chiusa la riunione; zittisce i suoi collaboratori, che
vorrebbero ancora interloquire con noi; si alza e se ne va. Questo
è ciò che
ha fatto il Giliberti nell'ultimo incontro di martedì 23 gennaio
scorso.
Badate bene, le aree a rischio d'esondazione (sul versante ionico) sono
tutte le pianure fluviali e l'intero Metapontino. Quindi, se
l'interpretazione che il Giliberti dà al PAI è quella
autentica, cioè quella
intesa dall'Autorità di bacino e condivisa dal Governo
regionale, vuol dire
che non c'è nessuna intenzione di ridurre il rischio idraulico
ma soltanto
quella di allontanare la gente dalle zone a rischio. Se è
così, siamo di
fronte ad una vera e propria "follia istituzionale".
Mi auguro che i pazzi siano pochi, circoscrivibili e resi presto
inoffensivi. Altrimenti, di questo passo, di Piano in Piano, di porcata
in
porcata, saremo costretti a ritornare sulle palafitte o nelle grotte in
montagna. Tanto di rispetto per le Istituzioni. Ma con questi matti
c'è da
averne solo pietà, ed anche paura. Sono ormai dei manicomi e per
giunta
criminali, che andrebbero riformati oppure recintati.
Pensavamo che la partecipazione a questi incontri, di noi Estrattori
fluviali, rientrasse in quella Attività conoscitiva (prevista
dalla stessa
legge 183/89 sulla Difesa del Suolo) che l'Amministrazione è
tenuta a
svolgere in caso di pianificazione territoriale. Siamo presenti "in
pianta
stabile" con le aziende lungo tutti i fiumi. Con la nostra esperienza
di
"osservatori", e quindi conoscitori dei fenomeni, degli eventi e
dell'evoluzione morfologica dei corsi d'acqua, avremmo potuto dare un
valido
contributo cognitivo. Non a caso, lo stesso Leonardo da Vinci diceva:
".quando hai da trattare delle acque, consulta prima l'esperienza, poi
la
ragione."
Ma evidentemente Giliberti & Compari non volevano niente di tutto
questo. Da
noi si vorrebbe non un parere ma solo una passiva acquiescenza. Credono
forse di averne il "diritto" in compenso delle concessioni estrattive
che ci
danno. Il cui rilascio, si sa, dipende dalla loro totale ed assoluta
discrezionalità. In questo settore i Funzionari sono dei veri e
propri
padroni: della cosa pubblica e dell'avvenire delle aziende. Pensavamo
volessero chiederci un nobile contributo cognitivo, vogliono invece la
nostra ignobile complicità nel loro Piano criminale.
Usano la tecnica del bastone e della carota: lo spauracchio della
"penuria
di materiale", alternato da un po' d'ossigeno con le concessioni
"virtuali".
Con le quali ottengono il doppio risultato della nostra "gratitudine" e
della nostra criminalizzazione; che ci rende ancor più
assoggettabili e
ricattabili. Ultimamente ne hanno rilasciato un bel po', di concessioni
"virtuali", e forse per questo contavano sul nostro devoto ed
ossequioso
assenso.
Siamo insomma una categoria debole, costretta da tanti anni ad operare
nella
illegalità. Viviamo col cappio al collo. E loro possono
stringerlo quando
vogliono. Per questo ci hanno invitato a partecipare - noi, e solo noi
Estrattori - a queste riunioni balorde. Erano certi di poterci usare a
loro
piacimento. Confindustria è a conoscenza di tutto questo; segue
da anni il
processo di criminalizzazione coatta cui è sottoposta la
categoria. Ma non
fa niente per fermarli. Anzi, partecipa gaudente e plaudente al loro
sporco
gioco. Alla faccia del Codice Etico.
I Politici: I Presidenti, gli Assessori, i Consiglieri che si
avvicendano in
questa Regione, i nostri Deputati e Senatori - tutti da me
ripetutamente
informati dell'indecoroso andazzo, degli abusi e delle porcate -
rimangono
del tutto indifferenti. Sono ormai degli Struzzi: nascondono la testa
per
non vedere ed hanno lo stomaco d'acciaio, che permette loro di digerire
ogni
cosa. Con questo non intendo assolutamente generalizzare. Ma mi auguro
che
le tante persone per bene, che certamente ci sono tra Funzionari e
Politici,
prendano le distanze da questi Balordi, nell'interesse generale e per
il
bene comune. Il loro silenzio li rende di fatto complici degli Atti
criminali, da me denunciati, perpetrati dai due Dipartimenti Ambiente e
Infrastrutture. Con gravissimo danno: per l'Erario, il Territorio,
l'Economia e la Dignità della nostra Terra. Vorrei insomma dire
loro:
Signori!... Se ci siete battete un colpo.
Tricarico, 26 gennaio 2007.
nicolabonelli@fontamara.org (348.2601976)
Questo ed altro, sul sito: www.fontamara.org