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DIBATTITO sul ruolo dei comunisti e sulla crisi del PRC  links 


Cari compagni,

[ mi riferisco e mi rivolgo esplicitamente ai quadri dirigenti del P.R.C., che hanno lasciato alla deriva (anzitutto ideologica e politica) il partito, abbandonando di fatto migliaia di militanti e i numerosi circoli territoriali della base, che non hanno più un'identità culturale ben precisa, non sanno più come definirsi e non hanno più termini e valori di riferimento teorici, e quindi pratico-politici, a cui aggrapparsi e richiamarsi.
Insomma, la domanda capitale che in tanti si pongono è la seguente: cosa è diventata Rifondazione comunista? Un'organizzazione comunista e antifascista, o semplicemente un movimento pacifista, non violento, nel senso ghandiano del termine? O nemmeno questo? Forse, il P.R.C. si è trasformato, o si sta trasformando in un partito democratico-borghese, radical, riformista?...]

io mi ritengo un compagno (seppure atipico, è vero) assai controverso, irrazionale e razionale fino in fondo, irriverente e dissacrante (soprattutto verso gli abusi del potere), anarchico e comunista, molto esigente e in un certo senso individualista, intransigente, stizzoso e irascibile, sempre ostile di fronte ai torti e ai soprusi commessi a danno dei soggetti più deboli e indifesi della società, da parte di chi detiene le leve del comando e lo gestisce molto male.

 Senza dubbio posso definirmi corretto, leale, schietto, perfino buono d’animo, ma nient’affatto buonista, né bigotto, probabilmente “maledetto” ed inviso ai tanti bacchettoni in circolazione.

 A modo mio sono sempre stato coerente, sebbene si tratti di una coerenza difficile da riconoscere e da accettare, in un certo senso indecifrabile, interiore e introversa.

 Non sono, né mai sono stato, un moralista, un falso predicatore, un millantatore, un impostore, uno che predica bene e razzola male. Probabilmente sono uno che predica male, se non malissimo, e razzola molto peggio!

 Al contrario, ho sempre detestato e disprezzato i farisei, i perbenisti, i baciapile d’ogni dove e d’ogni tempo, di ieri, oggi e domani, anche  e soprattutto gli ipocriti e i benpensanti che s’annidano, numerosi, nelle schiere, ordinate e disciplinate, dei vostri partiti e delle vostre organizzazioni, sempre più somiglianti agli altari, ai sacrari, ai santuari incensati e glorificati in cui si mescolano il sacro e il profano, il dogma e la rivoluzione, l’ortodossia e l’eresia. E in cui alloggiano e gravitano i nuovi maestri e i nuovi apostoli, chierici, prelati, curati e cappellani, parroci, seminaristi e sacrestani, devoti e praticanti, con i loro abiti talari, i collarini, gli zucchetti, le felpe e i cappucci da battaglia, le sottane e gli eskimi, i sandali e gli zoccoli, le processioni e le marce, gli inni e i salmi, le litanie e le giaculatorie, i riti e le cerimonie liturgiche, le feste da onorare e finanziare, i decaloghi e i comandamenti da osservare, gli esercizi spirituali e le penitenze, le missioni, le benedizioni, le genuflessioni e le confessioni, le blasfemie e le eresie, le scomuniche e le epurazioni, le abiure e le ritrattazioni, le persecuzioni e le condanne, i misteri, gli scandali, persino gli esorcismi…

 Emarginandomi dal vostro partito-chiesa pensavate di avermi tacitato per sempre?

 Invece vi eravate clamorosamente sbagliati, come al solito. In realtà, è il sottoscritto che ha deciso alcuni anni or sono di fuoriuscire dalla vostra congrega clerico-settaria e pseudo-rivoluzionaria, verticistica e neodemocristiana, che ingabbia e imprigiona le menti più libere e brillanti, le coscienze più oneste e sincere, più giuste e leali.

 Il vostro è un sistema che opprime e schiaccia la libertà di pensiero e di azione, la forza del dubbio e della critica, il coraggio dell’analisi lucida e dell’utopia che si fa realtà, che costituiscono la linfa vitale di ogni teoria e di ogni movimento storico autenticamente rivoluzionario, che non si frena di fronte al primo ostacolo o alla prima poltrona, come affermava il grande poeta e rivoluzionario russo Vladimir Majakowskij, che non a caso fu una delle numerose vittime perseguitate dal regime stalinista.

 Ed eccomi ancora qui, autonomo e cosciente, sempre pronto a rompere le scatole e a disturbare la macchina del potere, in qualunque forma esso si manifesti per ingerire nell’esistenza delle singole persone, per dettare e imporre le sue ingiuste leggi e i suoi precetti canonici che i potenti sono i primi a violare, per sancire arbitrariamente ciò che è bene e ciò che è male, per violentare e deturpare la verità e la natura dell’uomo.

 Mi pongo tante domande, nutro molti dubbi, e avrei da proporvi mille quesiti che mi assillano, ma mi preme soffermarmi in modo particolare su una questione fondamentale.

 Perché uno come me dovrebbe occuparsi di politica, nel senso di iscriversi e militare più o meno attivamente in un partito politico (qualunque esso sia), magari nel vostro partito, il cui scopo precipuo sembra essere la conquista di un crescente livello di potere, ovvero di un crescente numero di voti e di consensi, di tessere e di poltrone, di cariche istituzionali?

 Francamente, questo modo di far politica, benché camuffato sotto le vesti posticce di movimenti di lotta, di battaglie e vertenze territoriali, guidate in maniera strumentale e fraudolenta, proprio non mi attrae e non mi interessa.

 Purtroppo, questa è la prassi dominante e più seducente, specie nelle nostre zone, da sempre controllate da un sistema di potere clientelare e trasformistico, dall’epoca della dinastia borbonica all’avvento della monarchia sabauda, dal regime fascista a quello democristiano.

 Ebbene, tale potere mi ha sempre atterrito e nauseato, sin dai tempi in cui da noi spadroneggiava e imperversava la vecchia Dc, i cui emuli-servi sono tuttora in auge, sempre devoti, deferenti e ossequiosi ai comandi dell’ “uomo del monte”, ma sempre pronti a issarsi sul carro dei nuovi vincitori, allorquando il vecchio potere pare destinato a tramontare.

 Ancor meno questa politica mi può coinvolgere e adescare oggi, in un partito “sfigato” come il vostro, costretto ad accontentarsi delle minuzzole e degli avanzi concessi dai “soci” più famelici e voraci, essendo adusi a dividersi e a fagocitare le fette più grosse.

 Per fortuna nella vita esistono altre nobili, preziose e gratificanti attività, del corpo e dello spirito, a cui è possibile dedicare e consacrare il proprio tempo.

 La rivoluzione, il progresso e l’emancipazione del genere umano, pretendono ben altro, esigono verità e dubbi permanenti, idee nuove, ma soprattutto il coraggio di esporle e propugnarle fino in fondo, senza arrestarsi e accontentarsi di una poltrona, ancorché comoda e allettante.

 
Lucio Garofalo


P.S.: mi riferisco e mi rivolgo esplicitamente ai quadri dirigenti del P.R.C., che hanno lasciato alla deriva (anzitutto ideologica e politica) il partito, abbandonando di fatto migliaia di militanti e i numerosi circoli territoriali della base, che non hanno più un'identità culturale ben precisa, non sanno più come definirsi e non hanno più termini e valori di riferimento teorici, e quindi pratico-politici, a cui aggrapparsi e richiamarsi. Insomma, la domanda capitale che in tanti si pongono è la seguente: cosa è diventata Rifondazione comunista? Un'organizzazione comunista e antifascista, o semplicemente un movimento pacifista, non violento, nel senso ghandiano del termine? O nemmeno questo? Forse, il P.R.C. si è trasformato, o si sta trasformando in un partito democratico-borghese, radical, riformista?...