La strategia della dissociazione preventiva dilaga nel ventre molle
della "sinistra" italiana.
La censura preventiva non è marxiana
Qualche giorno fa (il 21/2) abbiamo ricevuto una email di Gennaro
Scala, moderatore della lista telematica “Marxiana” (alla quale sono
iscritti una serie di compagni e di noti intellettuali, alcuni dei
quali di orientamento marxista).
In questa email Scala comunicava l’espulsione dalla lista a due membri
per il fatto di essere legati al CIP Alessandrino di Roma (previa
segnalazione con richiesta di esclusione da parte di Francesco
Piccioni, redattore de “il Manifesto”, anch’egli iscritto a “Marxiana”)
considerati “di conseguenza” implicati nelle più o meno note
vicende che riguardarono quel centro sociale all’inizio degli anni ’90.
In quella stessa email (e non si capisce proprio che cosa c’entrasse)
lo Scala comunica al suo interlocutore l’esclusione del Laboratorio
Marxista da “Marxiana” per avere espresso solidarietà ai
compagni e alle compagne arrestati il 12 febbraio scorso tra Torino,
Milano e Padova[1].
La motivazione addotta è la seguente:
Quanto al Laboratorio Marxista è stato tolta l’iscrizione per
non fare girare anche su “marxiana” dei comunicati girati su altre
liste di “solidarietà ai compagni arrestati” che non
distinguevano tra coloro che possono essere stati arrestati
ingiustamente e i matti che si sono dichiarati “prigionieri politici”
(chissà in quale epoca e situazione politica pensano di vivere).
Se qualcuno intende suicidarsi politicamente perché non ha una
prospettiva poltica a causa dello mente rivolta al passato, si
può e si deve fare il massimo per provare a distoglierlo, ma
nessuna “solidarietà” pelosa.
Ora, a parte la conclusione concettualmente incomprensibile
(“solidarietà” pelosa che significa ? La nostra non è
“solidarietà”, ma solidarietà e non certo pelosa)
rileviamo un problema di metodo e un problema di contenuto.
Il problema di metodo riguarda l’esclusione senza appello e senza
possibilità di offrire il nostro punto di vista; veniamo quindi
“condannati” senza neppure avere avuto il processo o meglio dopo aver
avuto il processo sommario dei due moderatori. Tenuto conto del fatto
che noi non abbiamo inviato su “Marxiana” il nostro comunicato non si
capisce neppure in quale scorrettezza saremmo incappati da meritare
l’espulsione.
Ma, come sempre avviene, le questioni di metodo risultano
incomprensibili se slegate dalle questioni politiche, ovvero di
contenuto.
Prima considerazione.
Ammesso e non concesso che sia da “matti” dichiararsi “prigionieri
politici” e vivere con la “mente rivolta al passato” (ma uno che viene
arrestato per la sua attività politica come si dovrebbe
dichiarare - volendosi dichiarare - prigioniero comune ? Quanto alle
persone che vivono con la mente rivolta al passato ce ne sono tante, in
questo paese), perché questo, Gennaro Scala, non lo dice ai
compagni arrestati ? Perché lo dice a noi traendone motivazione
per la nostra esclusione dalla lista ?
Noi possiamo decidere “per noi” quali siano l’“epoca” e la “situazione
politica” che ammettono certe pratiche, così come Gennaro Scala
può deciderlo per Gennaro Scala. Ma noi non possiamo deciderlo
per Gennaro Scala o per gli arrestati e viceversa. Ciascuno,
individualmente o collettivamente, sceglie la propria strada e non
è detto che in una situazione storico-politica caratterizzata
dalla guerra permanente e preventiva in tutto il mondo, da un
gigantesco processo di ristrutturazione capitalistica e di
espropriazione di diritti conquistati in decenni di lotte, dalla
progressiva espulsione anche solo dell’idea di una trasformazione
rivoluzionaria del mondo, ecc… il compito principale della fase sia
quello di “moderare” liste telematiche, censurando la
solidarietà e decidendo - non si capisce bene rispetto a quali
criteri - ciò che ognuno debba pensare e fare nella propria vita
politica.
Seconda considerazione.
Può la solidarietà essere ammessa solo in caso di
“innocenza” ?
Gramsci (indipendentemente dal mandato parlamentare) era “colpevole”
rispetto alle norme anti-comuniste del regime fascista. Si proponeva,
in effetti, di costituire una “associazione sovversiva” con la
finalità di instaurare una “dittatura di una classe” e quindi
sarebbe rientrato nell’art.270 del Codice Rocco (che è del 1930
e che infatti fu scritto proprio con l’intento di colpire le opinioni
comuniste, anarchiche e in generale antifasciste). E così pure
Carla Capponi e i gappisti di via Rasella, non possono essere giudicati
sulla base della violazione delle leggi nelle quelli operavano.
Legalmente erano “colpevoli”, violavano la legge, ma ciò li
rende ai nostri occhi immeritevoli ? Da dove deve provenire il nostro
giudizio, dalla “colpevolezza giuridica” di chi lotta contro lo Stato o
dalla “natura” dello Stato?
Anche nella Val di Susa hanno violato la legge facendo blocchi stradali
e impedendo i lavori. Ma chi direbbe che solo chi “non è
colpevole” merita la nostra solidarietà ?
Terza considerazione.
A noi non sarebbe mai venuto in mente di chiedere al sig. Gennaro Scala
di censurare illustri intellettuali (iscritti alla lista “Marxiana”)
dai ben noti legami con, ad esempio, il Partito della Rifondazione
Comunista, quello stesso partito che partecipa ad un governo le cui
misure (conferma della missione in Afghanistan, missione in Libano,
scippo del TFR, via libera alla base USA a Vicenza, finanziaria,
ennesima contro-riforma delle pensioni, ecc…), a nostro modesto avviso,
non hanno molto a che vedere con una impostazione “marxiana” (e
lasciamo perdere i tempi del Pacchetto Treu, delle privatizzazioni,
della Turco-Napolitano, della Berlinguer…o l’appoggio servile alla
politica estera di D’Alema, quello stesso D’Alema che nel 1999 mandava
gli aerei da guerra italiani in Jugoslavia “senza mandato ONU” e “senza
discussione parlamentare”).
Gennaro Scala forse pensa che facciano più danni rispetto agli
interessi dei lavoratori o dei giovani, 15 o 20 comunisti armati. Noi
non lo pensiamo; pensiamo, anzi, che oggi come oggi i danni ai
lavoratori, ai giovani… li facciano i partiti e i governi che si
succedono senza soluzione di continuità
politico-programmatico-culturale e tutti, ripetiamo, tutti quei partiti
che li appoggiano nonché tutti, ripetiamo tutti, quei “militanti
di base” o quegli intellettuali che appoggiano più o meno
criticamente quei partiti.
Facciamo un esempio che riguarda un dibattito che a lungo ha stazionato
in lista.
Noi, Laboratorio Marxista, consideriamo le proposte sul reddito di
esistenza e/o cittadinanza ben al di fuori dal mondo e, a ben vedere,
“con la mente rivolta al passato” ovvero ad una fase di espansione
capitalistica che oggi non c’è più; dubitiamo fortemente
che tali proposte possano concretizzarsi in qualcosa di più di
piccole indennità di sopravvivenza rese necessarie dalla
progressiva espulsione dalla “cittadinanza capitalistica” (ovvero dalla
“capacità di spendere”) di settori sempre più ampi di
mondo del lavoro a causa di processi come la delocalizzazione delle
imprese o la precarizzazioni del reddito e del lavoro.
Eppure non ci verrebbe mai in mente di decretare che – poniamo –
Riccardo Bellofiore o Andrea Fumagalli (tanto per citare due illustri
iscritti a “Marxiana”) sono due matti con la “mente rivolta verso il
passato” (o addirittura complici delle politiche del PRC e di questo
governo).
Evidentemente, il problema deve essere un altro.
Noi abbiamo inviato un comunicato di solidarietà con compagni e
compagne arrestati e con strutture politiche e sociali, alcune delle
quali colpite da una vasta operazione di denigrazione e intimidazione,
accusati di portare avanto in Italia la lotta armata.
Ovviamente Gennaro Scala non "accusa" noi di portare avanti la lotta
armata - cosa che gli sarebbe valsa una buona dose di schiaffi non
telematici -.
Ci rimprovera, anche se non si capisce bene data la confusione che fa,
speriamo inavvertitamente, la sola solidarietà. Ovvero, lui
dice, non si può essere solidali con matti con la mente rivolta
verso il passato. Chi lo è - solidale - deve essere scluso da
"circuiti" marxisti.
La domanda, dunque, è la seguente: perché esprimere
solidarietà a persone arrestate dovrebbe essere un atto che
merita l’espulsione da una lista che si definisce “marxista” ?
Forse perché (a sentire i giornali) gli arrestati volevano
uccidere delle persone, cioè è un problema legato alla
violenza politica ?
Sa Gennaro Scala che gli zapatisti del sub-comandante Marcos (tanto
amati fino a qualche anno fa nel nostro paese anche da aree che di
certo non erano molto rivoluzionarie e alle quali hanno lungamente
strizzato l’occhio anche noti intellettuali come Fumagalli) sono
insorti con le armi così come, del resto, in America Latina
hanno fatto per decenni anche moltissimi preti ?
Sa, Gennaro Scala, che in Italia i partigiani hanno ammazzato migliaia
di nemici ?
Ci poniamo forse troppe domande sui “metodi di lotta” quando esprimiamo
la nostra solidarietà (come sappiamo fanno molti iscritti alla
lista “Marxiana”) con i movimenti (armati) di lotta che resistono in
aree come il Medio Oriente (Iraq, Palestina, Libano, ecc…) malgrado le
profonde differenze strategiche e culturali ?
Sanno, Gennaro e l’altro moderatore, che in ogni esperienza di lotta
rivoluzionaria, in ogni movimento di liberazione, la violenza è
stata – volenti o nolenti – una componente ineludibile ?
Su questo refrain si potrebbe andare avanti una settimana.
Il rifiuto della violenza politica è "tout court" il rifiuto
anche solo di pensare una trasformazione rivoluzionaria ("radicale"
è termine di recente inopportunamente troppo abusato)
dell'esistente; è, in sostanza, l'accettazione dell'orizzonte
capitalistico e delle sue conseguenze di guerra, sfruttamento,
devastazione.
Di certo, quella della "non violenza", mai è stata la posizione
di Marx e dei marxisti.
Forse un secondo problema può essere quello che nessuno segue i
“neo-brigatisti”, che “non hanno dietro le masse” (che "vivono in
un'altra epoca"). A parte il fatto che oggi le masse le hanno dietro
Berlusconi e Prodi (e dunque il criterio del consenso non può
essere così “vincolante” per il giudizio da dare ad un progetto
politico) la legittimità di una idea o di una pratica non
può mai essere misurata con il solo metro del consenso o della
partecipazione. Se così fosse, quando i marxisti in Russia erano
3 sbagliavano per il solo fatto di essere 3.
Il Capitale di Marx è forse meno importante perché lo ha
scritto una sola persona ?
Il fatto che il marxismo in Russia sia iniziato - come dicevamo - con
un gruppo di 5 persone (subito rimaste in 3, peraltro tutti
ex-"terroristi" populisti) rende meno importante, storicamente e
politicamente, quel passaggio ?
Quale pensa che sia, Gennaro Scala, il consenso del quale egli gode ?
Nessuno, ovviamente. Eppure che diremmo se in nome di questo “principio
del consenso popolare” togliessero a Gennaro Scala il diritto di
parlare, il diritto di portare avanti la propria iniziativa politica,
il diritto di "moderare" una lista "marxiana" ? Anzi, cosa diremo
quando questo - come è probabile – si verificherà stante
la tendenza generale a ridurre ogni spazio di agibilità persino
puramente democratica ? Diremo forse che se l’è cercata
così impara a inondare le liste telematiche con miriadi di
articoli e di commenti, molti dei quali, peraltro, assai poco
interessanti ?
Dobbiamo seguire Epifani quando dice che gli iscritti alla sua
organizzazione sindacale non possono scioperare o manifestare con i
Cobas pena l’espulsione ?
O dobbiamo seguire Bertinotti e Diliberto che in nome della difesa a
oltranza della propria fetta di potere espellono dai propri partiti
persone che non condividono (salvo poi doroteisticamente rimangiarsi
tutto) la politica estera di D’Alema-Prodi fatta di Afghanistan, nuove
basi americane, stanziamenti miliardari per nuovi armamenti, missioni
in Libano… ?
Nella storia i marxisti sono stati molto spesso pochi, incompresi e
trattati da banditi e terroristi.
Ciò non toglie che siano stati in grado di dirigere rivoluzioni,
rivolte, lotte di liberazione… anche senza liste di discussione
“marxiane”. Come sappiamo, è con il senno di poi che si
comprende il senno di prima. E’ dall’uomo che si comprende la scimmia.
I “neo”-“brigatisti” possono essere in pochi e seguiti da nessuno;
possono anche essere potenzialmente violenti.
In linea di principio queste caratteristiche non sono "problematiche"
per un marxista (ricorda, Gennaro Scala, cosa sosteneva Marx nel
Capitale in merito alla violenza “levatrice della storia” e nel
Manifesto sulle “intenzioni” dei comunisti ?).
Lenin condusse una battaglia politica implacabile contro il populismo
ma ne riconobbe sempre i meriti e mantenne sempre altissima la propria
solidarietà con il loro genuino spirito rivoluzionario e
altrettanto alto il proprio disprezzo per i "democratici" liberali (la
Krupskaja nel suo "La mia vita con Lenin" ricorda quando, dopo
l'arresto del fratello populista di Lenin, Aleksandr, nessuno voleva
neppure accompagnare la madre al carcere per la visita ad un detenuto).
Di questi esempi se ne potrebbero fare a migliaia.
Gli autentici marxisti non hanno mai, ripetiamo mai, alimentato la
de-solidarizzazione di fronte al nemico di classe. Semmai, hanno
condotto battaglie asprissime (talvolta ultra-minoritarie, talvolta
violente) al proprio interno per combattere tendenze considerate
sbagliate o addirittura nefaste.
Per i marxisti il metro di giudizio è un altro.
E’, piuttosto, quello del rapporto tra essere e pensiero, tra
realtà e volontà, tra coscienza e falsa coscienza. Magari
i “neo”-“brigatisti” vivono effettivamente in un “cielo del passato” o
addirittura in una “realtà parallela” prodotta dalle lenti
deformanti della propria falsa coscienza… E’ possibile, magari è
persino probabile. E’ possibile anche che tutti noi che ci definiamo
marxisti a dispetto di una “realtà” che ci vuole ormai "fuori
dalla storia" viviamo immersi in una realtà fantastica
totalmente estranea a quella reale.
Perché Gennaro Scala deve sapere che ciò che lui dice dei
“neo”-“brigatisti” quasi tutti, in Italia, lo dicono di quelli come
lui. Ma se gli togliessero la possibilità di moderare una lista
“marxiana” noi che diremmo, ce ne rallegreremmo o esprimeremmo la
nostra solidarietà ?
Noi, esprimeremmo la nostra solidarietà, anche se delle
posizioni e degli atteggiamenti di Gennaro Scala non condividiamo
assolutamente nulla, come nulla condividevamo nel 2002 quando noi, lui
ed altri tentavamo (fallendo) di costruire un area antimperialista
all’interno del movimento contro la guerra.
Allora, lui simpatizzava con l’area dell’Ernesto (quella che oggi
approva la politica del governo Prodi come l'unica possibile - il reale
è razionale ? -). Oggi, quell'area non gli piace più.
Idee poche e poco solide, Gennaro Scala, ma tanta, troppa, voglia di
impedire agli altri di esprimere le loro
Concludiamo e chiariamo per l'ennesima volta.
Noi siamo sempre solidali con coloro che vengono colpiti dalla
repressione (o dalla “prevenzione”) dello Stato del capitale e non per
questo ne sosteniamo necessariamente idee e pratiche. Anzi, riteniamo
che la vera solidarietà sia proprio quella che si esprime nei
confronti di coloro di cui non si condividono le idee e le pratiche.
Altrimenti, si finisce per fare la solidarietà solo a sé
stessi.
Non abbiamo scritto questa lettera per lamentarci del gretto spirito
censorio dei due “moderatori” (non moderati) della lista. Ci spiace non
poter ricevere i materiali che vi passano ma anche Gennaio Scala
può intuire che potremo portare avanti ugualmente la nostra
modesta iniziativa politica.
Naturalmente riteniamo l’atteggiamento dei moderatori espressione di un
clima molto, molto, preoccupante; temiamo che, se invece di avere a
disposizione solo il semplice ritiro dell’iscrizione, i due moderatori
“marxiani” avessero avuto a disposizione altri mezzi, probabilmente non
avrebbero esitato ad usarli. Ma ogni persona ha il suo “tasso naturale”
di protagonismo per cui lo Scala e il suo co-moderatore hanno ritenuto
che il proprio microscopico potere dovesse essere esercitato senza
darci neppure possibilità di replica (molto "democratici").
Dalle nostre parti si dice di persone di questo genere che “se avessero
il potere della chiave del cesso farebbero cagare addosso tutti”.
Culturalmente, colpisce quanto abbia scavato la logica del “preventivo”.
Dice Scala che siamo stati espulsi
per non fare girare anche su “marxiana” dei comunicati girati su altre
liste
Si tratta dunque, addirittura, di una bushiana censura preventiva (tra
l’altro ipocrita perché se avessimo voluto mandare su “Marxiana”
il comunicato lo avremmo fatto subito).
Anche un Gennaro Scala può capire che se vogliamo far conoscere
il nostro comunicato ai membri della lista non è necessario
passare necessariamente da questa. Quindi il suo obbiettivo non era
quello di non far passare il nostro comunicato, ma evitare che a
qualcuno venisse in mente di discuterlo, farne oggetto di una
riflessione (cosa che peraltro a noi non interessava dato che,
ripetiamolo, non abbiamo mandato il comunicato in lista).
Abbiamo scritto questa lettera per chiedere a tutti gli iscritti di
dire cosa ne pensano. Ovvero, per chiedere di esprimere pubblicamente
il loro punto di vista sulla legittimità della
solidarietà di classe che a nostro avviso, per un marxista,
dovrebbe essere l’ABC (anche perché, si sa, la “ruota della
repressione”, purtroppo, gira).
Chiediamo quindi agli iscritti alla lista “Marxiana” di prendere
posizione, oltre che rispetto alla nostra esclusione, anche rispetto
alla legittimità di offrire solidarietà a chi viene
colpito perché - matto o non matto che sia - lotta nei posti di
lavoro e nella società più in generale per costruire un
società comunista (come ogni marxista dovrebbe fare),
indipendentemente dal fatto che i suoi metodi di lotta e la sua
strategia sia o meno da noi condivisa.
Chiediamo che gli iscritti inviino la loro posizione alla lista e anche
a noi che ne siamo attualmente esclusi.
Chiediamo di essere reintegrati e, qualora ciò non avvenga,
chiediamo a chi pensa che la solidarietà sia legittima
aldilà delle rispettive posizioni di ritirare la propria
adesione alla lista “Marxiana” che, in quel caso, di “marxista” non
avrebbe proprio più nulla. Sarebbeun piccolo ato di
solidarietà nei nostri confronti e un gesto di chiarimento
intellettuale.
Temiamo che in molti ambienti si stia sviluppando la pericolosa
tendenza alla dissociazione preventiva e a catena. Riteniamo che
compito di intellettuali e militanti marxisti non possa essere solo
quello di farsi le “seghe mentali” su frammenti più o meno
inediti di Marx o di esaltare “cosmopoliticamente” (avrebbe detto
Gramsci) tutto quello che viene da fuori sparando a zero su tutto
quanto si muove dentro.
Compito di intellettuali e militanti marxisti e rivoluzionari (si
può essere marxisti senza essere rivoluzionari?) è quello
di “sporcarsi le mani” (teoria e prassi) e non di lavarsele,
pilatescamente. Una assunzione di responsabilità di questo
genere sarebbe comunque, aldilà degli esiti, un passo in avanti
all’interno di un movimento comunista che ormai da troppi anni stenta a
ritrovare una propria strategia e nel quale l'opportunismo, in tutte le
sue varianti, la fa oramai da padrone.
La domanda è dunque questa.
E’ legittimo offrire la propria solidarietà a compagni e
compagne colpiti dalla repressione in quanto militanti comunisti (e non
in quanto pedofili) indipendentemente dalle reciproche strategie
politiche ? Farlo, deve procurarci la censura preventiva da liste
“marxiane” ?
Il pastore protestante Martin Niemöller, internato nel 1937,
sopravvissuto al lager di Dachau, riassunse in parole memorabili gli
effetti devastanti della mancata assunzione di responsabilità e
di solidarietà verso i perseguitati nei dodici tragici anni del
totalitarismo hitleriano: «Prima vennero per i comunisti, e io
non dissi nulla perché non ero comunista. Poi vennero per i
socialdemocratici io non dissi nulla perché non ero
socialdemocratico. Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi nulla
perché non ero sindacalista. Poi vennero per gli ebrei, e io non
dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero a prendere me. E
non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa»[2].
Toscana, marzo 2007
Le compagne e i compagni del Laboratorio Marxista
[1] Il comunicato di solidarietà del Laboratorio Marxista
è il seguente: “Esprimiamo la nostra solidarietà alle
compagne e ai compagni, nonché alle strutture sociali e
politiche, coinvolti nell'attacco repressivo che oggi ha colpito con 15
arresti e 70 indagati”.
[2] http://www.onebook.unina.it/ris_02_01.php