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Da Napoli: lettera a Giorgio Bocca diAntonio Marfella

 

Gent.mo Giorgio Bocca,

ho letto con la dovuta attenzione e rispetto l’intervista pubblicata su “NAPOLI PIU’” del 25 marzo 2007. Nulla da eccepire, anzi, mi spiace che abbia coinvolto Timbuctu. Mitica città fuori dal tempo e dallo spazio, Timbuctu, al contrario di Napoli, è al di fuori da secoli da qualunque rotta commerciale e preserva intatta il fascino della propria identità civile e culturale (vedi LA REPUBBLICA sempre del 25 marzo 2007) .

Io sono un cittadino napoletano che ha vissuto dalla nascita soltanto in questa città e mi sono reso conto che Napoli vive in questo periodo della Storia un ruolo unico che la pone al centro della attenzione del Mondo. La sua caratteristica peculiare di città senza regole in Italia e nel Mondo l’ha trasformata negli ultimi venti anni nel Laboratorio Mondiale della “DEREGULATED GLOBALIZATION” (Globalizzazione selvaggia e senza regole). 

Napoli da tempo è la Hong Kong del Continente commerciale Europa, punto di ingresso e transito di tutte le merci legali, e soprattutto illegali, da immettere nel circuito commerciale Europeo.

Per un caso fortuito ho letto contemporaneamente sia “Napoli siamo noi” che “Gomorra” e l’unica nota emotiva che trovo discordante è la diversa angoscia reattiva che pervade chi, come me e Saviano, questa realtà la vive e la subisce ogni giorno e chi, con il dovuto e meritato distacco di una vita vissuta, combattuta e nobile, guarda dall’alto e giudica con uno sguardo non proiettato verso la necessaria riconquista di un futuro civile che, chi invece ci vive, sa di dovere combattere rischiando la vita per ottenere.

Io so benissimo quanto pessima sia oggi Napoli: la vivo ogni giorno. Amo moltissimo la mia città multietnica e multiculturale di antichissima civiltà e ricca di tesori di arte e cultura. Napoli è un Museo a cielo aperto, e a Napoli persino più che a Roma (grazie a Pompei) vi sono i più vivi e ancora attuali tesori della civiltà Romana grazie al Museo Nazionale. Io sono nato a Mater Dei, cresciuto a Piazza del Gesù dai Padri Gesuiti, ho studiato presso il Museo Nazionale nella Facoltà di Medicina di S. Giuseppe Moscati, e vivo da molti anni nelle adiacenze di Piazza Cavour e del Rione Sanità.

Subisco ogni giorno sulla mia pelle e quella della mia famiglia la vergogna della impossibilità di vivere una vita semplicemente normale. La caratteristica di “tolleranza” del popolo napoletano, che sin dalle analisi di Vincenzo Cuoco sul fallimento della Rivoluzione del 1799 ne costituisce intelligente strumento di sopravvivenza, è nota causa della impossibilità di valido attecchimento di qualunque scintilla rivoluzionaria. E oggi il Popolo Napoletano e la Camorra hanno trovato nel commercio globalizzato anche della droga una fonte inesauribile di denaro e quindi di “lavoro” per una sempre più larga fetta di popolazione. 

Ciò impone da parte di quella piccola, ma culturalmente elevatissima, fetta di cittadini napoletani civili, oggi rappresentati nei circoli culturali, politici e morali che si stringono attorno a Maestri laici come Gerardo Marotta e religiosi come Padre Alex Zanotelli e il Cardinale Crescenzio Sepe, un impegno civile fortissimo quale “consapevole minoranza”.

Ciò che però a mio parere serve, in questa lotta impari contro un Moloch che genera denaro illegale in quantità infinite, che ancora non vedo lucidamente finalizzato nel meraviglioso impegno del Cardinale Sepe e comincia invece a delinearsi nell’impegno dei laici come l’Assise di Palazzo Marigliano guidata da Marotta, è la consapevolezza di dovere lavorare nel recupero organico di scolarità, formazione e partecipazione civile del cittadino napoletano, soprattutto dei giovani, finalizzandolo alla costruzione di una nuova Classe Dirigente che provenga dalle viscere e non sia imposta dall’esterno (come sempre) al Popolo Napoletano.

Ciò che per secoli nessun Potere ha mai voluto, neppure quello attuale, è rendere consapevole e partecipe delle proprie scelte politiche il cittadino napoletano. 

 

Napoli è oggi Laboratorio Mondiale di “deregulated globalization”: ciò che Napoli riuscirà a fare per ritrovare regole e soprattutto se stessa non salverà soltanto la città di Napoli, e neanche l’Italia, come dice Bocca, ma il Mondo Intero. 

Ho scelto così di non piangere o fuggire, ho scelto invece di dare una mano ai pochi e  validissimi giovani che attorno a Marotta e in Palazzo Marigliano si ribellano a questo Stato delle Cose. E ho scoperto una voglia infinita e insoddisfatta di formazione e informazione in tutti: giovani e meno giovani cittadini napoletani.

Lo scorso 20 marzo sono stato tra coloro che hanno accompagnato i giornalisti della stampa estera nel “Tour della Munnezza” per la Campania. Ho visto insieme a loro scene da Inferno Dantesco sul territorio martoriato di ciò che fu Campania Felix e il Grand Tour di Goethe.

Quando Tom Kington, giornalista inglese dell’Observer, con il candore ma non la ingenuità di chi vede queste cose da un altro mondo mi chiede: “Ma come è possibile che la Camorra non si rende conto che distruggendo la Terra uccide se stessa e i propri figli ?” ho risposto che, al contrario della Mafia, chi vive e gestisce il Potere in Campania non ha bisogno di fare studiare i propri figli affinché essi possano insinuarsi nella matrice organica della Società Civile, a vantaggio della “Famiglia”. Per generare un flusso infinito di Denaro e Potere in Campania oggi si deve gestire il semplice Commercio e la intermediazione di un numero infinito di merci legali e illegali provenienti da tutto il mondo (Cina in primis), e quindi tutti i figli e i parenti vengono coinvolti nel vorticoso giro di commercio e Società per il controllo non del territorio o della Società Civile ma soprattutto del semplice “scambio commerciale”.

Ciò fa si che, purtroppo, il camorrista non avverta l’obbligo di fare crescere culturalmente e civilmente i propri figli. Anzi, ciò potrebbe renderli persino deboli e incapaci di gestire adeguatamente l’intermediazione commerciale e “para-militare”, che oggi in tutto il mondo ha sostituito quale fonte di ricchezza persino gli Imprenditori che i beni li producono.

Pertanto, abbiamo tutti un solo obbligo morale e una sola strada possibile da percorrere, uniti, in modo coordinato ed efficace perché il tempo si riduce sempre di più.

Da un lato recuperare a un ruolo formativo/informativo organico ed efficace la Famiglia e la Scuola (quale normale Genitore e Professore sa per esempio cosa siano veramente la cocaina e la diossina?), dall’altro consentire a scopo formativo e civile la vera Partecipazione Politica di ogni cittadino alla costruzione delle scelte della Comunità Civile Napoletana. Ogni singolo Cittadino Napoletano, camorrista incluso, da sempre vuole capire, e poi decidere, da solo e con la propria testa.

Se riusciremo a fare capire anche ai camorristi, e alla loro ormai enorme massa di salariati cittadini, quali sono gli indirizzi giusti di vivere civile in grado di tutelare il futuro di tutti i nostri figli, ci potremo salvare. E occorre sfruttare anche il nuovo ruolo delle Donne nella Società e persino nell’organigramma della camorra. Anche camorrista, una Mamma a Napoli è sempre una Mamma. Se si rende conto di quanto Infinito Male ci sia nella cocaina, da Napoletano sono certo che anche una Mamma camorrista non la farà né usare né spacciare al proprio figlio.

E c’è un solo modo di convincere i napoletani: non con le sole parole, ma con l’Esempio della propria vita.

Possiamo diventare ancora il Laboratorio Mondiale di “Regulated Globalization”.

Un cosa sola sia chiarissima a tutti: il problema Napoli non è un problema locale.

Se Napoli si perde, si perde il Mondo Intero. Se Napoli si salva, si salva il Mondo Intero.

 

Napoli, li 25 marzo 2007

 

Antonio Marfella, Cittadino Napoletano

Tossicologo Oncologo Fondazione Sen. G. Pascale,

Difensore Civico Assise Palazzo Marigliano,

Segretario Generale Napoli Federazione CISL MEDICI,

Congregato Mariano CVX Gesù Nuovo