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La cacciata di Lama è viva e lotta insieme a noi
IL RE E' NUDO
LA STRADA E' SGOMBRA,
ADELANTE!
Bye bye Bertinocchio
Di
Fulvio Grimaldi
27/03/07
Mentre scrivo, al Senato fascisti, massoni, mafiosi, integralisti
cattolici, ladroni e corrotti vari, rinnegati e traditori non hanno
ancora votato per proseguire il massacro del popolo afgano.
Sarà, poi, collera, disprezzo, schifo, lotta.
Intanto però, compagni si gode come tarantole per il Lama-bis a
Bertinotti, Prodinotti, Bertisconi, Ratzinotti, tutto insieme
spernacchiato e totalmente denudato degli orpelli con cui ancora
copriva la neoplasia etico-estetico-politica che aveva coltivato sotto
i suoi cachmere e sparso su un partito lobotomizzato.
Quella volta da Lama, nel 1977, c'ero e la ricordo come uno dei momenti
più felici - di solito si arriva alla contentezza, quando va
bene - di un'esistenza sulle montagne russe. Felicità un po'
come quella quando con fedayin di 16 anni andavo strisciando attorno al
fiume Giordano e le pallottole dei ladri espropriatori e genocidi ci
segavano i fili d'erba davanti al naso e noi ci si sorrideva
finchè il sudore non ti infilava spilli negli occhi. La cacciata
del tinteggiato e pancettuto sindacalista da sottomissione, a pensarla
più tardi, era un po' la Goetterdaemmerung, il crepuscolo degli
dei. Gli dei anti-dio e Anticristo del '68 che l'avevano durata per
diec'anni, alla faccia di leader cornutoni, antesignani di
Bertinocchio. Ultimi dei che in quel'77 si giocarono il tutto per il
tutto. Contro il mondo intero. Che, in quel momento, invece,
iniziò a tornare a essere la patria dei padroni e la morte della
libertà. Frutto anche allora di tradimenti perpetrati da
infiltrati, rinnegati, opportunisti, liquidazionisti e dal Grande
Partito Comunista Italiano, ormai da qualche decennio coppia di fatto
con l'oligarchia atlantico-mafiosa (dico mafiosa per dire italiana.
C'è qualcosa di non mafioso nell'Italia della politica
ufficiale?)
Devo rivendicare una lontana paternità. Lo striscione
Bertinot-in-my-name, che disintegrava il parvenu di Vespa e della
Camera ieri mattina alla Sapienza, inalberato da coloro che sicuramente
appartengono al meglio delle nuove generazioni, a scorno dello
sbertucciato che bofonchiava illividito di "schegge senza politica", lo
stesi io sul naso del monarca quando, spianato come un bulldozer
l'intera base del partito, gonfiò i pettorali e annunciò
urbi et orbi che era nata la "Sinistra Europea". "Sinistra Europea" di
complemento, insieme alla "non violenza" e alla negazione
dell'imperialismo, biglietti d'ingresso pagati dalle nostre tasche per
accedere agli affetti di Silvio, di Montezemolo e di Bruno Vespa, alla
Casina delle Rose insieme a Valeria Marini e Cecchi Gori e, da
lì, nella cameretta che Gengis Khan concede al suo palafreniere.
Me ne vennero 8 mesi di sospensione dal partito, ai quali poi preferii
aggiungere la massima delle lontananze, per non sentire il tanfo della
putrefazione. Del resto, non ha annunciato Franco Giordano, quello che
si vede sempre dietro a Bertinotti con la salvietta sull'avambraccio,
che l'anno prossimo nascerà il glorioso "Nuovo soggetto
politico, un po' meno di centro (ma più scaltro) del Partito
Democratico"? Rastrellare i resti. E nutrirne la propria recalcitrante
agonia. Un film già visto.
Ebbene, compagni e studenti della Sapienza, ci avete aperto il cuore
raggrinzito e rattoppato. L'avete colmato di gioia. Gioia che fa
germinare coraggio, coraggio che spacca il culo al presente e ci
rassicura sul futuro. Vecchia talpa, e qui mi riferisco soprattutto ai
Cobas, tenitori duro come nessuno, hai lavorato bene. Il re, questo re
da Paese dei Campanelli è nudo. La strada è sgombra.
Adelante.
E oggi tutti davanti al Senato per fare la stessa festa ai succedanei
di Bertinotti. In solidarietà con la sofferenza e in omaggio al
coraggio dei popoli sotto la cui esecuzione quel manipolo di cialtroni
mette la firma.