All'ospedale Sant'Andrea di Roma
è morta Giovanna Reggiani la signora aggredita, rapinata e
seviziata mercoledì nella zona di Tor di Quinto. Nel carcere
romano di Regina Coeli è finito Nicolae Romulus Mailat, il
presunto aggressore. Il Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, a seguito dei fatti, ha firmato il decreto legge che
prevede l'espulsione dei cittadini comunitari che rappresentino un
pericolo per la sicurezza pubblica. Il provvedimento è in attesa
di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma è già
comparso su internet. Intanto Romano Prodi ha assicurato che il Governo
continuerà “a vigilare seriamente e a fare in modo che questi
atti non si ripetano più”.
Per noi è indifferente il colore della pelle quanto quello degli
occhi: chi commette reati efferati come lo stupro e la sevizia deve
pagare duramente il suo gesto contro l’individuo e contro la
comunità. Non ci sono dubbi su questo. Il problema, semmai,
c’è quando da un fatto singolo si fanno discendere regole
generali del tipo: l’aggressore pare essere un rumeno, quindi i rumeni
vanno cacciati. Non parliamo poi dell’ignoranza di chi spinge questo
razzismo populistico, per cui i rumeni sono di etnia rom…
Il clamore spropositato suscitato dal “caso Mailat” e lo spazio che
è stato dato al fatto in Italia da tutti i mezzi di
(dis)informazione è stato puramente strumentale all'approvazione
del cosiddetto “pacchetto sicurezza”. Il decreto sulle espulsioni dei
cittadini comunitari adottato dal Consiglio dei Ministri straordinario
non ha nulla di diverso dalle norme contenute nel disegno di legge
varato dal Governo la settimana scorsa. Nella sostanza l'esecutivo ha
soltanto accelerato il provvedimento per far fronte alla
straordinarietà della situazione mediatizzata, evitando, dunque,
l'iter parlamentare.
Il decreto attribuisce ai
prefetti il potere di espellere i cittadini comunitari - come sono i
romeni, il cui Paese è parte dell'Unione Europea - per ragioni
di pubblica sicurezza. In tutto il DL non è spiegato cosa si
intenda con questa proposizione. Si parla genericamente di un
“comportamento del comunitario che compromette l'incolumità
pubblica, rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale
incompatibile con l'ordinaria convivenza”. Può voler dir tutto e
niente!
Prima di questo DL, la facoltà di
espulsione di cittadini comunitari era limitata al solo Ministro
dell'Interno e, quindi, legata a casi eccezionali. Nella nuova
normativa l'allontanamento resta di pertinenza del Ministro solo in
riferimento ai comunitari che soggiornano in Italia da più di
dieci anni e ai minorenni, oppure per motivi di ordine e sicurezza
dello Stato. Per motivi di “pubblica sicurezza” ora il Prefetto
può disporre l'epulsione immediata; il cittadino espulso non
potrà rientrare in Italia prima di tre anni ed in caso di
violazione del divieto può essere punito con il carcere fino a
tre anni. Resta da verificare quanto le disposizioni europee in materia
di libera circolazione, soggiorno e allontanamento dei cittadini
comunitari, potranno magari limitare le norme adottate dal Governo. Il
dispositivo è attivo già da qualche giorno: sono
già cominciate le procedure di espulsione.
Il Capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha allertato questure e
prefetture sul monitoraggio dei romeni e dei rom presenti nel nostro
Paese. Sono migliaia quelli che rischiano di dover lasciare l'Italia
entro qualche giorno, perché l'elemento determinante sarà
la “pericolosità sociale” degli individui che verrà
stabilita non solo esaminando i precedenti penali di ognuno, ma anche
il tenore di vita e dunque la “capacità di sostentamento” che
fornisce la percentuale di rischio per la commissione di eventuali
reati. Quindi si baseranno sul censo…
Sono le forze di polizia a dover predisporre le richieste e individuare
chi non ha i requisiti per rimanere in Italia. Si procederà con
azioni preventive, ma anche repressive. Il campo nomadi dove aveva
trovato rifugio Nicolae Romulus Mailat, presunto assassino di Giovanna
Reggiani, è stato passato al setaccio, così come altri
quattro insediamenti che si trovano a ridosso del Tevere e dell'Aniene.
Una ventina di persone trovate senza documenti sono state portate in
questura. Entro due giorni saranno rase al suolo tutte le baracche.
Analoghi controlli sono scattati in altre città.
A chi sarà ritenuto “pericoloso per la sicurezza” verrà
consegnato il provvedimento di espulsione che dovrà poi essere
convalidato dal giudice di pace entro 48 ore. Se si tratta di persone
in attesa di giudizio, sarà necessario il “nulla osta” del
magistrato entro 15 giorni. Subito dopo saranno organizzati i
trasferimenti a bordo di aerei e pullman che, nelle intenzioni del
Viminale, dovranno avvenire quotidianamente. In attesa del rimpatrio i
comunitari saranno mandati nei centri di permanenza temporanea.
A Roma si sta valutando la possibilità di svuotare la struttura
di Ponte Galeria.Tra le ipotesi esplorate in queste ore dal Ministro
della Giustizia c'è pure quella di trasferire nelle carceri
romene un centinaio di detenuti che stanno scontando la pena in Italia.
Ma tutta questa voglia di sicurezza, tutto questo parlare di reati da
parte dei migranti provengono dall’ex Governo, quando abbiamo assistito
all’apertura ed alla legalizzazione di decine di agezie private, con
scandali al seguito, fatti di spioni, di intercettazioni, di
pedinamenti, di rapimenti (Abu Omar) e servizi segreti. Questo è
diventato un vero e proprio business a livello economico, con
telecamere piazzate un po’ ovunque, per la felicità di chi ama
la società del controllo e della repressione. Con mille problemi
ben più seri (precariato, società disgregata, scontri fra
dominanti, accordi tra banche alla faccia dei cittadini, etc.) che
fanno lorsignori? Pensano alla presunta guerra per le strade tra
immigrati e cittadini di serie A!!! Inquietanti!
Fino al giorno dell'aggressione la “sinistra radicale” aveva
formalizzato la sua solita tiepida protesta con l'astensione dei
quattro Ministri dell'area nei confronti del DL. Al primo fatto di
cronaca nera in cui sembra coinvolto un rumeno e in cui si parla di
baracche e di persone di etnia rom - punti cardine dell'attuale
specchietto per le allodole -, i mass media pompano all'inverosimile il
fatto, puntando l’indice contro i rumeni, accendendo il solito
populismo forcaiolo. La sinistra istituzionale (radicale e non), con
gran parte del popolo inferocito e pronto ai pogrom – già
partite le ronde dei “circoli della libertà” e dei neofascisti
-, che cosa fa? Per la paura di perdere i voti, conferma la linea della
fermezza del Governo, affidando la patata bollente al sindaco di Roma e
leader del PD, Walter Veltroni, per il quale davanti all'immigrazione
vale il doppio binario, secondo cui bisogna accogliere chi scappa dalla
morte, ma essere duri con chi vuole provocare la morte. Dal PRC
prendono voce i disagi contro la “linea emergenziale” e la
preoccupazione che Veltroni rischi di spostare l'asse della coalizione
e del rapporto con il premier verso destra. Si preoccupano della
leadership del Governo – che definiscono “diarchia” -, ma dicono ben
poco sulla questione principale.
L’unico ad esporsi contro la strumentalizzazione da parte dei poli
risulta essere il ministro della Solidarietà sociale, Paolo
Ferrero. Dagli altri solo parole di compiacimento nei confronti di
Veltroni: tutti condividono la necessità di coinvolgere l'Unione
Europea e la Romania per regolare i flussi migratori ed affrontare con
il tema della sicurezza. Inquietante il ruolo di tutta la sinistra in
questa vicenda.
Alla destra populista e neofascista non è sembrato vero di poter
soffiare sul fuoco, essendo uno dei suoi cavalli di battaglia quello
dello “stop all’immigrazione”. Ha ovviamente rilanciato, non volendosi
veder scalzata dal centrosinistra di Governo, insaponando
(metaforicamente) i nodi scorsoi riposti negli armadi, nonché
rispolverando i forconi in stile ku klux klan…
Dobbiamo renderci conto dell'uso strumentale che tutti i gruppi
politici fanno di queste tragedie. Il progetto totalitario della
società del controllo e della repressione sta prendendo sempre
più adesioni.
Eppure basterebbe fare un'inchiesta sulla violenza, non politica, degli
anni '70-'80, sui centinaia di sequestri che c’erano ogni anno, con
migliaia di rapine, per non parlare di scippi e furti, delle centinaia
di omicidi e di violenze sessuali che erano all'ordine del giorno.
Erano tutti italiani, ma di questo nessuno si ricorda. Oggi il tasso di
violenza non è più a quei livelli, ma la campagna
mediatica vuole far percepire il contrario. Creata ad arte per spingere
la formulazione di leggi autoritarie e di controllo, la campagna
reazionaria e fascistoide fa passare come desiderio del popolo questa
voglia di combattere contro l’immigrato ed il diverso in genere. Il
nostro compito è ostacolare questo progetto reazionario.
Dobbiamo svelare l'uso e l’abuso che viene fatto della violenza contro
le donne per legittimare la logica securitaria. Non è un caso
infatti che la stretta repressiva sia avvenuta davanti a una violenza
da parte di un migrante. E' il modo migliore per individuare un nemico
esterno, facendo finta che il problema sia il mostro, lo straniero,
colui che viene da lontano.
Eppure la prima causa di morte e di invalidità permanente per le
donne italiane sono gli italiani stessi. E' un massacro quotidiano che
avviene dentro la famiglia da parte di mariti, di padri, di fratelli e
di fidanzati, ma nessuno ne parla, né dice qualcosa contro
quella che è una vera calamità: bocche cucite su questo!
Nelle ore in cui le agenzie di stampa ed i telegiornali sparano in
primo piano la notizia del "romeno", un bravo italiano dava fuoco alla
convivente sudamericana. Perché i consoli Prodi o Veltroni non
hanno detto nulla di questo Paese di incivili?! No, loro hanno
approfittato del caso con al centro un diverso, un migrante, il capro
espiatorio per costruire una società standardizzata, sicura
(solo per i ricchi) e autoritaria.
Il legame tra l’omicidio di Giovanna Reggiani e l'approvazione del
decreto sulle espulsioni da parte del Governo è solido, come
abbiamo detto, perché ha contribuito a creare il clima di guerra
che siamo costretti a vedere ovunque, a destra come a sinistra.
Ancora una volta mettiamo sotto accusa il mondo dei mass media, dove si
costruisce il mostro, si dà priorità alle notizie, si
celano i dati più allarmanti per usare un singolo caso come
testa d'ariete di un Governo repressivo.
I dati statistici denunciano che il 90% delle violenze avvengono in
famiglia, ma se l'uomo violento è un migrante non c'è
scampo, non c'è speranza, parte la campagna mediatica, come
è già accaduto ad Erba, a Perugia, come succede
costantemente, per poi scoprire che l'assassino è il vicino di
casa o il marito. Non possiamo stare a guardare, non possiamo
permettere che le tragedie vengano usate in questo modo.
Non tutti si rendono conto che il Consiglio dei Ministri ha approvato
un pacchetto di cinque disegni di legge in materia di sicurezza dei
cittadini e di contrasto all’illegalità. Il primo disegno di
legge, su proposta del Ministro della giustizia, Clemente Mastella,
contrasta i reati che creano un forte allarme sociale con misure di
inasprimento delle pene per omicidio colposo e lesioni personali
colpose se aggravati dallo stato di ebbrezza da alcool o da
stupefacenti; introduce il reato di adescamento di minori attraverso
l’utilizzo della rete internet o di altri mezzi di comunicazione. Con
il secondo disegno di legge, su proposta dello stesso Mastella, del
Ministro degli Affari Esteri, Massimo D’Alema, e del Ministro
dell’Interno, Giuliano Amato, l’Italia aderisce al Trattato di Prum
(sottoscritto da Belgio, Germania, Spagna, Francia, Lussemburgo, Paesi
Bassi ed Austria) che sancisce il potenziamento della cooperazione
trans-frontaliera per contrastare “terrorismo” e “migrazione illegale”.
Inquietante, visto l’uso che sono soliti fare della parola “terrorismo”
e dei delitti compiuti da pochi migranti. Vengono istituiti due nuovi
enti: la banca dati nazionale del DNA e il Laboratorio centrale delle
banche-dati presso i Ministeri dell’Interno e della Giustizia, “al fine
di facilitare l’identificazione degli autori di delitti” – dicono loro
-, per schedare tutti, diciamo noi! Nella banca verranno conservati i
profili di DNA scaturiti dall’esame di reperti biologici acquisiti nel
corso di procedimenti penali ovvero prelevati da detenuti con condanna
definitiva o in carcere per misure cautelari, arrestati in flagranza di
reato e sottoposti a fermo di polizia.
Ribadiamo di essere contro le leggi speciali autoritarie e rezionarie,
invocate da quasi tutti gli esponenti politici di questo Paese. Siamo
contro la campagna mediatica tesa a fomentare la guerra razzista e
xenofoba.
Siamo convinti che solo il cambiamento delle condizioni reali della
società saranno l’anticamera per una serena convivenza tra
nazionalità differenti: soltanto una pacifica convivenza ed il
recupero di spazi di socialità e di comunità potrà
portare ad una diminuzione dei reati da parte di tutti i cittadini,
nessuno escluso.
Comunità Proletarie Resistenti
http://cpr.splinder.com