Una «Why not» alla veneta, fondi Ue dirottati a piacere
Parla una gola profonda della Compagnia delle opere:
«Società di cartapesta per raccogliere finanziamenti a
Padova. Con il placet di destra e sinistra»
Ernesto Milanesi
Padova. Un dettagliatissimo esposto (con il prospetto in foglio Excel
che parla da solo...) nelle mani del Nucleo tributario della Guardia di
finanza, coordinato dal maggiore Antonio Manfredi. Ha innescato le
perquisizioni nella sede dei Magazzini generali e del Consorzio zona
industriale, gli enti economici che (con l'Interporto) fanno capo a
Comune, Provincia e Camera di commercio di Padova. Poi le deposizioni
davanti al pubblico ministero Antonella Toniolo che conduce
l'inchiesta: fin dai primi passi spiccano sin troppe analogie con il
«caso Why Not» in Calabria.
Per il momento, ci sono sei indagati eccellenti, legati a quella
Compagnia delle opere nella cui sede ama farsi ospitare il ministro
Bersani. Su tutti, Renzo Sartori che prima di essere direttore ed ex
presidente di Magazzini generali è stato assessore in una giunta
guidata dall'attuale sindaco Ds Flavio Zanonato. E Alberto Raffaelli,
presidente di Cosmi network. Penalmente, potrebbero beneficiare
dell'indulto. Tuttavia, rischiano di dover mettere mano al portafoglio
e restituire somme non indifferenti.
La truffa è ai danni dell'Unione Europea, dello Stato e delle
Regioni. L'ipotesi accusatoria appare ben delineata: il pool di sigle
della Compagnia delle Opere avrebbe chiesto e incassato fondi
comunitari (non meno di due milioni di euro) dirottati a beneficio di
altre attività e società diverse. Già
«congelati» a Venezia i contributi del triennio 2003-2005.
E in Procura continuano a sfilare testimoni che confermano i verbali
resi ai finanzieri. O candidamente ammettono: «Sì. E'
vero. C'è scritto che ho partecipato al progetto, ma in
realtà non ci ho mai lavorato».
Faldoni di documenti sono già stati prelevati negli uffici delle
Direzioni formazione, Lavoro e innovazione e Ricerca della regione
Veneto. E da ieri mattina è ripreso il lavoro delle fiamme
gialle e della Procura della repubblica, retta da Pietro Calogero.
Fatture e conti al setaccio, clamorose connessioni da verificare,
riscontri destinati ad allargare l'orizzonte investigativo. Uno
scenario che mette i brividi a mezza città.
Truffa. Da milioni di euro. Formazione, logistica, attività
produttive. Contributi «girati» in parte altrove. Progetti
di innovazione virtuale. Partita doppia che non quadra. Avvisi di
garanzia per cinque manager legati a filo doppio con la Compagnia delle
Opere. Oltre a Sartori e Raffaelli, Fabio Di Nuzzo presidente della
cooperativa Dieffe, Giuseppe Cinquina della Fidelio, Orazio Zenorini
della Cesfo e Maurizio Battistella della Work Crossing. Tutti si sono
affidati allo stesso avvocato: Giorgio Fornasiero, ex presidente
dell'Usl ai tempi della Dc poi approdato all'Esu (alloggi e mense
universitarie) dopo le consulenze legali al discusso presidente della
Camera di commercio Gianfranco Chiesa.
Una galassia di sigle societarie che riconduce, inesorabilmente, alla
palazzina di via Forcellini, quartier generale dei ciellini che in poco
più di un quarto di secolo hanno «operato» la
conversione al business. E la Compagnia, ora presieduta da Graziano
Debellini, ospita volentieri al centro congressi papa Lucani gli
appuntamenti politici che contano: dalle convention di Forza Italia
alla «lezione preventiva» sul Partito Democratico di Walter
Veltroni. A Padova, sono incistati dovunque girino quattrini sul
confine fra pubblico e privato. Godono di ottima stampa, con tanto di
autorevoli firme di Repubblica opportunamente coltivate. E possono
spostare un migliaio di voti nelle urne cittadine.
Ma la «chiesa nella chiesa» non è immune né
al di sopra delle leggi. Deve fare i conti con la giustizia terrena e
con il tradimento della fede nella Compagnia. Tutto comincia con
l'assunzione di un esperto in rendicontazione. Presentato da
«amici», arriva dall'Emilia e vanta esperienze di
cooperazione in Albania. Finisce davanti ad un computer, nel
«cuore» dell'amministrazione. Sullo schermo compare davvero
tutto: progetti delle società collegate e finanziamenti
pubblici, elenchi dei «docenti» e cifre non sempre
impeccabili, fatturazioni con nomi e cognomi. Insomma, l'intero sistema
operativo della Compagnia. Tutto bene, finché non esplode la
più banale causa di lavoro. In ballo, 20-25 mila euro. Arretrati
in sospeso, secondo il professionista spalleggiato da un legale. La
Compagnia, però, non salda. E' così che il disco rigido
del computer diventa la memoria spedita alla Guardia di finanza. A
Padova si apre un fascicolo d'indagine che terrorizza chiunque abbia
legami, diretti o indiretti, con la «rete» economica e
politica di Debellini & C. Impensabile mettere a tacere finanzieri
e magistrati. Imbarazzante la replica del meccanismo affiorato in
Calabria. Inquietanti gli scenari.
Ogni giorno ha la sua pena per i vertici della holding dei
«ragazzi di don Giussani»: sarà arduo uscirne
indenni come dal rogo della Befana, che nel 1998 costò la vita a
Massimo Paulon e Giulia (7 anni) e ferì una cinquantina di
presenti.
«Fatture fantasma? No, non direi. Piuttosto progetti di
cartapesta. Avete presente le scenografie degli Spaghetti Western?
Ecco, i progetti per cui chiedevano i finanziamenti sono simili. Se li
guardi di fronte vedi saloon, case degli sceriffi, negozi di
maniscalchi. Se giri l'angolo, capisci che esiste soltanto la facciata.
Progetti per due milioni di euro. Poi ci sono altri due milioni di
finanziamenti che riguardano i corsi». E' quanto dichiara,
«chiavetta Usb» a portata di mano, il professionista che ha
firmato l'esposto.
Una denuncia circostanziata che tanto preoccupa l'assessore regionale
alla formazione di Alleanza nazionale Elena Donazzan, sulla cui
scrivania sono passati alcuni dei progetti all'interno dell'inchiesta,
e il sindaco Zanonato, visto che il comune è azionista di
maggioranza dei Magazzini generali. Ma anche l'economia pubblica: con
il progetto Innova è stata promossa la fiera della logistica nel
2004; nell'idea di dar vita all'Interporto di Vladimir in Russia brilla
la San Paolo Partecipazioni (costruzioni ed engineering).
A Padova, si è già squarciato il velo. Tutti hanno avuto
la foto ricordo al pranzo riservatissimo con Giulio Andreotti, nello
stand padovano del meeting di Rimini ad agosto. Nessuno dimentica che
il ministro Pierluigi Bersani ama farsi ospitare in via Forcellini.
Pochi gli assenti dichiarati alla «cena di santa Lucia»,
dove i tavoli sono infarciti da chi occupa posti-chiave in
città. I «ragazzi di Cl» hanno fatto carriera di
pari passo con il magnifico rettore (che tanto filosofeggia pur di non
rientrare nell'anonimato). La Compagnia delle Opere ha in gestione lo
storico Caffè Pedrocchi, come il catering nelle mense
scolastiche comunali. Costruisce «case su misura», mentre
partecipa agli appalti (non solo negli ospedali). Offre pacchetti di
servizi alle famiglie: dall'asilo alle vacanze. Conta su parroci
fedelissimi, comunicazione ben strutturata nelle redazioni, amicizie
consolidate nel ramo affari & finanza. Un piccolo grande impero. E
una vera lobby elettorale. Fa sempre la differenza: voti da
«anatra zoppa», perfettamente dosati fra Polo e Unione. In
costante sintonia con i veri padroni della città. E' la cupola
di Padova contro cui si scaglia l'ex sindaco Settimo Gottardo?
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