Dal decostruzionismo marxista
all’involuzione nazional-comunista.
La piccola vittoria dei
comunitaristi e dell’estrema destra passa attraverso Preve.
Leggendo l’ultimo art. di Costanzo Preve (Demos e libertà) sulla
rivista Eretica (del Campo antimperialista) n. 2/2005 gli occhi,
sbalorditi, mi sono caduti su alcune indicazioni bibliografiche
del Nostro : il riferimento è ad alcuni suoi libri
stampati da case editrici quali le Edizioni Settimo Sigillo e le
Edizioni all’Insegna del Veltro. Incredulo proseguo avanti. Comincio a
pensarci un po’ su ma non mi convinco del tutto finché non
controllo sui siti delle rispettive case editrici l’esistenza di tali
libri. Ora, il problema è il seguente: il Settimo Sigillo
è la casa editrice della libreria romana Europa, notoriamente
vicina a tutti gli ambienti dell’estrema destra romana e italiana. Enzo
Cipriano & co. si sono sempre dati un tocco di
intellettualismo rispetto al panorama disperante di un ambiente
politico dove ancora pensano di prendere la pistola se sentono parlare
di cultura. Le Edzioni all’Insegna del Veltro sono addirittura di un
certo Claudio Mutti che è da decenni uno dei massimi esponenti
italiani dei nazimaoismo , scrive sulla rivista Orion
(nazionalcomunista: cioè praticamente nazisti infatuati del
nazionalismo staliniano e dalla ferrea disciplina delle guardie rosse
maoiste; “razza ario-pagana” più “nazionalismo
antimperialista”), è stato (forse lo è ancora) il
referente italiano di un certo Aleksandr Dughin, un teorico russo del
nazionalbolscevismo, molto vicino, tanto da scriverne, qualche anno fa,
alcune parti del programma, al Partito Comunista Russo di Gennadij
Zjuganov (che ha pubblicato in Italia un libro Stato e potenza per le
Edizioni all’Insegna del Veltro con prefazione dello stesso Mutti). Si
potrebbe scrivere ancora molto su quest’ambiente ma era giusto solo
schizzare un affresco, un’istantanea di questa “comunità umana”
che Preve frequenta sempre più negli ultimi tempi.
Ma partiamo dal recente passato. Preve in seguito alle sue numerose
elaborazioni teorico-filosofiche e a precise convinzioni politiche
negli ultimi anni è arrivato a teorizzare l’impossibilità
di una rivoluzione nel centro del cuore imperialistico (e su questo
nulla di nuovo sul fronte occidentale); tale tesi deriva dalla ben
più gravida di conseguenze convinzione della scomparsa delle
classi sociali e della lotta di classe nei paesi imperialistici.
L’unica nostra speranza sarebbero i paesi e i popoli “periferici”
(attenzione: non si parla di classi). Preve qualche anno fa inizia a
scrivere su un rivista, tuttora pubblicata e di nicchia all’interno di
una panorama già estremamente “nicchiesco”, intitolata
Indipendenza fautrice di una politica “nazionalitaria” che sarebbe
un’evoluzione “intelligente” del nazionalismo novecentesco e si schiera
in difesa della sovranità nazionale senza però scadere in
nazionalismi prevaricatori, razzistici ecc. Il tutto per rendere
più digeribi le la “questione nazionale” alla sinistra radicale,
che ancora “fantasticherebbe” di lotta di classe. In questo percorso
previano, sicuramente legittimo, si inserisce l’esperienza
“comunitarista” di qualche anno fa che fece imbestialire tanti compagni
italiani. I “comunitaristi”, un gruppetto di una ventina di persone in
tutta Italia, provenienti da esperienze della destra estrema e
“nazional-rivoluzionaria” (Thiriart, Giovane Europa, gruppi nazimaoisti
degli anni ’60 e ’70, un po’ di Freda della Disintegrazione del sistema
ecc.) cominciano a pubblicare una rivista cartacea propria (poi saranno
anche sul web) e cominceranno a stringere rapporto con il Campo
Antimperialista. Essi sostengono qualcosa di molto simile al
“nazionalitarismo” di Preve, Labonia (direttore di Indipendenza) e
compagnia varia. E abbracciano completamente la tesi (di Preve ma anche
di altri studiosi non solo di sinistra, si pensi a Marco Tarchi, alla
sua esperienza di “fiancheggiatore” della Nouvelle Dr oite di De
Benoist e poi al superamento della stessa elaborando una nuova idea
politica in progress quale quella delle “nuove sintesi”) del
superamento delle vecchie categorie destra/sinistra finalizzato
all’elaborazione di una nuova “sintesi” politica che prenda il meglio
di entrambi gli schieramenti (detto in maniera un po’ banale, triviale
e schematica). I comunitaristi fanno incazzare molti compagni che
pensano ad incursioni indebite, ad infiltrazioni facendo scoppiare un
“caso nazionale” (all’interno del panorama striminzito della sinistra
radicale, è charo) dando visibilità ad un gruppetto di
nostalgici del nazional-bolscevismo. Altre discussioni accese si
ripetono quando il Campo antimperialista cercherà di organizzare
delle manifestazioni a favore della resistenza irachena accettando
l’adesione di numerosi personaggi della destra nazi-fascista (su questi
argomenti non mi dilungo perché ci sono delle belle
documentazioni molto più approfondite su Indymedia). Preve, do
po le prime titubanze, accetta di collaborare con i comunitaristi che
per anni gli hanno fatto la corte (e sono riusciti ad aggiudicarsi
già da tempo la collaborazione di Bontempelli, che per anni ha
fatto parte dello stesso cenacolo di intellettuali marxisti vicini alle
edizioni C.R.T., pubblicando anche la rivista Koiné).
Arriviamo all’oggi saltando alcuni passaggi. Preve nell’anno 2004 fa il
“grande balzo”, il salto di qualità. Non si limita più a
scrivere cose troppo simili a quello che scrivevano già
trent’anni fa i gruppi dell’estrema destra “anti-sistemica” italiana,
belga, francese (che si rifanno poi al mito dell’Europa potenza unita
ritualizzato dalle Waffen-SS nell’ultimo periodo della Seconda Guerra
Mondiale). Preve comincia a collaborare con una rivista di geopolitica
di orientamento ben preciso (estrema destra radicale, erede di
esperienze politico-letterarie passate chiaramente nazional-comuniste,
nazional-rivoluzionarie): è Eurasia- Rivista di studi
geopolitici, ove appaiono articoli di soggetti come Claudio Mutti, Yves
Bataille, Aldo Braccio (studioso di Evola e pensiero tradizionale e
curatore di alcuni libri per le Edizioni Ar), Serge Thion (noto
negazionista condannato in Francia), Tiberio Graziani (docente presso
l’Università di Perugia; ha curato l’edizione italiana di div
ersi testi degli scrittori francesi Pierre Drieu La Rochelle, che
morì stalinista affascinato dal mito del ferreo uomo nuovo
sovietico, e Robert Brasillach, collaborazionisti nel periodo della
Fancia di Vichy, editi dalle Edizioni all’insegna del Veltro, Il
Settimo Sigillo, Settecolori, Il Cavallo Alato, Il Sigillo, Ar). Ma non
si ferma qui. Nel solo anno 2004 pubblica ben quattro libri con case
editrice della destra estrema: tre con il Settimo Sigillo (Filosofia
del presente; L’ideocrazia imperiale americana; Dove va la destra? Dove
va la sinistra?, quest’ultimo in collaborazione con Giano Accame
teorico e storico della destra sociale e “amico” di Alleanza nazionale;
scrive sulla rivista di Alemanno e De Angelis: Area; ha scritto libri
sulla destra sociale, Ezra Pound contro l’usura, e sul fascismo
“immenso e rosso”, tutti editi da Settimo Sigillo). Un altro libro l’ha
pubblicato con una casa editrice minore, Noctua (il libro è
Comunitarismo Filosofia Politica) che pubblica testi di Evola,
Ingravalle (vicino a Freda e alle edizioni Ar), del Partito Nazionale
Fascista, di Terracciano (teorico del nazional-comunismo), insieme a
libri di Lin Piao e Mao Tse-tung (sono nazional-comunisti sul serio
mica solo a parole!). Comincia nei suoi libri e scritti su Eurasia a
flirtare con l’europeismo delle nazioni (con apprezzamenti problematici
allo stesso progetto politico di De Gaulle), parla di Eurasia come
soggetto e proposta politici, dimentica puntualmente la lotta di
classe. Nel 2005, quasi a voler dimostrare che non è una
semplice sbandata la sua, ma è una collaborazione ben stretta e
rodata con l’estrema destra, pubblica un novo libro: Geopolitica e
filosofia, addirittura per le Edizioni all’insegna del Veltro, che
pubblicano testi di nazisti come Codreanu, Szálasi,
Moţa, Ionescu e dello stesso Mutti.
Ad un certo punto mi viene in mente un libro letto qualche anno fa
scritto da Sergej Kulešov e Vittorio Strada, Il fascismo russo,
Marsilio, 1998 dove gli autori si ponevano problematicamente la domanda
sulla possibilità o meno della nascita di una fascismo nelle
terre della vecchia Unione Sovietica. L’analisi era condotta dal punto
di vista storico e anche dell’attualità politica. Gli autori
sostenevano in fine che un progetto politico autenticamente fascista
sarebbe stato difficilmente vincente in Russia, però… se qualche
forma di fascismo e nazionalismo estremi fossero rinate lo avrebbero
fatto sotto le bandiere “rosso-brune” del nazional-comunismo.
Avvisaglie di tali possibili sintesi si vedevano, stando agli autori,
già in alcuni cortei e manifestazioni dell’opposizione nazionale
ai governi Eltsin ove le bandiere rosse e le fascette con falce e
martello sfilavano insieme alle bandiere nere e alla svastiche
neonaziste. Si aggiunga che all’interno del PCR sono numerosissi me le
posizioni “nazionaliste” e addirittura antisemite e non vi sarà
troppo difficile credere al tutto.
Alla fine quindi i comunitaristi, sbeffeggiati, censurati, demonizzati,
si sono presi una piccola rivincita (Preve è un sintomo, ma il
Campo antimperialista e tanti “satelliti” e loro strani “amici”
islamici sono collegati in un modo o nell’altro con teorie e pratiche
politiche (nazional)comuniste ove scompare la lotta di classe, le
stesse classi sociali e rimane solo la lotta di liberazione nazionale).
Ma c’è di più. È l’estrema destra che si è
presa una piccola rivincita. Riuscendo a “dettare” l’agenda
politico-strategica di formazioni politiche di “sinistra” che, sebbene
microscopiche, e magari anche in buona fede, stanno abbracciando
ideologie estranee al marxismo nonostante la loro pervicace pretesa di
“ri-fondarlo”. C’è un sottile filo nero (nazionalista) che
unisce Habermas, Preve, Pesce, Mutti, D’Alema, Negri (lo so che ognuno
mi lincerebbe per gli accostamenti fatti, ma…) e compagnia blaterante:
tutti, in un modo o nell’altro, sostengono la necessità di
un’Europa fo rte, armata, indipendente, sovrana (qualcuno arriva a
ipotizzare l’Eurasia) e sostenitrice di una politica multipolare, in
contrapposizione a quella unipolare degli USA (che soggetti come Preve,
il Campo Antimperialista, anche Losurdo sostengono essere l’unico
imperialismo da battere e nemico attuale: bel passo indietro compagni,
non c’è che dire: l’imperialismo di casa propria è sempre
quello più bello, o più debole e quindi da difendere
contro quello dominante),. A ben pensarci però questi stessi
slogan politici sono gli stessi di Forza nuova, gli stessi della Fiamma
tricolore, gli stessi della classe capitalistica europea, gli stessi
obiettivi che aveva in mente Hitler nell’ultimo periodo della sua vita.
Certo, le strade della politica sono infinite, ma… gli obiettivi da
raggiungere a me sembrano troppo comuni.
Il “fascismo rosso” non esiste, è solo un’ipotesi politica, ma
forse che qualche intellettuale troppo deciso a decostruire il marxismo
abbia perso la strada e abbia abbracciato troppe categorie teoriche e
politiche del nemico?
Non solo, il prof. Preve (che comunque merita grande stima per tanta
produzione teorica importantissima sul marxismo) non sta forse
cominciando a romperci un po’ troppo le palle con le sue lezioncine
impartite ogni mese o bimestre ad una massa di decerebrati marxisti che
non sono all’altezza di ascoltarlo e non sono capaci di dialogare con
Lui? Non solo: se proprio ci vuole fare lezioncine di neo-comunismo,
perché ce le viene a proporre con riviste e case editrici
dell’estrema destra? Ancora, perché scrive oramai le stesse
identiche cose della destra radicale?
ANTIFA
16/01/06