Comitato Politico Nazionale del Prc - 21 e 22 gennaio


BERTINOTTI (CON FERRANDO)

NELLA GABBIA DELL'UNIONE


INTERVENTO DI FRANCESCO RICCI


Ferrando garantisce la fiducia a Prodi. Progetto Comunista sfiducia Ferrando

Cari compagni, care compagne, potete leggere qui sotto i documenti presentati
da Progetto Comunista alla riunione del Comitato Politico Nazionale di
Rifondazione sabato e domenica scorsi.

BERTINOTTI MARCIA VERSO IL GABINETTO MINISTERIALE; LE MOZIONI CRITICHE,
CRITICANO MARCIANDO
La riunione era dedicata alla discussione sulle prossime elezioni e sulle liste
elettorali del partito. Per quanto riguarda il primo punto non ci sono state
particolari sorprese: la maggioranza bertinottiana procede verso l'approdo di
governo, assicurando che se non l'odierno programma elettorale di Prodi (su cui
vi sono evidenti imbarazzi) almeno il futuro programma di governo sarà
condizionato dal Prc. Come sia possibile che un programma di governo rimasto
immutato dopo mesi di "tavoli", seminari, commissioni e confronti -e rimasto
immutato perché dettato dalla classe avversaria a quella che il Prc dovrebbe
rappresentare- possa infine aprire una fase diversa o addirittura un
avvicinamento alla "alternativa", sotto la direzione di Prodi e in compagnia di
D'Alema, Fassino, Mastella e i loro amici banchieri, tutto ciò non è stato ben
chiarito nel Cpn e continua a rimanere un credo affidato a un atto di fede.
Le opposizioni "critiche" hanno ribadito -fuori tempo massimo- la necessità di
"condizionare" il programma e il futuro governo dei liberali e dei banchieri, o
attraverso un ultimo tentativo di inserimento di "paletti" (area dell'Ernesto,
Grassi) o attraverso la dialettica di movimento (area Erre, Cannavò e
Malabarba). Gli uni e gli altri, pur ribadendo la "critica" a Bertinotti e la
"critica" all'ingresso organico nel futuro governo hanno assicurato che non
faranno mancare nemmeno in futuro l'esercizio della "critica" e hanno
riproposto -come già al recente congresso- pur con argomenti diversi la
medesima allusione alla via secondo loro preferibile per il Prc: invece del
sostegno con tanto di ministri e sottosogretari, il sostegno esterno,
permanente o intermettente, al governo Prodi. Gli uni e gli altri rimuovendo
ancora una volta il problema centrale che non è appunto quello della presenza o
assenza di ministri di Rifondazione ma piuttosto quello della presenza o
assenza di una opposizione di classe al futuro governo dell'alternanza
borghese.

FERRANDO SI PREPARA A VOTARE LA FIDUCIA A PRODI
L'unico elemento di novità è stata invece la rottura da parte di Marco
Ferrando, Franco Grisolia e di una minoranza della rappresentanza in Cpn della
Terza mozione con l'orientamento e le scelte della maggioranza dei
rappresentanti di Progetto Comunista.
La rottura non è nata in quella sede ma ha viceversa alle spalle un percorso di
discussione in Progetto Comunista che dura da due anni (e di cui riferiremo nei
prossimi giorni in un altro apposito testo); una discussione sulla prospettiva
di Progetto Comunista, sull'idea di come costruire una reale opposizione
comunista ai governi della borghesia e che si è concluso con una rottura nella
recente assemblea nazionale di Rimini (primi di gennaio).
Questa frattura ha trovato nella questione della scelta delle candidature un
ulteriore elemento di amplificazione di scelte ormai diverse e divergenti.
Come i compagni possono leggere nella dichiarazione di voto contraria alle
candidature che riportiamo qui sotto, come maggioranza dei rappresentanti di
Progetto Comunista nel Cpn non abbiamo contestato l'apertura delle liste alle
minoranze (nonostante l'apertura sia avvenuta in modo irrisorio). Abbiamo
contestato che per quanto riguarda la rappresentanza di Progetto Comunista
(Terza Mozione al congresso) la scelta sia stata operata direttamente dalla
Segreteria nazionale in accordo con una parte del gruppo dirigente (Ferrando e
Grisolia), alle spalle dei membri dell'organismo deputato alla scelta, il Cpn.
Le altre minoranze hanno fatto le loro scelte riunendo i membri del Cpn (l'area
dell'Ernesto anche con un voto al proprio interno, sui criteri, le candidature,
le preferenze).
Quando siamo venuti a sapere di una trattativa che durava da mesi, all'oscuro
dei dirigenti e di tutti i militanti della nostra organizzazione, abbiamo
provocatoriamente avanzato una candidatura alternativa a quella
"autonominatasi" di Marco Ferrando, quella di Francesco Ricci, a nome appunto
della maggioranza dei membri dell'organismo titolato alla scelta. Sapevamo già
-e lo abbiamo constatato- che la Segreteria nazionale (Bertinotti) aveva già
fatto la sua scelta, sostenendo il candidato più "affidabile", l'unico disposto
ad accettare alcuni precisi compromessi. Già nel Cpn di settembre dedicato alle
primarie avevamo dovuto far fare marcia indietro a Ferrando e Grisolia che
(anche qui senza discuterne con il resto del gruppo dirigente, cioè con la
maggioranza) avevano promesso alla segreteria un voto a favore dell'appello al
voto per le primarie truffa di Prodi. Quella richiesta di Bertinotti non era
che la prima. Un'altra è stata quella che Ferrando e Grisolia non votassero
contro queste liste elettorali, viceversa giustamente denunciate dalle altre
minoranze. Questo secondo pegno è già stato pagato. Al Cpn hanno votato contro
le liste i rappresentanti dell'area dell'Ernesto, quelli di Falcemartello e
noi, maggioranza della rappresentanza di Progetto Comunista. Mentre Ferrando e
Grisolia si sono allineati a Erre-Sinistra Critica (Cannavò e Malabarba),
limitandosi a una astensione. Il tutto dopo un penoso intervento in cui Franco
Grisolia ha invocato la "solidarietà democratica" della platea del Cpn
(composta appunto per la gran parte da sostenitori -entusiasti o critici- del
futuro governo liberale) contro la maggioranza di Progetto Comunista, con cui
stava consumando l'ultima rottura.
Grisolia e il futuro senatore Ferrando, come hanno informato diversi giornali
(l'Unità, il Manifesto, il Messaggero, ecc.) hanno invocato un presunto e non
verificato sostegno maggioritario dei sostenitori della Terza Mozione,
sventolando fogli con firme di qualche decina di dirigenti. Firme peraltro
raccolte (come ci testimoniano alcuni degli stessi firmatari) al telefono, sul
quesito generico: "sei d'accordo perché Ferrando diventi senatore?". Senza
ovviamente spiegare il dibattito in corso nel gruppo dirigente di Progetto
Comunista e della rappresentanza in Cpn né le motivazioni di contrarietà della
sua maggioranza. Senza spiegare che tale scelta non è stata discussa in nessuna
sede, né locale né nazionale; che è stata concordata da mesi, alle spalle dei
dirigenti e dei militanti di Progetto Comunista, direttamente da Ferrando e
Grisolia.
Ma il compromesso più grave sta nell'impegno preso da Ferrando a votare la
fiducia a Prodi. Su quest'ultimo punto Bertinotti è stato molto chiaro, come
hanno riportato tutti i giornali. La candidatura di Ferrando -come ogni altra-
ha come presupposto l'impegno a disciplinarsi: non saranno ammessi "voti in
dissenso" col gruppo parlamentare, cioè con le indicazioni di Bertinotti.
Questa accettazione di disciplina era ed è secondo noi inaccettabile. O meglio,
è accettabile per i futuri deputati e senatori delle aree critiche, che non
hanno mai fatto dell'opposizione al futuro governo Prodi il loro asse
caratterizzante. Ma non è accettabile per dirigenti di Progetto Comunista, che
da anni spiegano che l'opposizione al governo dei liberali è irrinunciabile
nelle piazze ma anche in parlamento.
Ecco cosa è successo in questo fine settimane, ed ecco spiegato perché
Bertinotti ha fatto per Progetto Comunista un'eccezione: non ha lasciato la
scelta al voto della maggioranza dei membri in Cpn dell'area ma ha scelto
direttamente lui.
E' ovviamente auspicabile che Ferrando ci ripensi. Che dichiari da subito,
pubblicamente, che non si disciplinerà, che non voterà la fiducia a Prodi. In
discussione non è una rappresentanza nel "pollaio della borghesia" ma la
costruzione dell'opposizione di classe, nelle piazze e nei palazzi, al prossimo
governo anti-operaio. Opposizione irrinunciabile perché premessa indispensabile
della costruzione di una vera alternativa si società e di potere, di
un'alternativa dei lavoratori. Non sappiamo se ci sarà un ripensamento: la
storia del movimento operaio è costellata di esempi di dirigenti (anche più
illustri) che hanno abbandonato la strada o cercato scorciatoie o vie di minor
resistenza.
Progetto Comunista, la maggioranza dei suoi militanti, continuerà questa
battaglia, insieme a centinaia di giovani, di militanti, di Rifondazione,
sindacali, dei movimenti. Comunque e senza passi indietro.


Francesco Ricci