COMUNICATO COMITATO NAZIONALE RITIRO TRUPPE SU LIBANO

No all’invio di truppe internazionali in Libano. Farebbero il “lavoro sporco” per conto di Israele

L’aggressione israeliana al Libano continua, evidenziando una incredibile empasse militare dell’esercito di Tel Aviv, incapace di ridurre al silenzio la resistenza libanese, empasse che potrebbe per la prima volta modificare, a favore dei popoli oppressi, i rapporti di forza nello scacchiere mediorientale .

Di fronte a questo scenario le dichiarazioni del Ministro degli Esteri D’Alema sull’invio di contingenti militari internazionali in Libano, rischiano di proporre una “cura” probabilmente peggiore del male.

L’attuale poca attenzione USA e israeliana (ma anche francese) alle sollecitazioni di D’Alema, confermano che la “Conferenza di Roma” non ha dato credibilità internazionale governo Prodi. Tuttavia la proposta potrebbe avere in tempi medi una concreta possibilità di realizzazione, inserendo nel cuore del vulcano mediorientale e spostando in Libano le truppe italiane in parziale ritirata dall’Iraq. Come dire: dalla padella nella brace.

In questi giorni le parti in causa hanno preso posizione rispetto all’ipotesi “.di dispiegare una forza internazionale consistente al confine con Israele, non più un gruppo d’osservatori, ma una forza militare consistente”, come dichiara insistentemente a tutte le agenzie di stampa il “nostro” ministro degli Esteri. Non a caso, americani ed israeliani assecondano la proposta, che potrà realizzarsi però ad alcune condizioni, messe in atto in queste ore.

L’esercito israeliano distrugge il Libano, deporta centinaia di migliaia di libanesi desertificando il Libano del Sud, elimina le sacche di resistenza entro 6 - 7 km dal confine, consegnando infine un territorio bonificato ed insanguinato nelle mani dei militari europei.

Quale sarebbe l’obiettivo di questo contingente internazionale? Difendere Israele sul fronte Nord, naturalmente.

La “strategia” dalemiana non c’illumina però su alcuni particolari. Come si risponderà al no deciso da parte della resistenza libanese a questo “cuscinetto di guerra”?

Quale sarà la reazione di coloro che dal 1967 vivono sotto occupazione dell’esercito sionista nel Golan, nelle fattorie di Sheeba, nei territori palestinesi?

Le domande potrebbero moltiplicarsi, facendo emergere dall’esercizio maieutico un dato incontrovertibile: la differenza tra il vecchio ed il nuovo governo italiano sta nello spostamento della “creatività” dall’economia agli esteri.

Il creativo D’Alema si agita in politica estera, mentre Padoa Schioppa lavora per trovare i fondi a copertura delle missioni di guerra, togliendo risorse e diritti ai soliti noti.

La costante di fondo rimane la subalternità all’asse angloamericano ed israeliano, condito con un pizzico d’autonomia multipolare in salsa europea, intenta a ritagliarsi uno spazio nel Mediterraneo in veste di fida retroguardia delle truppe imperiali.

Sconcertante in questi giorni l’entusiasmo con il quale gran parte della sinistra “pacifinta” accoglie le proposte d’apertura verso questo nuovo fronte di guerra.

In questa delirante corsa all’adattamento governista anche l’ambiguissimo peacekeeping, si trasforma in strumento positivo per lo scenario libanese.

Il movimento contro la guerra non si è piegato a queste logiche subalterne e politiciste, pronte a sacrificare contenuti, valori e vite umane sull’altare della tenuta di governo.

Siamo scesi in piazza in tutta Italia: con la manifestazione di Roma il 27 luglio e poi a Milano a Palermo, Firenze, Cagliari, Trieste, per dire NO alla presenza delle truppe in Afghanistan, Iraq, Kosovo, NO all’aggressione israeliana contro i popoli palestinese e libanese, NO ad ogni ipotesi di truppe schierate in Sud Libano.

La strada per ridare in autunno forza e vitalità al movimento è tracciata, e passa attraverso la riconquista sul campo dell’indipendenza dalle logiche di un governo che non è “amico” né della pace, tanto mento dei valori di chi si è battuto in questi anni per “un altro mondo possibile”

Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani

Viadalliraqora@libero.it;  www.disarmiamoli.org