“Dico tre volte no alle posizioni del ministro
Damiano sulle pensioni. No perché non c’è nessuna ragione
per ridurre i costi delle pensioni, visto che il sistema non ha nessuno
squilibrio. No perché si deve abolire lo scalone di Maroni e non
usarlo come pretesto per aumentare l’età pensionabile. E infine
no perché l’aumento dell’età pensionabile farebbe
crescere ancora la precarietà del lavoro visto che o
tratterrebbe al lavoro persone che ne vorrebbero uscire, chiudendo
spazi ai giovani, oppure, nel caso peggiore, creerebbe una generazione
di precari di mezza età, troppo vecchi per lavorare, troppo
giovani per andare in pensione.”
“E’ inoltre una vera beffa
usare i lavori usuranti, finora mai risarciti, come scusa per
elevare l’età pensionabile. Questo significa
peggiorare i punti negativi della vecchia riforma Dini. E’ necessaria
infatti un’ampia garanzia per chi fa lavoro usurante di poter andare in
pensione prima, ma questo prima è rispetto ai 57 anni di
età e ai 35 di contributi della Dini, e non ai 60 di Maroni. Non
si può usare un’inadempienza, per essere ancora più
inadempienti. Pretendiamo la regolazione dei lavori usuranti, ma come
diritto di miglior favore e non come strumento per attenuare una nuova
ingiustizia. Sulle pensioni non c’è alcuno spazio per andare
nella direzione indicata dal ministro del Lavoro e da altri esponenti
della maggioranza di governo, se questa sarà la strada seguita
dall’esecutivo, ci sarà un’inevitabile duro scontro.”
Giorgio Cremaschi
Roma, 30 ottobre 2006