Collusione tra Stato Chiesa e Mafia:
espedienti per tenere incarcerati i "criminali" che lottano contro i
Lager per immigrati e contro il mondo che li produce.
Un anno fa a Lecce, il 12 maggio 2005, con l'operazione denominata
"Nottetempo", cinque anarchici vengono tratti in arresto e altri 13
indagati a piede libero. L'accusa per tutti è di "associazione
sovversiva con finalità di eversione dell'ordine democratico"
(art. 270bis C.p.) imputazione utilizzata per reprimere qualsiasi
tentativo di reagire all'ordine costituito di questo spietato sistema
fondato sullo sfruttamento. I reati specifici dei quali vengono
accusati, mezzi di questo fantomatico progetto eversivo, consistono in
alcuni danneggiamenti agli sportelli bancomat dell'istituto di credito
Banca Intesa (depositario dei conti della fondazione cattolica Regina
Pacis che gestiva il Centro di Permanenza Temporanea di San Foca), in
alcune scritte murali, in telefonate "minatorie", in un danneggiamento
(una fiammata) presso la porta laterale del duomo di Lecce e nel taglio
di due pompe di benzina Esso (sabotata in tutta Italia per le gravi
responsabilità nel genocidio iracheno). Ognuno che si pensi
antirazzista non può che condividere le azioni a loro
attribuite, che le abbiano compiute o meno non è questione che
ci interessa.
Nel quadro più ampio di repressione contro gli anarchici
scatenata a livello nazionale dal Ministro Pisanu, questa operazione si
inserisce in particolare nel contesto locale desideroso di mettere a
tacere quegli individui che, con tenace determinazione, hanno fatto
dormire sonni agitati ai potenti del luogo, invischiati in un torbido
insieme di potere politico, clericale e mafioso. Da molti anni gli
anarchici sotto accusa erano, con passione, impegnati in una lotta
senza tregua contro il Cpt di San Foca gestito dalla stessa Curia e
diretto da un prete, Don Cesare Lodeserto braccio destro del Vescovo.
La solidarietà verso i migranti perseguitati, incarcerati e
deportati, l'opposizione radicale contro tutti i Cpt denunciati per
quello che sono, moderni lager per immigrati privi di permesso di
soggiorno, e contro la violenza perpetrata all'interno di quello
leccese, in particolare, ha dato fastidio ai gestori e ai collaboratori
tanto che presto sono arrivate voci che anticipavano le intenzioni
intimidatorie verso alcuni anarchici da parte di esponenti della mafia
locale. Evidentemente, il prete aguzzino aveva fretta, e timore che le
sue malefatte non uscissero allo scoperto. Tuttavia la mafia non
è poi intervenuta direttamente; al prete è bastato
aspettare di arrivarci per altre vie e la sua pazienza è stata
premiata. Poco prima degli arresti il Cpt aveva dovuto chiudere i
battenti a causa delle continue rivolte interne, delle proteste esterne
e dello sdegno pubblico (per altro momentaneo) suscitato dalle notizie
della violenza del gestore-padrone che si è visto accusato e
arrestato (ovviamente nel suo caso solo per pochi giorni) per svariati
reati come violenza privata, sequestro di persona, peculato,
estorsione. La vendetta non si fa attendere: poco più di un mese
e gli anarchici vengono arrestati e la campagna mediatica, con il suo
seguito di sciacallaggi politici, lanciata contro di loro. Il doppio
colpo inferto dallo Stato - contro Don Cesare e contro gli anarchici-
ha permesso di dare, agli occhi dei più, una parvenza di
democraticità nell'intervento della "giustizia" come se si
trattasse di nemici con uguale dignità che lottano su fronti
contrapposti (il revisionismo storico insegna).
Don Cesare Lodeserto è ora direttore di numerosi centri in
Moldova, zona di prima importanza per lo smistamento di armi, organi e
droga in Europa, dove la sua fondazione è l'unico organismo
straniero ammesso dal governo locale. Lo si vede ancora spesso
passeggiare per le strade di Lecce, scortato da polizia e da un codazzo
di preti; per lui si elargiscono lodi e applausi da ogni parte
istituzionale.
Un anno è passato anche per i ragazzi arrestati che sono tuttora
in carcerazione preventiva in attesa di giudizio. Due di loro vengono
continuamente tradotti a Lecce dai carceri di Voghera e Sulmona per
partecipare alle udienze del processo, altri tre sono agli arresti
domiciliari (una compagna, che in agosto aveva ottenuto la
libertà vigilata, dovrebbe tornare ai domiciliari per un ricorso
del Pubblico Ministero accolto dalla Cassazione). Il processo, iniziato
solo perchè stavano per scadere i termini per la carcerazione
preventiva, va avanti dal 19 gennaio 2006. Le udienze si susseguono nel
disbrigo di lungaggini burocratiche, formalità di rito e rinvii:
furbeschi e cinici espedienti per poter continuare a tenere in carcere
gli imputati. Basta assistere a una udienza qualsiasi per rendersi
conto della farsa inscenata con la complicità dei vari potentati
coinvolti.
Contro Stato Chiesa e Mafia
Invitiamo a dare concreta solidarietà agli arrestati continuando
le lotte contro i Centri di Permanenza Temporanea contro le espulsioni
e diffondendo le notizie contenute nel volantino.
Nemici di ogni razzismo
28 APRILE 2006