GLI
ARTICOLI SU CUBA DELL'INVIATA DI LIBERAZIONE ANGELA NOCIONI
LE
RISPOSTE:
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Segreteria: via P. Borsieri, 4 20159 MILANO tel.+39. 02.680862
fax+39.02.683082
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RISPOSTA AL DIRETTORE DI LIBERAZIONE
Segreteria Nazionale - Associazione
Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
31 maggio 2007
Gentile Direttore,
abbiamo letto sul numero di mercoledì 30 maggio due nuovi
articoli pubblicati da Liberazione che sono apertamente e decisamente
critici contro il Governo cubano. Niente di male, il suo non è
il primo giornale italiano che attacca fortemente Cuba, anzi su questo
argomento è pienamente nello spirito della stragrande
maggioranza dei mass-media del nostro Paese.
Quello che, invece, contestiamo fortemente degli articoli è la
loro assoluta parzialità contro il Governo cubano. Giudizi
trancianti e una
forte dose di non conoscenza dei processi in atto oggi a Cuba da parte
dell'inviata di Liberazione sono un cocktail di estrema gravità
per la
realtà delle cose. Un primo esempio concreto di questa
disinformazione riguarda i 5 patrioti cubani, che per Liberazione sono
"cinque eroi che di
mestiere facevano le spie", ma questa è un'accusa ormai decaduta
anche per i generali dell'Esercito statunitense (testimonianza del
generale James R.
Clapper) e per gli alti dirigenti dell'FBI che hanno affermato, al
processo di Miami, che i 5 cubani non possono essere considerati spie
perché non si sono mai impossessati, né hanno mai tentato
di farlo, di documenti degli Stati Uniti classificati come segreti,
né hanno mai lavorato contro la sicurezza degli USA.
Semplicemente, i 5 controllavano l'attività terroristica dei
gruppi anti-cubani che da Miami, con il beneplacito e il sostegno del
Governo degli Stati Uniti, organizzavano attentati contro il popolo
cubano. Dunque Liberazione più ilo-statunitense dell'FBI,
verrebbe da dire se la cosa non fosse di assoluta gravità.
Seconda questione. Negli articoli dell'inviata di Liberazione non si
parla mai del blocco statunitense contro Cuba che dall'inizio degli
anni Sessanta ha prodotto un danno economico complessivo di 86.108
milioni di dollari all'economia della Repubblica di Cuba (4.108 milioni
di dollari solamente nell'anno 2006). A questi occorre aggiungere altri
54.000 milioni di dollari, come danni materiali causati sia da azioni
di guerra del Governo degli Stati Uniti sia da una serie di
innumerevoli attentati messi in atto dai suddetti gruppi terroristici,
organizzati, finanziati e addestrati dal Governo statunitense. Dei
3.478 morti e dei 2.099 invalidi permanenti causati da tali
attività neppure se ne parla perché, evidentemente, alla
vostra giornalista non interessano. Premesso questo, forse si capisce
meglio il perché della presenza dei 5 in Florida, dove non era
necessario essere "spie", poiché in questo luogo le
organizzazioni terroristiche operano alla luce del sole.
Se l'inviata avesse saputo di questo danno enorme provocato dal blocco,
probabilmente non avrebbe così fortemente imputato al Governo
cubano i
problemi economici dell'Isola che, in ogni caso, non hanno impedito ai
cubani di proseguire con un'assistenza gratuita per tutti e con servizi
sociali di alto livello per tutta la popolazione, in un contesto come
quello latino-americano dove il neoliberismo ha assassinato milioni di
persone per fame e per sfruttamento.
Noi non vogliamo dire che a Cuba tutto va bene, non siamo così
sciocchi e privi della capacità di discernere i fatti come
qualcuno vorrebbe
disegnarci. Certamente occorre discutere con i compagni cubani, ma
partendo dal fatto che i cubani sono persone in carne e ossa come noi,
e che a differenza di noi sono riusciti a fare una vera Rivoluzione che
ha cambiato in meglio la vita di milioni di essere umani e che, ancor
oggi, rappresenta un punto di riferimento per tutta la sinistra
latino-americana e non solo, vivendo a poche miglia dalla superpotenza
statunitense che fin dal 1959 ha dichiarato loro una guerra infinita.
E' sufficiente consultare e confrontare i dati forniti dalle maggiori
organizzazioni delle Nazioni Unite (UNESCO per la cultura, UNICEF per
l'infanzia, FAO per l'alimentazione, OMS per la sanità) e di
altre istituzioni internazionali che molto spesso indicano Cuba, per i
risultati
raggiunti in questi campi, come un modello per i paesi del Terzo Mondo.
Terza questione. La parzialità dell'inviata di Liberazione
è palesemente sfacciata quando si afferma, addirittura nel
titolo: "Cuba, si salvi chi
può - i giovani sognano la fuga". Sicuramente, come in ogni
paese, specie in latino-america vi è una fascia di persone,
anche giovani, che vogliono
lasciare il paese con argomentazioni politiche o più
semplicemente economiche, visto che il blocco è ancora un
pesante macigno sull'autodeterminazione della Repubblica cubana e ne
ostacola la piena realizzazione in economia. Ma cercare di, addirittura
nel titolo: "Cunuperpotenza statunitense che dal 1061 gli ha dichiarato
guerra.ni e che, ancor oggi, rappresentafar intendere ai lettori che i
giovani cubani in generale sono al "si salvi chi può" è
un evidente tentativo di
disinformare sulla realtà di Cuba. Per noi, che questo attacco
provenga da altri quotidiani è quasi normale, ma da Liberazione
ci pare una cosa
gravissima.
Quarta questione. Di Celmo. Far trasparire di aver permesso a Giustino
Di Celmo - padre del giovane Fabio assassinato in un hotel di La Habana
dai
terroristi organizzati da Posada Carriles - di aprire una pizzeria a La
Habana in cambio di un appoggio acritico al Governo cubano, anzi come
lo ha chiamato la vostra inviata, "al regime", ci pare davvero una cosa
inaudita. Un affronto intollerabile al dolore di un padre che,
più che ottantenne, si batte ancora contro il terrorismo
internazionale che gli ha ucciso il figlio e per la stessa memoria di
Fabio. Il tentativo della vostra inviata di mercificare il dolore e la
vita del figlio in cambio di una "pizza Fabio, 4 dollari e 65",
è una vergogna che si giudica da sola.
Quinta questione. Perché l'inviata di Liberazione non tenta di
fare chiarezza sulla questione Internet che, "grazie" agli Stati Uniti,
vede l'isola completamente tagliata fuori dalla possibilità di
un collegamento veloce e funzionale, visto che i cavi in fibra ottica
aggirano totalmente l'isola, e costringono i cubani a servirsi di un
servizio vecchio, carente e, soprattutto, lentissimo? Perché non
ci parla degli oltre 600 Joven Club de Computación in tutta
l'Isola dove i giovani, totalmente gratis, imparano a utilizzare a
proprio piacimento l'informatica? E poi, perché non dire che i
flussi migratori illegali sono funzionali agli Stati Uniti che hanno
disatteso completamente gli accordi di 20.000 visti all'anno in uscita
da Cuba verso gli USA? Perché nel fare polemica non si ragiona
anche su dati reali che forse,
diciamo forse, possono inficiare la verità inoppugnabile della
vostra inviata ma renderebbero un servizio ai vostri lettori che
potrebbero
ragionare al meglio sulle questioni?
Con la speranza che il quotidiano da Lei diretto pubblichi per dovere
di replica questa nostra lettera e rimanendo a sua completa
disposizione per
aprire un confronto su Cuba, la salutiamo fraternamente.
Gentile Piero Sansonetti,
direttore di Liberazione,
da due giorni il mio sito, che si occupa prevalentemente di
informazione e America Latina, è inondato di messaggi di lettori
del suo quotidiano, indignati per la pagina intera (pp. 1 e 9) pubblicata a firma
Angela Nocioni, presunta inviata a L'Avana per il suo giornale, il
giorno 30 maggio.
di Gennaro
Carotenuto
Molti lettori, suoi e miei, mi chiedono di fare qualcosa, attribuendomi
un potere che evidentemente non ho. Non sono un lettore di Liberazione,
non ho alcun rapporto di lavoro con il suo giornale, non sono mai stato
militante né del PRC né di alcun partito di sinistra.
Sono solo un docente di Storia del Giornalismo e un attento osservatore
delle cose latinoamericane e del giornalismo italiano.
Se ho ricevuto una ventina di messaggi io, lei ne avrà ricevuti
mille e mi auguro li abbia letti. Non entrerò pertanto nel
merito e qualunque persona mediamente informata è in grado di
farsi un'idea. Non scandalizza certo il criticare Cuba e la Rivoluzione
cubana quando questa merita di essere criticata. E possiamo anche
pensare che forse, molti lettori di Liberazione non siano preparati a
sentirsi dire verità scomode su Cuba. Ma non è questo il
caso. Il caso è l'attacco volgare, la vulgata disinformata e
disinformante, il pregiudizio, la semplificazione arbitraria,
l'intenzionalità fuorviante, le menzogne, la denigrazione
malintenzionata, il sicariato informativo che traspare in ogni parola
dei pezzi della Nocioni.
Negli articoli della vostra redattrice c'è la beceraggine
destrorsa del Giornale o di Libero, c'è il pregiudizio rabbioso
di Pierluigi Battista sul Corriere, c'è l'ignoranza crassa di
Omero Ciai di Repubblica, che offende i suoi lettori ammannendo loro la
realtà latinoamericana da un caffé di Miami. Quegli
articoli né informano, né commentano, né spiegano.
Solo offendono.
Con una superficialità disarmante, la Nocioni offende Giustino
di Celmo, padre di Fabio, cittadino italiano assassinato da Luís
Posada Carriles, e i familiari dei cinque cubani in carcere negli Stati
Uniti. E' evidente che il governo cubano fa di questi casi simbolo
anche un elemento di propaganda.
Ma come si permette la Nocioni la volgarità di dire che l'avere
un figlio morto, o un padre o un marito incarcerato in un paese
straniero ed ostile, sia la grande fortuna di queste persone,
convertite in star dal regime?
Anche le Madri di Plaza de Mayo ricevono inviti a iosa e sono amate e
rispettate in tutto il mondo per la tragedia della quale sono state
vittime. La Nocioni è troppo superficiale per saperlo, ma esiste
da vent'anni un dibattito nelle società latinoamericane su
questo tema. Rigoberta Menchù è più fortunata
perché ha vinto il premio Nobel o più sfortunata
perché gli squadroni della morte le fecero a pezzi il padre e
non so più quanti familiari? Come si comporterebbe la Nocioni al
posto di Hebe de Bonafini o di Giustino di Celmo?
Angela Nocioni è recidiva. Lo scorso 3 gennaio, nel suo
antichavismo viscerale e aggressivo, riuscì a farsi bacchettare
da sinistra da Massimo D'Alema. Definì il processo
redistributivo in Venezuela -cito testualmente- come "elemosina" (sic!)
e il ministro degli esteri trovò l'occasione per darle una bella
e meritata lezioncina. La Nocioni è impresentabile in tutta la
sua carriera di sicario informativo antilatinoamericano. Ma sia onesto,
Sansonetti. Una pagina come quella della Nocioni non può
sfuggire al direttore. Liberazione è un piccolo giornale di
partito e al partito risponde. Non può non essere stata avallata
da lei o da qualcuno che gode della sua piena fiducia.
Tutto l'ambiente giornalistico sa che la Nocioni è sul punto del
grande salto da Liberazione a La Repubblica. Ma perché
Liberazione le dà lo spazio per uscirne immacolata e cancellare
il suo peccato originale di aver lavorato per un quotidiano
"comunista", prima di approdare definitivamente alla grande stampa?
Soprattutto, la disinformatia di quegli articoli, riguarda solo la
Nocioni o coinvolge Liberazione e il PRC?
E' solo il carrierismo della Nocioni a condizionare Liberazione, o
c'è invece una linea antilatinoamericana del PRC ad ispirare la
Nocioni?
Le ricordo che il 24 marzo 1976 l'Unità, e con questa il PCI,
evitò di condannare il colpo di stato genocida del generale
Videla in Argentina. Era quella la linea che veniva da Mosca rispetto
alla dittatura dei 30.000 desaparecidos. Forse, se il PCI fosse stato
più deciso nel condannare quel colpo di stato, la diplomazia
italiana avrebbe salvato qualche vita in più. Ma la ragion di
stato sovietica veniva prima e quella resta una macchia indelebile
sulla storia del PCI.
Nel condiscendere alla linea anticubana e antivenezuelana della
Nocioni, non si possono non vedere calcoli di bottega locali. E' facile
fare i comunistoni a parole in casa e ridicolizzare il riformismo
venezuelano in politica estera. La Nocioni smania per far carriera, il
PRC avrà altre mete, e mi piacerebbe conoscerle. Per questo
mentono e disinformano sull'America Latina né più
né meno come la Repubblica. Mi tolga una curiosità,
Sansonetti. Da che parte starebbe il PRC se domani ci fosse un golpe in
Venezuela o una nuova baia dei porci o l'aggressione contro uno
qualsiasi dei paesi latinoamericani?
CUBA
E "LIBERAZIONE": COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DAL QUOTIDIANO
DEL PRC?
a cura della redazione di Radio
Città Aperta
Cuba: da decenni la spina nel fianco degli Stati Uniti. Un
blocco economico che dura ormai da quasi 50
anni, terrorismo, tentativi di invasione, propaganda
sovversiva, protezione dei terroristi, soldi, tanti soldi,
per comprare chiunque sia possibile comprare. Una spina nel
fianco che gli USA proprio non riescono a togliersi. Ma perché
una spina? E perché nel fianco? Di cosa hanno paura i
signori del mondo? Che Cuba li invada? Beh, francamente,
neanche il più fantasioso autore di
fantasy arriverebbe a tanto! Ah certo, è l'amore per
la Democrazia! E l'appoggio alla dittatura di Batista? E il
Cile di Pinochet? E tutte le dittature militari? E le
torture? Insomma, i conti non tornano. Forse è più
probabile che il problema sia l'esempio; Cuba,
questa piccola isola di 11 milioni di abitanti, sta
lì e continua ad urlare: Sì, si può! E
allora ecco il Venezuela e poi la Bolivia e nasce Telesur e l'Ecuador
espelle il rappresentante della Banca Mondiale (deve essere
rimasto annichilito che un governo, certo un governo
sovrano, ma pur sempre un governo latinoamericano, osasse
tanto, invece di limitarsi ad inchinarsi e ringraziare) e poi si
progetta la Banca del Sud e poi gli scambi
petrolio-risorse umane (petrolio-risorse umane? e i dollari?)
e l'Alca non decolla e nasce l'Alba; insomma l'incubo si sta
avverando e allora ecco fiumi di inchiostro, televisioni e
radio: tutti a difendere la Democrazia.
Fin qui niente di nuovo. E' normale che gli Stati Uniti
perseguano i loro interessi. Che l'Unione Europea difenda
i propri. E' normale che la stampa di destra scriva
sciocchezze e faccia disinformazione, non vale neanche la
pena di starne a discutere. Chi si mette al servizio dei
padroni, come si diceva una volta, quello deve fare. Ma quando è
la sinistra a fare queste operazioni la cosa è
più inquietante. E allora sì ci viene voglia
di discuterne.
In pochi giorni sono usciti, sul quotidiano Liberazione, tre
lunghi articoli di Angela Nocioni su Cuba. Quello che salta
agli occhi immediatamente è il non detto che poi si trasforma in
una vera e propria campagna di diffamazione.
Nell'articolo del 22 maggio, ben otto colonne, la
giornalista non cita mai il blocco economico statunitense,
scrive soltanto che le ristrettezze "sono attribuite al
solito vecchio nemico imperialista", come se si trattasse di
una sciocchezza e di una fissazione ideologica.
50 anni di blocco economico esteso a tutte le imprese del
mondo liquidato così, in una riga, il solito vecchio
nemico imperialista, una stupidaggine. Non possiamo credere
che una giornalista esperta che conosce a fondo l'America
Latina non sappia cosa significhi. Per tutte le otto lunghe
colonne, descrizioni della difficile vita quotidiana, senza
analisi, contestualizzazione, senza uno straccio di
confronto con la vita nei paesi dell'area. Ma poi il 30
maggio Angela Nocioni diventa più pesante: "Cuba,
si salvi chi può: i giovani sognano la fuga". Questo
il titolo. L'articolo inizia in prima pagina e prosegue poi
a pag. 9, sempre su otto colonne. E via con storie d'amore
distrutte dalla voglia di partire: Lui lascia Lei per sposare
una straniera e andarsene all'estero. Storie d'amore? Ma di
che parla? E poi la difficoltà per ottenere i visti
per l'estero: le fideiussioni bancarie, le assicurazioni, il
biglietto di andata e ritorno, magari avrebbe
dovuto specificare che sono le ambasciate straniere a
richiederli. L'ultima colonna dell'articolo è tutta
dedicata ad una tomba nel cimitero de L'Avana a cui si
va per chiedere una grazia. Ma non ha mai girato per le
nostre città? Non ha mai visto gli altarini con gli
ex voto attaccati ai muri? Probabilmente quello che voleva
era chiudere con quella frase: "Amelia, vergine miracolosa, grazie per
il visto".
L'articolo che ci ha più colpito è sempre del
30 maggio e sempre della nostra inviata come scrive
Liberazione: La propaganda ai tempi di Raul, la pizza Fabio
e i Cinque Eroi. Inizia parlando dell'informazione e di come la
gente voglia sapere "come è andata a finire con i due
soldatini presi mentre tentavano di dirottare un aereo per
andarsene". I due soldatini? Il 29 aprile un gruppo
di uomini ha ucciso una sentinella presso un'unità
delle Forze Armate, ha ferito un altro soldato e si è
impossessato di fucili, parte del gruppo è stato
arrestato tranne due che hanno sequestrato un autobus del
trasporto urbano, preso in ostaggio i passeggeri per poi
irrompere nell'aeroporto de L'Avana, saliti su un aereo
hanno ucciso uno degli ostaggi; due soldatini?
Poi si parla di Internet: "neanche a Internet ci si
può affidare. Solo gli stranieri possono. I cubani no." E
neanche una parola sul fatto che nel 1996 la Legge
Helms-Burton, statunitense, ha impedito la creazione di una
rete di cavi in fibra ottica per la trasmissione di dati.
Neanche una parola sul fatto che il blocco obbliga alla
connessione solo via satellite, lenta e molto più
costosa. Poi la Nocioni se la prende anche con i 5 cubani
ingiustamente detenuti negli Stati Uniti con processi, come
lei stessa ammette, contro cui si è pronunciata la
Corte di Atlanta, ma non la turba affatto che siano ancora
in carcere. La turba invece che Cuba non si stanchi
di denunciarlo.
E così torniamo a quanto dicevamo all'inizio. Cuba
dà fastidio perché non cede, non si adegua, non si
inchina. Su quanto viene scritto su Fabio Di Celmo, il
giovane italiano ucciso da una bomba piazzata dal terrorismo
anticubano, francamente preferiamo tacere per rispetto suo e
di suo padre.
Un giornalista dovrebbe dare informazioni quanto più
possibile complete ed un giornalista di un quotidiano di
partito dovrebbe esplicitare una posizione politica. Qual
è quella della Nocioni? Quella di Liberazione? Qual
è la posizione del Partito della Rifondazione Comunista
nei confronti della Rivoluzione Cubana?
Si avvicina l'estate e si avvicinano le Feste di
"Liberazione". Lo stand cubano ci sarà? Ma sì, il rum
è buono, la musica è allegra e poi una
maglietta del Che non si nega a nessuno. Ernesto Che Guevara
è morto e si può continuare ad usarlo, tanto non
dà più fastidio a nessuno. Ma ne siete sicuri?
Lettera a liberazione di :Fabio de
Nardis, José Luiz Del Roio, Fabio
Marcelli, Rita Martufi, Barbara
Spinelli, Luciano Vasapollo
Abbiamo seguito, con crescente sconcerto, le
corrispondenze di Angela Nocioni da Cuba, tutte volte
ad accreditare
un'immagine di sfascio che è in oggettiva contraddizione con
la realtà
che alcuni di noi hanno potuto constatare di persona; Cuba non
è un
paradiso, ma una realtà in movimento che, tra mille problemi
di vario
ordine, tenta oggi con qualche successo la via di
consolidamento di
un'altra società, attenta ai bisogni degli esseri umani e che
serve per
tanti versi da modello agli altri Paesi latinoamericani e al
resto del
mondo, che ha ottenuto il riconoscimento di
importanti organizzazioni
internazionali, fra le altre l'OMS e l'UNESCO e che
svolge, attraverso
i suoi medici internazionalisti, una fondamentale opera
di soccorso
umanitario nelle situazioni più disparate.
Ma là dove tali corrispondenze violano non solo i
dettami della professionalità
giornalistica e della correttezza politica, ma anche i
più elementari
sentimenti di umanità e il buon gusto, è con l'articolo
"dedicato" ai
cinque cubani e a Fabio Di Celmo, apparso su Liberazione del
30 maggio
u.s.
Il terrorismo manovrato dagli Stati Uniti contro Cuba
è una
realtà e basta avere una conoscenza superficiale degli
ultimi decenni
di storia della regione per saperlo; tale terrorismo ha
provocato oltre
tremila vittime e danni materiali ingenti, che si sommano
all'embargo e
al boicottaggio tentato attraverso tutti i mezzi, non ultimi
quelli di
informazione, fra i quali ci rattrista trovare
oggi Liberazione.
I Cinque cubani, che da oltre otto anni sono rinchiusi nelle
carceri
statunitensi non sono "spie", come banalmente
definite dall'articolo e
come sostiene il governo Bush, ma agenti infiltrati nelle
organizzazioni terroristiche aventi sede a Miami
per prevenire
ulteriori attacchi contro il popolo cubano. Ci
sentiamo fortemente
impegnati per la loro immediata liberazione e per la
condanna del
terrorista Posada Carriles, recentemente liberato, su
richiesta governo
degli Stati Uniti in segno di gratitudine per i servizi resi
e per
evitare che faccia rivelazioni imbarazzanti per molti
personaggi oggi
al potere a Washington.
Dipingere le loro mogli, che da oltre otto
anni sono costrette a fare a meno dei loro compagni, e
Giustino Di
Celmo, che ha perso un figlio nel fiore degli anni,
come opportunisti
che trarrebbero un qualsivoglia beneficio da tale situazione,
ci sembra
un'operazione veramente indegna, specie per un giornale come
Liberazione che reca tuttora sulla sua testata la
dicitura "quotidiano
del Partito della rifondazione comunista" e che, perlomeno
in quanto
tale, dovrebbe ispirarsi a ben altra etica e visione dei
rapporti fra
le persone.
Fabio de Nardis, José Luiz Del Roio, Fabio Marcelli,
Rita Martufi, Barbara Spinelli, Luciano Vasapollo
Cuba, si salvi chi può… lettera
a Liberazione
Se lo lasci dire, caro direttore, che con un giornale al
minimo della fogliazione, con tirature paragonabili ai giornalini
di quartiere e con notizie spesso in ritardo rispetto anche
al tam tam della rete, permettersi il lusso di mandare
un'inviata a La Habana per un reportage di una intera
pagina, dove si rimarca che Cuba non è il paradiso, ma invece un
paese dove esistono più ragioni per non credere
più alla società socialista che quelle per cui
crederci ancora, per disilludere i nostri giovani sul mito
dell'uomo nuovo proposto dal Che e per troncare ogni
possibile idea che un altro mondo è possibile…
Non è certamente una grande iniziativa politica e
anche non mi sembra, giornalisticamente parlando una grande idea, visto
e considerato che già lo fanno, e da parecchio tempo,
il 98% dei giornali e delle agenzie italiane.
Di come sia difficile vivere a Cuba lo sappiamo tutti, amici
e nemici di Cuba, non lo nascondono nemmeno i cubani, che con
la loro espressione "es una lucha" lo continuano a
testimoniare giornalmente, nel fare la spesa, nel cercare di
sistemare il loro alloggio, nel trasporto per andare al
lavoro, per la carenza di mille cose, la voglia di
partire, ecc.
Non c'è bisogno di inviare nessuno, lo hanno
già raccontato in tutte le salse e lo riscontriamo in
molti altri paesi dove non esiste il socialismo.
Invece di raccontarci, ancora una volta, scelte e idee
personali di alcuni giovani cubani, non sarebbe meglio far conoscere
ai lettori di come un paese affronta le problematiche
dettate dal neoliberismo e da un embargo economico da
più di 45 anni?
Non sarebbe meglio raccontare che i giovani tagliatori di
canna, con il riordino della produzione di zucchero e la
chiusura del 50% delle Centrali (zuccherifici), invece di
essere cacciati sulla strada hanno trovato un salario
frequentando scuole di specializzazione agraria e tecniche
sulla lavorazione dei surrogati dello zucchero (cose da pazzi!) e
che alla fine la resa produttiva è aumentata sia in
temine di zucchero che di energia?
O raccontare di quei giovani che abbandonato lo studio, sono
stati avvicinati da altri giovani, operatori sociali, e stimolati
a riprendere gli studi con un salario quasi pari ad un
professore? E di quelle migliaia di giovani che partono per
missioni internazionaliste e, udite udite, ritornano a
fronte di qualcuno che invece "evade" e che l'inviata non riesce
a trovarne stime?(basta chiedere a Miami).
Perchè trattare con superficialità indegna
il tema dei cinque agenti cubani (si parla di terrorismo,
di vittime...).
Davvero si vuole raccontare che la vera causa del problema
casa a Cuba sono i soppalchi? (mostriamo invece il nuovo
piano delle costruzioni rilanciato dopo aver ripreso la
produzione di cemento e del materiale edilizio, con grande
ricerca nella bioedilizia e nell'energia pulita), Parliamo
dell'emigrazione dei giovani, foraggiato attraverso le
scandalose politiche migratorie degli USA, (con conseguente
furto di specialisti e atleti quasi a costo zero) e del mito
del consumismo..
Persino sulla "vergine miracolosa", credenza
pre rivoluzionaria sul modello "Giulietta e Romeo", la
nostra Angela riesce a trovarne punti di dissenso e critica
alla rivoluzione.
Tra le molte imprecisioni dell'articolo quella che
più mi ferisce è l'affermazione su Giustino Di Celmo, che
conosco personalmente. Lui non è andato ad abitare a
Cuba, ci abitava già da molto tempo, non è un
testimonial del regime, ha solamente giurato di battersi
fino alla morte per ottenere giustizia per suo figlio, e
Cuba, a differenza dell'Italia, gli ha dato spazio in questa
battaglia comune, ma sembra che questo dia fastidio al
nostro giornale e alla sua inviata. Che senso ha
denigrarlo, invece di appoggiarlo nella sua sacrosanta
richiesta di estradizione di Posada Carriles.
Per ultimo e per la precisione, a Cuba si possono aprire i
ristoranti privati, alcuni sono gestiti dalla comunità
cinese (nel barrio cino), altri dalle varie associazioni di
origine spagnole (galleghi, valenciani, ecc.) o da centri
culturali. Molti altri sono a gestione familiare denominati
"paladar", se ne trovano ovunque e, cara Angela, da brava
inviata dovresti saperlo, questi paladar non possono avere
più di 12 posti (limitazione del regime). Avrai
quindi notato che la Pizzeria Fabio è molto più
grande: nemmeno al nostro caro Giustino è stato
permesso trasgredire una legge cubana, infatti e un locale
della catena Rumbos, a partecipazione minoritaria
straniera, e nel caso della pizzeria il socio minoritario
è proprio Giustino.
Censuratela pure se volete, io comunque la invio a tutti i
nostri parlamentari, senatori, circoli e associazioni.
Paolo Rossignoli
Editore (Verona)
ANCHE
LIBERAZIONE SI METTE A NUDO
di Miguel
del Padrón [Madrid]
Negli ultimi giorni vari eventi hanno messo a nudo diversi personaggi e
media informativi delle strutture vicine all'indecenza. La CNC ha
divulgato reportages e immagini di protesta dalla località
balneare messicana di Acapulco e da una città di Haiti,
presentandoli come manifestazioni di protesta contro
Hugo Chávez a Caracas.
George W. Bush, con sulle spalle il fallimento di dieci presidenti
nordamericani nel loro intento di affamare e di far morire di stenti il
popolo di Cuba, eliminandoli con delle campagne di calunnia, o a
bombardamenti come sta facendo a Bagdad, ha promesso di parlare col
Papa in Vaticano perché si occupi di Cuba.
Condoleezza Rice lo ha fatto con il Re di Spagna, col
presidente José Luis Rodríguez Zapatero e col
ministro degli esteri Miguel Ángel Moratinos; ma se necessario
lo farà anche col Diavolo.
Una giornalista italiana di nome Angela Nocioni corre nuda
su una spiaggia di Miami e dice di essere sul Malecón
dell'Avana, parlando dei cubani che secondo lei vogliono scappare
dall'isola per mezzo di una statua miracolosa posta su una tomba
nel famoso cimitero della capitale
cubana, sicuramente imitando lei che ha lasciato
Roma per piazzarsi nella città del terrore, della mafia e della
corruzione e passare i suoi giorni con il più famoso terrorista
dell'emisfero: Luis Posadas Carriles, colpevole dell'attentato che
è costato la vita a Fabio Di Celmo e ai 73 passeggeri di
un aereo civile cubano mentre stavano tornando a Cuba, non mentre
stavano scappando.
Posadas Carrilles assasina i cubani e
Angela Nocioni pretende di denigrarli.
I giornali mafiosi e indegni di Miami
insultano il popolo cubano e il giornale
italiano Liberazione li imita. L'indecenza raggiunge
le coscienze.
Credono forse che noi italiani,
cubani, venezuelani, latinoamericani e spagnoli siamo
stupidi. Qualunque ingenuo si può chiedere: perché gli
Stati Uniti si preoccupano tanto dei cubani? Quale amore occulto si
nasconde in questi tentativi di coinvolgere il Vaticano, i
re, i politici, i giornalisti, gli intellettuali, avendo a disposizione
una somma di 80 milioni di dollari con la quale pagare tutti quelli che
li servono?
Se i cubani se ne vogliono andare da
Cuba, che ce ne importa a noi, che se ne vadano come tutte le migliaia
e milioni di persone che non vogliono o non possono vivere nel proprio
paese. Se le cose fossero come dice colei che se la corre nuda per le
strade di Miami, perché il governo degli Stati Uniti non concede
a tutti un visto? In tal modo l'Isola rimarrebbe vuota, e potrebbero
tornare ad occuparla, trasformandola in un paradiso terrestre sotto le
stelle, come avveniva prima del 1959, o in una gigantesca prigione come
Guantánamo.
Così potrebbero risparmiare i
soldi che servono a costruire mura, reti di filo spinato e dormitori,
perché i prigionieri potrebbero restare liberi come animali
all'aria libera, e non ci sarebbe bisogno di pagare alcun salario
a giornalisti del tipo di Angela Nocioni o a giornali complici come
Liberazione.
Raccomando a tutti di lasciare
tranquilli i cubani, che tutto quello che vogliono è vivere in
pace. Loro non hanno chiesto aiuto né a Bush, né a
Condoleezza Rice, né alla CIA, né a
Liberazione e tanto meno a Angela Nocioni.
(originale)
LIBERAZIONE TAMBIÉN SE DESNUDA.
Por Miguel del Padrón.
En los últimos días varios
acontecimientos han dejado al desnudo a personajes y medios
informativos de las estructuras cercanas a la indecencia.
La CNC divulgó reportajes e imágenes
de protestas en el balneario mexicano de Acapulco y en una ciudad
de Haití para hacer creer que se desarrollaban en
Caracas como protestas contra Hugo Chávez.
George W. Bush con el fracaso de 10
administraciones norteamericanas en su afán de matar por hambre
y enfermedades al pueblo de Cuba, eliminarlo a través de
campañas calumniosas o a bombazos como hace en Bagdad
prometió que hablará con el Papa en el
Vaticano para que se preocupe por Cuba.
Condoleezza Rice lo hizo con el Rey de
España, el presidente José Luis Rodríguez
Zapatero y el ministro de Relaciones Exteriores Miguel Ángel
Moratinos; pero si es preciso lo hará hasta con el Diablo.
Una reportera italiana nombrada Angela
Nocioni corre desnuda por una playa de Miami y dice que esta en
el Malecón habanero, hablando de los cubanos que según
ella quieren marcharse de la Isla a través de una milagrosa
estatua de una tumba en el famoso cementerio de la capital
cubana, seguramente imitándola a ella que
abandonó Roma para ubicarse en la ciudad del
terror, la mafia y la corrupción y compartir los
días con el más connotado terrorista del
hemisferio: Luis Posadas Carriles, culpable del atentado que
costó la vida a Fabio Di Celmo y a 73 pasajeros de un
avión civil cubano cuando regresaban a Cuba, no cuando se
marchaban. Posadas Carrilles asesina a los cubanos y Angela
Nocioni pretende denigrarlos.
Los periódicos mafiosos e indignos de Miami
insultan al pueblo cubano y el italiano Liberazione los
imita. La indecencia se sube hasta las conciencias.
Se creen que los italianos, cubanos, venezolanos,
latinoamericanos y españoles somos tontos. Cualquier ingenuo se
puede preguntar, ¿por qué Estados Unidos está tan
preocupado por los cubanos?, ¿qué oculto amor se
encierra en esos pedidos que incluye al Vaticano, a reyes,
políticos, periodistas, intelectuales y una cifra de 80 millones
de dólares para pagar a todos los que le siven?
Si los cubanos quieren irse de Cuba, que nos
importa a nosotros, que se vayan como miles y millones de gentes que no
quieren o pueden vivir en sus países. De ser como afirma la
corredora desnuda de las playas de Miami, ¿por qué el
Gobierno de Estados Unidos no les otorga visas a
todos? De ese modo la Isla se queda vacia,
la vuelven a ocupar, la convierten en su paraiso
terrenal bajo las estrellas como sucedía antes de
1959 o en una extensa cárcel estilo Guantánamo.
Se ahorraría el dinero para la
construcción de grandes muros, alambradas y dormitorios,
porque los presos podrían estar sueltos como animales al aire
libre y no tendrían que pagar salarios para periodistas
estilo Angela Nocioni o periódicos cómplices
como Liberazione.
Les recomiendo a todos dejar tranquilos a
los cubanos, que lo único que quieren es vivir en Paz. Ellos no
le han pedido ayuda a Bush, ni a Condoleezza Rice, ni a la
CIA, ni al periódico Liberazione y mucho
menos a Angela Nocioni.