In questi giorni tristi ed amari tutti tacciono, nessuno osa dirlo, ma
dopo la disfatta del voto sul WELFARE (una
sconfitta rovinosa che lo stesso Dini-iena-ridens ha rinfacciato al
PRC: per la serie "oltre al danno, la beffa"!), moltissimi operai e
militanti iscritti ai diversi gruppi della cosiddetta "sinistra
radicale" (una sinistra che non c'è più, malgrado
l'Assemblea degli Stati Generali della Sinistra-ormai-fantasma,
convocata per l'8 e il9 dicembre) stanno abbandonando... DIMISSIONARI!
Purtroppo, l'ennesima strage provocata dall'incendio nell'acciaieria
ThyssenKrupp di Torino (quattro operai morti
e tre ridotti in condizioni gravissime in prognosi riservata a causa
delle ustioni) ci ha costretti a subire la consueta
processione di rito (funebre) contrassegnata da ipocrite dichiarazioni
di circostanza. Persino il mite e pavido parroco di campagna don
Abbondio-Pinocchio-Prodi è giunto ad affermare che i morti sul
lavoro costituiscono un'emergenza nazionale, pur provvedendo
immediatamente a puntualizzare che non servono ulteriori interventi
legislativi poiché le norme attualmente vigenti sarebbero
già rigorose! La media quotidiana di 3/4 vittime dello
sfruttamento capitalistico del lavoro (sotto)salariato, offre l'idea
della "severità" delle norme in vigore e
dell'"inflessibilità" della loro applicazione. Inoltre, al
ministro di Ri(af)fondazione (ex)comunista Paolo Ferrero, che esige (!)
l'integrazione del pacchetto sicurezza preparato nel Consiglio dei
Ministri convocato in seduta straordin aria per l'assassinio della
Reggiani, il "prode" curato di campagna ha ribadito che in ogni caso il
governo in carica non può fare di più. Vergogna!
Intanto, gli operai continuano e continueranno (purtroppo) a crepare
nelle fabbriche, nelle officine, nei cantieri edili,
negli ambienti di lavoro, cioè nei luoghi (malsani ed insicuri)
dello sfruttamento e dell'alienazione economica,
mentre nessun "governo amico", nessun "partito amico", nessun
"sindacato amico" può assolutamente intervenire,
ammettendo la propria "impotenza". Riconoscendo e dichiarando, quindi,
il proprio fallimento!
Restando ancora ai fatti degli ultimi giorni, mi sovvengono le
dichiarazioni dell'eccelso Berty-notte. Il quale, in
un'intervista rilasciata a"Repubblica" il 4 dicembre scorso, afferma
chiaramente che: «il progetto del governo è
fallito... noi siamo già oltre l'Unione; Palazzo Chigi ha finito
con aumentare la distanza del popolo della sinistra».
Pur condividendo in parte le parole del dottor (in)Faust, io mi/vi
domando: non avrà pure lui (e qualche suo illustre
compagno di partito) qualche responsabilità rispetto al
fallimento, non tanto del governo, quanto della cosiddetta
"sinistra radicale", sul fronte delle politiche sociali, del
precariato, delle pensioni, del Welfare, per non parlare
della politica estera e di altro ancora? E' evidente l'intento
opportunistico di scalare e (ri)guadagnare la
leadership all'interno della futura Cosa Rossa. A proposito della
quale, io vi sottopongo un dilemma "amletico": la Cosa Rossa è
più simile a una Cosa Rotta oppure a una Croce Rossa? Consegno a
voi la (nemmeno tan to) ardua sentenza.
Detto ciò, vorrei esporre alcune argomentazioni di ordine quasi
intimista.
Io faccio l'insegnante in una scuola elementare, per cui appartengo
economicamente e socialmente alla piccola
borghesia cosiddetta "intellettuale". Tuttavia, malgrado non sia
esattamente un operaio (lo sono stato in passato, avendo lavorato per
qualche mese in alcune industrie locali prima di entrare nel mondo
della scuola, per cui ho sperimentato personalmente gli effetti dello
sfruttamento materiale e del sistema alienante e repressivo imposto in
fabbrica), mi reputo una sorta di "proletario" del sistema
aziendalizzato dell'istruzione, cioè di un bene immateriale
ridotto sempre più a "merce". Da (s)vendere e consumare, ossia
da alienare e mortificare.
In ogni caso, anche se fossi stato un impiegato di banca, un medico, un
avvocato o un qualsiasi altro professionista,
avrei sicuramente espresso la mia totale solidarietà morale e
politica verso le tenaci iniziative di lotta e di resistenza intraprese
negli ultimi tempi da gruppi di operai ribelli (e perciò
perseguiti e perseguitati) in numerose fabbriche del paese, in modo
particolare del gruppo Fiat. Si pensi ad esempio ai lavoratori
licenziati dalla Fiat di Melfi, a tutti quei lavoratori che si sono
autonomamente organizzati, e per questo sono stati sottoposti
all'ennesimo tentativo di criminalizzazione e ad un duro attacco
repressivo portato dal sistema mafioso della Fiat e dallo Stato
italiano suo complice da sempre. Così come ho sempre manifestato
la mia simpatia e la mia vicinanza politico-ideologica e morale nei
confronti delle lotte condotte dalla classe operaia in ogni tempo e in
ogni angolo del pianeta.
Da sincero e convinto operaista, dichiaro dunque la mia piena
solidarietà e vicinanza morale e politica nei riguardi
degli operai e dei lavoratori vittime dell'ennesima strage,
dell'ennesimo inganno, dell'ennesima menzogna e mistificazione
perpetrata dal cosiddetto "governo amico" e dai suoi "pretoriani rossi"
sul cosiddetto "accordo sul
Welfare". Su tale argomento esprimo un solo, secco ed esplicito
commento: VERGOGNA!