Giornata del ricordo, o della falsificazione storica?
In questi giorni prossimi al 10 febbraio, giornata del ricordo, si
ricomincia a parlare del significato di questa ricorrenza.
In questi anni “il revisionismo storico” sia di destra che di
“sinistra” ha fatto di tutto pur di manipolare, deformare,
falsificare
e cancellare la storia.
Nel nome della “pacificazione” e della costruzione di un’artificiosa
”memoria condivisa” viene condotta una costante campagna di
stravolgimento della verità storica, tesa alla sistematica
assoluzione del fascismo e alla denigrazione di chi lo ha realmente
combattuto.
Si arriva alla vergogna di mettere sullo stesso piano nazi-fascisti,
repubblichini e partigiani; combattenti per la libertà e
oppressori.
In molti casi si presentano i carnefici come vittime e martiri e
perseguitati come aggressori.
Questa campagna, con l’istituzione della “giornata del ricordo” del
10
febbraio, ha avuto anche il suo appuntamento ufficiale, in cui i
cosidetti ”infoibati” vengono presentati come martiri “solo
perchè italiani”.
Si ignora sistematicamente quanto la DOCUMENTAZIONE STORICA ci
consegna: le vittime del fascismo in Istria durante il ventennio,
l’aggressione dell’Italia fascista alla Jugoslavia nel 1941, le
vittime
della repressione durante l’occupazione fascista della Slovenia,
Dalmazia e Montenegro nel
corso della seconda guerra mondiale, fra cui circa 17.000 istriani
italiani, croati, sloveni massacrati dopo l’8 settembre 1943 dalle
milizie repubblichine al servizio dei nazisti.
Non si ricordano le migliaia e migliaia di civili jugoslavi
trucidati
dalle nostre truppe nell’ex-Jugoslavia, occupata dal 6 aprile 1941
fino
all’8 settembre del 1943
(vedere per tutti questi dati gli scritti dello storico Giacomo
Scotti), si ignorano le migliaia di civili (donne, vecchi e bambini)
morti nei campi di concentramento fascisti ad Arbe, a Gonars e in
altri
campi del centro-nord Italia. Si cancellano dai libri di storia e
dalle
commemorazioni le violenze sistematiche subite in Istria dalla
popolazione locale indigena nel corso dell’occupazione fascista (
distruzione di Centri culturali e di case del popolo,
italianizzazione
forzata dei cognomi slavi, imposizione della lingua italiana
ecc.ecc.).
Si arriva a moltiplicare il numero degli infoibati( fra cui
moltissimi
gerarchi fascisti e collaborazionisti macchiatisi di
gravissimi
delitti e violenze ) e degli esuli, sparando cifre a casaccio e
manipolando la documentazione e la ricerca storica come hanno
dimostrato con i loro studi alcuni storici e ricercatori come Enzo
Collotti, Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi. Ad esempio, i 500
infoibati istriani (numero documentato da recenti ricerche)
diventano 4
o 5 mila e per alcuni addirittura 30.000 e così a seguire con
altre foibe, come quella di
Basovizza.
Non si contestualizzano mai i fatti, quasi che le “foibe” fossero un
dato impazzito della realtà da usare per la bieca propaganda
politica. Perchè si vuole speculare sul sangue, sul dolore e
sulle vittime di una guerra la cui totale responsabilità
ricade
sui nazi-fascisti aggressori?
In realtà si tenta di sfruttare cinicamente il sentimento di
appartenenza nazionale per riproporre l’infame connubio tra fascismo
e
Italia, con una visione nazionalista e sciovinista della storia e
della
realtà.
Si vuole affermare e perpetuare il luogo comune di “italiani brava
gente”, ignorando che” dall’unità del nostro paese fino alla
fine della seconda guerra mondiale, oltre all’aggressione della
Jugoslavia, si sono verificati molti episodi nei quali gli italiani
si
sono rivelati capaci di indicibili crudeltà.”
(dalla quarta di copertina del libro di Angelo del Boca “Italiani
brava
gente?”).
Fra gli episodi, sempre citati dal professore
dell’Università di Torino troviamo: 1000 ostaggi fucilati
dall’esercito italiano nel territorio di Lubiana( ex-Jugoslavia) tra
il
1941 e il 1943, 35.000 persone deportate in Italia nei campi di
concentramento, di cui 4.500 morte nel campo dell’isola di Arbe; le
deportazioni in Italia di migliaia di libici, lo schiavismo
applicato
in Somalia lungo i grandi fiumi, l’impiego in Etiopia dell’iprite e
di
altre armi chimiche proibite che hanno procurato migliaia di morti
e devastazioni indicibili, lo sterminio di duemila monaci
nella
città conventuale di Debrà Libanos, la consegna ai
nazisti, da parte dei repubblichini-fascisti di migliaia di ebrei
votati a sicura morte.(Italiani, brava gente? di Angelo del Boca-
Ed.
Neri Pozza pag.318). Angelo del Boca è considerato il maggior
storico del colonialismo italiano.
E’ vero che nel corso dell’ultimo secolo altri popoli si sono
macchiati
di violenze e nefandezze a danno di altri quasi in ogni parte del
mondo. Tuttavia solo gli italiani hanno pervicacemente tentato
(almeno
la storiografia ufficiale) di gettare un velo sulle pagine nere
della
lorostoria, ricorrendo ossessivamente ad uno strumento
autoconsolatorio: il mito degli “italiani brava gente”.”
Dietro questo buonismo, in realtà, sisono consumati i crimini
peggiori e gli eccidi più barbari.....”
Moltissimi capi militari italiani, fra cui i generali Graziani,
Badoglio e Roatta,sono stati considerati dalle istanze
internazionali
criminali di guerraper gli eccidi ordinati e compiuti in Jugoslavia
e
in Africa orientale (Etiopia, Somalia e Libia).
Ma non hanno mai pagato, perchè i governi post-resistenziali
non
concessero mai l’estradizione, in nome di cinici equilibri
internazionali.
Questa riscrittura strumentale e superficiale della storia è
in
realtà funzionale allo sdoganamento politico ed ideologico
delle
attuali organizzazioni di ispirazione fascista e della destra
radicale,
che sono considerate ormai, da parte del centro-destra,ma non
solo,come
alleati politici ed elettorali del tutto
legittimi.