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LA STRISCIA DI GAZA
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STRISCIA DI GAZA - GLI SCONTRI TRA HAMAS E FATAH




Dahlan - ex capo degli apparati di sicurezza preventiva palestinese
e  parlamentare di Fatah



Dahlan a colloquio con il premier israeliano Olmert

Questo è il contesto in cui si sono sviluppati gli scontri tra le opposte fazioni di Hamas e Fatah che ha portato, dall’inizio del 2007 al 15 maggio 2007,  196 morti, 1171 feriti, 229 rapiti, numerosi edifici pubblici e residenziali danneggiati ... (vedi "La storia di Gaza" e "Gli attacchi israeliani nella striscia di Gaza").
Ripercorriamo le varie fasi.
Agli inizi di ottobre  2006  iniziano le proteste degli agenti di sicurezza con il pretesto degli stipendi non pagati, ci sono scontri con le forze del governo di Hamas con alcuni morti e decine di feriti.
Dopo pochi giorni Abu Mazen si incontra con Condoleeza Rice  e subito dopo sospende la trattative per la formazione del governo di unità nazionale. Contestualmente fonti palestinesi iniziano a diffondere notizie sul piano segreto degli USA  per far cadere il governo di Hamas (Il primo maggio 2007, su arabicnews.com, appare la notizia che il settimanale giordano Al-Majd è stato censurato. Stava per uscire un articolo in cui si illustrava il piano segreto di 16 pagine ideato da USA e uno stato arabo per permettere al presidente palestinese Abbas di rovesciare il governo di Hamas. L’articolo, che conteneva tutti i documenti e i dettagli di questo piano, è però stato pubblicato sul sito web del settimanale.).
Il progetto consisterebbe nell’addestrare segretamente le forze di sicurezza del presidente Abu Mazen e rifornirle di armi con la  prospettiva di alimentare la guerra civile e anche di reclutare giovani palestinesi disoccupati a cui promettere un sicuro inquadramento nelle forze di polizia, paga alta, equipaggiamento, addestramento, vitto e alloggio. Si parla di campi di addestramento a Jenin e nella striscia di Gaza.
A dicembre 2006 Olmert fa una visita lampo in Giordania con lo scopo di trovare un accordo per trasferire 1500 unità palestinesi della brigata Badr di stanza in Giordania nella striscia di Gaza, in modo da rafforzare le forze di sicurezza fedeli al presidente Abu Mazen
Il 13 dicembre 2006 Abu Mazen , appoggiato dal comitato esecutivo dell’OLP, propone le elezioni anticipate sia presidenziali che politiche e subito dopo iniziano una serie di aggressioni da parte di bande armate legate a Fatah contro esponenti di Hamas
Il 14 dicembre 2006 elementi delle forze di sicurezza presidenziali fanno fuoco sull’auto del primo ministro Haniye subito dopo il suo ingresso a Gaza dal valico di Rafah, di ritorno dal suo viaggio in Egitto. Ferite 2 guardie del corpo, uccisi una terza guardia del corpo oltre al figlio di Haniye ed al suo consigliere politico.
Hamas accusa Dahlan, ex capo del servizio di sicurezza preventivo, di essere il mandante dell’attentato in quanto ispiratore della linea antigovernativa dentro Fatah e le guardie presidenziali gli esecutori
Il 20 dicembre 2006 viene siglata una tregua tra i sostenitori di Fatah e Hamas ma non viene rispettata.
Il 29 dicembre 2006 Condoleeza Rice, a colloquio con il ministro israeliano per gli affari strategici Lieberman, ha affermato che Israele deve rafforzare il presidente Abu Mazen nella prospettiva di un eventuale conflitto intestino fra Fatah e Hamas.
Il 3 gennaio 2007 vi è un’importante dichiarazione del capo dell’OLP, Farouq Qaddoumi che accusa Dahlan, l'ex capo degli apparati di sicurezza preventiva palestinese, e parlamentare di Fatah, di corruzione e di assecondare i progetti sionisti;  respinge la prospettiva di elezioni anticipate e condanna il tentativo di ingerenza negli affari palestinesi da parte degli USA che vogliono eliminare la legittima resistenza contro l’occupazione attraverso la corruzione di parte dell’ANP e critica il presidente Abbas che ha rifiutato di cedere alle pressioni di  numerosi membri del comitato centrale di Fatah che chiedevano le dimissioni di Dahlan in quanto istigatore dei disordini interni.
Come risposta, il 6 gennaio 2007,  il presidente Abbas compie degli atti chiaramente provocatori:
- nomina Dahlan comandante generale delle forze di sicurezza presidenziali, secondo le richieste avanzate dagli USA e da Israele che avevano promesso un sostegno finanziario a queste forze se a capo di esse ci fosse stato Dahlan
- dichiara illegali le forze di sicurezza governative a meno che non si aggreghino agli apparati di sicurezza presidenziali.
Il comitato nazionale delle forze islamiche e nazionali si é pronunciato a favore dello scioglimento delle forze di sicurezza governative accusate di essere la causa dei recenti scontri a Gaza.
Per contro il ministro degli interni ha affermato, tramite il suo portavoce, che gli apparati di sicurezza governativi erano stati istituiti un anno fa di concerto con il capo del governo Haniye e lo stesso presidente Abbas e che ora saranno rinforzati da 5000 a 12mila unità; respinge le accuse del comitato dichiarando che i fatti di sangue occorsi sia nella Striscia di Gaza che nel West Bank sono opera degli apparati legati a Fatah.
La Jihad islamica e il PFLP-GC si sono rifiutati di sottoscrivere la dichiarazione del comitato ed hanno dichiarato che bisogna attendere gli esiti dell’inchiesta prima di ascrivere colpe ad un singolo partito.
Sei fazioni armate hanno tenuto una conferenza stampa a Gaza per dichiarare che se sarà necessario useranno la forza per non far generare il conflitto in atto in guerra civile. Ritengono il presidente Abbas responsabile di questa situazione e hanno dichiarato che useranno il pugno di ferro contro traditori e agenti che vogliono trascinare la politica palestinese in un conflitto fratricida.
L’ala armata di Hamas, di Fatah, del PFLP e i comitati di resistenza popolare hanno dichiarato di voler essere il baluardo dell’unità nazionale e si sono dimostrati sconcertati dalla decisione del presidente Abbas di esautorare le forze di sicurezza del ministro degli interni, dimostrando in questo modo di seguire le direttive imposte dal governo israeliano.
Dal carcere arriva anche l’appello unitario dei prigionieri alla concordia nazionale.
Il 30 gennaio 2007 Hamas e Fatah concordano un nuovo cessate il fuoco.
Il 3 febbraio vi è il famoso accordo della Mecca che stabilisce gli elementi fondanti del nuovo governo di unità nazionale:
- tregua tra le fazioni in lotta a Gaza: smantellamento dei posti di blocco, ritiro degli uomini armati dalle strade, rilascio dei prigionieri di entrambi gli schieramenti
- rifondazione dell’OLP
- governo di unità nazionale
Il 17 marzo 2007 si forma il governo di unità nazionale con portavoce Ghazi Hamad. Tutti i partiti e le fazioni partecipano al nuovo governo compresi il Fronte Democratico per la liberazione per la Palestina (DFLP) ed il Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina – GC (PFLP-GC).
Inizialmente doveva partecipare anche il Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina (PFLP) che dopo lunghe trattative si è tirato indietro perché il programma del nuovo governo non favorisce i diritti nazionali.
LA CRISI DI MAGGIO 2007
Dal 13 maggio 2007 al 20 maggio 50 palestinesi uccisi in scontri interni.
Il 9 maggio 2007 il quotidiano israeliano Haaretz rivela che Abbas sta avendo degli incontri segreti con il primo ministro israeliano Olmert.
Il 13 maggio 2007 riprendono gli scontri tra Hamas e Fatah. La causa scatenante sembra essere stata il dispiegamento da parte di Fatah di migliaia di suoi uomini della sicurezza senza l’accordo di Hamas.
Hani Kawasmeh
Il 14 maggio 2007, a due mesi dalla sua nomina, il ministro degli interni palestinese Hani Kawasmeh si dimette dopo la ripresa del conflitto, iniziato il giorno prima, tra le opposte fazioni di Fatah e Hamas nella striscia di Gaza.
Il ministro accusa sia  Hamas che  Fatah di averlo esautorato dei suoi poteri facendo diventare il suo incarico privo di significato. Non è stato quindi  in grado di realizzare il suo obiettivo, quello di riunificare le due forze preposte alla sicurezza e contrapposte fra loro, i membri della Sicurezza Nazionale - NSF (Fatah) comandati da Rashid Abu Shebak, e quelli appartenenti alle Forze dell’esecutivo (Hamas). I due gruppi rivali controllano all’incirca 70mila uomini armati in tutto il territorio dell’Autorità palestinese.
Dice di aver avuto le mani legate fin dall’inizio, ma d’altra parte si sapeva che era stato scelto come soluzione di compromesso dopo eterni litigi fra Hamas e Fatah su chi doveva ricoprire un incarico così importante.
Sempre il 14 maggio 2007 il capo del governo Haniyeh, che ha assunto ad interim l’incarico di ministro degli interni, indice una riunione di urgenza e concorda la tregua tra Hamas e Fatah, ma la situazione ormai sta degenerando in “guerra civile”: solo dal 13 maggio al 15 maggio 2007 si contano 18 morti, tra cui civili, 80 feriti portati in ospedali (ma i feriti sono molti di più), decine di sequestrati tra cui il capo della polizia di Gaza e due professori universitari.
Il 15 maggio 2007 alcune fonti bene informate della sicurezza rivelano che almeno 700 miliziani della brigata Badr, che si addestravano in Giordania dove avevano anche la loro base, hanno passato il valico di Rafah per unirsi ai guerriglieri di Fatah. Le stesse fonti rivelano anche che  membri della Sicurezza Nazionale - NSF (Fatah), dopo aver ucciso il comandante dei guerriglieri di Hamas nel quartiere di Shujaia di Gaza City, sono ripiegate verso il valico di Karni dove hanno chiesto protezione ai militari israeliani ed hanno passato il confine.
Il 16 maggio 2007 in un comunicato stampa Hamas afferma che ci sono prove che Israele ha permesso a centinaia di combattenti di Fatah di entrare nella striscia di Gaza dopo aver frequentato un corso di addestramento in Egitto. Hamas si chiede “Come è possibile che il valico di Rafah sia chiuso per i malati terminali palestinesi e aperto per 450 elementi di Fatah che rientrano nella striscia di Gaza sotto gli occhi degli Israeliani e degli osservatori europei?” Hamas sottolinea, inoltre, che è sospetta questa breve apertura del valico solo per far passare i guerriglieri della brigata Badr proprio nel momento in cui si riaccendono le ostilità tra le fazioni.

L’informazione ufficiale grida all’allarme guerra civile, i politici fanno a gara ad invocare le forze di interposizione ONU, ma tutti si guardano bene, dopo essere stati in colpevole silenzio in tutti questi anni di miserie e di massacri che abbiamo cercato di ricostruire, di denunciare le aggressioni israeliane, di descrivere le condizioni in cui versano gli abitanti di Gaza da quando c’è stato il finto ritiro degli israeliani e di smascherare tutte le manovre segrete ordite da Israele e USA per indebolire ed esautorare Hamas, il partito che ha stravinto le elezioni umiliando Fatah ed il presidente Abbas, uomo ben visto dagli USA e dall’Europa.

Hamas, che è il partito di maggioranza, dichiara che rimane fermo nelle sue posizioni che sono riassunte in:
- resistenza come scelta strategica per la liberazione
- liberazione di tutti i prigionieri politici senza condizioni
- diritto al ritorno come opzione irrinunciabile
Zahar, capo politico di Hamas che risiede a Damasco, dichiara che gli scontri a Gaza sono la conseguenza del lavoro diplomatico del segretario di Stato USA, Condoleeza Rice, nell’area mediorientale e che l’amministrazione USA stava e sta ancora appoggiando alcuni partiti palestinesi a discapito di altri con l’obiettivo di dividere il popolo palestinese. Ma, prosegue Zahar, i rapporti tra Hamas e Fatah continuano ad essere buoni nonostante che ci siano certe fazioni all’interno di Fatah che fomentano la guerra fratricida.
Per lui la questione della sicurezza era di semplice soluzione, occorreva avere 3 obiettivi organizzazione e  gestione, sostegno economico e rimozione di alcune persone che ostacolavano il piano della sicurezza. Purtroppo non si sono potuti realizzare
Il parlamento palestinese prende posizione affermando, in un comunicato del 14 maggio, che  gli scontri a Gaza rientrano in un complotto israeliano per far scoppiare una guerra civile e facendo appello ai partiti affinché rispettino gli accordi della Mecca e consegnino gli assassini alla giustizia. Nel comunicato si legge anche che il parlamento chiede alla stampa di essere patriottica nel riferire le notizie senza prestarsi ad alimentare la tensione, al fine di sbarrare la strada a chi sta cospirando contro il popolo palestinese.
Anche il leader di Fatah Abdul Rahamn Al-Turk, professore di scienze politiche,  prende posizione e denuncia il complotto. Afferma che una componente della comunità palestinese sta lavorando per gli interessi di Israele e fomenta gli scontri ogni volta che Fatah e Hamas si riavvicinano.
Da un articolo di Tony Sayegh – palestinian pundit
“….Il conflitto che si sta delineando non può chiamarsi guerra civile e non è neanche una contesa tra Fatah e Hamas, ma è ormai evidente che una fazione all’interno di Fatah rappresentata dal famigerato Dahlan con l’avallo del presidente Abbas sta cercando di affermare un regime di terrore, stile “contras” e di polizia di stato sul popolo palestinese per favorire una normalizzazione che li renda ben visti ad Israele e che sgombri il campo da opposizioni interne.
La mente di questo progetto è Elliott Abrams con esperienza di addestramento degli squadroni della morte e dei Contras in America centrale, in campagne di assassinii e terrore. Ha messo a punto un piano simile per i palestinesi e il congresso USA ha stanziato i fondi per questo piano.
Tutto questo non è segreto, abbiamo letto i dettagli sui giornali. Il Congresso ha stanziato almeno 84 milioni di dollari e sappiamo anche che gli USA stanno addestrando senza segreti, supportati da Giordania ed Egitto, i Contras palestinesi.
Leggiamo sul quotidiano Haaretz i dettagli del piano di sicurezza che Condoleeza Rice ha dettato ad Abbas, con date precise: entro il 21 giugno Dahlan dovrebbe mettere a punto un piano per disarmare la resistenza e porre fine ai lanci di razzi sulle colonie….”
Dichiarazione della fazione Lotta armata e Diritto al ritorno, dell’ala armata di Fatah, Brigata Martiri di Al Aqsa: “Lo scopo di Israele è di farci dimenticare i nostri obiettivi principali e di tenerci impegnati a combatterci l’un contro l’altro, secondo un piano preordinato da Condoleeza Rice e il generale Dayton, e messo in pratica dal Mossad e lo Shabak. La resistenza è l’unica via per l’unità e la liberazione e combatteremo per la patria, i luoghi santi e il diritto al ritorno e giudichiamo dei reietti  chi è al servizio degli USA e di Israele. Lo scopo del caos che si é creato è quello di restringere gli orizzonti del popolo palestinese e di costringerlo a sottomettersi al progetto sionista sgombrando la strada a quei palestinesi che sono pronti al compromesso.
Dalla testimonianza di Laila El-Haddad, giornalista palestinese
Le persone a Gaza sono molte preoccupate per ciò che sta avvenendo ed arrabbiate con chi sta causando gli scontri, ma nello stesso tempo guardano la situazione nel complesso: c’è l’occupazione continua di Israele, l’assedio continuo di Gaza e il boicottaggio globale del governo palestinese e adesso del governo di unità nazionale e capiscono che c’è qualcosa di più pericoloso dietro a tutto ciò, soprattutto il piano degli USA che vuole la caduta del governo di unità nazionale attraverso la fornitura d’armi e l’addestramento delle forze di sicurezza guidate da Dahlan. Questo piano non è segreto, è riportato dai giornali, ma i media hanno scelto di nuovo di non attirare l’attenzione su questo caso. In passato, circa due anni fa, gli USA hanno cominciato a finanziare Dahlan con la speranza che vincesse le elezioni politiche e anche dopo ha continuato a finanziarlo insieme ad Abbas e ha elargito fondi anche alle forze presidenziale per armarle e addestrarle, quasi 84milioni di dollari.
Dal 18 maggio 2007 a Damasco e nella striscia di Gaza si stanno tenendo una serie di incontri tra Hamas e Fatah con la mediazione della Jihad islamica.
Il 20 maggio 2007 Hayya, già portavoce di Hamas al Parlamento e membro della delegazione di Hamas ai colloqui per gli accordi sul governo di unità nazionale e per la tregua con Fatah, ha comunicato, insieme al rappresentante di Fatah, Majid Abu Shamala, l’avvenuto accordo tra le due parti per porre fine agli scontri. Poche ore dopo questa comunicazione durante una raid aereo israeliano sono morti 9 componenti della sua famiglia.
Il 23 maggio 2007 le 5 fazioni della resistenza, Hamas, Fatah, Jihad islamica, PFLP e DFLP, hanno confermato, in un incontro con Abbas e Haniye, la loro volontà di mantenere la tregua interna, porre fine agli scontri interni e dare spazio ad azioni congiunte per rafforzare il piano di sicurezza interno. Sono tutti concordi nel formare una commissione che controlli la tregua.