CRONOLOGIA DELLA LOTTA
1) Dal 1° gennaio 2006 Genia Ambiente srl è subentrata a
Manutencoop s.p.a. nella gestione del servizio di igiene urbana nel
comune di S.Giuliano, nell'hinterland sud est di Milano. Genia Ambiente
è un'emanazione di Genia s.p.a., azienda a capitale totalmente
pubblico che gestisce ormai l'intera proprietà comunale di
S.Giuliano, e che, attraverso una fitta rete di consiglieri di
amministrazione, tutti nominati dai partiti di maggioranza, gestisce
proprietà e servizi in maniera totalmente autonoma. In altri
termini, con la creazione di Genia è stata aperta la strada alla
privatizzazione di quasi tutto il patrimonio pubblico, pur rimanerndo
il comune di S.Giuliano il proprietario formale.
Un comune che si regge su una coalizione di centro sinistra a
centralità DS-Margherita con l'appoggio di Rifondazione
comunista e PCDI. All'opposizione si trovano i partiti della vecchia
coalizione governativa di centro-destra, oltre a movimenti locali
legati al PSI e a dinamiche centrifughe dai verdi, da Forza Italia e
dai DS stessi.
2) Gli operatori in servizio fino al 30 settembre erano 34, di cui 8
lavoratori interinali e tre operanti sotto diverse aziende esterne ("la
luna", "il giardino", "Pulieco").
Già nei mesi precedenti, erano emerse con chiarezza le palesi
violazioni del CCNL dei netturbini da parte di Genia; sia in merito
alla % di interinali in servizio (30% dei contratti, ben oltre la
soglia dell'8% prevista), sia rispetto alla motivazione utilizzata
(picco di attività), che nella raccolta rifiuti a S.Giuliano non
esiste, e che, in ogni caso, è contraddetta dall'utilizzo
continuativo degli interinali
3) La pace sociale si rompe con l'assemblea autorganizzata del 20
settembre, indetta dal comitato di base aderente alla CUB, che si era
conformato nel mese di luglio, dopo mesi di acceso dibattito in
contrasto con la CGIL, unica arbitraria titolare delle trattative.
L'assemblea decide di rispondere al licenziamento del primo lavoratore
interinale avvenuto il 14 settembre dopo un lungo infortunio sul
lavoro, avendo perso un dito mentre era in servizio. Un caso eclatante
che ha portato all'unico incontro formale tra la CUB e la Genia, allo
stesso tempo l'inizio e la fine della trattativa. Di fronte alla
sordità e all'arroganza dell'azienda, la CUB dichiara che senza
la riassunzione del lavoratore interinale licenziato, e senza la
conferma del posto di lavoro per tutti gli altri 7 (il cui 4°
contratto in nove mesi era in scadenza il 30 settembre), si sarebbe
avviata una denuncia pubblica sul territorio, si sarebbe proceduto per
vie legali e si sarebbe aperto al stato di agitazione in cantiere. E
così è stato
4) Il 27 settembre viene comunicato verbalmente il licenziamento di
altri 4 lavoratori interinali, sui sette rimasti. Dopo mesi di
sottomissione, paura, ricerca di una strada individuale per uscire
(almeno in parte) dalla condizione di precarietà e cioè
ottenere un'assunzione fissa, sono stati proprio loro, i lavoratori
precari della Manpower, a scatenare un'azione diretta eclatante,
bloccando cioè per oltre un'ora, l'intero cantiere di lavoro. I
licenziati hanno subito trovato l'appoggio attivo del comitato di base
della CUB, dando così vita all'attuale Comitato di Lotta Operaio
della GENIA, che ha deciso di intraprendere una mobilitazione ad
oltranza, fino al reintegro dei 5 licenziati
5) Il 28/9 viene effettuato il primo volantinaggio pubblico, davanti al
consiglio comunale (doc. 1) che mette subito in agitazione le acque. In
pochi minuti viene organizzato un incontro della delegazione degli
operai con tutti i capigruppo locali. Già da questo primo
incontro emerge che Genia aveva avuto un'indicazione vincolante da
parte del consiglio comunale stesso, già nel gennaio 2005, di
non ricorrere a forme contrattuali inquadrate dalla legge 30 e, in
particolare, proprio al lavoro somministrato.
6) Il 7 ottobre si è svolta la giornata di sciopero, il 1°
sciopero aziendale nella storia della GENIA. Lo sciopero è stato
precedeuto da una grossa campagna sul territorio sia per denunciare i
licenziamenti, sia per spingere la popolazione ad appoggiare la lotta
dei netturbini, facendo leva sulla necessità di difendere e
migliorare il servizio di igiene urbana, messo seriamente in
discussione dalla politica di GENIA. Nel volantino distribuito per
preparare la giornata di lotta (doc 2), il comitato operaio ha deciso
di cominciare a denunciare i lauti guadagni di un gruppo dirigente
assolutamente fuori da ogni controllo pubblico e dalla consistenza
assolutamente spropositata (ben 23 cariche dirigenti in relazione a
meno di 100 dipendenti!). Di fronte alla reazione determinata della
CUB, la CGIL, prende parte ad un incontro con la direzione GENIA e
prestandosi ancora una volta alle manovre padronali, firma un accordo
su un nuovo nuovo piano di lavoro conseguente ai licenziamenti e
cantando le proprie lodi in assemblea, per essere riuscita a far
integrare in Genia 5 nuovi lavoratori (che invece già operavano
sul territorio a pieno regime, anche se come interinali o
esternalizzati). Di fronte ad uno scontro inconciliabile fra CUB e
CGIL, l'assemblea finisce per non votare lo sciopero e nemmeno
l'accordo dei sindacati.
Lo sciopero acquista così un carattere prettamente politico,
un'azione esercitata da una minoranza del cantiere che ha puntato tutte
le sue carte sui risvolti pubblici della vicenda, su una tattica
cioè di accerchiamento e isolamento territoriale di GENIA
Durante la giornata si è svolto prima un presidio al mercato
cittadino con una cinquantina di persone provenienti da diverse
situazioni locali e si è poi conclusa, dopo un'assemblea, con
l'apertura di un presidio permanente in piazza Italia.
Un presidio simboleggiato dallo striscione "CONTRO I LICENZIAMENTI IN
GENIA. PIU' OPERAI MENO DIRIGENTI". Uno slogan che ha dato molto
fastidio sin da subito; cosa testimoniata dall'attacco notturno
immediato per bruciare lo striscione e dalle ripoetute pressioni dei
vigili urbani, sotto comando diretto del sindaco, per smobilitare la
piazza
7) L'idea del presidio è quella di avere un punto stabile in
città, presidiato giorno e notte, per cominciare a unire le
forze territoriali disponibili a condurre la battaglia per la
riassunzione dei 5 licenziati, ma anche per denunciare la
privatizzazione operata attraverso Genia e per combattere, più
in generale, la precarietà. Riassumiamo quindi le proposte
emerse dalla prima riunione in cui è stato promosso un comitato
di sostegno alla lotta dei netturbini che, con la sua prossima riunione
cercherà di definire un percorso articolato con cui sostenere e
se possibile, generalizare la vertenza contro GENIA.
Intanto sono state avviate alcune attività diversificate sul
territorio.
a) Una petizione popolare, sostenuta da una serie di
presidi e volantinaggi sul territorio, con l'obiettivo di realizzare
una consegna collettiva delle firme raccolte per imporre al Consiglio
comunale un pronunciamento diretto sia sulla riassunzione dei 5
licenziati,
b) Una campagna sui luoghi di lavoro del per
costruire solidarietà concreta con la lotta partendo dalla
priorità attuale di contrastare la precarietà che, qui
come altrove, dilaga
c) Una cassa di resistenza con cui far fronte
all'attuale emergenza licenziamenti e come strumento di collegamento
pratico fra diverse realtà di lotta
8) Mentre continua e si estende in città il lavoro di
contro-informazione e di denuncia, si va conformando un embrione di
comitato politico di sostegno che si raggruppa sotto la forma di
Presidio Permanente di Piazza Italia e riesce, tramite alcuni
consiglieri solidali, a presentare un o.d.g. al consiglio comunale la
cui data viene fissata per il 26 ottobre. L'intera campagna sviluppata
fino a questo momento, cheha trovato ampio riscontro sui giornali
locali inclusa una feroce polemica fra le RSU interne (CGIL) e gli
operai della CUB (vedi rassegna stampa) si concentra su quella serata.
Migliaia di volantini vengono distribuiti per l’occasione affiancati da
un lavoro di invito capillare, porta a porta, e di agitazione tramite
speakeraggio mobile con la macchina in tutti i quartieri di S.Giuliano.
La sera del 26 ottobre, oltre 130 persone si presentano alla seduta
consigliare, per spingere il consiglio a pronunciarsi contro i
licenziamenti. Le autorità locali sanno bene che quei 130 sono
l’avanguardia di un sentimento di protesta più diffuso a livello
territoriale..
L'aria si fa subito piuttosto calda, con le autorità locali
barricate a difesa delle loro posizioni e, soprattutto, con il chiaro
intento di blindare ogni forma di partecipazione attiva. Ma a nulla
valgono i tentativi del presidente del consiglio di far intervenire la
forza pubblica che viene respinta, senza grossi problemi, fuori
dall'aula. La determinazione dei partecipanti è più forte
e così, al termine del dibattito fra consiglieri, i portavoce
della lotta irrompono sulla scena con un megafono e costringono
l'assemblea ad ascoltare la veemente denuncia..
Ma Genia va difesa a tutti i costi dagli attacchi, e così viene
respinta (17 contro 9) la richiesta di reintegro presentata dalla lista
«Muoversi Insieme» e da «Sinistra
sangiulianese/verdi», poi sostenuta anche da Forza Italia, mentre
la Lega Nord e Rifondazione Comunista abbandonano l’aula senza
partecipare al voto. Viene quindi votata una risoluzione che falsifica
i dati reali sul servizio, sostiene l’utilizzo di lavoro precario e
quindi l’operato di Genia, demanda al sindaco di comporre un tavolo di
dialogo di fronte a eventuali rotture (e cos’è la lotta degli
operai della C.U.B. se non una rottura?) delle normali relazioni
sindacali».
Uno schiaffo, anche se prevedibile, alle rivendicazioni dei lavoratori
e di una fetta importante di cittadinanza che ha dimostrato la propria
solidarietà al comitato di lotta; la platea abbandona la sala
con la volontà dichiarata di continuare la mobilitazione,
attraverso la tenuta del presidio permanente in piazza Italia e
attraverso nuove mobilitazioni cittadine
9) Di fronte al nuovo quadro il potere tenta di ristrutturarsi
ricorrendo e squallidi tentativi di contracco, senza prospettiva
alcuna. Sindaco (ordinanza di sgombero contro il presidio), Genia
(minacce e provocazioni contro i promotori della lotta, finalizzate a
poter comminare provvedimenti disciplinarii) e CGIL interna (opera di
diffamazione contro la CUB e solidarietà aperta all'azienda per
i licenziamenti) stringono la loro santa alleanza nel tentativo di
repingere l'attacco. Il presidio di piazza Italia, aùforte anche
del risultato del 26 ottobre, decide di strutturarsi come coordinamento
territoriale permanente, per intraprendere, a partire dalla vertenza
politica contro i licenziamenti in Genia, una lotta contro la
privatizzazione del patrimonio e del servizio pubblico (una vera e
propria rapina) e contro la precarietà, la condizione che sempre
di più accomuna la massa dei lavoratori e delle lavoratrici. E
rilancia quindi la mobilitazione a livello territoriale
Il piano di lavoro definito in piazza Italia prevede la costruzione
della manifestazione cittadina dell’11 novembre, la partecipazione
organizzata allo sciopero generale autorganizzato del 17 novembre, per
poi arrivare a far confluire le energie verso la prossima seduta del
consiglio comunale (convocato in forma aperta)