Incontro internazionale di Beirut in
solidarietà con la resistenza
(16-19 novembre 2006)
Palazzo dell’Unesco Beirut
L’incontro internazionale di Beirut riunisce rappresentanti di partiti
politici, sindacati, movimenti e associazioni, insieme a
personalità politiche, intellettuali e culturali di tutto il
mondo, per salutare la resistenza del popolo libanese di fronte
all’aggressione israeliana, per contrastare i preparativi in atto di
una nuova aggressione contro il Libano e la regione e per coordinare le
azioni di queste forze di fronte alla politica fi guerra globale e
permanente
che costituisce una minaccia universale.
L’iniziativa è nata durante l’aggressione israeliana del
luglio7agosto 2006 contro il Libano, avviata dalle delegazioni di
solidarietà che erano giunte malgrado l’intensità dei
bombardamenti. Questa iniziativa ha incontrato un’accoglienza
entusiasta, tanto sul piano arabo che su quello internazionale, che
riflette il bisogno
delle forze che si oppongono alla lo gica della guerra ed all’egemonia
coloniale di ritrovarsi, discutere e coordinarsi.
Dal Libano, il Partito Comunista Libanese, Hezbollah, la Tribuna
dell’Unità Nazionale, il Movimento del Popolo, e la rete delle
associazioni della società civile «Samidoun»,
lanciano l’invito.
Per l’organizzazione della partecipazione e per ogni informazione,
contattare il seguente indirizzo : [1]Beirutresistance2006@no-log.org
INVITO PER UN INCONTRO INTERNAZIONALE A BEIRUT IN SOLIDARIETA’ CON LA
RESISTENZA
16-19 novembre 2006
Il quadro politico generale
Il Libano subisce un’aggressione israelo-americana continua il cui
aspetto militare è durato per 33 giorni, con una violenza
inaudita, oltre i limiti stabiliti dalle convenzioni internazionali,
come quelle di Ginevra. Uno degli obiettivi era quello di spazzare via
tutte le regole della guerra internazionalmente accettate.
L’aggressione contro
il Libano di luglio/agosto 2006 ha messo a nudo il modello che il nuovo
imperialismo tenta di imporre in tutti i campi: politico, economico e
sociale, quello dell’egemonia della forza, liberata da ogni regola
nell’organizzazione delle relazioni sociali e del potere. E’ la giungla.
Gli Stati Uniti d’America hanno annunciato che la guerra al Libano
aveva per obiettivo la realizzazione del «Nuovo Medio
Oriente». In precedenza, Washington aveva annunciato che la sua
guerra in Iraq aveva l’obiettivo di realizzare il «Grande Medio
Oriente». Per dominare l’Iraq, gli Stati Uniti hanno operato per
la decomposizione
di quel paese, inducendo la guerra civile e il bagno di sangue ai
quali stiamo assistendo.
Gli USA gestiscono la guerra in Libano nella maniera più
diretta. Questa gestione può diventare partecipazione attiva in
qualsiasi momento. Nello stesso tempo, l’amministrazione americana
sviluppa strategie destinate ad accompagnare le azioni militari, il cui
obiettivo è quello di scatenare conflitti interni sanguinosi che
condurrebbero al disordine e alla disintegrazione del Libano.
L’insistenza americano-israeliana sul disarmo di Hezbollah è
motivata dal fatto che questo fenomeno resistente in Libano intralcia
l’avanzata della loro egemonia totale sulla regione e rappresenta un
riequilibrio à anche se parziale à della capacità
aggressiva di Israele, che opprime totalmente la Palestina nel complice
silenzio internazionale.
L’attacco al Libano non è che una tappa di un piano molto
più grande, che riguarda l’insieme della regione e chiunque si
opponga all’egemonia americana, fra cui l’Iran e la Siria. Questo piano
non risparmia gli Stati le cui autorità sembrano docili o
compiacenti verso Washington. Ogni forma di riserva è presa di
mira. Questa
condotta minaccia la coesione delle entità nazionali della
regione e può condurre alla loro disintegrazione.
Di fronte ad una macchina da guerra di una brutalità barbarica,
la resistenza del popolo libanese testimonia:
del rifiuto di sottomettersi da parte di quelli che hanno
ricevuto migliaia di bombe sulle proprie teste
dell’efficacia della forza combattente della resistenza che ha inflitto
pesanti perdite all’aggressore malgrado la sua superiorità di
fuoco della presenza di una corrente politica à composta da
islamisti, comunisti, democratici e progressisti à e di una
grande corrente popolare che condivide questa visione e che si è
mostrata coerente e coordinata benché composta da forze
ideologicamente diversificate.
Questo ha imposto la sospensione delle operazioni militari ed ha
salvaguardato l’unità nazionale del Libano, minacciata di
decomposizione sotto la gigantesca pressione dell’aggressione. Tutti i
Libanesi, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche, hanno
sentito una fierezza particolare perché il loro piccolo Paese ha
affrontato questa schiacciante macchina da guerra ed ha potuto sventare
i suoi obiettivi.
Ma questa vittoria è minacciata dai tentativi di Washington e
Tel Aviv di realizzare con la politica quello che non hanno potuto
realizzare militarmente. Essi possono contare per questo su un consenso
molto avanzato della comunità internazionale verso la loro
politica, come hanno dimostrato le decisioni del G8 all’inizio della
guerra e la partecipazione attiva di diversi governi all’elaborazione
dei piani politici che vanno in questo senso. Per questi motivi,
c’è da aspettarsi la ripresa dell’aggressione da parte degli USA
e di Israele nel momento che gli sembrerà opportuno.
Bisogna premunirsi contro questa eventualità e prepararsi a
sconfiggerla.
L’invito:
L’obiettivo è quello di tenere in Libano un incontro
internazionale per
I
salutare la straordinaria resistenza del popolo libanese e condannare
con chiarezza l’aggressione americano-israeliana, l’ultima che si
è abbattuta sul Libano e quelle continue sulla Palestina e
l’Iraq, e le minacce ripetute contro l’Iran, la Siria e l’insieme della
regione.
II
esaminare gli elementi di questa aggressione, le sue caratteristiche ed
i suoi dati,
in maniera comune fra le forze coinvolte, libanesi, arabe e
internazionali, che appartengono a sensibilità ideologiche molto
varie ma che concordano su questa visione della situazione.
Coordinare concretamente le capacità di queste forze molteplici
e variegate per affrontare il momento attuale dell’aggressione e per
premunirsi contro le sue nuove fasi.
confermare la solidarietà internazionale con la lotta del popolo
palestinese per i suoi diritti nazionali
sostenere la principale rivendicazione riguardo all’Iraq, vale a dire
la fine dell’occupazione.
Il quadro pratico
Questo incontro si terrà a Beirut dal 16 al 19 novembre 2006.
L’invito a questo incontro è lanciato congiuntamente dal Partito
Comunista Libanese, da Hezbollah, dal Movimento del Popolo, dalla
Tribuna dell’Unità Nazionale e dalla rete Samidoun.
Questa iniziativa, e la visione che la guida sono stati elaborati con
le delegazioni arabe e internazionali che sono state in Libano in
visite di solidarietà durante la guerra.
saranno organizzati gruppi di lavoro con i partecipanti. Sono previsti:
un gruppo giuridico in vista dell’esame dei passi necessari per
perseguire Israele davanti alla Corte Penale Internazionale, assistere
le persone colpite dalle azioni militari di Israele, costituire un
tribunale dei popoli sul tipo del Tribunale Russel.
un gruppo relativo alla ricostruzione ed all’urbanistica. Di fronte
all’estensione delle distruzioni, si pongono alcune questioni relative
ai bisogni delle popolazioni che dovranno preservare la memoria di
quello che è successo. L’orrore e la resistenza.
un gruppo sui media globali.
L’elaborazione di una rete araba coordinata.
la strategia: le resistenze. Questo gruppo si declina in temi diversi
(teologia della liberazione, spazio economico, parlamentare, ecc.)
L’attività artistica e culturale è considerata il sesto
gruppo, che sarà permanente. Proiezione di film, presentazione
di pièces teatrali, mostre fotografiche e dibattiti.
L’organizzazione
Giovedì 16
Ore 18.00 Apertura dei lavori: meeting politico.
Venerdì 17
Dalle ore 9.00 alle ore 13.00 Riunioni dei partecipanti ai gruppi di
lavoro .
Dalle ore 13.00 alle ore 15.00- Pausa pranzo.
Dalle ore15.00 alle ore 19.00 - Visita della periferia sud di
Beirut/inizio delle riunioni dei partecipanti arabi.
Dalle ore19.00 alle ore 22.00 - Film, pièces teatrali, ecc.
Sabato 18
Dalle ore 9.00 alle ore 13.00 - Riunioni dei gruppi di lavoro
Dalle ore 13.00 alle ore 15.00 Pausa pranzo
Dalle ore 15.00 alle ore 19.00 Riunione generale per presentare e
discutere i risultati dei gruppi di lavoro.
Domenica 19
Dalle ore 9.00 alle ore 11.00 - Resoconto delle decisioni dei gruppi e
annuncio politico generale.
Ore 11.00 - Visita al Sud Libano.
E’ evidente che l’incontro di Beirut vuole gettare le basi per un
lavoro continuo le cui prossime tappe potranno essere il Forum Sociale
Mondiale di Nairobi del gennaio 2007 e la conferenza del Cairo del
marzo 2007. Abbiamo bisogno di un processo interattivo dal quale
dipenderà la riuscita della nostra azione, che è quella
di lanciare una riflessione, una discussione e di arrivare ad un
coordinamento che costituisca un’avanzata nella capacità delle
resistenze di affrontare l’offensiva imperialista: a passare dalla
denuncia all’azione.
RELAZIONE Di Valter Lorenzi
Delegato del Comitato nazionale per il ritiro delle truppe
italiane all'incontro di Beirut
1
L'incontro è stato organizzato dal Partito comunista Libanese,
da
Hezbollah, dalla Tribuna dell'Unità Nazionale, dal Movimento
del
Popolo e dalla rete d'associazioni della società civile
"Samidoun"
con l'obiettivo di organizzare una rete internazionale di
solidarietà
con la resistenza libanese.
Obiettivi strategici dell'incontro:
1) contrastare la campagna di denigrazione e i tentativi
d'isolamento
delle forze della resistenza, soprattutto in Europa occidentale.
2) evidenziare l'attuale centralità della resistenza libanese,
in
generale delle resistenze popolari, come fattore di riequilibrio
delle forze nello scontro con l'aggressività imperialista
israelo/
statunitense nell'area medio orientale
3) sviluppare il confronto politico e l'unità d'intenti tra
forze
comuniste, di sinistra, nazionaliste ed islamiste, maturati nello
specifico contesto libanese prima, durante e dopo l'aggressione
sionista dell'agosto/settembre 2006, rilanciandolo su un terreno
internazionale
4) Costituzione di un coordinamento internazionale - sulla base
di
obiettivi concreti e condivisi - in grado di fronteggiare e
sconfiggere la permanente aggressività sionista e statunitense,
che
si esprime attraverso la costante elaborazione di nuove offensive
sui
vari terreni (politico, mediatico, economico e militare) contro
il
Libano e contro tutti i paesi che non accettano il diktat imperialista.
La vastissima partecipazione internazionale, la ricchezza del
dibattito politico e del confronto, la pluralità dei
soggetti
intervenuti nelle varie sessioni di lavoro e nelle assemblee
plenarie, evidenziano il successo dell'incontro di Beirut.
2
L'incontro evidenzia come una soggettività plurale, rafforzatasi
nei
34 giorni di resistenza contro l'offensiva israeliana di questa
estate, sia in grado oggi di rilanciare a livello internazionale
un
messaggio d'unità, coordinamento e indicazione di lotta
totalmente
inedito e singolare, capace potenzialmente di sbaragliare la
montagna
di pregiudizi, prevenzioni e riserve maturate in questi anni
anche
tra le fila del grande movimento contro la globalizzazione, riserve
e
pregiudizi usati ad arte dalla propaganda bellicista per dividere
i
vari fronti di lotta e le esperienze concrete in movimento a
livello
internazionale.
La presenza nella tre giorni di Beirut di delegazioni provenienti
da
tutto il mondo dimostra la capacità d'attrazione ed interesse
che
questo fenomeno resistente ha evocato a livello internazionale.
Oltre 300 delegati si sono incontrati in questi giorni, in
rappresentanza di forum sociali contro la guerra, partiti di
sinistra
e comunisti, organizzazioni laiche e religiose, movimenti di
lotta,
giornalisti, giuristi, intellettuali, organizzazioni di massa.
Come nel 2004 con il forum internazionale contro la guerra
tenutosi
sempre nella capitale libanese, sulla spinta delle forti
indicazioni
emerse precedentemente durante il forum di Mumbay, la presenza di
rappresentanze provenienti dal mondo altermondialista è stata
anche
questa volta molto significativa. Tra queste spiccava la
rappresentante dell'Unione ebraica francese per la pace.
I rappresentanti all'incontro provenivano da:
Per il Medio Oriente > Libano, Egitto, Giordania, Iraq, Libia,
Palestina, Algeria, Siria
Per l'Europa > Italia, Grecia, Francia, Turchia, Austria, Gran
Bretagna, Paesi Baschi, Germania, Irlanda, Portogallo, Belgio, Norvegia
Per le Americhe > Canada, USA, Brasile, Cuba, Brasile
Per l'Asia > Sud Corea
Per l'Africa> Congo, Senegal
Il nuovo contesto determinatosi nel periodo intercorso tra il
convegno del 2004 ed oggi dice della lungimiranza di del primo
incontro e della forza dell'attuale, proiezione politica del
conflitto e della sconfitta militare subita da uno dei più
potenti
eserciti del mondo nei 34 giorni di aggressione.
Non a caso tutte queste soggettività si riuniscono oggi a
Beirut
sulla base di un appello diretto della resistenza libanese.
3
Parlare di unità tra forze di sinistra, comuniste ed islamiste
nella
battaglia contro la guerra appare in prima battuta come una
contraddizione in termini, soprattutto se partiamo dall'angolo
visuale del dibattito italiano, condizionato profondamente da
campagne xenofobe e razziste, dalla vulgata guerra/terrorismo,
dal
pregiudizio sulle forze che si muovono ed interagiscono nello
scenario mediorientale, in Afghanistan come in Iraq, in Palestina
come in Libano.
A sgombrare il campo da alcuni grandi ostacoli ed
ambiguità,
teoricamente insormontabili di fronte al complesso contesto delle
forze in campo, ci hanno pensato i rappresentanti di Hezbollah
alla
presidenza dell'incontro.
Ho partecipato alla commissione "Le strategie - Le resistenze"
organizzata in modo che gli interventi generali e le proposte si
intersecassero con risposte a domande provenienti dal pubblico,
composto in buona parte, come detto, da rappresentanti occidentali
e
nord europei.
Presenti anche alcuni esponenti italiani, conosciuti per le loro
attuali posizioni favorevoli al "governo amico" ed alla sua
politica
estera. Significativa la loro silenziosa partecipazione ai lavori
dell'incontro. Molte invece le domande, articolate e composite,
rivolte al "Partito di Dio".
Sul tema del rapporto con il Partito Comunista Libanese, la
risposta
di Mohammad Naufal, rappresentante di Hezbollah alla Presidenza
della
commissione, è stata la seguente: " .noi abbiamo maturato in
questi
anni molti più rapporti con il PCL, sia sul terreno politico
sia
sociale, che non con altre forze islamiste presenti nel paese e
nell'area mediorientale. Il PCL è un nostro alleato
strategico,
mentre abbiamo nemici tra le forze islamiste."
Sulle grandi questioni della forma Stato, del rapporto Stato/
religione, delle differenze di genere e su altre questioni
dirimenti
le risposte di Naufal sono state le seguenti:
1) Pensiamo ad uno Stato non
confessionale all'interno del quale
tutti i cittadini devono godere degli stessi diritti, per questo
ci
battiamo oggi contro la forma istituzionale libanese, retaggio
del
colonialismo francese, la quale divide la società per confessioni
2) Preconizziamo una società nella
quale le differenze di classe
siano il più possibile eliminate
3) Nel rispetto dei valori prevalenti
della società libanese,
siamo per la libertà di culto
4) Le donne nel nostro movimento non sono
discriminate, svolgono
attività ai vari livelli dell'organizzazione
5) I nostri rapporti con le altre
organizzazioni si basano sulla
condivisione di strategie politiche, non su discriminanti religiose
o
confessionali
6) Siamo antimperialisti e lottiamo per
l'affermazione di una
pace giusta in Medio Oriente
Le posizioni espresse dal rappresentante di Hezbollah, tra
l'altro
rintracciabili in forma più articolata e circostanziata nei
loro
documenti ufficiali, trovano riscontro nelle parole e negli atti
dell'altra forza centrale di questo evento, il Partito Comunista
Libanese.
Attraverso Walid Samara e di Mufid Keteish, esponenti di spicco
del
partito presenti anch'essi alla presidenza dell'incontro, è
emerso il
quadro di stretto coordinamento maturato in questi ultimi anni tra
le
due organizzazioni che animano la resistenza libanese.
Walid ad una specifica domanda risponde che ".l'alleanza con
Hezbollah si sviluppa sul terreno politico, sociale e sindacale,
proiettandosi nel contesto libanese come strategica nel processo
di
cambiamento in atto" .
Altra importante dichiarazione di Mufid sull'Unifil e la
risoluzione
ONU 1701, che considera come ".strumento inserito nel più
generale
tentativo di indebolire, dividere e disarmare la resistenza. Le
forze
Unifil in questo contesto rischiano di trasformarsi in una polizia
a
controllo del territorio del sud Libano"
Nelle ultime settimane, di fronte all'incredibile inasprimento
della
repressione israeliana in Palestina, con i continui attacchi
culminati nella strage di Beit Hanuoun, palestinesi dei campi
profughi del sud e libanesi residenti nei paesi bombardati
recentemente da Israele hanno promosso due manifestazioni di
fronte
ad alcune basi Unifil con lo slogano "andatevene dal Libano, qui
non
servite, spostatevi sulla frontiera di Gaza". Altre
manifestazioni
del genere sono in programma nei prossimi giorni.
4
L'incontro internazionale è servito sia al rafforzamento
della
resistenza nel rapporto di forza interno libanese, in una fase di
forte tensione politica e sociale, sia come stimolo per
l'attivazione
di una rete internazionale d'intervento, attraverso una serie
d'obiettivi che di seguito descriverò attraverso i punti di
programma
emersi dalle varie commissioni.
Lo scontro in atto tra le forze politiche libanesi ha assunto in
questa fase un temporaneo trasferimento del confronto armato sul
terreno dei rapporti di forza istituzionali e del potere politico.
Leggiamo brevemente i fatti degli ultimi mesi: dopo la sconfitta
militare di agosto il fronte israelo/statunitense è costretto
ad
accettare un ripiegamento tattico e la risoluzione 1701 dell'ONU,
sicuramente spostata in favore degli aggressori, ma incapace
nell'immediato ed in prospettiva di risolvere il problema di
fondo
per il quale l'esercito di Tsahal è stato mandato allo
sbaraglio: il
disarmo e la disarticolazione della resistenza libanese.
Non a caso, mentre la resistenza rispetta rigorosamente il cessate
il
fuoco (ma giustamente non cede le armi) Israele viola
sistematicamente la tregua per mare, terra e cielo.
Ad appena due settimane dall'inizio della tregua scatta la
strategia
della tensione: viene ucciso a Sidone un alto esponente dei
servizi
segreti libanesi, si susseguono attentati dinamitardi contro
caserme
dell'esercito libanese e centrali della polizia (5 nell'ultima
settimane nel centro di Beirut).
Intanto si surriscalda il fronte interno con una serie di atti
politici della filo americana "coalizione arancione": si nega un
governo di unità nazionale, si accusa la resistenza di aver
portato
il paese in una guerra distruttiva, si richiede a gran voce
l'istituzione del tribunale internazionale per l'omicidio dell'ex
premier libanese Rafik Hariri in funzione anti siriana.
La Resistenza libanese, forte di un consenso maggioritario nel
paese,
ricostruisce il paese, propone il governo di unità
nazionale,
promuove un processo politico per il superamento del retaggio
coloniale che blocca il paese nel sistema confessionale. Le mosse
della coalizione nazionalista, uscita vincitrice dagli ultimi
confronti con Israele, riflettono la serenità e la
determinazione di
chi sa di avere potenzialmente e legittimamente in mano le redini
del
paese.
Sul fronte iracheno intanto la sconfitta militare USA inizia a
produrre i suoi frutti: è di ieri l'incontro tra i ministri
degli
esteri siriano e iracheno, nei prossimi giorni i due ministri
saranno
a Teheran per un incontro con i massimi esponenti della
Repubblica
islamica.
I fatti parlano chiaro: Israele e Stati Uniti sono sempre più
fuori
gioco nell'area. Ed ecco che scatta, in un impressionante
sincronia
temporale, l'omicidio di Pierre Gemayel.
Il Libano torna ad essere sull'orlo del baratro di una devastante
guerra civile
Le mobilitazioni di piazza evocate in questi giorni dalla
dirigenza
di Hezbollah per sbloccare una situazione di paralisi
istituzionale
sono state, non a caso, rinviate in attesa della chiusura dei
lavori
dell'incontro internazionale. Alla luce degli avvenimenti di
queste
ore la scelta è stata più che lungimirante.
Gli obiettivi emersi dal lavoro delle commissioni sono i seguenti
(i documenti e le dichiarazioni finali saranno inviate nei
prossimi
giorni):
Commissione Strategie - Resistenze
Costituzione di un gruppo di coordinamento che segua lo sviluppo
del
progetto di rete mondiale delle resistenze
Campagna coordinata contro il discredito mediatico ed informativo
della resistenza, soprattutto in Europa
Rafforzare il coordinamento tra le forze della sinistra e quelle
confessionali ed islamiste
Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri
Promuovere una campagna mondiale che viva attraverso specifiche
campagne regionali che abbia come obiettivo divulgare, far
conoscere
e rafforzare la rete mondiale delle resistenze
Costituire e promuovere un fondo di sostegno a favore del popolo
palestinese
12 luglio giornata mondiale della resistenza
Commissione giuridico/legale
Implementare proposte atte a promuovere tribunali contro Israele
-
denuncia d'Israele come Stato illegittimo
Analisi e denuncia dell'uso d'armi proibite - denuncia dei paesi
che
finanziano e/o forniscono Israele di queste armi
Recepire tutti i dati sui danni ambientali dell'ultima
aggressione
israeliana contro il Libano
Studio sulla struttura ed il funzionamento dei tribunali
internazionali, denuncia della loro parzialità, azioni legali
contro
di essi, dal silenzio sui danni ambientali suddetti
Costituzione di un "tribunale della coscienza" sulla violazione
dei
diritti umani / campagna legale sul tema
Campagna sulla legittimità della resistenza, soprattutto tra
le
opinioni pubbliche europee ed occidentali
Costituzione di un comitato onorifico per i perseguitati politici
Specifico comitato d'indagine, denuncia, pressione sul tema dei
criminali di guerra in Medio Oriente
Creazione di un sito web per l'interscambio d'esperienze
giuridiche
sui temi di lavoro accennati
In merito alle truppe europee dislocate in sud Libano in base
alla
risoluzione 1701: evidenziare il principio che i danni di guerra
li
deve pagare Israele e non i contribuenti occidentali
Pressione sul governo libanese per chiedere risoluzione ONU per
costituzione di uno specifico tribunale internazionale sui crimini
di
guerra d'Israele ( sulla falsariga di quello per l'omicidio Hariri)
Commissione media globali
Obiettivo: costituire un nostro sistema globale integrato in grado
di
combattere contro il sistema mediatico imperialista
Promuovere indagine statistica su giornalisti, intellettuali e
scrittori "amici" della resistenza
Costituzione di una rete di giornalisti, intellettuali e scrittori
in
grado di coadiuvare l'obiettivo strategico
Costituzione di un comitato organizzativo che determini un comune
metodo di lavoro: la prima riunione si svolgerà entro 90 giorni
dalla
data del presente incontro
In prospettiva costituzione di una rete "Media watch" sulle e
delle
resistenze
5
La commissione che ha riunito le rappresentanze dei paesi arabi
La considerazione iniziale da fare è che l'incontro di Beirut
si
inserisce in un contesto che vede in Palestina ed Iraq un
(faticoso
ma reale) processo d'unificazione delle resistenze.
I passi avanti verso un governo d'unità nazionale in Palestina
e
l'unificazione delle varie milizie armate ne sono un segnale,
così
come la recente costituzione in Iraq del Coordinamento delle
organizzazioni sociali, politiche ed armate di stampo laico,
comunista e islamista sotto un comando unificato.
All'incontro erano presenti rappresentanti autorevoli della
resistenza irachena e palestinese, ed è stato posto un
accento
particolare al tema del coordinamento di questi tre fronti di
lotta:
Libano, Palestina, Iraq.
Il documento finale sul progetto di rete strategica tra le
resistenze
riporterà quest'obiettivo come centrale per il prossimo futuro.
Dai vari interventi sono emersi alcuni elementi evidentemente al
centro del dibattito nell'area:
1) Analisi dei risultati interni ed
internazionali della
resistenza: sconfitta elettorale di Bush come diretta conseguenza
della forza della resistenza irachena, sconfitta dell'esercito
israeliano in sud Libano come riequilibrio - seppur parziale -
nei
rapporti di forza nell'area
2) Combattere il progetto di divisione su
base etnica e
confessionale fomentato dall'esterno
3) Creazione di un fronte tra le forze
nazionaliste, di sinistra
e confessionali
4) No al riconoscimento del governo
iracheno: unico
rappresentante del popolo iracheno è la resistenza
5) Sostegno alla resistenza irachena e
palestinese
6) Costituzione di una campagna di
pressione sui paesi che
dicono formalmente d'essere contro la guerra per spingerli su
posizioni più radicali e
7) Esigenza di un'analisi del
confessionalismo da un punto di
vista sociale e politico
La risoluzione finale dei lavori di questa commissione arriverà
nei
prossimi giorni
6
Dalle parole ai fatti
Il Comitato nazionale per il ritiro delle truppe ha iniziato nel
recente passato un'opera di corretta informazione sulla situazione
in
Libano, Palestina e Iraq, invitando alcuni importanti esponenti
libanesi e iracheni per un giro di conferenze in Italia.
Il Coordinamento internazionale delle resistenze che dall'incontro
di
Beirut si ramificherà in tutto il mondo, attraverso
strumenti
informativi specifici e con l'ausilio d'organizzazioni e
intellettuali disponibili allo sviluppo di questo processo, ci
dicono
che eravamo sulla strada giusta.
Ora si tratta di rafforzare quest'impegno, che per il nostro
paese
significherà portare avanti una forte campagna informativa
e
culturale, in grado di contrastare posizioni ambigue, pregiudiziali
e
prevenute sulle resistenze arabe, posizioni presenti (e purtroppo
ancora forti) trasversalmente nel movimento pacifista
Oggi per questa battaglia abbiamo un nuovo, potente strumento di
coordinamento, in grado di contrastare un processo di divisione
che,
sulla falsariga dell'ideologia dello "scontro di civiltà " (e
di
concezioni ad esso funzionali), tenta nel XXI secolo di
riproporre
quella divisione tra masse popolari utili per legittimare di
fronte
alle opinioni pubbliche occidentali i conflitti mondiali del '900.