Da: http://www.voltairenet.org/article144711.html
Intervista di Silvia Cattori a Daniele
Ganser
La
strategia della tensione. Il
terrorismo non rivendicato della NATO
Daniele Ganser, professore di storia contemporanea all
’università di Basilea e presidente dell’Aspo-Svizzera, ha
pubblicato un libro "sugli eserciti segreti della NATO". Secondo lui,
gli Stati Uniti hanno organizzato in Europa dell ’Ovest durante gli
ultimi 50 anni attentati che sono stati attribuiti alla sinistra e alla
sinistra estrema per screditarli agli occhi dei loro elettori. Questa
strategia dura ancora oggi per suscitare il timore dell ’islam e
giustificare le guerre per il petrolio.
Silvia Cattori: Il suo lavoro dedicato agli eserciti segreti della
NATO [1], spiega come la strategia della tensione [2] e le
operazioni ’False Flag ’ [3]- operazioni "false bandiere",
é l ’espressione usata per descrivere atti terroristici, portati
avanti segretamente da governi o organizzazioni, per essere poi
imputate ad altri) implicano dei grandi pericoli. Spiega come la NATO,
durante la guerra fredda - in coordinamento con i servizi di
informazioni dei paesi dell ’Europa occidentale ed il Pentagono - si
é servito di eserciti segreti, ha reclutato spie negli ambienti
di estrema destra, ed ha organizzato atti terroristici attribuiti poi
alla sinistra estrema. Apprendendo ciò, ci si può
interrogare su quello che può passare a nostra insaputa.
Daniele Ganser: E' molto importante comprendere ciò che la
strategia della tensione rappresenta realmente e come ha funzionato
durante questo periodo. Ciò può aiutarci ad illuminare il
presente ed a vedere meglio in quale misura é sempre in azione.
Poca gente sa ciò che l ’espressione ìstrategia
della tensione ’ vuole dire. ‘ˆ molto importante parlarne, spiegarlo.
E' una tattica che consiste nel commettere degli attentati criminali ed
attribuirli a qualcuno di altro. Con il termine tensione ci si
riferisce alla tensione emozionale, a ciò che crea una
sensazione di timore, di paura. Con il termine strategia, ci si
riferisce a chi alimenta le paure della gente riguardo ad un gruppo
determinato. Queste strutture segrete della NATO erano state
equipaggiate, finanziate e addestrate dalla CIA, in coordinamento con l
’MI6 (i servizi segreti britannici), a combattere le forze armate dell
’Unione sovietica in caso di guerra, ma anche, secondo le informazioni
di cui disponiamo oggi, per commettere attentati terroristici in
diversi paesi [4].
Così , fin dagli anni 70, i servizi segreti italiani hanno
utilizzato queste armate segrete per fomentare attentati terroristici
con lo scopo di causare la paura in seno alla popolazione e, in
seguito, accusare i comunisti di essere gli autori. Era il periodo dove
la parte comunista aveva un potere legislativo importante al
Parlamento. La strategia della tensione doveva servire a screditarlo,
indebolirlo, per impedirgli di accedere all ’esecutivo.
Silvia Cattori: Apprendere quello che sta dicendo é una cosa. Ma
resta difficile credere che i nostri governi abbiano potuto lasciare la
NATO , i servizi d ’intelligence d ’Europa occidentale e la CIA ad
agire in modo da minacciare la sicurezza dei loro cittadini!
Daniele Ganser: La NATO era il cuore di questa rete clandestina legata
al terrore; il Clandestine Planning Committee (CCP) e l ’Allied
Clandestine Committee (ACC) erano sottostrutture clandestine dell
’Alleanza atlantica, che sono chiaramente identificate oggi. Ma, ora
che ciò é stabilito, é sempre difficile sapere chi
faceva cosa. Non ci sono documenti per provare chi comandava,
organizzava la strategia della tensione, e come la NATO , i servizi di
informazioni dell ’Europa occidentale, la CIA , il MI6, e i terroristi
reclutati negli ambienti di estrema destra, si distribuivano i ruoli.
La sola certezza che abbiamo é che c ’erano, all ’interno di
queste strutture clandestine, elementi che hanno utilizzato la
strategia della tensione. I terroristi di estrema destra hanno spiegato
nelle loro deposizioni che erano i servizi segreti e la NATO che li
avevano sostenuti in questa guerra clandestina. Ma quando si chiedono
spiegazioni ai membri del CIA o della NATO - ciò che ho fatto
durante molti anni - si limitano a dire che potrebbero esserci stati
alcuni elementi criminali che sono sfuggiti al controllo.
Silvia Cattori: Questi eserciti segreti operavano in tutti i paesi dell
’Europa occidentale?
Daniel Ganser: Con le mie ricerche, ho dimostrato che questi eserciti
segreti esistevano, non soltanto in Italia, ma in tutta l ’Europa
dell’Ovest: in Francia, Belgio, Olanda, Norvegia, Danimarca, Svezia,
Finlandia, Turchia, Spagna, Portogallo, Austria, Svizzera, Grecia,
Lussemburgo, Germania. Inizialmente si pensava che ci fosse una
struttura di guerriglia unica e che, quindi, questi eserciti segreti
avevano tutti partecipato alla strategia della tensione, dunque ad
attentati terroristici. Ma, é importante sapere che questi
eserciti segreti non hanno tutti partecipato agli attentati. E
comprendere ciò che li differenziava poiché avevano
attività distinte. Quello che appare chiaramente oggi é
che queste strutture clandestine della NATO, generalmente chiamate Stay
Behind [5], erano concepite, in origine, per agire come una
guerriglia in caso d ’occupazione dell ’Europa dell ’Ovest da parte
dell ’Unione sovietica. Gli Stati Uniti dicevano che queste reti di
guerriglia erano necessarie per superare l ’impreparazione nella quale
i paesi invasi dalla Germania si erano allora trovati.
Numerosi paesi che hanno conosciuto l ’occupazione tedesca, come la
Norvegia , volevano trarre le lezioni dalla loro incapacità di
resistere all ’occupante e si é detto, che in caso di nuova
occupazione, dovevano essere meglio preparati, disporre di un ’altra
opzione e potere contare su un esercito segreto nel caso in cui l
’esercito classico venisse distrutto. C ’erano, all ’interno di questi
eserciti segreti, persone oneste, patrioti sinceri, che volevano
soltanto difendere il loro paese in caso d ’occupazione.
Silvia Cattori: Se comprendo bene, questo Stay behind il cui obiettivo
iniziale era quello di prepararsi in caso di un ’invasione sovietica,
é stato deviato da questo scopo per combattere la sinistra. Di
conseguenza, si é penato a comprendere perché i partiti
di sinistra non hanno indagato, denunciato queste deviazioni prima?
Daniele Ganser: Se si prende il caso dell ’Italia, appare che, ogni
volta che la parte comunista ha sfidato il governo per ottenere
spiegazioni sull ’esercito segreto che operava in questo paese sotto il
nome di codice Gladio [6], non ci sono state risposte con il
pretesto di segreto di Stato. ‘ˆ soltanto nel 1990 che Giulio
Andreotti [7] ha riconosciuto l ’esistenza di Gladio ed i suoi
legami diretti con la NATO , la CIA e il MI6 [8]. E' in questo
periodo che il giudice Felice Casson ha potuto provare che il vero
autore dell ’attentato di Peteano nel 1972, che aveva scosso l ’Italia,
e che era stato attribuito a militanti di estrema sinistra, era
Vincenzo Vinciguerra, apparentato Ordine Nuovo, un gruppo di estrema
destra. Vinciguerra ha riconosciuto di aver commesso l ’attentato di
Peteano con l ’aiuto dei servizi segreti italiani. Vinciguerra ha anche
parlato dell ’esistenza di questo esercito segreto chiamato Gladio. E
ha spiegato che, durante la guerra fredda, questi attentati clandestini
avevano causato la morte di donne e di bambini [9].
Ha anche affermato che queste armate segrete controllate dalla NATO,
avevano ramificazioni ovunque in Europa. Quando quest ’informazione
é uscita, ha provocato una crisi politica in Italia, ed é
grazie alle indagini del giudice Felice Casson che siamo stati messi al
corrente degli eserciti segreti della NATO. Nella Germania, quando i
Socialisti del SPD hanno appreso, nel 1990, che esisteva nel loro paese
- come in tutti gli altri paesi europei - un esercito segreto, e che
questa struttura era legata ai servizi segreti tedeschi, hanno gridato
allo scandalo ed incolpato la parte democristiana (CDU). Questi hanno
reagito dicendo: se voi ci accusate, diremo pubblicamente che, anche
voi, con Willy Brandt, avevate preso parte a questa cospirazione.
Questo coincideva con le prime elezioni della Germania riunificata, che
gli SPD speravano di vincere. I dirigenti del SPD hanno capito che non
era un buono argomento elettorale; per finire hanno lasciato intendere
che quest ’eserciti segreti erano giustificabili. Al Parlamento
europeo, nel novembre 1990, voci si sono alzate per dire che non si
poteva tollerare l ’esistenza di eserciti clandestini, né
lasciare senza spiegazione degli atti di terrore la cui origine reale
non era delucidata, e che occorreva indagare. Il Parlamento europeo ha
dunque protestato per iscritto alla NATO ed il presidente George Bush
senior. Ma nulla é stato fatto. Soltanto in Italia, in Svizzera
ed in Belgio, che indagini pubbliche sono state iniziate. Sono del
resto i tre soli paesi che hanno fatto un po ’di ordine in quest
’affare e che hanno pubblicato una relazione sui loro eserciti segreti.
Silvia Cattori: Cosa ne é oggi? Questi eserciti clandestini
sarebbero ancora attivi?
Daniele Ganser: Per uno storico, é difficile rispondere a questa
domanda. Non si dispone di un rapporto ufficiale paese per paese. Nei
miei lavori, analizzo fatti che posso provare. Per quanto riguarda l
’Italia, c ’é una relazione che dice che l ’esercito segreto
Gladio é stato eliminato. Sull ’esistenza dell ’esercito segreto
P 26 in Svizzera, esiste anche un rapporto del Parlamento, nel novembre
1990. Dunque, quest ’eserciti clandestini, che avevano conservato
esplosivi nei loro nascondigli ovunque in Svizzera, sono state sciolte.
Ma, negli altri paesi, non si sa nulla. In Francia, mentre il
presidente Francois Mitterrand aveva affermato che tutto ciò
apparteneva al passato, si é appreso successivamente che queste
strutture segrete erano sempre attive quando Giulio Andreotti ha
lasciato intendere che il presidente francese mentiva: "Voi dite che
gli eserciti segreti non esistono pi’¹; ma, nel corso della
riunione segreta dell ’autunno 1990, anche voi francesi eravate
presenti; non avete detto che ciò non esiste più".
Mitterr and fu molto contrariato con Andreotti poiché, dopo
questa rivelazione, egli dovette rettificare la sua dichiarazione.
Più tardi l ’ex direttore dei servizi segreti francesi, l
’ammiraglio Pierre Lacoste, ha confermato che questi eserciti segreti
esistevano anche in Francia, e che anche la Francia aveva avuto delle
implicazioni in attentati terroristici [10].
E' dunque difficile dire se tutto é passato. E, anche se le
strutture Gladio sono state sciolte, potrebbero avere create delle
nuove pur continuando a utilizzare la tecnica della strategia della
tensione e del ’False flag ’.
Silvia Cattori: Si può pensare che, dopo il crollo dell ’URSS,
gli Stati Uniti e la NATO abbiano continuato a sviluppare la strategia
della tensione e ’False flag ’ su altri fronti?
Daniele Ganser: Le mie ricerche si sono concentrate sul periodo della
guerra fredda in Europa. Ma si sa che ci sono state altrove delle
’False flag ’ dove la responsabilità degli stati é stata
provata. Esempio: gli attentati, nel 1953, in Iran, inizialmente
attribuiti a comunisti iraniani. Ma, é risultato che la CIA e il
MI6 si sono serviti di agenti provocatori per orchestrare la caduta del
governo Mohammed Mossadeq, questo nel quadro della guerra per il
controllo del petrolio. Altro esempio: gli attentati, nel 1954, in
Egitto, che si erano inizialmente attribuiti ai musulmani. Si é
provato successivamente che, nell ’affare chiamato Lavon [11],
sono stati agenti del Mossad gli autori. Qui, si trattava per Israele
di ottenere che le truppe britanniche non lasciassero l ’Egitto ma vi
rimanessero, per garantire la protezione di Israele.
Così, abbiamo esempi storici che dimostrano che la strategia
della tensione e la ’False flag ’ sono state utilizzate dagli
USA, la Gran Bretagna e Israele. Ci occorre ancora proseguire le
ricerche in questi settori, poiché, nella loro storia, altri
paesi hanno utilizzato la medesima strategia.
Silvia Cattori: Queste strutture clandestine della NATO, create dopo la
Seconda Guerra Mondiale, sotto l ’impulso degli Stati Uniti, per dotare
i paesi europei di un esercito capace di resistere ad un ’invasione
sovietica, sono servit i soltanto per condurre operazioni criminali
contro cittadini europei? Tutto porta a pensare che gli Stati Uniti
guardavano a qualcosa d ’altro!
Daniele Ganser: Avete ragione a sollevare la questione. Gli Stati Uniti
erano interessati al controllo politico. Questo controllo politico
é un elemento essenziale per la strategia di Washington e di
Londra. Il generale Geraldo Serravalle, capo di Gladio, la rete
italiana Stay-behind, lo spiega nel suo libro. Egli racconta che ha
compreso che gli Stati Uniti non erano interessati dalla preparazione
di una guerriglia in caso d ’invasione sovietica, quando ha visto che,
cosa che interessava agli agenti della CIA, che assistevano alle
esercitazioni d ’addestramento dell ’esercito segreto che dirigeva, era
di assicurarsi che questo esercito funzionasse in modo da controllare
le azioni dei militanti comunisti.
Il loro timore era l ’arrivo dei comunisti al potere in paesi come la
Grecia , l ’Italia, Francia. Ecco a cosa doveva servire la strategia
della tensione: orientare ed influenzare la politica di alcuni paesi
dell ’Europa dell ’Ovest.
Silvia Cattori: Avete parlato dell ’elemento emozionale come fattore
importante nella strategia della tensione. Dunque, il terrore, la cui
origine resta sfocata, dubbia, la paura che provoca, serve a manipolare
l ’opinione pubblica. Non si assiste oggi agli stessi metodi? Ieri, si
utilizzava la paura del comunismo, oggi non si utilizza la paura dell
’islam?
Daniele Ganser: Si, c'é un parallelo nettissimo. In occasione
dei preparativi della guerra contro l ’Iraq, si é detto che
Saddam Hussein possedeva armi biologiche, che c ’era un legame tra il
Iraq e gli attentati dell ’11 settembre, o che c ’era un legame tra l
’Iraq e i terroristi di Al Qaida. Ma tutto ciò non era vero. Con
queste menzogne, si voleva fare credere al mondo che i musulmani
volevano spargere il terrorismo ovunque, che questa guerra era
necessaria per combattere il terrore. Ma, la vera ragione della guerra
é il controllo delle risorse energetiche. A causa della
geologia, le ricchezze di gas e petrolio si concentrano nei paesi
musulmani. Quello che vogliono accaparrarsi, deve nascondersi dietro
questo tipo di manipolazioni.
Ora non si può dire che non c 'é più molto
petrolio poiché il massimo della produzione globale - "picco di
petrolio" [12] - si verificherà probabilmente prima del
2020 e che occorre dunque andare a prendere il petrolio in Iraq,
perché la gente direbbe che non occorre uccidere bambini per
questo. Ed hanno ragione. Non si può nemmeno dire che, nel Mar
Caspio, ci sono riserve enormi e che si vuole creare una conduttura
verso l ’oceano indiano ma che, siccome non si può passare per l
’Iran al sud, né passare per la Russia al nord, occorre passare
per l ’est, il Turkmenistan e l ’Afghanistan, e dunque, occorre
controllare questo paese.
E' per questo che si definiscono i musulmani come "terroristi". Sono
grandi menzogne, ma se si ripete mille volte che i musulmani sono
"terroristi", la gente finirì per crederlo e per accettare che
queste guerre antimusulmane sono utili; dimenticando che ci sono molte
forme di terrorismo, che la violenza non é per forza una
specialità musulmana.
Silvia Cattori: Insomma, queste strutture clandestine sono state
sciolte, ma la strategia della tensione ha potuto continuare?
Daniele Ganser: ‘ˆ esatto. Possono avere sciolto le strutture, e averne
formato delle nuove. ‘ˆ importante spiegare come, nella strategia della
tensione, la tattica e la manipolazione funzionano. Tutto ciò
non é legale. Ma, per gli Stati, é più facile
manipolare persone che dire loro che si cerca di mettere le mani sul
petrolio di altri. Tuttavia, tutti gli attentati non derivano dalla
strategia della tensione. Ma é difficile sapere quali sono gli
attentati manipolati. Anche coloro che sanno che la maggioranza deli
attentati sono manipolati da Stati per screditare un nemico politico,
possono scontrarsi con un ostacolo psicologico. Dopo ogni attentato, la
gente ha paura, é confusa. ‘ˆ molto difficile farsi all ’idea
che la strategia della tensione, la strategia del ’False flag ’,
é una realtà. E' più semplice accettare la
manipolazione e dirsi: "Da trenta anni mi tengo informato e non ho mai
sentito parlare di questi eserciti criminali. I musulmani ci attaccano,
é per questo che si combatte".
Silvia Cattori: Fin dal 2001, l ’Unione europea ha instaurato
misure antiterroriste. E’ sembrato in seguito che queste misure hanno
permesso alla CIA di rapire gente, di trasportarli in luoghi segreti
per torturarli. Gli Stati europei non sono diventati un po’ ostaggi e
sottomessi agli Stati Uniti?
Daniele Ganser: Gli stati europei hanno avuto un atteggiamento
abbastanza debole in relazione agli Stati Uniti dopo gli attentati dell
’11 settembre 2001. Dopo avere affermato che le prigioni segrete erano
illegali, hanno lasciato fare. Stessa cosa con i prigionieri di
Guantanamo. Delle voci si sono alzate in Europa per dire: "non si
possono privare i prigionieri della difesa di un avvocato". Quando la
signora Angela Merkel ha evocato la questione, gli Stati Uniti hanno
chiaramente lasciato intendere che la Germania é stata un po’
implicata in Iraq, che i suoi servizi segreti avevano contribuito a
preparare la guerra, dunque dovevano tacersi.
Silvia Cattori: In questo contesto, in cui ci sono ancora molte zone d
’ombra, quale sicurezza può portare la NATO al popolo che
presumibilmente dovrebbe proteggere se permette a servizi segreti di
manipolare?
Daniele Ganser: Per quanto riguarda gli attentati terroristici
manipolati dagli eserciti segreti della rete Gladio durante la guerra
fredda, é importante potere determinare chiaramente qual
é l ’implicazione reale della NATO lì dentro, di sapere
ciò che é realmente avvenuto. Si trattava di atti isolati
o di atti organizzati segretamente dalla NATO? Fino ad oggi, la NATO ha
rifiutato di parlare della strategia della tensione e del terrorismo
durante la guerra fredda, rifiuta ogni questione che riguarda Gladio.
Oggi, ci si serve della NATO come un ’una armata offensiva, mentre
quest ’organizzazione non é stata creata per svolgere questo
ruolo. E’ stata attivato in questo senso, il 12 settembre 2001,
immediatamente dopo gli attentati di New York. I dirigenti della NATO
affermano che la ragione della loro partecipazione alla guerra contro
gli Afgani é di combattere il terrorismo. Ma, la NATO rischia di
perdere questa guerra. Ci sarà, allora, una grande crisi ,
dibattiti. Che permetterà allora di sapere se la NATO conduce,
come afferma, una guerra contro il terrorismo, o se ci si trova in una
situazione simile a quella che si é conosciuta durante la guerra
fredda, con l ’esercito segreto Gladio, dove c ’era un legame con il
terrorismo. Gli anni futuri diranno se la NATO ha agito esternamente
alla missione per la quale é stata fondata: difendere i paesi
europei e gli Stati Uniti in caso d ’invasione sovietica, evento che
non si é mai verificato. La NATO non é stata fondata per
impadronirsi del petrolio o del gas dei paesi musulmani.
Silvia Cattori: Si potrebbe ancora comprendere come Israele, che ha
interessi ad allargare i conflitti nei paesi arabi e musulmani,
incoraggi gli Stati Uniti in questo senso. Ma non si vede quale
può essere l ’interesse degli stati europei ad impegnare truppe
in guerre decise dal Pentagono, come in Afghanistan?
Daniele Ganser: Penso che l ’Europa é confusa. Gli Stati Uniti
sono in una posizione di forza, e gli europei hanno tendenza a pensare
che la migliore cosa sia di collaborare con i più forti. Ma
occorrerebbe riflettere un po di più. I parlamentari europei
cedono facilmente alla pressione degli Stati Uniti che richiedono
sempre più truppe su questo o quel fronte. Più i paesi
europei cedono, più si sottomettono, e più si troveranno
con problemi sempre più grandi. In Afghanistan, i tedeschi e i
britannici sono sotto comando dell ’esercito statunitense.
Strategicamente, non é una posizione interessante per questi
paesi.
Ora, gli Stati Uniti hanno chiesto ai tedeschi di impegnare i loro
soldati anche al sud dell ’Afghanistan, nelle zone in cui la battaglia
é pi’¹ cruenta. Se i tedeschi accetteranno, rischiano di
farsi massacrare dalle forze afgane che rifiutano la presenza di
qualsiasi occupante. La Germania dovrebbe seriamente chiedersi se non
fosse il caso di ritirare i suoi 3000 soldati di Afghanistan. Ma, per i
tedeschi, disubbidire agli ordini degli Stati Uniti, di cui sono un po’
vassalli, é un passo difficile da fare.
Silvia Cattori: Cosa sanno le autorità che ci governano oggi
della strategia della tensione? Possono continuare come ciò a
lasciare guerrafondai fomentare colpi di Stato, rapire e torturare
gente senza reagire? Hanno ancora i mezzi per impedire queste
attività criminali?
Daniele Ganser: Non so. Come storico, osservo, prendo nota. Come
consigliere politico, dico sempre che non occorre cedere alle
manipolazioni che mirano a suscitare la paura e fare credere che i
"terroristi" siano sempre i musulmani; dico che si tratta di una lotta
per il controllo delle risorse energetiche; che occorre trovare mezzi
per sopravvivere alla penuria energetica senza andare nel senso della
militarizzazione. Non si possono risolvere i problemi in questo modo;
li peggiorano.
Silvia Cattori: Quando si osserva la diabolizzazione degli Arabi e dei
musulmani a partire dal conflitto israeliano-palestinese, ci si dice
che ciò non ha nulla a che vedere con il petrolio.
Daniele Ganser: Si, in questo caso si. Ma, nella prospettiva degli
Stati Uniti, si tratta di una lotta per prendere il controllo delle
riserve energetiche del blocco eurasiatico che si situa in questa
"ellisse strategico" che va dall ’Azerbaigian passando per il
Turkmenistan ed il Kazachistan, fino all ’Arabia Saudita, Iraq, Kuwait
e Golfo Persico.
E' precisamente lì, in questa regione in cui si svolgono le
pretese guerre "contro il terrorismo", che si concentrano le importanti
riserve in petrolio e gas. Secondo me, non si tratta di altra cosa che
di una sfida geostrategica dentro la quale l ’Unione europea può
soltanto perdere. Poich é , se gli Stati Uniti prendono il
controllo di quelle risorse, e la crisi energetica peggiora, diranno:
"volete gas, volete petrolio, molto bene, in cambio vogliamo questo e
quello". Gli Stati Uniti non daranno gratuitamente il petrolio ed il
gas ai paesi europei. Poche persone sanno che il "picco del petrolio",
il massimo della produzione, é stato giì raggiunto nel
mare del Nord e che, quindi, la produzione del petrolio in Europa - la
produzione del la Norvegia e della Gran Bretagna - é in declino.
Il giorno che la gente si renderì conto che queste guerre
"contro il terrorismo" sono manipolate, e che le accuse contro i
musulmani sono, in parte, della propaganda, rimarranno sorpresi. Gli
Stati europei devono svegliarsi e comprendere infine come la strategia
della tensione funziona. E devono anche iniziare a dire no agli Stati
Uniti. Inoltre, negli Stati Uniti anche, c'é molta gente che non
vuole questa militarizzazione delle relazioni internazionali.
Silvia Cattori: Avete anche fatto ricerche sugli attentati dell ’11
settembre 2001 e scritto un libro [13] con altri intellettuali
che si preoccupano delle incoerenze e delle contraddizioni nella
versione ufficiale di questi eventi come le conclusioni della
Commissione d ’indagine delegata da Mister Bush? Non temete di essere
accusati di "teoria del complotto"?
Daniele Ganser: I miei studenti e altra persone mi hanno sempre
chiesto: se questa "guerra contro il terrorismo" riguarda realmente il
petrolio ed il gas, gli attentati dell ’11 settembre non sono stati
anch ’essi manipolati? O é una coincidenza, che i musulmani di
Osama bin Laden abbiano colpito esattamente nel momento in cui i paesi
occidentali iniziavano a capire che una crisi del petrolio si
annunciava? Ho dunque iniziato ad interessarmi a ciò che era
stato scritto sull ’11 settembre ed a studiare anche la relazione
ufficiale che presentata nel giugno 2004. Quando ci si immerge in quest
’argomento, ci si accorge di primo acchito che c ’é un grande
dibattito planetario attorno a ciò che é realmente
avvenuto l ’11 settembre 2001. L ’informazione che abbiamo non
é precisa. Quello che chiede precisazione nel rapporto di 600
pagine é che la terzo torre che é crollata quel giorno,
non é neppure citata. La Commissione parla soltanto del crollo
delle due torri, "Twin Towers". Mentre c ’é una terza torre,
alta 170 metri , che é crollata; la torre si chiamava WTC 7. Si
parla di un piccolo incendio in quel caso. Ho parlato con i professori
che conoscono perfettamente la struttura degli edifici; dicono che un
piccolo incendio non può distruggere una struttura di una simile
dimensione. La storia ufficiale sull ’11 settembre, le conclusioni
della commissione, non sono credibili. Questa mancanza di chiarezza
mette i ricercatori in una situazione molto difficile. La confusione
regna anche su ciò che é realmente avvenuto al Pentagono.
Sulle fotografie che abbiamo é difficile vedere un aereo. Non si
vede come un aereo possa essere caduto lì.
Silvia Cattori: Il Parlamento del Venezuela ha chiesto agli Stati Uniti
di avanzare ulteriori spiegazioni per chiarire l ’origine di quegli
attentati. Ciò non dovr ebbe essere un esempio da seguire?
Daniele Ganser: Ci sono molte incertezze sull ’11 settembre. I
parlamentari, gli universitari, i cittadini possono chiedere conto su
ciò che é realmente avvenuto. Penso sia importante
continuare ad interrogarsi. ‘ˆ un evento che nessuno può
dimenticare; ciascuno si ricorda dove si trovava in quel momento
preciso. ‘ˆ incredibile che, cinque anni pi’¹ tardi, non si sia
ancora arrivati a vedere chiaro.
Silvia Cattori: Si direbbe che nessuno voglia rimettere in discussione
la versione ufficiale. Si sarebbero lasciati manipolare con la
disinformazione organizzata da strateghi della tensione e False flag?
Daniele Ganser: Si é manipolabile se si ha paura; paura di
perdere il proprio lavoro, paura di perdere il rispetto della gente.
Non si può uscire da questa spirale di violenza e di terrore se
ci si lascia manipolare dalla paura.E' normale avere paura, ma occorre
parlare apertamente di questa paura e delle manipolazioni che la
generano. Nessuno può sfuggire alle loro conseguenze. Ciò
é tanto più grave in quanto i responsabili politici
agiscono spesso sotto l ’effetto di questa paura. Occorre trovare la
forza di dire: "S’ ho paura di sapere che queste menzogne fanno
soffrire la gente; s’ ho paura di pensare che non ci sia più
molto petrolio; si ho paura di pensare che questo terrorismo di cui si
parla é la conseguenza di manipolazioni, ma non mi
lascerò intimidire".
Silvia Cattori: Fino a che punto paesi come la Svizzera partecipano,
attualmente, alla strategia della tensione?
Daniele Ganser: Penso che non ci sia strategia della tensione in
Svizzera. Questo paese non conosce attentati terroristici. Ma, la cosa
vera é che, in Svizzera come altrove, é che i politici
che temono gli Stati Uniti, le loro posizioni di forza, tendono a dire:
sono buoni amici, non abbiamo interesse a batterci con loro.
Silvia Cattori: Questo modo di pensare e coprire le menzogne che
derivano dalla strategia della tensione, non rendono tutti complici dei
crimini che comporta? A cominciare dai giornalisti e partiti politici?
Daniele Ganser: Penso, personalmente, che tutti i giornalisti,
universitari, politici devono riflettere sulle implicazioni della
strategia della tensione e del ’False flag ’. Noi siamo
evidentemente in presenza di fenomeni che sfuggono a qualsiasi
comprensione. E' per questo che, ogni volta che ci sono attentati
terroristici, occorre interrogarsi e cercare di comprendere cosa si
nasconde diet ro.E' soltanto il giorno in cui si ammetterà
ufficialmente che le False flag sono una realtìà che si
potrà stabilire una lista delle False flag che hanno avuto luogo
nella storia e mettersi d ’accordo su ciò che occorrerà
fare.
La ricerca della pace é il tema che m ’interessa.E' importante
aprire il dibattito sulla strategia della tensione e prendere atto che
si tratta di un fenomeno reale. Fintantoché non si
accetterà di riconoscere la sua esistenza, non si potrà
agire. E' per questo che é importante spiegare quello che la
strategia della tensione significa realmente. E, una volta compreso,
non di lasciarsi prendere dalla paura e odio contro un gruppo. _
Bisogna dire che non é soltanto un paese implicato; che non sono
soltanto gli Stati Uniti, Italia, Israele o gli iraniani, ma che questo
si produce ovunque, anche se alcuni paesi vi partecipano in modo
pi’¹ intenso di altri. Occorre comprendere, senza accusare tale
paese o tale persona. Il timore e l ’odio non aiutano ad avanzare ma
paralizzano il dibattito. Vedo molti accuse contro gli Stati Uniti,
contro Israele, la Gran Bretagna , o alternativamente, contro l ’Iran,
la Siria. Ma la ricerca della pace insegna che non occorre abbandonarsi
a delle accuse basate sul nazionalismo, e che non serve né odio
né paura; é pi’¹ importante spiegare. Questa
comprensione sarà benefica per noi tutti.
Silvia Cattori: Perché il vostro libro sugli eserciti segreti
della NATO, pubblicato in inglese , tradotto in italiano, in turco,
sloveno e presto in greco, non é pubblicato in francese?
Daniele Ganser: Non ho ancora trovato un editore in Francia. Se un
editore é interessato a pubblicare il mio libro sarò
felicissimo di vederlo tradotto in francese.
[1] Nato ’s secret Armies : Terrorism in Western Europe par Daniele
Gabnser, préface de John Prados. Frank Cass ‘©d., 2005.
ISBN 07146850032005
[2] C ’est aprés l ’attentat de Piazza Fontana ‘ Milan en
1969 que l ’expression stratégie de la tension a
été entendue pour la premiére fois.
[3] False flag operations (opérations faux drapeaux) est l
’expression utilisée pour désigner des actions
terroristes, menées secr’¨tement par des gouvernements ou
des organisations, et que l ’on fait apparatre comme ayant
été menées par d ’autres.
[4] « Stay-behind : les réseaux d ’ingérence
américains » par Thierry Meyssan, Réseau
Voltaire, 20 aout 2001.
[5] Stay behind (qui veut dire : rester derri’¨re en cas d
’invasion soviétique) est le nom donné aux structures
clandestines entrainées pour mener une guerre de partisans.
[6] Gladio désigne l ’ensemble des armées secrétes
eur opéennes qui étaient sous la direction de la CIA.
[7] Président du Conseil des ministres, membre de la
démocratie chrétienne.
[8] « Rapport Andreotti sur l ’Opération
Gladio » document du 26 février 1991,
Biblioth’¨que du Réseau Voltaire.
[9] « 1980 : carnage ‘ Bologne, 85 morts
», Réseau Voltaire, 12 mars 2004.
[10] « La France autorise l ’action des services US sur son
territoire » par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 8
mars
[11] Affaire Lavon, du nom du ministre de la Défense
israélien qui a d’» démissionner quand le Mossad a
été démasqué comme ayant trempé dans
ces actes criminels
[12] Voir : « Odeurs de pétrole ‘ la
Maison-Blanche », Réseau Voltaire, 14
décembre 2001. « Les ombres du rapport Cheney
» par Arthur Lepic, 30 mars 2004. « Le
déplacement du pouvoir pétrolier » par Arthur
Lepic, 10 mai 2004. « Dick Cheney, le pic pétrolier
et le compte ‘ rebours final » par Kjell Aleklett, 9
mars 2005. « L ’adaptation économique ‘ la
raréfaction du pétrole » par Thierry Meyssan,
9 juin 2005.
[13] 9/11 American Empire : Intellectual speaks out, sous la direction
de David Ray Griffin, Olive Branch Press, 2006
Da: http://www.voltairenet.org/article144711.html