homepage
documenti internazionale
documentazione jugoslavia

Manifesto Appello per i popoli del Kosovo Metohija


http://www.resistenze.org - associazione e dintorni - forum di belgrado -  italia -
15-05-07

da Forum Belgrado - Italia


Manifesto Appello per i popoli del Kosovo Metohija, per una soluzione  equa
e conforme al Diritto Internazionale, contro i processi  d’indipendenza e
secessione unilaterali nel Kosovo Metohija

Verità e giustizia per dare un futuro di pace e progresso nella  regione del
Kosovo

Lanciamo questo manifesto appello facendo proprio l’invito giunto dal  FORUM
di Belgrado (che raccoglie eminenti personalità culturali e  politiche della
Serbia, ex Repubblica Federale Jugoslava) per  informare e denunciare anche
in Italia, circa i pericoli di nuove  violente conflittualità e
destabilizzazioni nei Balcani e in Europa,  legate agli esiti dei negoziati
a proposito della definizione dello  Status futuro della provincia serba del
Kosovo, cominciati a Vienna  il 20 febbraio 2006. In particolare riguardo la
rivendicazione,  aperta e non negoziabile, dell’indipendenza e della
formazione di un  nuovo Stato da parte della leadership kosovara albanese,  
completamente dominata dalle forze secessioniste che già hanno avuto  un
ruolo primario nella martorizzazione di quella regione e dei  popoli che la
vivevano.

Dobbiamo ricordare i bombardamenti della Nato iniziati il 24 marzo  1999 e
durati 78 giorni, la loro completa illegittimità ed illegalità  (perché non
solo violarono la Carta dell’ONU, ma anche gli stessi  statuti fondativi
dell’Alleanza Atlantica, oltre all’Art. 11 della  Costituzione italiana) e
la conseguente occupazione militare della  regione dopo il 10 giugno, a
seguito dell’evacuazione dell’esercito  della Repubblica Federale Jugoslava.

Dobbiamo ricordare che quella che fu definita un’operazione  “umanitaria”,
ha prodotto dei risultati che oggi sono sotto gli occhi  di tutti e ormai
riscontrabili anche nelle più famose testate  giornalistiche internazionali.

Nonostante lo scatenamento di una guerra (che in un contesto di  civiltà
dovrebbe essere soltanto una “estrema ratio”), lo  stanziamento di quello
che è stato il più imponente investimento  economico dell’Unione Europea
verso l’estero (fino ad oggi 4 miliardi  e 800 milioni di euro), senza
contare il mantenimento delle decine di  migliaia di soldati della Nato
avvicendatisi in questi anni (di cui  2.800 italiani) ed il lavoro delle più
potenti diplomazie e lobbies  economiche internazionali,

questi sono i risultati:

• quasi 300.000 mila profughi di tutte le etnie, ma nella stragrande  
maggioranza serbi e rom, scacciati dalla loro terra;

• più di 3.000 casi di desaparecidos (di cui 1.300 già dati per  morti)
denunciati all’ONU, rapiti e assassinati dal marzo ’99 ad oggi;

• quasi 100.000 persone che vivono in poche decine di enclavi,  
sopravvissute alle violenze e alla pulizia etnica dei secessionisti  
albanesi, veri e propri campi di concentramento a cielo aperto, di  fatto,
in un regime di apartheid in Europa;

• centinaia di migliaia di case bruciate e distrutte;

• 148 monasteri e luoghi di culto ortodosso, distrutti o danneggiati  dalle
forze criminali dell’UCK;

• il Kosovo è oggi indicato dalla stessa DEA (Agenzia Antidroga USA)  come
un narcostato nel cuore dell’Europa; questa regione è indicata  da tutti gli
esperti investigativi occidentali, come il crocevia e lo  snodo
internazionale di tutti i traffici criminali, dalla droga alle  armi, dalla
prostituzione al traffico di organi. Lo stesso ex premier  albanese kosovaro
B. Bukoshi ha dichiarato al giornale tedesco Der  Spiegel nell’intervista
del 1 agosto 2004: “.. il nostro governo si  basa, di fatto, su strutture
mafiose…”.

E’ una regione senza più apparati produttivi, dove la disoccupazione  degli
stessi albanesi kosovari comprende i due terzi della  popolazione; una
regione completamente uranizzata dai bombardamenti  umanitari e dove i dati
sulle nascite di neonati malformi o i decessi  per linfomi di Hodgkin, sono
assolutamente top secret, ma basta  parlare con sanitari del luogo per farsi
un’idea della situazione reale.

Di tutte le promesse e gli obiettivi che furono sbandierati quasi  otto anni
fa, la realtà quotidiana d’oggi è illegalità e criminalità  dispiegate,
violazione dei più elementari diritti umani e civili, una  forma di razzismo
pianificato mediante sistematiche violenze e  discriminazioni etniche nei
confronti delle minoranze; una situazione  di vero e proprio apartheid
testimoniato dalle enclavi, dove decine  di migliaia di uomini, donne e
bambini vivono in condizioni subumane  e di mera sopravvivenza fisica, senza
lavoro, sanità, educazione,  diritti.

La verità storica sotto gli occhi di tutti è una sola: l’operazione  Kosovo,
ha raggiunto gli obiettivi politici, militari e geostrategici  della Nato e
della cosiddetta comunità internazionale, ma è stato un  totale fallimento
per i popoli della regione.

Oggi, a distanza di sette anni sono iniziate le trattative per la  
definizione del futuro status della regione serba, de facto ancora un  
protettorato internazionale. La rivendicazione delle forze  secessioniste
kosovare albanesi dell’indipendenza come unico  obiettivo non trattabile, è
foriero di nuovi scenari di tensioni e  squilibri internazionali, e di
rischi d’ulteriori destabilizzazioni  non solo nel Kosovo e nella Serbia, ma
anche in Macedonia, Bosnia,  Montenegro, Bulgaria e nella stessa Grecia
settentrionale.

Essendo stato stabilito che dal 2006 il Kosovo sarà una delle  priorità del
Consiglio di Sicurezza dell’ONU, stante i pericoli  insiti nel dispiegarsi
dei negoziati e degli indirizzi che essi  prenderanno, riteniamo di lanciare
quest’Appello, a partire da alcune  considerazioni e valutazioni generali di
fondo e proponendo alcuni  obiettivi generali da portare avanti nel nostro
paese.

Italia, Maggio 2007
Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia


Considerando e ritenendo che:

 - nel XXI secolo l’esistenza di “enclavi etniche” nel Kosovo, vera e  
propria forma di apartheid, dentro un territorio amministrato  dall’Onu è
inaccettabile e vergognosa;

 - tutte le forme di ingerenza e ricatto sistematico, politico,  economico e
militare, sono inaccettabili e producono ostacoli e  problemi ad un
negoziato costruttivo e risolutivo

 - l’avallo ad un’indipendenza unilaterale del Kosovo, va considerata  
un’ulteriore violazione del Diritto internazionale e che solo una  soluzione
pacifica e concordata tra le parti, può dare prospettive di  un futuro di
sviluppo positivo della regione

 -  l’eventuale riconoscimento internazionale di un microstato  indipendente
come il Kosovo, costringerebbe il Parlamento della  Serbia (come già
sancito) a dichiarare la provincia come “territorio  occupato”, con le
prevedibili conseguenze a tutti i livelli, non  potendo accettare la
creazione e l’amputazione di una parte della  propria territorialità,
all’interno dei propri confini

Noi sottoscritti porteremo avanti in tutte le istanze politiche  
istituzionali e della società civile italiana ed europea, le seguenti  
sollecitazioni circa la situazione e le prospettive della provincia  del
Kosovo Metohija, Serbia, per:

 - una impostazione del negoziato tra le parti, strettamente fondato  sulle
norme del Diritto Internazionale, come concepito dalla Carta  dell’ONU

 - il rispetto e l’applicazione della Risoluzione 1244 del Consiglio  di
Sicurezza dell’ONU, e della Dichiarazione di Parigi dell’OSCE

 - il diritto al ritorno ed alla riacquisizione dei propri beni e  proprietà,
dei 300.000 profughi e rifugiati di tutte le etnie  scappati dal 1999 ad
oggi. Con l’impegno da parte delle forze  internazionali alla garanzia della
vita e della sicurezza, oltre ai  loro diritti umani, civili, politici e
religiosi, insieme al ritorno  di contingenti limitati dell’esercito e della
polizia serbi, come  stabilito nella Risoluzione 1244

 - i risultati del negoziato per lo Status definitivo della provincia  siano
ispirati e fondati sul rispetto e gli interessi legittimi e  storici, di
tutte le componenti etniche che da sempre hanno abitato  lì, in modo
paritario e reciproco

 - siano considerati inalienabili l’inviolabilità delle frontiere e  
l’integrità territoriale, come rispetto della sovranità nazionale  della
Serbia, intesa come stato sovrano; in modo da salvaguardarne i  suoi
interessi nazionali, come stato facente parte a pieno titolo  delle Nazioni
Unite

 - sia tenuto conto e rispettata la stessa Costituzione della Serbia,  che
recita l’inviolabilità e inalienabilità del territorio statale. E  sia
riconosciuta soltanto alla volontà popolare la ratifica di  eventuali
modifiche statutarie, accettando che solo un Referendum tra  i cittadini
della Serbia, possa eventualmente accettare la modifica  dei confini statali

 - il rispetto e l’utilizzo nei negoziati di principi unici ed  
universalisti, validi in qualsiasi area geografica per la risoluzione  di
conflitti interetnici, in modo che le decisioni siano conformi ed  interne
alle norme del Diritto Internazionale

 - l’avvio di un processo di “ riconciliazione nazionale” tra i popoli  del
Kosovo, utilizzando strumenti culturali, sociali e civili

 - l’obiettivo finale deve essere il ripristino di una situazione di  
multietnicità, multiculturalità e multireligiosità

 - l’impegno a richiedere al governo ed alle istituzioni italiane di  non
riconoscere o instaurare relazioni diplomatiche con una entità  estranea ai
principi del Diritto Internazionale e della Carta  dell’ONU, quale sarebbe
un eventuale stato indipendente del Kosovo

Per adesioni, informazioni e contatti:  sosyugoslavia@libero.it

Primi firmatari
(Cognome, Città, Funzione)

Accame Falco, Roma, Ex parlamentare e Presidente ass. A.N.A.V.A.F.A.F.
Arcidiaco Franco, Reggio Calabria, Direttore rivista Altra Reggio
Bernardini Aldo, Roma, Docente Università di Teramo
Bocca Giorgio, Milano, Giornalista
Bulgarelli Mauro, Roma, Senatore
Caralis Giorgio, La Spezia, Direttore rivista Italia Ortodossa
Cararo Sergio, Roma, Direttore rivista Contropiano
Catone Andrea, Bari, Presidente ass. Most Za Beograd
Cernigoi Claudia, Trieste, Giornalista e ricercatrice storica
Chiesa Giulietto, Roma, Europarlamentare e giornalista
Dinucci Manlio, Pisa, Analista di questioni internazionali
Don Andrea Gallo, Genova, Comunità di S. Benedetto
Don Carbone, Genova, Rettore Santuario Minianego
D'Orsi Angelo, Torino, Docente Università di Torino
Francone Carla, Firenze, Direttrice rivista Nuova Unità
Giannini Fosco, Ancona, Senatore
Kersevan Alessandra, Udine, Ricercatrice storica
Lano Angela, Torino, Giornalista
Lenzi Mauro, Colle Val d'Elsa (Si), Consigliere comunale
Leoni Alessandro, Firenze, Direttivo Istituto Storico della  Resistenza
Toscana
Lo Surdo Domenico, Urbino, Docente Università di Urbino
Manes Sergio, Napoli, Presidente ass. La Città del Sole
Manetti Aldo, Firenze, Consigliere regionale
Moiola Paolo, Torino, Giornalista
Padre Ambrogio, Torino, Chiesa Ortodossa Torino
Palù Giorgio, Pordenone, Presidente Consumatori Coop Sacile
Pegolo Gianluigi, Pordenone, Deputato
Rossi Ferdinando, Ferrara, Senatore
Santopadre Marco, Roma, Direttore Radio Città Aperta
Tarozzi Alberto, Bologna, Docente Università di Bologna
Teti Nicola, Milano, Direttore rivista Calendario del Popolo
Toschi Marazzani Visconti Jean, Milano, Giornalista
Vasapollo Luciano, Roma, Docente Università di Roma
Vielmini Fabrizio, Torino, Giornalista
Vigna Enrico, Torino, Portavoce Forum Belgrado Italia
Zanella Luana, Venezia, Deputata