IL CASO DI KHALED HUSSEIN
A gennaio 2008 è stata aperta una nuova sezione EIV (Elevato
Indice di Vigilanza) a Benevento composta di soli
prigionieri islamici, una decina in tutto, tra cui un anziano
palestinese (Khaled) imprigionato da molti anni in Italia per
l'Achille Lauro. La struttura della sezione è già di per
sé significativa: bocche di lupo alle finestre, reti sopra
il passeggio ecc. Il regime di detenzione si è subito rivelato
di tipo intimidatorio e teso ad imporre una disciplina vessatoria
a militaresca; a titolo di esempio
tra le altre angherie si impone ai prigionieri di stare in piedi,
in silenzio e di spegnere il televisore durante la
quotidiana battitura delle sbarre della finestra in cella.
Mercoledì 27 febbraio, in seguito ad una protesta verbale in
risposta ad un ennesima provocazione, una guardia ha dato
una violenta spinta ed un pugno a Amine Bouhrama che ha reagito.
Dopo alcune ore viene portato in infermeria e lì,
di fronte ad un ispettore ed allo stesso medico, viene aggredito
a freddo da una decina di guardie. Gli altri prigionieri sentendo
quanto stava accadendo hanno fatto subito una battitura di
protesta. Amine viene subito portato alle celle di isolamento. Infine
viene riportato al carcere di Catanzaro nella sezione EIV per
soli prigionieri politici; ora sta scontando il resto
dell'isolamento alle celle.
Precisiamo che queste poche righe non sono un comunicato ma la
semplice informazione di un atto grave, l'ennesimo,
perpetrato dal personale carcerario nei confronti di un
prigioniero.
N.B: a Benevento sono in via di ristrutturazione al tre due
sezioni presumibilmente EIV con la stessa struttura (bocche
di lupo ecc.).
6 marzo 2008
***
Cenni biografici su Khaled Hussein
Nel 1985 viene dirottata, al largo delle coste egiziane di Bur Said,
una nave da crociera italiana, l'Achille Lauro, a
bordo c'era un commando di quattro combattenti palestinesi del
Fronte di Liberazione Palestinese, che in realtà si
stavano attrezzando per scendere al porto israeliano di Ishdud e
quindi rapire dei soldati israeliani per chiedere
in cambio la liberazione di alcuni prigionieri palestinesi.
Qualcosa di fronte alle coste egiziane è andato storto e
viene scoperto il commando, che reagisce per autodifesa,
annunciando il dirottamento della nave. Sembra che sulla
nave ci siano stati dei problemi con un ebreo americano che
verrà poi gettato in mare. Dopo una serie di trattative
che hanno coinvolto Arafat, Abu El Abbas (segretario del Fronte
di Liberazione Palestinese) e il governo egiziano e quello
italiano, i Feddayn vengono consegnati al Cairo alla Dirigenza
Palestinese di Arafat e Abu El Abbas e la nave
viene lasciata libera anche perché non era nelle
intenzioni del commando dirottarla. Il commando il giorno successivo
prende il volo Cairo-Tunisi accompagnato da Abu El Abbas e nel
cielo sul Mediterraneo i Caccia americani della VI
Flotta obbligano l'aereo di linea egiziana ad atterrare nella
base di Sigonella in Sicilia. Qui vengono arrestati i
quattro palestinesi del commando dagli italiani, mentre Abu El
Abbas viene trasferito a Roma e da qui su un volo
militare a Belgrado. Al tempo gli americani volevano sia il
commando che Abu El Abbas. I quattro palestinesi hanno passato un
po' di anni nelle carceri italiane e poi sono usciti, uno di loro
si è pentito e ha iniziato a collaborare con la
magistratura
italiana e in base a questa collaborazione viene imbastito un
processo nel 1989 in cui vengono condannati
all'ergastolo in contumacia Abu El Abbas come responsabile
politico dell'Organizzazione e Khaled Hussein come
responsabile operativo del commando (Khaled Hussein aveva
accompagnato il commando sulla nave da Genova fino ad
Alessandria dove era sceso, prima del dirottamento).
Nel 1991 Khaled Hussein si trovava in Grecia presso l'abitazione
di compagni e viene arrestato insieme a questi. Nel 1996 l'Italia
chiede l'estradizione e Khaled finisce nelle carceri italiane per
lo piu' a Parma. Intanto Abu El Abbas, che avendo buoni rapporti con
gli Iracheni spesso risiedeva in Iraq, nel 2003, subito dopo
l'occupazione di Baghdad da parte degli Americani, è
catturato dagli Americani e trasferito ad Abu Grahib, dove
morirà dopo due mesi di detenzione. Chiaramente un assassinio
premeditato da parte dell'amministrazione americana. Khaled
Hussein sicuramente è nel mirino della Cia
e degli Americani, che se potessero lo ucciderebbero.
Da qualche anno è iniziata una campagna per la liberazione di
Khaled, ma come al solito ci si è trovati davanti ad
un ostruzionismo totale del sistema carcerario, giuridico
italiano su dettame degli Americani. A Khaled in tutti
questi anni è stato negato il diritto ad avere un tutore,
ad avere colloqui con qualcuno e, quando la campagna ha
iniziato a fare piu'pressioni, Khaled è stato trasferito a
Benevento in condizioni paragonabili a Guantanamo nella
data del 18-1-2008. Cosi' ci scrive: "...Vivo in questa sezione con
otto detenuti arabi, islamici, accusati di terrorismo islamico,
cinque algerini, due iracheni e un egiziano. Le condizioni
generali nostre sono di isolamento totale, sono in cella da solo,
riesco a vedere gli altri solo nell'ora d'aria...". Nelle sue lettere
Khaled evita di parlare troppo delle sue condizioni carcerarie
perché è
tutto sotto censura e ha paura che le lettere vengano bloccate.
Mandargli le cartoline diventa quindi un modo per solidarizzare con
lui e allontanare lo spettro della Cia. Khaled ha 74 anni e un ha
un po' di problemi di salute. Ha iniziato a scrivere un libro
sull'Achille Lauro, e l'ha intitolato "Arcobaleno".
febbraio 2008
olga2005@autistici.org