NO ALL’ACCORDO PER IL RINNOVO DEL CCNL DEI METALMECCANICI
Rieccoci. Un altro rinnovo del CCNL dei metalmeccanici si è
concluso con un accordo che a dir poco rappresenta un insulto ai
lavoratori, ai loro sacrifici e alle loro lotte.
Dopo i mille bla-bla cui abbiamo assistito in questi mesi
sull’indecenza dei salari italiani provenienti da tutti i settori
dell’economia e della politica (Banca d’Italia, governo, confindustria
e sindacati) questo rinnovo è la prova del nove della loro
ipocrisia.
Sulla parte economica sono stati concordati 127 euro, ben 10 in
più di quanto richiesto. Ma con i soliti, abili giochi di
prestigio prontamente spariscono. Innanzitutto, si persevera con la
truffa: 127 euro sono per i quinti livelli, mentre la stragrande
maggioranza dei lavoratori metalmeccanici sono inquadrati al terzo. Una
truffa insopportabile che si protrae di rinnovo in rinnovo.
Poi ci sono le modalità di erogazione in tre tranche (60 a
giugno 2008, 37 a giugno 2009, 30 a settembre 2009) che, a causa
dell’inflazione destinata ad aumentare, faranno si che ancor prima che
l’aumento vada a regime, i 127 euro spariranno dalle buste paga come
potere d’acquisto.
Ma ancora più scandalosa è la riconferma della
dilatazione di sei mesi (da 24 a 30) della validità del
contratto a fronte di miseri 10 euro in più. Scandalosa
perché, al di là della questione economica, rappresenta
un cedimento strutturale a Confindustria che da tempo auspica la
triennalizzazione dei CCNL e che pone un forte paletto a svantaggio dei
lavoratori in una prossima rivisitazione delle regole contrattuali.
Altro che accordi del luglio ’93 (primi artefici della perdita di
potere d’acquisto dei salari), qui siamo ben al di sotto.
Insomma, ancora una volta i lavoratori vengono raggirati con l’inganno
dei livelli, delle tranche e dell’allungamento della validità
dell’accordo cosicché non vedranno mai trasformarsi i 127 euro,
per cui si è tanto combattuto, in potere d’acquisto.
E’ ancora un mistero il perché i salari italiani, a suon di
“ottimi” accordi, sono agli ultimi posti in Europa? Bastava questo a
Federmeccanica per concludere l’accordo?
Certo che no!
Si sono presi un sabato produttivo in più e 8 ore di Permesso
Aziendale Retribuito (PAR) da usufruire a piacimento. Siamo veramente
all’assurdo!!
Ma il rinnovo del CCNL non era il terreno in cui il sindacato
rivendicava migliori condizioni per i lavoratori?
Qui sembra proprio il contrario. Sono i padroni ad aver strappato
ancora una volta parte delle conquiste dei lavoratori e non stupisce
affatto la soddisfazione di Calearo (Presidente di Federmeccanica) per
la stipula dell’accordo.
Insomma un vero schifo e un insulto pesantissimo ai lavoratori.
Di chi è la colpa? Sarebbe troppo semplicistico dire che sia
unicamente del sindacato asservito, incapace di tutelare i lavoratori e
di far valere nella trattativa i rapporti di forza prodotti con i
blocchi delle autostrade con gli scioperi e i picchetti, con le
proteste accese sotto i palazzetti degli industriali, e che tante volte
ha dato l’idea di essere il primo a spaventarsi quando la lotta operaia
si va facendo più energica, troppo energica per riuscire a
controllarla e incanalarla con trattative inconcludenti che antepongono
la salvezza dell’economia capitalista agli interessi dei lavoratori.
Il vero problema sta nei tanti anni di inculcamento riformista che ha
intriso fino al midollo il sindacato e che ha imbrogliato gli operai
costringendoli a un gioco le cui regole sono fatte e disfatte dai
padroni e in cui la legge principale consiste nell’accettare che prima
di tutto venga la sopravvivenza del sistema capitalista come unica e
possibile condizione per il miglioramento delle condizioni di vita di
tutti.
Ma è evidente che emerge da ogni ambito della società
(dalla questione dei salari, dall’ambiente, dalla questione “monnezza”,
dalla barbara aggressione agli altri popoli) che è vero il
contrario e cioè che il progresso oggi è possibile solo
con la scomparsa del modo capitalista di produrre.
Per questo bisogna rompere il gioco, disfare le loro regole e imporre,
tramite i rapporti di forza necessari, le regole del movimento operaio
sviluppando autonomia dai controllori storici: il sindacato e i partiti
riformisti (di cui in questi giorni assistiamo a quanta capacità
abbiano di incidere nel panorama politico borghese, ponendo fine ad
ogni velleità riformista).
Adesso ci sarà il referendum nelle fabbriche. Il parlamentino
dei 500 ha già dato il proprio assenso all’accordo, siglando
così la rinomata intesa della triplice che “di più non
riesce a fare”.
E quest’ultima frase sarà quella che faranno rimbombare nelle
fabbriche all’unisono cercando di mettere all’angolo con i soliti
trucchetti chi, coerentemente con la lotta, vuole difendere con tenacia
gli interessi dei lavoratori e non si fa imbrogliare. Ma di fronte alle
ipocrisie e agli inganni delle organizzazioni sindacali che, con ogni
probabilità otterranno forzatamente il consenso, ogni singolo
“no” all’accordo è un passo in avanti verso quell’autonomia di
pensiero e di azione necessari a far rialzare la testa al movimento
operaio.
BASTA CON LE TRUFFE E GLI INGANNI
RESPINGIAMO L’ACCORDO
VOTIAMO NO AL REFERENDUM
Bortolato Davide
Operaio metalmeccanico e militante comunista prigioniero