di Maheshwar Dahal
Perché
avete
deciso questa tregua, proprio in un periodo in cui la guerriglia
stava
avanzando?
”C’è
bisogno
di creare un clima nuovo, interno e internazionale, per arrivare
a
una
soluzione politica del conflitto. Deponendo le armi, possiamo invitare
gli
altri
sette partiti nepalesi (dai moderati del Congresso fino ai
marxisti-leninisti)
a
parlare con
noi e a esporre chiaramente i loro programmi per uscire dall’impasse”.
Già,
ma il re
pare aver respinto la tregua.
”Se
veramente
ci attaccheranno durante il cessate-il-fuoco, sarà evidente
a
tutti che
il regime non vuole un processo di pace. E non intende cercare
una
via di
uscita dal conflitto. Insomma, l’annuncio di una tregua è anche
un’arma
psicologica”. Alcuni guerriglieri però mugugnano. Dicono: ma
come,
una
tregua
proprio adesso che stiamo ottenendo buoni successi militari...
”Per
noi le
iniziative politiche vanno di pari passo con le vittorie militari.
Il
futuro del
Nepal dipende proprio dal coordinamento tra le azioni politiche
e
quelle di
guerriglia. Saranno i reazionari a venir messi all’angolo dalla
tregua,
non
noi”.
Che
possibilità ci sono di una vera trattativa di pace?
”Al momento,
piuttosto scarse. Solo se il governo dichiarasse di aderire
al
cessate il
fuoco e riconoscesse il diritto all’autodeterminazione del
popolo,
potrà
esserci spazio per un dialogo. Noi siamo sempre disposti a
negoziare”.
Esiste
una
via d’uscita politica dalla guerra?
”Il Nepal si
trova a una svolta storica. Noi stiamo cercando di favorirla
alternando
la
fermezza alla massima duttilità. La monarchia - che, non
dimentichiamolo,
in
Nepal è
ancora di tipo feudale - è rimasta politicamente isolata, specie
dopo
il
putsch fatto dal re nel febbraio scorso. In questa fase, tutte le
forze
democratiche devono coalizzarsi per abbattere Gyanendra”.
Quali
sono i
rapporti tra voi guerriglieri e i partiti di Kathmandu?
”Mi pare che
la nostra decisione di dichiarare una tregua li abbia spinti
a
compiere
qualche passo in avanti. Però sono molto titubanti, confusi.
Alcuni
dei
loro capi
poi collaborano con il re, e questo ci lascia perplessi. Restiamo
però
fiduciosi che col passare del tempo la situazione migliori”.
Se
il re
Gyanendra riaprisse il parlamento, riammettendo i partiti che vi
erano
rappresentati, voi non rischiate di restare esclusi dai giochi?
”So bene che
il Palazzo può tentare questa carta. Per questo il nostro
obiettivo
è
convincere
i partiti parlamentari a dare vita insieme a noi a un’assemblea
costituente
democraticamente eletta, che superi quindi il semplice ripristino
del
vecchio
parlamento chiuso dal re a febbraio”.
Tutti
però si
chiedono quale tipo di repubblica democratica voi guerriglieri
maoisti
intendete davvero costruire in Nepal...
”Vogliamo
creare un sistema politico transitorio che affronti i problemi
sociali
e
abolisca le discriminazioni fra i due sessi. Quando diciamo transitorio,
intendiamo
una via di mezzo fra una nuova repubblica democratica e una parlamentare
con
una
specificità nepalese”.
Quali
sono i
vostri rapporti con la comunità internazionale?
”La
comunità
internazionale non è schierata in modo unitario sul Nepal.
Esistono
alcuni
centri
di potere, all’estero, che stanno tentando di escludere il
nostro
movimento dal futuro governo, favorendo un accordo tra la casa regnante
e i
partiti
parlamentari, mentre altri vogliono persuadere il re ad accettare
la
proposta
di una monarchia costituzionale. Quello che conta per noi, al
di
là di
questi giochetti, è che si arrivi a una vera democrazia nel
nostro
paese”.
Intanto
voi
avete sottoscritto una dichiarazione congiunta con il partito
maoista
indiano...
“I
guerriglieri nepalesi non sono soli. Il mondo forse
non
se ne sta
accorgendo, ma presto ci sarà un’ondata rivoluzionaria in tutta
l’Asia
meridionale”.
(traduzione
di Mario Baccianini)