IL COMITATO SPONTANEO NO-TAV VALPELLICE COMUNICA CHE:

 Grazie alle pressioni del neonato comitato no-tav Val Pellice ieri sera
(lunedì 12 dicembre) si è tenuto un Consiglio straordinario della Comunità Montana Val
Pellice aperto alla cittadinanza.
Il Comitato ha letto un comunicato nel quale si chiedeva alla Comunità Montana
di assumere una posizione ufficiale di sostegno alle popolazioni e alle
amministrazioni locali della Va Susa sulla questione del progetto TAV.
Grazie anche alla grande partecipazione popolare dei cittadini e del Comitato
No-Tav Val Pellice (la sala consiliare era affollatissima!) il CONSIGLIO DELLA
COMUNITA' MONTANA ha approvato un ordine del giorno nel quale condanna ufficialmente:

- la decisione del Governo che ha portato all'azione delle forze dell'ordine e
le modalità violente con cui tale azione è stata condotta che nei fatti ha
precluso un coinvolgimento ed un confronto democratico fra enti locali, popolazione ed
Enti proponenti l'intervento della TAV.
- ogni azione violenta e tutte le forme di vandalismo che hanno come unico
risultato di impedire il dialogo fra le parti

Il CONSIGLIO DELLA COMUNITA' MONTANA esprime:

- la più viva solidarietà alle popolazioni e alle amministrazioni della Val
Susa

Il CONSIGLIO DELLA COMUNITA' MONTANA chiede:

- al ministro dell'Interno che venga posta immediatamente fine alla
MILITARIZZAZIONE della Val Susa.
- che venga ripristinato un dialogo autentico fra il territorio e i promotori
del progetto TAV (Governo, Regione, Provincia, Città di Torino), rispettando il
diritto delle popolazioni della valle e delle loro amministrazioni ad esprimere il
proprio dissenso e a FORMULARE PROPOSTE ALTERNATIVE, ivi compreso il potenziamento
dell'attuale linea ferroviaria senza compromettere ulteriori parti di una
valle che molto ha già dato alle politiche dei trasporti.
- che venga realizzata con modalità rigorose e assoluta trasparenza la
Valutazione di impatto ambientale come condizione prioritaria rispetto a qualsiasi
intervento in cantiere.
- che venga attivato un tavolo di confronto che coinvolga tutte le comunità
montane della catena alpina occidentale circa le politiche di collegamento attraverso
i valichi per le persone e le merci.

Il Consilio della comunità montana ha convocato inoltre per giovedì 14
dicembre un consiglio straordinario dei sindaci (non aperto al pubblico) per sottoporre il
documento approvato dalla cominità montana.
Ovviamente il Comitato No-Tav Val Pellice, nonostante non potrà partecipare al
Consiglio dei Sindaci, continuerà la sua opera di pressione con un presidio di
fronte alla sede della Comunità Montana che si terrà contemporaneamente al
Consiglio!!!

Per ulteriori informazioni:
COMITATO SPONTANEO NO-TAV VAL PELLICE:
[valpellicenotav@libero.it] (Indirizzo web: mailto:valpellicenotav@libero.it)
338/8730328

PIERO BERNOCCHI

L'ignobile scritto di Repubblica,   che si fonda su un probabilmente altrettanto ignobile comunicato di non
  meglio specificati sindaci è un vero e proprio falso, utilizzato dai TG e
  dai mezzi di informazione che vogliono contribuire alla spaccatura del
  movimento anti-Tav. La riunione di oggi a Bussoleno dei Comitati antiTav
con   i sindaci e varie forze politiche e sindacali presenti nella lotta, che è
  iniziata peraltro due ore dopo il lancio di quel comunicato, ha deciso
  esattamente il contrario. E cioè: la manifestazione si farà seppur con uno
  spostamento orario, si partirà alle 14 da Porta Susa e si chiuderà nella
  zona dove si terrà, più o meno intorno alle 17, lo spettacolo. Una parte
dei   sindaci sarà presente sia al corteo sia allo spettacolo. In contemporanea,
  il consiglio comunale torinese ha deciso a maggioranza di chiedere al
  questore di vietare il corteo. Inutile dire che il tentativo scoperto di
  gran parte delle forze di centrosinistra, Chiamparino in primis, è di
  dimostrare che c’è una val di Susa buona e dei “forestieri cattivi” che
  vogliono far “degenerare” la lotta. Ma è invece utile ricordare a tutti/e
  che senza i “forestieri” e la partecipazione di mezza Italia la lotta
  anti-Tav non sarebbe uscita da Venaus e chi pensa oggi di poter scaricare
i   “forestieri” o è un provocatore o è uno che vuole la sconfitta della Val
di   Susa. Comunque il 17 tutti/e a Torino alle 14 a Porta Susa,

Piero Bernocchi

NO TAV: Comunicato stampa, manifestazione da Porta Susa 17 Dicembre ore 14

Assemblea del Popolo NO TAV di Bussoleno

Oggetto:     convocazione manifestazione no tav del 17 dicembre

L’assemblea del popolo no tav riunitasi a Bussoleno il 12 dicembre 2005 alle ore 18 all’unanimità ha indetto una giornata di lotta che comincerà alle ore 14 con il concentramento alla stazione di porta susa da cui partirà alle ore 15 il corteo in direzione del parco della Pellerina, dove è previsto uno happening no tav con diverse figure dello spettacolo.

Determinati e pacifici porteremo a Torino le ragioni del no tav.

Il movimento no tav

http://www.notav.it/index.php
 

NO TAV O COME TAV?? Guerra umanitaria contro il blocco popolare della Valsusa

soccorsopopolare

Tutte le vicende di questi giorni riguardo al Tav si legano. Repressione e iniziativa riformista hanno raggiunto un accordo strategico: la guerra umanitaria contro contro il blocco popolare della Valsusa! Ora più che mai bisogna resistere. TUTTI A TORINO il 17 DICEMBRE !

Il giudice Maurizio Laudi, una che di repressione e guerre

umanitariecontro il terrorismo se ne intende eccome si esprime così sul sequestro  del cantiere di Venaus: E’ un sequestro probatorio, deciso come conseguenza dei reati che risultano essere stati commessi durante la manifestazione dell’8 dicembre scorso, dunque non impedisce l’avvio dei lavori' Non a caso custodi giudiziari sono stati nominati i rappresentanti legali delle ditte che hanno ottenuto l’appalto legale dei lavori per la costruzione del tunnel della TAV

Corriere della Sera 12 dic p.2

Illuminante! Come sempre la magistratura protegge i veri violenti! Nessuna mani pulite contro i gruppi che saccheggiano e devastano l’Italia e adesso la valsusa in particolare, nessuna mani pulite contro i loro esponenti e padroni politici, i vari Lunardi e Bersani. La repressione solo contro il popolo che paga, contro il popolo che resiste e protesta!

Qual’è la sostanza dell’accordo di Roma? E’ la sostanza dello SVILUPPO COMPATIBILE; è la sostanza della GUERRA UMANITARIA. E’ il portato oramai storico del 'riformismo', della faccia, della mano 'sinista' dei gruppi affaristici. E’ un tentativo di dividere il blocco popolare corrompendo alcuni, i 'croati' e reprimendo altri i 'serbi'. Sviluppo compatibile per i grossi albergatori delle stazioni turistiche e guerra umanitaria al blocco popolare, ai dolciniani di Bussoleno.

Indubbiamente il rinvio dei lavori per il tunnel è stato ottenuto dalla lotta popolare. Ma i gruppi affaristici non hanno rinunciato. Adesso è la volta della strategia buonista dell dialogo non col popolo ma con il ceto politico, del tentativo di corruzione. E’ il famoso sviluppo compatibile. Ma qual’è stato l’esito in Italia e nel Mondo dello sviluppo compatibile? 

UN’ALTRA TAV E’ POSSIBILE? Magari con Pecoraro Scanio e Bertinotti? Siamo seri, neanche Casarini ci crede più.

? SVILUPPO COMPATIBILE O ABBATTIMENTO DEL SISTEMA CHE PRODUCE PROFITTO

CONSUMISMO MORTE E GUERRA? GUERRA UMANITARIA O RESISTENZA ALLA GUERRA?

COME TAV O NO TAV?

Tutti quelli che hanno lottato contro la guerra, per l’ambiente, contro la TAV

CONTRO il PONTE e le altre schifosità mortifere rechiamoci a TORINO sabato

prossimo, partecipiamo al corteo con patenza da Porta Susa alle 14 e diamo

avvio a una fase generale, all’inizio di un anno, di una scadenza, di una

battaglia generale

NO TAV e’ LA NOSTRA LOTTA

PS non c’è un giudice democratico che, a differenza, all’opposto di Laudi, cominci ad indagare sulle migliaia di assassinii provocati dall’amianto, dalle polveri sottili e da tutte le schifezze messe in circolazione dai gruppi di affaristi mafiosi peril loro profitto?

IN CULO LE REGOLE... IN CORTEO LO STESSO !

Auto-organizzati

IL 17 ORE 10 PORTA SUSA... CORTEO !

L’estensione del sabotaggio, l’incremento della sua pratica, su maggior o minor scala, in lungo e in largo contro il dominio della merce è un dato di fatto.  L’incendio degli sportelli dei bancomat, la messa fuori uso delle serrature dei centri commerciali, la distruzione delle vetrine, l’incendio delle sedi delle agenzie di lavoro temporaneo, e degli uffici di collocamento, il sabotaggio alle infrastrutture del capitalismo (TAV, dighe, autostrade, imprese di costruzione)... sono pratiche offensive di fronte alla colonizzazione della nostra vita da parte del colonialismo nella sua forma più avanzata - lo spettacolo integrato.

Tutto ciò è messo in pratica da individui stufi di sopravvivere come merce (la propria vita ridotta agli imperativi economici) e disillusi dalla falsa contestazione (più falsa e meno contestataria ogni giorno di più), partiti e sindacati che vogliono gestire la nostra miseria e integrarci in un modo di produzione che ci impedisce qualsiasi partecipazione nelle decisioni che ci riguardano direttamente e aiutano a schiavizzarci, mutilando qualunque gesto di negazione dell’esistente.

Lo spettacolo scrive il canovaccio e distribuisce i ruoli: operaio, professore, studente, casalinga, padre, madre, figlio, figlia, disoccupato, poliziotto, militare, artista, umanitario, intellettuale... la maggioranza, individui che assumono diversi ruoli nel corso delle ventiquattro ore, vede la propria esistenza come ancor più terribile, ammesso che ciò sia possibile.  Ognuno con il suo quadro nevrotico-schizoide reagirà agli stimoli lanciati dal potere nel modo pre atteso.

Tutta l’attività sociale è pianificata per rafforzare lo spettacolo rallentando così il suo processo inarrestabile di decomposizione. Come non vogliamo sentire lo stridio dei sofferti militantisti di qualsiasi organizzazione, che sia chiaro che noi non siamo contro il concetto stesso di 'organizzazione', ma contro all’'organizzazione' concepita come fine in sé, come cristallizzazione di qualsiasi ideologia e come organo separato, rappresentante una classe.

Siamo per l’autorganizzazione autonoma degli sfruttati. La storia ci ha dimostrato, e questo è qualcosa che coscientemente o incoscientemente tutti sanno, con due esempi chiari, che le tradizionali forme, partito (rivoluzione russa) e sindacato (rivoluzione spagnola) non sono stati altro che due tentativi di gestire il capitalismo e non di superarlo. Alla presa del potere non lo si è distrutto, ma esercitato: da un lato la classe dei burocrati sostituisce la borghesia e dall’altro i dirigenti anarco-sindacalisti partecipano al potere borghese chiamando all’autogestione dello sfruttamento e dell’alienazione, mentre le basi tentavano di superare nella pratica i rapporti di produzione e i rapporti sociali mediante la gestione diretta di tutti gli aspetti della propria vita e non solo del lavoro.

Precisamente, entrambe le forme hanno in comune l’esaltazione del lavoro (comunemente al nazional-socialismo e a tutte le forme politiche del capitalismo).

La loro visione quantitativa cercava un aumento della produzione lasciando da parte l’aumento quantitativo della vita. Questa sconfitta (pratica e teorica) delle organizzazioni i tradizionali, che dica no di rappresentarci, non è stata assimilata dalla classe lavoratrice (sembra che noi sappiamo solo lavorare), e così si continua senza mantenere nessuna possibilità di controllo sugli aspetti essenziali della nostra vita, in un mondo che si sviluppa, non solo senza la nostra partecipazione, ma contro di noi.

Però, compagni, la storia non è ciclica, è un processo accumulativo e già pesa troppo sopra i nostri stanchi corpi.

2

'Mai tennero, coloro che si burlano,un linguaggio tanto ingannatore.' W. Shakespeare

La contraddizione tra le possibilità dei mezzi di produzione (l’uso di alcuni tra essi per il godimento di tutti, dato che la maggior parte è inutile e dannosa e andrebbe distrutta) e i rapporti di produzione (sfruttamento salariato, mercificazione, esclusione di una società di classe) è arrivato ad un punto di rottura inarrestabile. Allo spettacolo riesce meglio falsificare la natura di questa contraddizione, che aumentare la produzione mercantile con valore d’uso decrescente. Questa inerzia lo obbliga a dispiegare ogni mezzo di recupero di qualsiasi movimento reale di opposizione e volgere a suo vantaggio la critica spettacolare dello spettacolo.

Un’ipocrita autocritica indirizzata dalla sua polizia del pensiero decomposto (prosituazionisti, quadri, organizzazioni non governative, recuperatori, artisti, giornalisti... la cricca di alternativi politicamente corretti).

Queste spazzole da cesso della modernità, da buoni preti, sperano che con le loro toppe lo sviluppo proprio del sistema ci condurrà, manina nella manina, in un mondo ideale, pianificato dalla sua falsa coscienza e dal putridume del suo cervello incasellato; come se qualche volta ci avessero regalato qualche cosa.  La sua funzione sociale che è stata denunciata già da decenni è costata loro più di un’aggressione, pestaggi e assassinii e noi siamo sicuri che non saranno semplici aneddoti. Ci ingannano e ci manipolano, non dobbiamo permetterglielo un giorno di più, loro sono i guardiani della chiave delle nostre catene infernali. Intrattengono il nostro pensiero con dibattiti senza importanza e ci impongono la loro opinione, evitando questioni tanto semplici che li fanno tremare di terrore: come vivere meglio? Chi e cosa ce lo impedisce? Domande che smaschereranno immediatamente i professionisti della menzogna. La coerenza critica e la critica dell’incoerenza aiuteranno questa o perazione.

3

'L’ingiustizia non è anonima, ha nome e indirizzo.' Bertold Brecht

La teoria situazionista, come critica integrale della totalità delle condizioni di sopravvivenza e del capitalismo mercantil-spettacolare che le necessita, è stata confermata nei fatti dalla falsificazione.

Non si può combattere l’alienazione, mediante forme alienate. Il sabotaggio di questo mondo, inizia dalla rottura con i ruoli che ci impone il sistema, dal sabotaggio della nostra morte nella vita e dalla negazione del ruolo che ci hanno assegnato e disegnato. In questi momenti parlare di rivoluzione è 'tenere un cadavere in bocca', abbiamo bisogno soltanto di guardarci intorno per vedere uno scenario che ci ricorda costantemente la sconfitta. Il sabotaggio è quindi un’azione che serve da propellente contro l’irrealtà che ci opprime. Una pratica che non è sfuggita al recupero ideologico che l’ha trasformata in 'terrorismo' (la professionalizzazione del sabotaggio che non ha fatto altro che rafforzare il sistema, dovuto al suo carattere centralista, gerarchizzato e militarista). Oggi, non si propone la creazione di un’organizzazione armata di questo tipo, ma l’attacco diffuso di piccoli gruppi d’affinità, incontrollabili da parte di una struttura superiore , che si uniscono e si sciolgono come le maree lunari. Delle maree che nascono dalla presa di coscienza dello stato delle cose e del peggio che ci aspetta a causa degli accadimenti.

Nel XIX secolo esisteva una pratica simile che mise in scacco il capitalismo incipiente. Al di là degli attacchi luddisti le 'ronde proletarie' che per la loro mancanza di struttura rigida e la loro massima flessibilità negli attacchi, resero quasi impossibile la loro repressione e il recupero, nelle quali giocano un ruolo principale anche i nascituri sindacati. Un gruppo di gente si univa, colpiva e si perdeva nella massa, mentre un nuovo gruppo si formava nel suo interno. Questo sabotaggio diffuso rese difficile per il nemico di organizzare la repressione, ciò trasforma questo attacco in un universo di piacere di teppisti illuminati, le cui sensazioni sono impossibili da descrivere o comunicare con il povero e banale linguaggio delle parole.

Il gioco della sovversione, le cui regole vengono scritte da coloro che vi partecipano, diviene un’arma efficace contro il capitalismo in tutte le sue forme.

C’è molto più da distruggere che da costruire.

4

'La nostra epoca non ha bisogno di scrivere slogan poetici, ma di realizzarli.' Internazionale Situazionista

E’ dimostrato che piccoli gruppi che attaccano, fanno più danno di grandi organizzazioni specializzate nella lotta armata. L’Angry Brigade continuò la propria azione quando vennero arrestate delle persone e lo Stato inglese dava per disarticolato il movimento. La Kale Borroka (lotta di strada) in Euskadi, sulla quale poco tempo fa Jarrai (organizzazione giovanile della sinistra nazionalista basca, ndr) dichiarò essere incontrollabile, è un altro esempio.  Il potere ha difficoltà a reprimere ed eliminare i piccoli gruppi che con tutta sicurezza non si conoscono tra di loro, e l’unica cosa che li unisce è il desiderio di distruzione di un sistema che impedisce loro di vivere e li condanna alla sopravvivenza e all’incertezza. Non si cercano azioni esibizioniste per dare propaganda a qualche sigla o marchio d’origine. Nel caso delle Asturie, il sabotaggio è stata un’arma di classe utilizzata innumerevoli volte, soprattutto nei conflitti lavorativi con le imprese: Duro Felguera, H unosa, Naval e Ciata... (aziende e miniere asturiane dove, negli anni ‘90 il sabotaggio è stato determinante nelle lotte in corso); ogni persona stufa, al di là della sua ideologia, lo utilizza. Dall’impiegato che ruba materiale d’ufficio, fino alla lavoratrice che danneggia la macchina a cui sta incatenata, passando per l’uso del plastico come i licenziati di Duro Felguera.  Oggi, l’esempio sta nell’incendio degli ETT (imprese di lavoro interinale). La pratica del sabotaggio resta limitata a conflitti precisi e molto localizzati, senza prospettive globali e semplicemente per risoluzioni parziali, con delle rivendicazioni economiche che restano dentro i limiti imposti, dove si svolge la logica capitalista. Lo stesso vale per il caso delle ETT un attacco che va al di là della temporalità di un conflitto in un’azienda, però che non mette in discussione la schiavitù salariale, ma solo la sua forma più estrema, non si vuole porre fine allo sfruttamento, bensì porre fine alle ETT.  Oggi il conflitto è globale e non si risolve con lotte parziali, ma con una lotta integrale e con il rifiuto in blocco di questa società. C’è da smetterla con la riduzione della nostra vita a merce e con il lavoro salariato che ci ammazza e non solo con le ETT. Dobbiamo finirla con la società di classe e non solo con il fascismo. Sviare l’attenzione verso obiettivi parziali beneficia soltanto i gestori della nostra miseria e quelli che un giorno pretenderanno di gestirla ed entrambe sono parte degli obiettivi da sabotare. La pratica del sabotaggio diffuso (autonomia senza ostacoli, massima flessibilità, autorganizzazione, minimo rischio) fra gli individui affini, apre la possibilità di comunicazione reale, distruggendo quella spettacolare, rompendo l’apatia e l’impotenza dell’eterno monologo revoluzionarista.

Rapporti e possibilità di contatti con altre persone, nella negazione del ruolo spettacolare. Sono situazioni effimere che per la loro preparazione e sviluppo portano, nella loro essenza, le qualità della situazione rivoluzionaria, che non retrocederà e che sopprimerà le condizioni di sopravvivenza. Non cade nell’irrimediabile gerarchizzazione alienante che porta con sé la specializzazione di ogni gruppo armato di carattere autoritario e mîlitarista, nel quale le masse delegano la loro partecipazione negli attacchi.  L’aumento quantitativo di questa pratica non ci arriva dalle mani dei propagandisti dello spettacolo, bensì dal passeggiare nello scenario del capitalismo e trovare, in questa deriva, i bancomat bruciati, le ETT con le vetrine infrante, i fabbri che cambiano le serrature di un supermercato...  Visioni che ci fanno sbocciare sorrisi complici e che ci animano ad uscire quella stessa notte, a giocare con il fuoco con il fine di far sorgere gli stessi sorrisi sui volt i di sconosciuti complici per l’affratellamento della distruzione. Non importa il numero, ma la qualità dei gesti: sabotaggi, espropriazioni, riduzioni... ci restituiscono parte della vita che ci negano, penò noi la vogliamo tutta.

Compagne e compagni il gioco è vostro e noi ci animiamo alla sua pratica quotidiana. Organizzatelo con i vostri complici.

Contro il vecchio mondo in tutte le sue espressioni, per uscire dalla preistoria, lanciamo e moltiplichiamo gli attacchi.

SQUAT THE WORLD

Testimonianza sui fatti dell’8 dicembre 2005

Solidarietà alla Valle in lotta.

L’agghiacciante testimonianza testimonianza di un presidiante decisamente “moderato” e “NON comunista”!

Scusate se rubo un po’ del vostro tempo, se volete potete anche cestinare, ma mi sembra buona cosa provare a sentire anche la voce dell’ altra parte sui fatti che stanno accadendo in Val di Susa.

Ciao, don Daniele

Si subdorava che sarebbe finita in modo violento, ma mai come sta finendo in queste ore.

I presidianti di quello che è stato soprannominato il villaggio gallico questa notte, passata la grande affluenza e le grandi feste a base di sci di fondo, balli occitani e vin brulè del week-end, sono solo più una cinquantina di turno questa notte.

Che non sarebbe stata una notte normale lo si poteva pensare, qualche avvisaglio c’era. Infatti ho fatto circolare un sms in serata avvisando tutti di tenere i cellulari accesi e a portata nella notte. Un amico era su ed aveva istruzione di dare l’allarme a qualsiasi ora del giorno e della notte. Non vado a dormire tranquillo.

Alle quattro la chiamata: “sono a Venaus, stanno picchiandoci tutti a sangue” Si fanno partire tutti gli sms alle persone operative. Ci si sente per trovarsi all’ospedale di Susa. Ci si veste e via, nella notte. A Susa vediamo arrivare un’autoambulanza inseguita da due pattuglie digos.  Entriamo nel pronto, c’è un’infermiera e quattro carabinieri armati di tutto punto con in bella mostra una sbucciatura a testa.  Uno parla: “ci hanno aggrediti” e giù tutti e quattro a ridere.  Discutiamo animatamente, appoggiati dall’infermiera, e ce ne andiamo verso Venaus.

L’unica strada libera viene da Giaglione. Polizia ovunque. Sono le 5 e qualche centinaio di persone si assiepa davanti ai militari in assetto antisommossa.

Lontane le urla strazianti dei presidianti. Telefono all’amico assediato:

racconta che sono circondati nel prato.

Alle 3.30 è partito il blitz: le forze dell’ordine hanno svegliato a calci e manganellate sulla tenda chi dormiva nella tenda.  Il vicequestore Sanna, in preda a delirio da coca o amfetamine, sale su una ruspa e sprona il macchinista contro la barricata con la gente sopra, urlando agli uomini “ammazzateli tutti” (registrato con un telefonino, spero che quell’uomo possa pagare per quello che ha fatto).  A quel punto gli assediati sono in due gruppi in due prati, stretti e colpiti ripetutamente da manganellate e calci, a difendersi con le mani in alto.  Le ambulanze dopo un’ora finalmente permettono di soccorrere i feriti.

Giornalisti manco a dirlo tutti assenti.

Un signore conosciuto al presidio con cui abbiamo fatto mezza giornata di pulitura dei prati dai rifiuti di plastica, una delle persone più pacifiche che abbia mai conosciuto, è stato duramente colpito in testa ed alla nuca.  Arriviamo che il cordone della polizia si stringe di colpo contro di noi per fare passare i mezzi di rinforzo per massacrare ancora i 50 poveracci ostaggi nei prati.

Non ci muoviamo e stiamo con le mani in alto. Quello davanti a me con lo scudo inizia a spingere con violenza e quelli dietro a colpire con il manganello.

Schivo i colpi, ma la rabbia è infinita.

Pensionati iniziano a lanciare sassi, tutti colpiscono a calci il pullman.  Le botte aumentano, poi passati i mezzi si fermano. Arrivano gli assediati, rilasciati. Il terrore è nei loro occhi, molti sragionano e quasi tutti hanno preso botte. La gente è sempre più inferocita, gli sms girano per tutta la valle. Un signore con il cappello da alpino colpito nella carica si contorce a terra per mezz’ora, poi la polizia lascia passare i barellieri, ma non l’ambulanza, lontana.

Nella giornata si susseguiranno le voci di un coma, ma per conoscenza scopriamo che non è vero.

In molti abbandoniamo Venaus, tutte le fabbriche,

le scuole, i negozi sono in sciopero.

Si organizzano i blocchi: autostrada a Venaus: arrestati tutti subito.  Bussoleno strade e ferrovia Susa autostrada S. giorio autostrada Avigliana ferrovia Almese autostrada. Noi andiamo a Bussoleno. C’è gente che prepara barricate, la polizia arriva, poi si ritira, poi arriva dall’altra parte.  Qui c’è una barricata, arrivano armati fino ai denti, si fermano dietro alla barricata. Iniziano a sradicarla. Qualcuno butta palle di neve, poi due copertoni, poi la carica su donne, uomini, vecchi con le mani alzate.  Chi ha la macchina fotografica viene colpito all’apparecchio e poi alla testa.

Una coppia di ragazzi sui 35 anni (lui e lei) rimangono in mezzo, pestati da 4 poliziotti evidentemente sotto l’effetto di droghe.  Tutti accorrono, gridano, le prendono. Botte, botte, botte.  Arrivano notizie dagli amici di pestaggi violenti a San Giorio, Avigliana (voce di un morto, da confermare), Susa, Almese, con i parroci in testa.  Barbara Debernardi, sindaco di Condove, ha la faccia nera per i pestaggi sul naso.

Arriva notizia che i pensionati a San Giorio stanno facendo barricate sull’autostrada abbattendo alberi e guardrail. Hanno bisogno di aiuto, moltissimi accorrono.

Ora (16.28 ) sono qui per far sapere al mondo ciò che sta accadendo, amici sono a San Giorio, dove mi dicono che continuano le cariche ed i pestaggi sulla popolazione inerme, migliaia di persone.  Fate girare, per favore.

Il tutto sta avvenendo nel silenzio dei media, complici, con l’assenso di buona parte delle forze politiche ed il colpevole silenzio di quasi tutti i nostri concittadini italiani. Per un’opera pericolosissima per la salute (vedi http://www.legambientevalsusa.it ), inutile per i trasporti (vedi articolo di Marco Boitani su http://www.lavoce.info, riportato sul Sole 24 ore e Corriere della sera) ed utile solo a rubare agli italiani l’equivalente di 4 ponti sullo stretto, da parte di cooperativa rosse (CMC, Ravenna), FIAT, ENI, Rocksoil (della moglie del ministro Lunardi, scava in Francia)


Il preside della facoltà di scienze politiche dell' università di Padova vieta ai propri studenti lo svolgimento di una conferenza sulla questione notav

Lo stesso preside che il giorno prima permette agli stessi studenti di effetuare una conferenza sull'uso di armi chimiche a falluja, vieta per il giorno dopo una conferenza sulla questione notav. La motivazione che ci viene data è quella della paura di problemi di ordine pubblico, tattica spesso usata negli ultimi anni per censurare le iniziative del collettivo scipol.Coscienti che la discussione sul tav mette nel panico totale tutta la combricola parlamentare...
NOI GARANTIREMO LO SVOLGIMENTO DI ENTRAMBE LE CONFERENZE
SENZA ACCETTARE NESSUN RICATTO DA CHI HA SEMPRE CERCATO DI OSTACOLARE LA DIFFUSIONE E LO SVILUPPO DI UN SAPERE CRITICO.
No al TAV (Tangenti Amianto Violenza), solidarietà agli abitanti della Val Susa
collettivo scipol padova