L'ignobile
scritto di Repubblica, che
si fonda su un probabilmente altrettanto ignobile
comunicato di non
meglio specificati sindaci è un vero e proprio falso,
utilizzato dai TG e
dai mezzi di informazione che vogliono contribuire
alla spaccatura del
movimento anti-Tav. La riunione di oggi a Bussoleno
dei Comitati antiTav
con
i
sindaci e varie forze politiche e sindacali
presenti nella lotta, che è
iniziata peraltro due ore dopo il lancio di quel
comunicato, ha deciso
esattamente il contrario. E cioè: la manifestazione
si farà seppur con uno
spostamento orario, si partirà alle 14 da Porta Susa
e si chiuderà nella
zona dove si terrà, più o meno intorno alle 17, lo
spettacolo. Una parte
dei
sindaci sarà presente sia al corteo sia allo
spettacolo. In contemporanea,
il consiglio comunale torinese ha deciso a maggioranza
di chiedere al
questore di vietare il corteo. Inutile dire che il
tentativo scoperto di
gran parte delle forze di centrosinistra, Chiamparino
in primis, è di
dimostrare che c’è una val di Susa buona e dei “forestieri
cattivi” che
vogliono far “degenerare” la lotta. Ma è invece utile
ricordare a tutti/e
che senza i “forestieri” e la partecipazione di mezza
Italia la lotta
anti-Tav non sarebbe uscita da Venaus e chi pensa
oggi di poter scaricare
i
“forestieri” o è un provocatore o è uno che vuole
la sconfitta della Val
di
Susa. Comunque il 17 tutti/e a Torino alle 14 a
Porta Susa,
Piero Bernocchi
Assemblea del Popolo NO TAV di Bussoleno
Oggetto: convocazione
manifestazione no tav del 17 dicembre
L’assemblea del popolo no tav riunitasi a
Bussoleno il 12
dicembre 2005 alle ore 18 all’unanimità ha indetto una giornata
di lotta che
comincerà alle ore 14 con il concentramento alla stazione di
porta susa da cui
partirà alle ore 15 il corteo in direzione del parco della
Pellerina, dove è
previsto uno happening no tav con diverse figure dello spettacolo.
Determinati e pacifici porteremo a Torino le
ragioni del
no tav.
Il movimento no tav
soccorsopopolare
Tutte le vicende di questi giorni riguardo al
Tav si
legano. Repressione e iniziativa riformista hanno raggiunto un accordo
strategico:
la guerra umanitaria contro contro il blocco popolare della Valsusa!
Ora più
che mai bisogna resistere. TUTTI A TORINO il 17 DICEMBRE !
Il giudice Maurizio Laudi, una che di
repressione e guerre
umanitariecontro il terrorismo se ne
intende eccome si esprime così sul sequestro
del cantiere di Venaus: E’ un sequestro probatorio, deciso
come conseguenza dei reati che risultano essere stati commessi durante
la
manifestazione dell’8 dicembre scorso, dunque non impedisce l’avvio dei
lavori'
Non a caso custodi giudiziari sono stati nominati i rappresentanti
legali delle
ditte che hanno ottenuto l’appalto legale dei lavori per la costruzione
del
tunnel della TAV
Illuminante! Come sempre la magistratura
protegge i veri
violenti! Nessuna mani pulite contro i gruppi che saccheggiano e
devastano l’Italia
e adesso la valsusa in particolare, nessuna mani pulite contro i loro
esponenti
e padroni politici, i vari Lunardi e Bersani. La repressione solo
contro il
popolo che paga, contro il popolo che resiste e protesta!
Qual’è la sostanza dell’accordo di Roma?
E’ la sostanza
dello SVILUPPO COMPATIBILE; è la sostanza della GUERRA
UMANITARIA. E’ il portato
oramai storico del 'riformismo', della faccia, della mano 'sinista'
dei gruppi affaristici. E’ un tentativo di dividere il blocco popolare
corrompendo alcuni, i 'croati' e reprimendo altri i 'serbi'.
Sviluppo compatibile per i grossi albergatori delle stazioni turistiche
e
guerra umanitaria al blocco popolare, ai dolciniani di Bussoleno.
Indubbiamente il rinvio dei lavori per il tunnel
è stato
ottenuto dalla lotta popolare. Ma i gruppi affaristici non hanno
rinunciato.
Adesso è la volta della strategia buonista dell dialogo non col
popolo ma con
il ceto politico, del tentativo di corruzione. E’ il famoso sviluppo
compatibile. Ma qual’è stato l’esito in Italia e nel Mondo dello
sviluppo
compatibile?
UN’ALTRA TAV E’ POSSIBILE? Magari con Pecoraro
Scanio e
Bertinotti? Siamo seri, neanche Casarini ci crede più.
? SVILUPPO COMPATIBILE O ABBATTIMENTO DEL
SISTEMA CHE
PRODUCE PROFITTO
CONSUMISMO MORTE E GUERRA? GUERRA UMANITARIA O
RESISTENZA
ALLA GUERRA?
Tutti quelli che hanno lottato contro la guerra,
per l’ambiente,
contro la TAV
CONTRO il PONTE e le altre schifosità
mortifere rechiamoci a
TORINO sabato
prossimo, partecipiamo al corteo con patenza da
Porta Susa
alle 14 e diamo
avvio a una fase generale, all’inizio di un anno,
di una
scadenza, di una
battaglia generale
PS non c’è un giudice democratico che, a
differenza, all’opposto
di Laudi, cominci ad indagare sulle migliaia di assassinii provocati
dall’amianto,
dalle polveri sottili e da tutte le schifezze messe in circolazione dai
gruppi
di affaristi mafiosi peril loro profitto?
IL 17 ORE 10 PORTA SUSA... CORTEO !
L’estensione del sabotaggio, l’incremento della
sua
pratica, su maggior o minor scala, in lungo e in largo contro il
dominio della
merce è un dato di fatto. L’incendio
degli sportelli dei bancomat, la messa fuori uso delle serrature dei
centri
commerciali, la distruzione delle vetrine, l’incendio delle sedi delle
agenzie
di lavoro temporaneo, e degli uffici di collocamento, il sabotaggio
alle infrastrutture
del capitalismo (TAV, dighe, autostrade, imprese di costruzione)...
sono
pratiche offensive di fronte alla colonizzazione della nostra vita da
parte del
colonialismo nella sua forma più avanzata - lo spettacolo
integrato.
Tutto ciò è messo in pratica da
individui stufi di
sopravvivere come merce (la propria vita ridotta agli imperativi
economici) e
disillusi dalla falsa contestazione (più falsa e meno
contestataria ogni giorno
di più), partiti e sindacati che vogliono gestire la nostra
miseria e
integrarci in un modo di produzione che ci impedisce qualsiasi
partecipazione
nelle decisioni che ci riguardano direttamente e aiutano a
schiavizzarci,
mutilando qualunque gesto di negazione dell’esistente.
Lo spettacolo scrive il canovaccio e
distribuisce i ruoli:
operaio, professore, studente, casalinga, padre, madre, figlio, figlia,
disoccupato, poliziotto, militare, artista, umanitario,
intellettuale... la
maggioranza, individui che assumono diversi ruoli nel corso delle
ventiquattro
ore, vede la propria esistenza come ancor più terribile, ammesso
che ciò sia
possibile. Ognuno con il suo quadro
nevrotico-schizoide reagirà agli stimoli lanciati dal potere nel
modo pre
atteso.
Tutta l’attività sociale è
pianificata per rafforzare lo
spettacolo rallentando così il suo processo inarrestabile di
decomposizione.
Come non vogliamo sentire lo stridio dei sofferti militantisti di
qualsiasi organizzazione,
che sia chiaro che noi non siamo contro il concetto stesso di
'organizzazione',
ma contro all’'organizzazione' concepita come fine in sé,
come cristallizzazione di qualsiasi ideologia e come organo separato,
rappresentante una classe.
Siamo per l’autorganizzazione autonoma degli
sfruttati. La
storia ci ha dimostrato, e questo è qualcosa che coscientemente
o
incoscientemente tutti sanno, con due esempi chiari, che le
tradizionali forme,
partito (rivoluzione russa) e sindacato (rivoluzione spagnola) non sono
stati
altro che due tentativi di gestire il capitalismo e non di superarlo.
Alla
presa del potere non lo si è distrutto, ma esercitato: da un
lato la classe dei
burocrati sostituisce la borghesia e dall’altro i dirigenti
anarco-sindacalisti
partecipano al potere borghese chiamando all’autogestione dello
sfruttamento e dell’alienazione,
mentre le basi tentavano di superare nella pratica i rapporti di
produzione e i
rapporti sociali mediante la gestione diretta di tutti gli aspetti
della
propria vita e non solo del lavoro.
Precisamente, entrambe le forme hanno in comune
l’esaltazione del lavoro (comunemente al nazional-socialismo e a tutte
le forme
politiche del capitalismo).
La loro visione quantitativa cercava un aumento
della
produzione lasciando da parte l’aumento quantitativo della vita. Questa
sconfitta
(pratica e teorica) delle organizzazioni i tradizionali, che dica no di
rappresentarci, non è stata assimilata dalla classe lavoratrice
(sembra che noi
sappiamo solo lavorare), e così si continua senza mantenere
nessuna possibilità
di controllo sugli aspetti essenziali della nostra vita, in un mondo
che si
sviluppa, non solo senza la nostra partecipazione, ma contro di noi.
Però, compagni, la storia non è
ciclica, è un processo
accumulativo e già pesa troppo sopra i nostri stanchi corpi.
2
'Mai tennero, coloro che si burlano,un
linguaggio tanto ingannatore.' W. Shakespeare
La contraddizione tra le possibilità dei
mezzi di
produzione (l’uso di alcuni tra essi per il godimento di tutti, dato
che la
maggior parte è inutile e dannosa e andrebbe distrutta) e i
rapporti di
produzione (sfruttamento salariato, mercificazione, esclusione di una
società
di classe) è arrivato ad un punto di rottura inarrestabile. Allo
spettacolo
riesce meglio falsificare la natura di questa contraddizione, che
aumentare la
produzione mercantile con valore d’uso decrescente. Questa inerzia lo
obbliga a
dispiegare ogni mezzo di recupero di qualsiasi movimento reale di
opposizione e
volgere a suo vantaggio la critica spettacolare dello spettacolo.
Un’ipocrita autocritica indirizzata dalla sua
polizia del
pensiero decomposto (prosituazionisti, quadri, organizzazioni non
governative,
recuperatori, artisti, giornalisti... la cricca di alternativi
politicamente
corretti).
Queste spazzole da cesso della modernità,
da buoni preti,
sperano che con le loro toppe lo sviluppo proprio del sistema ci
condurrà,
manina nella manina, in un mondo ideale, pianificato dalla sua falsa
coscienza
e dal putridume del suo cervello incasellato; come se qualche volta ci
avessero
regalato qualche cosa. La sua funzione
sociale che è stata denunciata già da decenni è
costata loro più di
un’aggressione, pestaggi e assassinii e noi siamo sicuri che non
saranno semplici
aneddoti. Ci ingannano e ci manipolano, non dobbiamo permetterglielo un
giorno
di più, loro sono i guardiani della chiave delle nostre catene
infernali.
Intrattengono il nostro pensiero con dibattiti senza importanza e ci
impongono
la loro opinione, evitando questioni tanto semplici che li fanno
tremare di
terrore: come vivere meglio? Chi e cosa ce lo impedisce? Domande che
smaschereranno
immediatamente i professionisti della menzogna. La coerenza critica e
la
critica dell’incoerenza aiuteranno questa o perazione.
3
'L’ingiustizia non è anonima, ha nome e
indirizzo.' Bertold Brecht
La teoria situazionista, come critica integrale
della
totalità delle condizioni di sopravvivenza e del capitalismo
mercantil-spettacolare che le necessita, è stata confermata nei
fatti dalla falsificazione.
Non si può combattere l’alienazione,
mediante forme
alienate. Il sabotaggio di questo mondo, inizia dalla rottura con i
ruoli che
ci impone il sistema, dal sabotaggio della nostra morte nella vita e
dalla
negazione del ruolo che ci hanno assegnato e disegnato. In questi
momenti
parlare di rivoluzione è 'tenere un cadavere in bocca',
abbiamo bisogno soltanto di guardarci intorno per vedere uno scenario
che ci
ricorda costantemente la sconfitta. Il sabotaggio è quindi
un’azione che serve
da propellente contro l’irrealtà che ci opprime. Una pratica che
non è sfuggita
al recupero ideologico che l’ha trasformata in 'terrorismo'
(la professionalizzazione del sabotaggio che non ha fatto altro che
rafforzare
il sistema, dovuto al suo carattere centralista, gerarchizzato e
militarista).
Oggi, non si propone la creazione di un’organizzazione armata di questo
tipo,
ma l’attacco diffuso di piccoli gruppi d’affinità,
incontrollabili da parte di
una struttura superiore , che si uniscono e si sciolgono come le maree
lunari.
Delle maree che nascono dalla presa di coscienza dello stato delle cose
e del
peggio che ci aspetta a causa degli accadimenti.
Nel XIX secolo esisteva una pratica simile che
mise in
scacco il capitalismo incipiente. Al di là degli attacchi
luddisti le 'ronde proletarie' che per la loro mancanza di struttura
rigida e la loro massima flessibilità negli attacchi, resero
quasi impossibile
la loro repressione e il recupero, nelle quali giocano un ruolo
principale
anche i nascituri sindacati. Un gruppo di gente si univa, colpiva e si
perdeva
nella massa, mentre un nuovo gruppo si formava nel suo interno. Questo
sabotaggio diffuso rese difficile per il nemico di organizzare la
repressione,
ciò trasforma questo attacco in un universo di piacere di
teppisti illuminati,
le cui sensazioni sono impossibili da descrivere o comunicare con il
povero e
banale linguaggio delle parole.
Il gioco della sovversione, le cui regole
vengono scritte
da coloro che vi partecipano, diviene un’arma efficace contro il
capitalismo in
tutte le sue forme.
C’è molto più da distruggere che
da costruire.
4
'La nostra epoca non ha bisogno di scrivere
slogan poetici, ma di realizzarli.' Internazionale Situazionista
E’ dimostrato che piccoli gruppi che attaccano,
fanno più
danno di grandi organizzazioni specializzate nella lotta armata.
L’Angry
Brigade continuò la propria azione quando vennero arrestate
delle persone e lo
Stato inglese dava per disarticolato il movimento. La Kale Borroka
(lotta di
strada) in Euskadi, sulla quale poco tempo fa Jarrai (organizzazione
giovanile
della sinistra nazionalista basca, ndr) dichiarò essere
incontrollabile, è un
altro esempio. Il potere ha
difficoltà
a reprimere ed eliminare i piccoli gruppi che con tutta sicurezza non
si
conoscono tra di loro, e l’unica cosa che li unisce è il
desiderio di
distruzione di un sistema che impedisce loro di vivere e li condanna
alla
sopravvivenza e all’incertezza. Non si cercano azioni esibizioniste per
dare
propaganda a qualche sigla o marchio d’origine. Nel caso delle Asturie,
il
sabotaggio è stata un’arma di classe utilizzata innumerevoli
volte, soprattutto
nei conflitti lavorativi con le imprese: Duro Felguera, H unosa, Naval
e
Ciata... (aziende e miniere asturiane dove, negli anni ‘90 il
sabotaggio è
stato determinante nelle lotte in corso); ogni persona stufa, al di
là della
sua ideologia, lo utilizza. Dall’impiegato che ruba materiale
d’ufficio, fino
alla lavoratrice che danneggia la macchina a cui sta incatenata,
passando per
l’uso del plastico come i licenziati di Duro Felguera.
Oggi, l’esempio sta nell’incendio degli ETT
(imprese di lavoro interinale). La pratica del sabotaggio resta
limitata a
conflitti precisi e molto localizzati, senza prospettive globali e
semplicemente per risoluzioni parziali, con delle rivendicazioni
economiche che
restano dentro i limiti imposti, dove si svolge la logica capitalista.
Lo
stesso vale per il caso delle ETT un attacco che va al di là
della temporalità
di un conflitto in un’azienda, però che non mette in discussione
la schiavitù
salariale, ma solo la sua forma più estrema, non si vuole porre
fine allo
sfruttamento, bensì porre fine alle ETT.
Oggi il conflitto è globale e non si risolve con lotte
parziali, ma con
una lotta integrale e con il rifiuto in blocco di questa
società. C’è da
smetterla con la riduzione della nostra vita a merce e con il lavoro
salariato
che ci ammazza e non solo con le ETT. Dobbiamo finirla con la
società di classe
e non solo con il fascismo. Sviare l’attenzione verso obiettivi
parziali
beneficia soltanto i gestori della nostra miseria e quelli che un
giorno
pretenderanno di gestirla ed entrambe sono parte degli obiettivi da
sabotare.
La pratica del sabotaggio diffuso (autonomia senza ostacoli, massima
flessibilità, autorganizzazione, minimo rischio) fra gli
individui affini, apre
la possibilità di comunicazione reale, distruggendo quella
spettacolare,
rompendo l’apatia e l’impotenza dell’eterno monologo revoluzionarista.
Rapporti e possibilità di contatti con
altre persone,
nella negazione del ruolo spettacolare. Sono situazioni effimere che
per la
loro preparazione e sviluppo portano, nella loro essenza, le
qualità della
situazione rivoluzionaria, che non retrocederà e che
sopprimerà le condizioni
di sopravvivenza. Non cade nell’irrimediabile gerarchizzazione
alienante che
porta con sé la specializzazione di ogni gruppo armato di
carattere autoritario
e mîlitarista, nel quale le masse delegano la loro partecipazione
negli
attacchi. L’aumento quantitativo di
questa pratica non ci arriva dalle mani dei propagandisti dello
spettacolo,
bensì dal passeggiare nello scenario del capitalismo e trovare,
in questa
deriva, i bancomat bruciati, le ETT con le vetrine infrante, i fabbri
che
cambiano le serrature di un supermercato...
Visioni che ci fanno sbocciare sorrisi complici e che ci animano
ad
uscire quella stessa notte, a giocare con il fuoco con il fine di far
sorgere
gli stessi sorrisi sui volt i di sconosciuti complici per
l’affratellamento
della distruzione. Non importa il numero, ma la qualità dei
gesti: sabotaggi,
espropriazioni, riduzioni... ci restituiscono parte della vita che ci
negano,
penò noi la vogliamo tutta.
Compagne e compagni il gioco è vostro e
noi ci animiamo
alla sua pratica quotidiana. Organizzatelo con i vostri complici.
Contro il vecchio mondo in tutte le sue
espressioni, per
uscire dalla preistoria, lanciamo e moltiplichiamo gli attacchi.
Solidarietà alla Valle in lotta.
L’agghiacciante testimonianza testimonianza di
un
presidiante decisamente “moderato” e “NON comunista”!
Scusate se rubo un po’ del vostro tempo, se
volete potete
anche cestinare, ma mi sembra buona cosa provare a sentire anche la
voce dell’
altra parte sui fatti che stanno accadendo in Val di Susa.
Ciao, don Daniele
Si subdorava che sarebbe finita in modo
violento, ma mai
come sta finendo in queste ore.
I presidianti di quello che è stato
soprannominato il
villaggio gallico questa notte, passata la grande affluenza e le grandi
feste a
base di sci di fondo, balli occitani e vin brulè del week-end,
sono solo più
una cinquantina di turno questa notte.
Che non sarebbe stata una notte normale lo si
poteva
pensare, qualche avvisaglio c’era. Infatti ho fatto circolare un sms in
serata
avvisando tutti di tenere i cellulari accesi e a portata nella notte.
Un amico
era su ed aveva istruzione di dare l’allarme a qualsiasi ora del giorno
e della
notte. Non vado a dormire tranquillo.
Alle quattro la chiamata: “sono a Venaus, stanno
picchiandoci tutti a sangue” Si fanno partire tutti gli sms alle
persone
operative. Ci si sente per trovarsi all’ospedale di Susa. Ci si veste e
via,
nella notte. A Susa vediamo arrivare un’autoambulanza inseguita da due
pattuglie digos. Entriamo nel pronto,
c’è
un’infermiera e quattro carabinieri armati di tutto punto con in bella
mostra
una sbucciatura a testa. Uno parla: “ci
hanno aggrediti” e giù tutti e quattro a ridere.
Discutiamo animatamente, appoggiati dall’infermiera, e ce ne
andiamo verso Venaus.
L’unica strada libera viene da Giaglione.
Polizia ovunque.
Sono le 5 e qualche centinaio di persone si assiepa davanti ai militari
in
assetto antisommossa.
Lontane le urla strazianti dei presidianti.
Telefono all’amico
assediato:
racconta che sono circondati nel prato.
Alle 3.30 è partito il blitz: le forze
dell’ordine hanno
svegliato a calci e manganellate sulla tenda chi dormiva nella tenda. Il vicequestore Sanna, in preda a delirio da
coca o amfetamine, sale su una ruspa e sprona il macchinista contro la
barricata con la gente sopra, urlando agli uomini “ammazzateli tutti”
(registrato con un telefonino, spero che quell’uomo possa pagare per
quello che
ha fatto). A quel punto gli assediati
sono in due gruppi in due prati, stretti e colpiti ripetutamente da
manganellate e calci, a difendersi con le mani in alto.
Le ambulanze dopo un’ora finalmente
permettono di soccorrere i feriti.
Giornalisti manco a dirlo tutti assenti.
Un signore conosciuto al presidio con cui
abbiamo fatto
mezza giornata di pulitura dei prati dai rifiuti di plastica, una delle
persone
più pacifiche che abbia mai conosciuto, è stato duramente
colpito in testa ed
alla nuca. Arriviamo che il cordone
della polizia si stringe di colpo contro di noi per fare passare i
mezzi di
rinforzo per massacrare ancora i 50 poveracci ostaggi nei prati.
Non ci muoviamo e stiamo con le mani in alto.
Quello
davanti a me con lo scudo inizia a spingere con violenza e quelli
dietro a
colpire con il manganello.
Schivo i colpi, ma la rabbia è infinita.
Pensionati iniziano a lanciare sassi, tutti
colpiscono a
calci il pullman. Le botte aumentano,
poi passati i mezzi si fermano. Arrivano gli assediati, rilasciati. Il
terrore
è nei loro occhi, molti sragionano e quasi tutti hanno preso
botte. La gente è
sempre più inferocita, gli sms girano per tutta la valle. Un
signore con il
cappello da alpino colpito nella carica si contorce a terra per
mezz’ora, poi
la polizia lascia passare i barellieri, ma non l’ambulanza, lontana.
Nella giornata si susseguiranno le voci di un
coma, ma per
conoscenza scopriamo che non è vero.
In molti abbandoniamo Venaus, tutte le fabbriche,
le scuole, i negozi sono in sciopero.
Si organizzano i blocchi: autostrada a Venaus:
arrestati
tutti subito. Bussoleno strade e
ferrovia Susa autostrada S. giorio autostrada Avigliana ferrovia Almese
autostrada. Noi andiamo a Bussoleno. C’è gente che prepara
barricate, la polizia
arriva, poi si ritira, poi arriva dall’altra parte.
Qui c’è una barricata, arrivano armati fino ai denti, si
fermano
dietro alla barricata. Iniziano a sradicarla. Qualcuno butta palle di
neve, poi
due copertoni, poi la carica su donne, uomini, vecchi con le mani
alzate. Chi ha la macchina fotografica
viene colpito
all’apparecchio e poi alla testa.
Una coppia di ragazzi sui 35 anni (lui e lei)
rimangono in
mezzo, pestati da 4 poliziotti evidentemente sotto l’effetto di droghe. Tutti accorrono, gridano, le prendono.
Botte, botte, botte. Arrivano notizie
dagli amici di pestaggi violenti a San Giorio, Avigliana (voce di un
morto, da
confermare), Susa, Almese, con i parroci in testa.
Barbara Debernardi, sindaco di Condove, ha la faccia nera per i
pestaggi sul naso.
Arriva notizia che i pensionati a San Giorio
stanno
facendo barricate sull’autostrada abbattendo alberi e guardrail. Hanno
bisogno
di aiuto, moltissimi accorrono.
Ora (16.28 ) sono qui per far sapere al mondo
ciò che sta
accadendo, amici sono a San Giorio, dove mi dicono che continuano le
cariche ed
i pestaggi sulla popolazione inerme, migliaia di persone.
Fate girare, per favore.
Il tutto sta avvenendo nel silenzio dei media,
complici,
con l’assenso di buona parte delle forze politiche ed il colpevole
silenzio di
quasi tutti i nostri concittadini italiani. Per un’opera
pericolosissima per la
salute (vedi
), inutile per i trasporti (vedi articolo di Marco Boitani su ,
riportato sul Sole 24 ore e Corriere della sera) ed utile solo a rubare
agli
italiani l’equivalente di 4 ponti sullo stretto, da parte di
cooperativa rosse (CMC,
Ravenna), FIAT, ENI, Rocksoil (della moglie del ministro Lunardi, scava
in
Francia)
Lo stesso preside che il giorno prima permette agli stessi studenti
di
effetuare una conferenza sull'uso di armi chimiche a falluja, vieta per
il giorno dopo una conferenza sulla questione notav. La motivazione che
ci viene data è quella della paura di problemi di ordine
pubblico,
tattica spesso usata negli ultimi anni per censurare le iniziative del
collettivo scipol.Coscienti che la discussione sul tav mette nel panico
totale tutta la combricola parlamentare...
NOI GARANTIREMO LO SVOLGIMENTO DI ENTRAMBE LE CONFERENZE
SENZA ACCETTARE NESSUN RICATTO DA CHI HA SEMPRE CERCATO DI OSTACOLARE
LA DIFFUSIONE E LO SVILUPPO DI UN SAPERE CRITICO.
No al TAV (Tangenti Amianto Violenza), solidarietà agli abitanti
della Val Susa
collettivo scipol padova