Raccolta
firme: osservazioni sul TAV
È stato appurato da qualche mese che i manganelli e le
occupazioni militari del territorio non sono il mezzo più
efficace per imporre le grandi opere. Ci riferiamo, in particolare, al
caso della Torino-Lione.
La parola d’ordine sembra essere diventata “il dialogo”. Parola
molto suggestiva, parola-camomilla, capace di riportare la
tranquillità soprattutto negli animi di chi conosce i fatti solo
attraverso la televisione e i giornali.
Oggi, attraverso il dialogo, i Presidenti di tutte le Regioni del
nord Italia incalzano il governo affinché l’opera venga
finanziata, quali che siano le condizioni finanziarie dello Stato.
Attraverso il dialogo, uomini del vecchio governo e del nuovo
insistono sulla “priorità assoluta” dell’opera.
Attraverso il dialogo, si divulgano a mezzo stampa i rassicuranti
risultati dei sondaggi effettuati, salvo poi scoprire che tali sondaggi
sono stati svolti con qualche leggerezza di troppo, e su siti in cui si
sapeva già prima (i documenti del 2004 parlano) che non si
sarebbero trovate quantità significative di amianto o uranio.
Tuttavia, questo dialogo viene completamente a mancare ogni volta
che ai fautori della linea si pongono delle domande dirette. Quando le
domande o le osservazioni vengono poste in privato, attraverso lettere
aperte, la risposta è in genere il silenzio; quando vengono
poste in pubblico, attraverso giornali o televisioni, emerge l’arte del
glissare, del girare intorno senza dire nulla. Eppure, la fiducia ci fa
auspicare che questi personaggi, che ricoprono ruoli politici e si
pongono indiscriminatamente a
favore dell’opera, qualche minima argomentazione che quantomeno
giustifichi la loro posizione possano formularla. Altrimenti potrebbe
emergere qualche dubbio a proposito della loro serietà e della
loro buona fede…
Qui di seguito è riportata, appunto, una serie di
osservazioni e di domande che verranno inviate a: Sergio Chiamparino,
Mercedes Bresso, Antonio Saitta, Roberto Formigoni, Claudio Burlando,
Luciano Caveri, Giancarlo Galan, Lorenzo Dellai, Riccardo Illy, Vasco
Errani; Daniele Borioli, Franco Campia; Piero Fassino; Ugo Martinat,
Barbara Bonino, Enzo Ghigo, Osvaldo Napoli; Alberto Tazzetti, Luigi
Rossi di Montelera, Luca Cordero di Montezemolo, Bruno Bottiglieri; e,
per conoscenza, a: Tommaso Padoa Schioppa, Antonio di Pietro,
Alessandro Bianchi, Alfonso Pecoraro Scanio, Romano Prodi, Fausto
Bertinotti, Franco Marini, Giorgio Napolitano; saranno inoltre
sottoposte all’attenzione di tutti gli assessori e i membri del
Consiglio Regionale e Provinciale del Piemonte e della nuova giunta del
comune di Torino e inviate ai giornali nazionali e locali.
Chiunque
condivida il contenuto di queste osservazioni, è invitato a
sottoscriverle inviando entro il 31 ottobre 2006 un’e-mail a
firmenotav@libero.it, in cui vengano specificati:
1)
nome e cognome;
2)
indirizzo completo;
3)
professione.
Inutile dire che
è importante raccogliere il maggior numero
possibile di adesioni . Non è solo una questione di essere pro o
contro il TAV.
È questione, semplicemente, di pretendere trasparenza: cosa che
è nell’interesse di tutti.
Sono state
raccolte fino a luglio più di 1200 firme e la lettera è
già stata spedita a tutti i destinatari e a diversi giornali,nazionali
e locali. Appena avremo un riscontro, se ci sarà, vi
ricontatteremo.
Visto che la raccolta, in sostanza, è stata sospesa proprio quando
l'iniziativa ha iniziato a diffondersi in Valle e soprattutto fuori, si è
pensato di non fermarci qua, e di continuare a raccogliere adesioni fino al
31 ottobre, inviando successivamente gli "aggiornamenti" ai destinatari
(riservandoci comunque la possibilità di un invio precedente, qualora si
presentassero nuovi momenti di particolare importanza).
Dal mese di luglio si procederà a distribuire copie cartacee del testo
(con relativi fogli per la raccolta) in modo più capillare in val di Susa,
al fine di coinvolgere anche chi è sprovvisto di e-mail. Saranno richiesti
sempre gli stessi dati: NOME E COGNOME, INDIRIZZO COMPLETO, PROFESSIONE.
Se qualcuno, in qualunque parte d'Italia, avrà la voglia e la
pazienza di riempire il modulo (scarica il modulo...) e rispedirlo al medesimo indirizzo
(firmenotav@libero.it), ci farà un grosso favore!
Vi chiediamo dunque di continuare a diffondere questa iniziativa e, nel caso
in cui foste a conoscenza della pubblicazione o pubblicizzazione della
medesima su qualche giornale o su qualche sito, di comunicarcelo.
Grazie ancora a tutti, buone vacanze e
A SARA DURA!
Alessandro Grangetto - Bussoleno
Giorgio Perino - Bussoleno
Gianni Rapelli - Condove
Roberto Ronsil - Giaglione
Gisella Viero - Condove
Ai Presidenti delle Regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Veneto,
Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige;
al Presidente della Provincia di Torino;
al Sindaco della Città di Torino
Prendiamo atto, senza troppa sorpresa, delle Sue considerazioni sulla
Torino-Lione e delle conseguenti pressioni rivolte al nuovo governo.
In questa lettera aperta intendiamo invece sottoporre alla Sua
attenzione alcune delle nostre, che non hanno mai avuto una risposta,
né dai singoli soggetti politici cui sono già state
presentate, che pur non perdono occasione per asserire l’importanza
dell’opera, né dai soggetti tecnici, né dal "centro
informativo".
Riteniamo che, in nome di un valore chiamato correttezza, il dialogo
dovrebbe essere una pratica concreta; e che chiunque si faccia fautore
e divulgatore di una posizione personale radicalmente favorevole
all’opera si debba assumere nel contempo la responsabilità di
avere già una risposta molto precisa alle questioni, anche di
natura tecnica, che gli vengono sottoposte.
Se le risposte ci sono, le attendiamo. Se, al momento, non ci sono,
riteniamo quantomeno discutibile l’assunzione di posizioni personali
che vorrebbero invece persuadere l’opinione pubblica che il progetto di
quest’opera sia fondato su ragioni inoppugnabili; e ancor più
discutibile – a maggior ragione nel momento economico che tutti
conosciamo – la richiesta di investimenti prioritari per un’opera dai
costi elevatissimi che, a voler usare un eufemismo, è un
colossale azzardo, la cui presunta utilità è fondata su
previsioni che nel corso degli anni sono già state in gran parte
smentite.
Le questioni sono le seguenti:
1. L’economista Marco Ponti, ricordando che la linea
storica Torino-Lione è ben lontana dalla paventata saturazione,
afferma che una linea ad alta capacità è fortemente
antieconomica, in quanto i costi di realizzazione e di gestione sono
elevatissimi e non esiste un’adeguata domanda di trasporto ferroviario.
D’altra parte, il problema del rapporto costi-benefici era già
chiaramente emerso nell’audit francese del 2003, che giudicava il
progetto di una nuova linea non prioritario per la Francia; mentre in
Italia l’idea originaria di finanziare l’opera attraverso un capitale
misto pubblico-privato è presto naufragata per la mancata
disponibilità dei privati.
2. I costi reali della TAV, per le tratte sinora
realizzate, hanno superato del 314% quelli previsti : i 18.400 miliardi
di lire previsti nel 1991, nel 2002 erano divenuti 76.200. I circa 6
miliardi di euro previsti per la Torino-Lione non erano allora inclusi,
tuttavia, considerando le caratteristiche geologiche del territorio,
è difficile presagire un’inversione di tendenza. Un discorso
analogo vale per le stime di durata dei lavori, sempre di gran lunga
superiori alle previsioni. Non senza motivo ancora Marco Ponti ci
invita a una riflessione: quanto è lecito che sia differita la
disponibilità di un’infrastruttura per continuare a definirla
strategica ?
3. Uno studio dell'Università di Siena, svolto
dal dottor Mirko Federici , afferma che, sommando l'energia, i
materiali spesi e l'inquinamento prodotto per la costruzione della
tratta Torino-Lione, e ancora l’energia necessaria per la sua
manutenzione futura, gli eventuali benefici ricavabili da un ancora
ipotetico spostamento di merci "da gomma a ferro" sarebbero nulli anche
sul lungo periodo. Tenendo conto che la ventilazione e il
raffreddamento dell’autostrada ferroviaria richiedono l’installazione
di un impianto a 20 Megawatt, ne risulta chiara l’assoluta inefficienza
energetica (un treno merci ordinario, secondo la perizia De Palacio ,
trasporta in un anno 165.000 tonnellate nette, uno di autostrada
ferroviaria 75.000: quindi meno della metà, che vuol dire che
dal punto di vista energetico è meno efficiente di un attuale
trasporto su gomma).
4. Tutte le suggestive parole sulla tutela
dell’ambiente sono poco credibili, soprattutto quando allo stesso tempo
non risultano esserci politiche che favoriscano il trasporto merci
sulla rotaia ordinaria: i treni merci che vi transitano non sono
né molti né pieni. Nel periodo 1997-2004, antecedente ai
lavori all’interno della galleria del Frejus, il traffico di merci
sulla linea storica è calato del 32% . Nel contempo il numero di
autotreni che transitano nel tunnel del Monte Bianco e del Frejus dal
1994 ad oggi non solo non è aumentato ma è calato del
15%. L’andamento del traffico merci complessivo tra Francia e Italia
nei valichi alpini del Moncenisio, del Frejus e del Monte Bianco
è calato da 34 a 31 Mt .
5. Se a questo aggiungiamo che l’appalto per il
tunnel di Venaus è stato dato alla cooperativa CMC, già
nota per i disastri ambientali irreparabili causati al Mugello a causa
dell’irresponsabile gestione dei cantieri e degli inerti - il Mugello
è peraltro noto per il numero impressionante di fonti
prosciugate a causa della TAV, con paesi interi che hanno perso l’acqua
- tutto questo diventa particolarmente inquietante. Anche perché
gli stessi progetti attuali evidenziano chiaramente il medesimo rischio
per questa zona , lungo l’intero versante. La perizia De Palacio ha
stimato che il tunnel di base sottrarrà ogni anno 125 milioni di
metri cubi di acqua, dato che collima con i 6.000 metri cubi di acqua
al giorno che vengono oggi estratti dal chilometro e mezzo della
discenderia di Modane.
6. La perizia De Palacio stima che l’autostrada
ferroviaria sottrarrebbe un 12-13% del traffico attuale; ma, dalle
prove fatte con la AFA, si constata che la metà di questi
saranno semirimorchi che viaggiavano in ferrovia già da prima.
Studi precedenti attestavano una percentuale di gran lunga
inferiore.
Anche ammesse le più allettanti e adeguate politiche di
incentivazione (peraltro poco credibili, vista l’attuale tendenza
appena vista: le lobby legate al trasporto su gomma un minimo peso
risultano averlo. Ma a questo punto, quanto ci costeranno i
trasporti?), di quanto potrà crescere questa stima
affinché lo spostamento delle merci “da gomma a ferro” sia in
una quantità realmente significativa, coerente con la propaganda
(perlopiù priva di stime) che viene fatta?
7. In questo contesto si inserisce anche la questione
della “seconda canna” del Frejus: una canna che si vorrebbe larga quasi
come il Tunnel del Monte Bianco, ma che, ci viene giurato, sarebbe solo
un tunnel di sicurezza. Resta il dubbio che anche chi oggi giura, sia
perfettamente consapevole che il suo giuramento non vale per i governi
di domani. Tale larghezza lascia presagire una certa lungimiranza.
L’attuale calo dei trasporti via Frejus, evidentemente, non è
accolto da tutti come una benedizione, ed è piuttosto chiaro
che, in ogni caso, una seconda canna attirerebbe un maggior numero di
TIR. E di contingentamenti, si sa, da queste parti si parla meno
volentieri che in Valle d’Aosta. L’inquinamento prodotto dai cantieri,
la nuova, enorme quantità di smarino da smaltire, l’impatto
ambientale, la nuova, ingente spesa pubblica, sembrano ancora una volta
fattori secondari, per questo straordinario “partito del sì”.
8. Sull'alta velocità c'è
una lunga storia di appetiti bipartisan, ben documentata dal giudice
Imposimato , dall'ing. Cicconi , dai giornalisti Barbacetto della
rivista "Diario" e Giordano di Repubblica . È inoltre singolare
la modalità di pagamento "a babbo morto": dei soldi che vengono
investiti oggi sulla TAV e sulle grandi opere risponderanno, a opere
completate, i prossimi governi e le prossime generazioni. Se gli utili
di gestione saranno sufficienti a coprire il capitale stanziato e gli
interessi accumulati, non ci saranno problemi; ma è già
chiaro che tali utili non saranno neppure sufficienti a coprire le
spese di gestione. Si pagherà a partire dal 2009, a rate
iniziali stimabili in un paio di miliardi l'anno (cifra che
lieviterà, pare, fino a triplicare nel giro di sei-sette anni)
per una ventina d'anni. Oggi nessuno se ne accorge. Ma quando
cominceremo a pagare (anche quello che è già stato
fatto), non ci sarà da stare allegri, se è vero
(com'è vero) che il debito pubblico dell’Italia ammonta a
1.507.556.000.000 di euro . Pagheremo, ma difficilmente ci diranno che
cosa stiamo pagando. Senza dimenticare che si tratta di un’opera la cui
reale necessità nessuno è mai riuscito a dimostrare. Se
quest'informazione non è corretta, vorremmo sapere quali sono le
reali modalità di pagamento. Insomma: trasparenza.
9. Si sente spesso dire che la TAV/TAC,
lungi dall’essere un’opera fine a sé stessa e ai suoi cantieri,
rilancerà l’economia piemontese; ma al momento, non risulta
esserci nessun piano di crescita economico, agricolo, commerciale sul
territorio del Piemonte che garantisca benefici provenienti dalla
TAV/TAC.
Se la TAV/TAC può avere un'utilità, oltre a quella
strettamente privata di un numero relativamente esiguo di persone,
questa è di portare un'occupazione discutibile (è
sufficiente informarsi sulle condizioni lavorative di molti operai e
minatori al Mugello ) e profitti settoriali sicuri. Viste le
prospettive, la sola certezza resta questa: per cui le lobby e le
organizzazioni sindacali legate al "cemento" la appoggiano con ogni
forza.
Una crescita occupazionale assai più significativa potrebbe, per
converso, avvenire impiegando i medesimi investimenti in altri settori,
ben più indispensabili.
10. Viene talvolta detto che in Germania e in
Francia l'A.V. funziona e nessuno si lamenta. Ma è sufficiente
prendere una cartina e confrontare la conformazione geomorfologica
della Francia – dove è peraltro significativa la distribuzione
della popolazione sul territorio – e della Germania (dove il modello
A.V. presenta caratteristiche molto differenti) con quella dell'Italia,
in particolare della Val di Susa, per capire che le condizioni sono un
po’ diverse. La valle è larga un chilometro e mezzo, e le
infrastrutture già presenti (due strade statali, un’autostrada,
una linea ferroviaria ordinaria, un elettrodotto) sono già molte.
11. È noto da tempo che i punti critici
per la realizzazione della Torino-Lione, dal punto di vista della
salute, sono il massiccio dell'Ambin per la presenza di uranio
(documentata almeno dagli studi dell'AGIP e della Minatome) e il
Musiné per la presenza di amianto. Ora qualcuno, sfruttando gli
esiti dei carotaggi del Seghino (che non c'entra niente con quelle
zone), ha approfittato per far credere che i nostri erano allarmismi.
Anche in quelle zone, tuttavia, una presenza significativa di amianto
è attestata da uno studio commissionato da LTF e
pubblicato dalla Regione Piemonte , ed è situata immediatamente
a est dell’area che ha riguardato il sondaggio, nella quale il medesimo
studio già testimoniava l’assenza di rischio-amianto. Ora, ci
risulta difficile credere che queste informazioni siano sfuggite a chi
ha svolto i sondaggi, che in pratica sono stati svolti là dove,
al momento dei rilevamenti, già si sapeva che non si sarebbe
trovato nulla, e per di più con criteri scientifici la cui
validità è tuttora oggetto di discussione.
Questo non ci sembra un grande indice di correttezza (ancora più
grave, se sussiste, è la connivenza dell’ARPA), anche se ormai
dovremmo essere abituati a uno stile di questo tipo, se è vero
che diversi sostenitori della linea hanno avuto per mesi il coraggio di
dire che la galleria di servizio di Venaus, come gli altri sondaggi,
sarebbe stata "volta a tutelare la salute dei valsusini".
12. Infine, i lavori sugli altri valichi farebbero
ulteriormente scendere il traffico al Frejus, a maggior discapito di
una presunta utilità di quest’opera.
Attendiamo una risposta punto per punto.
Bussoleno, 19 giugno 2006