Dopo una notte passata al gelo,
seppure al coperto, la mattinata di ieri si è aperta con una nuova
discesa
verso il sito di Venaus, dove i tecnici della cooperativa che ha
l’appalto per
il tunnel avrebbero dovuto cominciare i lavori. Qualcuno, del popolo
no-tav, ha
dormito al presidio permanente, altri alla palestra trasformata in
dormitorio,
altri ancora in case private. Tutti comunque all’alba erano già pronti.
Assonnati ma decisi ad impedire l’espropriazione dei terreni. Come
previsto il
presidente della comunità montana bassa val Susa, Antonio Ferrentino
(tornato
subito sul campo dopo il malore che lo aveva colpito martedì mattina) e
gli
altri amministratori della valle hanno dato il via ai lavori dei
consigli comunali
aperti. Come già era avvenuto in primavera in piazza Castello, questa
volta i
consigli ad oltranza si sono svolti sul sito di Venaus. Per fortuna il
sole ha
reso meno difficile la giornata. La parola d’ordine era una: bloccare i
lavori.
E il popolo no-tav può dire di aver vinto.
Soprattutto su una questione, come hanno rilevato anche gli
europarlamentari
(bastonati) in delegazione lunedì e martedì: quella della democrazia.
Alla fine
quello da mesi vanno chiedendo e ripetendo i no-tav è il dialogo. O
meglio
quello che rivendicano è il poter dire la loro, il poter partecipare a
scelte
che riguardano loro in primis. In altre parole la gente della valle
chiede di
essere ascoltata e presa in considerazione. Ed è proprio su questo
punto che il
fronte è più unito che mai: non c’è nessuno che si farà mettere i piedi
in
testa. Né dalla presidente della regione Mercedes Bresso (che con
arroganza
ripete che si può mediare sul come ma non sul se si farà il tav), né
dal
governo, né da tutta quella parte di centrosinistra che da quando
questa
vertenza è salita agli onori delle cronache nazionali (ed è triste
rilevare che
ci sono volute le botte della polizia) ha latitato. E continua a farlo.
Ieri, comunque, fin dalle prime ore del mattino si è capito che la
resistenza
sarebbe stata ad oltranza. Forte la presenza della Fiom, dei Cobas e
della Cub,
che sostengono la protesta dei cittadini valsusini dall’inizio. C’erano
poi i
comitati e migliaia di cittadini. Man mano che il clima si faceva meno
rigido
si avventuravano attraverso i campi anche famigliole con bambini,
anziani,
donne. Verso le 9,30 si è registrato il primo momento di tensione. Le
forze
dell’ordine infatti volevano effettuare il cambio al check point dove
gli
agenti erano in servizio da martedì pomeriggio. Una buona carta di
scambio,
hanno pensato gli amministratori, che hanno subito avviato una
trattativa con i
vertici della polizia sostenendo che non avrebbero lasciato passare
nessun
agente, impedendo quindi il cambio della guardia. A meno che la polizia
non
avesse concesso qualcosa in cambio. Sulle prime le forze dell’ordine
hanno
reagito male, cominciando a mostrare i muscoli e a spintonare.
Ma quando si sono resi conto che da lì non sarebbe passato nessuno,
hanno
accettato la trattativa. Fino alle due e mezza nessun agente era stato
rimpiazzato dai nuovi arrivati. In compenso sulla strada principale per
Venaus
il popolo no Tav ha eretto barricate di fortuna, raccogliendo legna,
ferro e
quanto poteva risultare utile a bloccare il passaggio delle camionette.
A metà
mattina c’erano ormai diecimila persone sui terreni di Venaus. «Serve
lo stop
all’inizio dei lavori e l’avvio della smilitarizzazione dell’area»,
solo così,
ha detto Antonio Ferrentino, «si può pensare di riprendere il dialogo».
Alla
fine la trattativa dei sindaci ha consentito di arrivare al cambio
turno dei
poliziotti (pur sempre lavoratori, diceva qualcuno tra i più anziani,
ma pagati
18 euro l’ora).
«Il governo - ha detto sempre Ferrentino - deve rinunciare all’idea che
quest’opera possa essere imposta al territorio. Le forze dell’ordine
qui sono
benvenute, ma non come forze d’occupazione». Il presidio continuerà a
tempo
indeterminato, anche perché, come ha detto Ferrentino «non abbiamo
problemi di
tempo, resteremo fino a quando non abbandoneranno quest’idea. Chi pensa
- ha
aggiunto ancora il presidente della comunità montana - che questa
mobilitazione
del nostro territorio possa diminuire vuol dire che non conosce la val
Susa».
Quanto alla dichiarazione del presidente della Repubblica, Ciampi,
Ferrentino
ha detto di essere d’accordo con lui ma «si può non tagliare fuori
l’Italia
dalle grandi reti europee anche seguendo vie alternative al tav, che ci
sono e
che sono quelle che stiamo proponendo da anni». Ciampi, pur senza
nominare il
tav, aveva detto che «la montagna va protetta, ma non possiamo restare
tagliati
fuori. Dobbiamo usare - ha detto il presidente - i progressi delle
tecnologie e
delle coscienze scientifiche per garantire la tutela dell’ambiente».
In serata si è appreso che la Cmc di Ravenna, incaricata di eseguire i
lavori
del tunnel, avrebbe preso possesso di 5 lotti (su ottanta) senza
recintarli. Di
ritorno da Bruxelles, dove è andata a parlare con la delegazione che
era in val
Susa lunedì e martedì e da dove la commissaria ai Trasporti Loyola de
Palacio
ha fatto sapere che non accetterà alcuna tregua olimpica per i lavori
come
chiedevano in molti, Mercedes Bresso ha detto che «piuttosto che essere
messa
in minoranza mi dimetto io». Mentre i no-tav hanno ricevuto ieri anche
la
solidarietà dei no tir valdostani, che da anni si battono contro il
passaggio
dei mezzi pesanti nel traforo del Monte Bianco e che ieri hanno
effettuato un
presidio di protesta a Courmayer.
Ultime
da Venaus per ora:
Tutti a Venaus, in qualsiasi
momento libero andate su che serve gente. Ci sono persone stanche che
sono li
da giorni portategli il vostro sostegno e generi di conforto, o legna
per
scaldarsi.
Ieri è stata una piccola vittoria, resistiamo sempre determinati perchè
non si
fermeranno facilmente, NON PASARAN!
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Vogliamo esprimere così la nostra
solidarietà alla lotta che da anni le popolazioni della Val di Susa
stanno
conducendo contro il progetto speculativo dell'Alta Velocità. Noi sardi
sappiamo bene che cosa vuol dire quando i padroni decidono di
sacrificare un
intero territorio alle logiche del profitto. Discariche,
cementificazione
selvaggia, centrali a carbone, petrolchimici, stoccaggio di fumi di
acciaieria,
concessioni minerarie a multinazionali senza scrupoli, basi militari...
questo
solo per fare un paio di esempi. Siamo con voi nella lotta contro il
mostro
economico, politico ed ecologico della TAV e siamo certi che la vostra
determinazione sarà la sabbia capace di bloccare i meccanismi dell'alta
borghesia italiana.. almeno per questa volta.
P.S.
Chiunque voglia può usare questo disegno ai fini della lotta contro la
TAV.
Sardigna Ruja (associazione dei sardi emigrati all'estero)
Ma non lo è ....:
INFORM - N. 245 - 1 dicembre 2005
COLLEGAMENTI
Sarà gestita dalle Regioni Piemonte e Rhône-Alpes
Nuova linea di autobus Lione-Torino
LIONE - Il Comites e il Consolato d’Italia a Lione rendono reso noto
che l’11
dicembre sarà inaugurata una nuova linea di autobus, gestita dalle
Regioni
Piemonte e Rhône-Alpes, che collegherà Lione a Torino. I biglietti
saranno
venduti nelle stazioni Sncf, Trenitalia e presso le agenzie di viaggio.
La
prenotazione è obbligatoria.
Tre le corse settimanali che collegheranno le città e questi gli orari.
Venerdì
e domenica: andata, da Lione Part-Dieu alle ore 13,20 - arrivo a Torino
Porta
Nuova alle ore 17,40 (fermata a Chambéry alle ore 14,45); ritorno, da
Torino
Porta Nuova alle ore 19,05 - arrivo a Lione Part-Dieu alle ore 23,35
(fermata a
Chambéry alle ore 22,05). Sabato: andata, da Lione Part-Dieu alle ore 7
–
arrivo a Torino Porta Nuova alle ore 11,20 (fermata a Chambéry alle ore
8,25);
ritorno, da Torino Porta Nuova alle ore 12,20 - arrivo a Lione
Part-Dieu alle ore
16,50 (fermata a Chambéry alle ore 15,20)-
Una fermata a Bardonecchia è prevista a partire dal 2006, in
concomitanza con
l’apertura dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino. (Inform)
www.mclink.it/com/inform/art/05n24513.htm