Appello da Diario:

"Diario ha deciso di dedicare un'altra inchiesta alla valsusa. Per questo pubblicheremo le testimonianze, scritte e fotografiche, che riceveremo. I racconti in presa diretta di quello che sta succedendo in valle. Le immagini degli avvenimenti... Aiutateci a diffondere questa notizia e a raccogliere il maggior numero di testimonianze, anche minute, anche piccole, anche di piccoli avvenimenti (una notte a un presidio, una festa, un attacco della polizia...). inviatele a:

redazione@diario.it

Gianni Barbacetto

Solidarietà

Solidarietà a tutti i compagni della Valsusa,picchiati dalla zelante sbirraglia al servizio dei padroni.

Ora e sempre... NO TAV!!!
Collettivo Mondodisotto

Sciopero generale
Se qualche organizzazione sindacale confederale non prenderà la decisione di estendere la lotta sul piano nazionale si assumerà gravi responsabilità politiche e confermerà il proprio vuoto e la propria inconsistenza.
Le cariche della polizia e il tentativo di sgombero forzato della manifestazione di dissenso popolare della Val di Susa contro il progetto della TAV, dimostrano quanto può essere arrogante il potere quando è al totale servizio delle logiche del profitto e del mercato.
La questione determinatasi con l'azione poliziesca in Val di Susa va quindi inquadrata per quello che è. Una questione di democrazia in primo luogo.
Di fronte a ciò si deve aprire quindi una seria riflessione in quelle forze del centro sinistra Piemontese e non solo che, abbagliate dalla razionalità economica e dal tipico "realismo" delle burocrazie, hanno contribuito a dare credito alla lettura di chi ha voluto presentare la lotta degli abitanti e dei lavoratori della Val di Susa come un disdicevole fastidio.
Di fronte a ciò si impone un sostanziale cambiamento di rotta dei dei sindacati confederali che, incapaci di ascoltare il punto di vista delle popolazioni e dei lavoratori della Valle, si sono collocati fin dall'inizio su una posizione di contrarietà verso gli obiettivi della protesta o di super-partes, incapaci quindi di raccogliere e rappresentare le giuste rivendicazioni che emergevano da quel territorio.
Ora lo strappo che si è determinato è tale che l'unica cosa urgente che bisogna fare è decidere da che parte stare. Con i lavoratori e gli abitanti della Valle, e quindi con le richieste di partecipazione democratica delle popolazioni nella decisione del proprio futuro, o con le logiche del profitto e del mercato che tutto calpestano per affermare se stesse.
Se i sindacati sono, come sono (nonostante i forti condizionamenti delle sue burocrazie) lo strumento con cui i lavoratori e le loro famiglie organizzano la rappresentanza dei loro bisogni e le loro aspirazioni di emancipazione dai condizionamenti del mercato, allora a questi sindacati non rimane che una scelta. Aderire immediatamente alla lotta della Val di Susa, e proclamare immediatamente uno sciopero generale, contro l'uso della polizia, per il ripristino delle elementari regole democratiche.
Dalle Rsu, dalle assemblee di luogo di lavoro, dai congressi territoriali della Cgil in corso in questi giorni, deve e può crescere una richiesta che vada in questo senso.
E' il sindacato che deve fare ciò che i lavoratori chiedono e non viceversa.
6 dicembre 2005
Il Coordinamento Rsu - http://www.ecn.org/coord.rsu/

Nessuna repressione potrà fermare le lotte per la difesa dei territori
Mentre si assiste all'ennesima aggressione da parte della polizia nei confronti di chi lotta per difendere i propri territori ed il proprio futuro, d'altro canto si ascolta levarsi il coro di quanti, pur condividendo l'obiettivo generale, cioè quello delle grandi opere, criticano il governo perché non è riuscito a costruire "consenso" intorno a tali progetti. Ecco come sinistra e destra differiscono di fatto oggi in italia sulla questione delle grandi opere e della tutela del territorio. Non è assolutamente in discussione il fatto in sè, ma meramente la modalità "partecipativa" da opporre a quella coercitiva operata dal governo sin qui.
Timidamente vorremmo dire ad entrambi che noi abbiamo altri progetti per le nostre terre e, scusate se è poco, SIAMO GLI ABITANTI.
Non abbiamo alcuna voglia di vedere disintegrati i nostri luoghi e con essi il nostro futuro per cedere al ricatto del "progresso" che esige dei sacrifici. Basta. Che si tratti di veloci corse di merci da un magazzino ad un altro o di mere manovre speculative per le lobbies del cemento noi ricordiamo, una volta di più se ce ne fosse bisogno, che Sicilia o Val di Susa, Abruzzo o Val d'Aosta , Toscana o Campania NON SONO COLONIE e su quello che i nostri governanti chiamano sviluppo abbiamo qualche perplessità.
Oggi lottiamo e lotteremo per tutelare insieme ai nostri territori un' idea altra di mondo nel quale non le merci ma le persone possano circolare liberamente, nel quale l'ambiente sia tutelato e valorizzato, non distrutto ed annichilito, dove le risorse siano distribuite in maniera equa e non siano arraffate da pochi a scapito dei più a cui rimane solo la devastazione ed il deserto .
Per questo lottiamo e per questo continueremo ad essere nelle valli piemontesi, sullo stretto di Messina, ai piedi del Gran Sasso ed in tutte gli altri posti dove sarà necessario.
Per questo pur da oltre mille chilometri di distanza, con enorme emozione, diciamo nostra la lotta che migliaia di donne e uomini con determinazione conducono in Piemonte, perché è la stessa che conduciamo noi in riva allo stretto, si chiama RESISTENZA

Solidarietà a tutt*
Laboratorio contro il ponte - MESSINA

Solidarietà
Il coordinamento "12 gennaio" esprime solidarietà ai cittadini che stanotte a Venaus, in Val di Susa, sono stati violentemente e premeditatamente attaccati dalle forze di polizia a colpi di manganello che hanno provocato paura e numerosi feriti fra quanti, da tempo, si oppongono ai progetti dell'Alta Velocità Ferroviaria, a difesa delle rivendicazioni delle popolazioni valligiane per un loro maggiore e decisivo coinvolgimento nelle scelte di politica economica ed ambientale che, di sicuro, non può essere imposto con barbarica violenza ma col dialogo ed il pieno rispetto delle ragioni di chi dovrà poi fare i conti, tutti giorni e per i prossimi anni, con gli effetti che tali sciagurate scelte potranno avere sull'equilibrio socio-economico dell'intera zona, oltreché con le conseguenze di un dissesto ambientale già insito nei progetti che il Governo intende a tutti i costi realizzare.
si è appena concluso il presidio davanti la Prefettura in solidarietà con la Val Susa aggredita dalle cosidette Forze dell'Ordine

 

Il raid nelle parole di chi c'era

IL RACCONTO. Il raid nelle parole di chi c'era
Gli agenti: "Abbiamo fatto quello che ci è stato ordinato"
dal nostro inviato NICCOLÒ ZANCAN


VENAUS - La signora Donata Martelli è caduta di schiena nell'erba ghiacciata: "Per pietà, fermatevi". Era una notte di stelle, limpidissima. Gli agenti avevano un incarico assegnato: "Dovete riprendere il controllo del territorio". Si sentiva il rumore degli anfibi sull'ultimo tratto di strada asfaltata. Urla e trattative: "Abbiamo le mani alzate, non vedete? Smettetela!". Piedi nel fango. Rumori di scudi. "I fotografi qui non possono stare", gridavano i poliziotti. Forse avrebbero preferito che non vedessero certe scene.

Come quando hanno continuato a prendere a calci la signora che chiedeva aiuto: "Ho 45 anni, vivo a San Didero, sono madre di due figli e ho sempre lavorato. Mi urlavano: "Si rialzi!". Ma intanto mi colpivano". Oppure quando un ragazzo di 23 anni di Susa, già fermato e ammanettato perché aveva tolto il casco a un agente, è stato portato via da tre poliziotti. E uno di loro, ancora usava il manganello lungo la strada.

C'era molta preoccupazione fra gli agenti. Molta stanchezza, forse. Perché a un certo punto è stato colpito anche il signor Silvano Borgis, 65 anni, operaio in pensione, presidente dell'associazione alpini di Bruzolo. È stato manganellato allo bocca dello stomaco, si è accasciato ma è rimasto cosciente. La signora Patrizia Triolo, 39 anni, impiegata della Valsusacar, è stata la prima ad essere travolta. Era lì con la giacca a vento, un po' goffa per il collare che deve portare dopo un incidente stradale: "Ho cercato di proteggermi con le braccia, ma non ho fatto in tempo". Piangeva col sangue sulle labbra: "Cosa ho fatto di male?".

Alessandro Contaldo, il fotografo di Repubblica, stava facendo il suo lavoro: "Istintivamente ho protetto la macchina fotografica al petto. Un poliziotto mi ha tirato cinque manganellate sulla schiena. Io urlavo: "Sono un fotografo". E lui: "Benissimo, andiamo a controllare i documenti". Ma mi stava trascinando verso una zona completamente buia. Per fortuna ho incontrato un ispettore che mi ha riconosciuto".

Alle 3,40 del mattino la polizia si è ripresa la valle. Senza preavviso: "Abbiamo fatto quello che ci è stato ordinato". Dopo sette giorni di tregua e trattative fallite, lo ha fatto con un'azione militare durata venti minuti. Seicento agenti contro centocinquanta manifestanti. "In questi casi purtroppo si verificano sempre degli incidenti - diceva il capo della Digos di Torino, Giuseppe Petronzi - è fisiologico. Direi che comunque sono stati contenuti".

Alcuni agenti del reparto Mobile di Bologna e Firenze però hanno perso il controllo. Uno di loro brandiva due manganelli e colpiva a casaccio. Altri hanno preso a calci tre manifestanti che dormivano sotto una tenda. Un uomo di quarant'anni cercava di fuggire inciampando nel suo sacco a pelo. E poi, nella confusione, c'era Alessio Meyer, 22 anni, studente universitario di Susa, che barcollava e si teneva la testa fra le mani: "Stavamo indietreggiando a braccia alzate, laggiù vicino alla ruspa della polizia. Mi hanno colpito tre volte, ho visto donne e anziani travolti. Ho visto un agente, in piedi sul caterpillar, che gridava: "Vi schiacciamo tutti!"".

Alle quattro del mattino sono arrivate le autoambulanze. La gente era ammucchiata in tre punti diversi del pianoro, tenuta sotto controllo da cordoni di polizia e carabinieri. Il parroco di Venaus suonava le campane della chiesa per chiamare tutti a raccolta. E Nilo Durbiano, il sindaco del paese, sempre più solo, sempre più livido, diceva: "Quello che successo è gravissimo. Per la dignità delle persone e per la democrazia".

La serata al presidio di Venaus era stata quasi allegra. Panini al formaggio, vino rosso, musiche, fuochi. Una televisione sempre accesa per sentire le ultime notizie. Il bollettino del settimo giorno di resistenza era attaccato sulle pareti della baracca della Pro-Loco: "Tempo sereno, neve che si scioglie, crescita fangosa con rischio di impantanamenti. Munirsi di scarpe pesanti, guanti, sciarpe e giacche impermeabili. Il sunto: affari poco trasparenti, profitti e uso delle forze dell'ordine. Non è giusto quello che stanno cercando di fare". Lele Rizzo, uno degli autonomi che da sette anni fa parte integrante della protesta contro la Tav, diceva: "Mi auguro che abbiano capito che usare la forza contro questa gente sarebbe un errore gravissimo. Per certi versi, sarebbe un favore enorme al movimento".

Il favore è arrivato con i lampeggianti azzurri dei blindati e le torce nei boschi. Nessun arresto fra le frange eversive, però: ieri notte non c'erano. C'era il metalmeccanico Emilio Montaldo, 27 anni, nato e cresciuto a Susa, sdraiato in barella: "Stavo bevendo un bicchiere di vino, mi hanno gettato contro la finestra del presidio". All'alba, resti di barricate e facce stravolte. Intorno al nuovo cantiere della Tav, una rete di plastica arancione.
(7 dicembre 2005)

Sul Corriere 7 dicembre 2005

SCELTE Bresso: azione inevitabile, i valsusini non dialogavano La presidente del Piemonte: ora quella gente mi odia ma non c’era altra soluzione

Bresso: azione inevitabile, i valsusini non dialogavano

La presidente del Piemonte: ora quella gente mi odia ma non c’era altra soluzione

l’Intervista
«Guardi, la scorsa notte, saranno state le 3 o le 4, mi sono svegliata e ne ho parlato con mio marito: dobbiamo assolutamente trovare una soluzione. Lassù i bambini non riescono più ad andare a scuola, i loro padri a forza di scioperi rischiano il licenziamento, e poi sta anche arrivando il Natale...». Professoressa Mercedes Bresso, proprio mentre lei ci stava pensando, una prima soluzione è stata trovata, con l’ausilio di ruspe e manganelli. «Mi spiace, ne sono ovviamente preoccupata, ma non si poteva fare altrimenti. Al punto in cui si era arrivati, era inevitabile che accadesse, non c’era altra soluzione». Il presidente della Regione Piemonte, cattedra universitaria di politica economica a Torino, diessina ex ambientalista radicale (era molto tempo fa), è sostenitrice convinta della Tav e non ne fa mistero. Capofila di quella sinistra istituzionale piemontese che in Val di Susa è ormai considerata peggio del centrodestra romano. «Lassù io ho preso un sacco di voti. I valsusini sanno bene che se non fossi io sarebbe peggio. Al momento mi odiano, perché sto interpretando il ruolo del padre che richiama il figlio a certi doveri, ma quando tutti avranno smesso di occuparsi di Tav, io sarò ancora lì a preoccuparmi per loro».
In attesa del ritorno all’ovile dei valsusini, paternamente la Bresso spiega quali sarebbero gli errori commessi dagli esponenti dei Comitati nella trattativa con il governo. «Abbiamo fatto tentativi di mediazione, ma con loro non è facile dialogare. Per arrivare a un ragionevole compromesso è necessario che vi sia la disponibilità delle due parti. L’atteggiamento di tutti invece è sempre stato improntato allo scontro frontale. La verità è che in questo confronto non c’erano via d’entrata e di uscita». La professoressa Bresso, che dice di rimanere una ambientalista convinta («Lo sono, perché non voglio che i Tir scorrazzino tra le montagne»), trova che sia tutta colpa della «sindrome Nimby», l’ormai celebre acronimo di «non nel mio giardino di casa» usato ormai ovunque per definire le battaglie ambientali. «Ha colpito anche in Val di Susa, appiattendo gli amministratori locali sull’opzione zero, quando era chiaro che si trattava di una ipotesi già scartata da tempo. Sia loro che il governo erano barriere, una contro l’altra».
La Tav si farà, meglio che i valsusini si mettano il cuore in pace, dice la Bresso, echeggiando involontariamente il ministro Lunardi. «Tutte le altre opzioni sono sempre state esaminate senza i rappresentanti dalla Valle, che si sono rifiutati di prenderle in considerazione. Un atteggiamento che porta dritti a quel che è accaduto la scorsa notte». Scusi professoressa, ma davvero è convinta che la colpa delle manganellate sia esclusivamente di chi la ha ricevute sulla testa? «La gestione dell’ordine pubblico, e la scelta di forzare il presidio, dipende dal governo. Ma l’atteggiamento dei comitati non ha aiutato chi cercava una soluzione indolore».
Come donna di sinistra, si definisce «ovviamente amareggiata» per gli scontri. Come presidente della Regione, non si impressiona più di tanto. «Ci sono dei momenti di fallimento della democrazia da cui ci si deve prontamente riprendere». Ai valsusini che sperano in un cambio della guardia nazionale per non rivedere più certe scene, Mercedes Bresso non lascia troppe illusioni. «Il centrosinistra avrebbe sicuramente gestito l’intera vicenda in modo diverso. Per noi riformisti governare i conflitti significa anche evitare di esasperare le situazioni. Ma sempre restando fermi sui nostri principi, senza cedimenti. Altrimenti non ci vota nessuno».
Marco Imarisio
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6 dicembre _Si è appena concluso il presidio "NO TAV" in Piazza Unità, davanti alla Prefettura di Trieste.

Un centinaio i presenti, convocati con e-mail , SMS e telefono. Uno striscione con "ALTA VELOCITA' DI DISTRUZIONE AMBIENTALE" degli anarchici ed uno striscione degli AMICI DELLA TERRA; bandiere dei COBAS, degli anarchici e dei Verdi.
Ha preso la parola col megafono dapprima un giovane della FAI, quindi il consigliere regionale dei Verdi Metz
di dura condanna della scelta repressiva del governo, e di critica della politica di abbandono delle ferrovie normali (privatizzate dal centro sinistra!) per investire nella TAV.

Anche Trieste e Gorizia sono minacciate dal TAV, il cosiddetto Corridoio 5, DESIDERATO ARDENTEMENTE DA ILLY (pseudo sinistra!), per cui si farnetica di enormi gallerie che bucherebbero il Carso per decine di chilometri.
(Le gallerie sono previste ovunque, essendo la ditta di Lunardi, l'attuale ministro. )

Ha poi preso la parola un valligiano della Carnia portando a conoscenza del pubblico dell'imminente costruzione di un elettrodotto ad alta tensione che la Giunta Regionale (centro sinistra) ha permesso di devastare una valle incontaminata, abbattendo un corridoio di centinaia di Km di alberi per portare energia dall'Austria alle acciaierie Pittini di Udine. (Oltrettutto esistono valli altamente turistiche già attraversate da elettrodotti!)

Il volantino distribuito durante la manifestazione dice:
"Presidio contro le violenze di Stato in Val Susa
Trieste - Prefettura, h. 18. 00

Il Vice Questore di Torino sulla ruspa che ha travolto il presidio di Venaus - Val Susa h.3.20 : SCHIACCIATELI! SCHIACCIATELI TUTTI! (con foto)
Quanto sta accadendo in Val Susa con l'invio di migliaia di poliziotti, carabinieri, reparti dell'esercito contro un'intera comunità che resiste civilmente all'imposizione dall'alto di un progetto devastante per il territorio, la società e l'economia locale è emblematico del metodo "partecipativo" che anima il Governo e chi sostiene interessi economici potentissimi.
Siamo sotto un regime, autoritario, violento e repressivo.
Lo sosteniamo da tempo ed i pestaggí di oggi ne sono l'ennesima prova!

Per tutelare i valori ed i principi della Democrazia oggi siamo qui.
Perché solo sotto regimi dittatoriali, contro il pensiero e la volontà di un'intera comunità locale si scaglia la polizia e l'esercito.
E chiediamo ai sostenitori della TAV nella nostra Regione, il Presidente Illy e l'Assessore Sonego, di smetterla di impedire qualsiasi confronto tecnico e scientifico di valutazione delle proposte alternative possibili per rilanciare il trasporto merci su ferrovia.
Finora è stato un confronto impari, con il dogma dell'Alta
Velocità come criterio progettuale, con effetti micidiali per i Paesi e i territori attraversati, benefici assolutamente trascurabili forse fra 25 anni, e fronte di una valanga di miliardi di Euro da spendere. La linea Venezia-Trieste-Lubiana va riprogettata, assieme alle
comunità locali, abbandonando i pessimi progetti finora presentati. E con la massima trasparenza, altrimenti anche qui si alimenteranno scontri e conflitti sociali.
VERDI Fvg,Legambiente, WWF Fvg, Amici della Terra Fvg

         NO TAV SI' ALL'AUTOGESTIONE e ALLA RESISTENZA!

Nelle prime ore del 6 dicembre 2005, uomini e donne che presidiavano la propria terra per impedire l’inizio dei lavori collegati all’alta velocità sono stati selvaggiamente caricati e sgombrati a Venaus.
Si tratta di una protesta spontanea e di massa, di una valle che si oppone allo scempio inutile di un’ennesima grande opera, di cui sono noti gli impatti negativi, ignoti i rischi, ma pericolosamente vaghi e indefiniti i benefici per la collettività (a parte i destinatari degli appalti e delle commesse).
La Val di Susa, da sempre valle di passaggio verso la Francia, si oppone ad essere trasformata in un corridoio desertificato da decenni di cantiere, si oppone a vedere le sue montagne sventrate per far passare il raddoppio di una linea ferroviaria già utilizzata solo al 38% e pretende di poter avere voce in capitolo sullo sviluppo del proprio territorio.
Nessuna autorità è stata in grado di rassicurare e convincere i valligiani, nessuna risposta credibile è stata data. Invece, dopo aver provato ad oscurare la protesta, dopo avere provato a screditarla con le provocazioni dei pacchi bomba, si cerca di seppellirla sotto i manganelli e le ruspe.
Venaus, come già Genova, è la prova che qualunque richiesta di democrazia e di partecipazione reale viene soffocata dalla repressione.
È la prova che possiamo essere clienti, o sudditi, ma non è previsto essere cittadini.
Questa democrazia fittizia, in cui ci viene chiesto ad ogni elezione di scegliere tra due volti sui cartelloni, espressioni dello stesso modello di sviluppo e di sfruttamento, mostra la sua vera faccia di poliziotto del capitale e degli affari.
Questa devolution che viene fatta passare per federalismo non sa fare altro che nascondersi dietro lo spauracchio dell’Europa per imporre con la forza bruta scelte non condivise.
Solidarietà agli abitanti della Val di Susa, che lottano insieme per riprendere nelle loro mani il loro territorio, le loro vite e il loro futuro.
Non vogliamo grandi opere per pochi ma servizi per tutti, treni decenti e sicuri per i pendolari e i lavoratori e salari adeguati e sicurezza per i ferrovieri, opere che servano allo sviluppo e non a far tagliare nastri di inizio lavori a generazioni di politici.
E vogliamo democrazia vera, come quella rappresentata oggi in Val di Susa da uomini e donne che sono capaci di interrogarsi su cosa vogliono del loro territorio, che hanno costruito un fronte unitario tra lavoratori, studenti, sindacati, commercianti, agricoltori e insieme sono capaci di opporsi a chi è disposto, letteralmente, a passare sopra i loro corpi pur di realizzare un’opera decisa altrove da qualcuno che non ha mai visto le loro montagne, da qualcuno per cui la TAV non è che una linea su un pezzo di carta o su una lavagna luminosa.
Perché spendere ancora miliaridi di soldi pubblici (pagati da tutti) per un'opera che permetterà di andare da Torino a Parigi in 3 ore invece che in 5 ore come avviene oggi?
Chi ci guadagna?
NO TAV
SI' ALL'AUTOGESTIONE e ALLA RESISTENZA!
Federazione dei Comunisti Anarchici
http://www.fdca.it

        INIZIATIVA DI SOLIDARIETA' CON LE POPOLAZIONI DELLA VAL DI SUSA

SOLIDARIETA’ CON LA POPOLAZIONE DELLA VAL DI SUSA!!
Stamattina, 7 dicembre 2005, un consistente gruppo di attivisti dei movimenti di lotta napoletani e del sindacalismo di base ha manifestato la propria solidarietà militante alla popolazione della Val di Susa.
Attorno alle ore 12 è stato bloccato un Eurostar in partenza per Roma mentre venivano distribuiti volantini ai passeggeri ed a tutti coloro che sostavano nella Stazione Centrale. Dopo questa azione di propaganda i compagni si sono recati nell’atrio della Stazione Centrale dove è continuata la propaganda e la controinformazione contro l’affaire/TAV. La Mobilitazione continuerà nei prossimi giorni fino all’appuntamento nazionale del 17 Dicembre.
TESTO DEL VOLANTINO DISTRIBUITO:
Ancora una volta la sacrosanta protesta di una intera popolazione contro un opera faraonica, dannosa per la salute delle popolazioni, che distrugge il territorio, che non risolve il problema dei trasporti è stata attaccata e repressa dalla polizia su ordine del governo.
La TAV (la cosiddetta linea ad Alta Velocità), come la costruzione del maxi-Inceneritore di Acerra o come il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto di Messina sono un colossale affare per politici, ditte costruttrici e per i loro clan di riferimento.
Tutto ciò mentre le Ferrovie e Treni Italia penalizzano il trasporto per i pendolari, per i lavoratori peggiorando quotidianamente la qualità del servizio. Del resto, in questi anni, mentre i Governi hanno continuato a tagliare le spese sociali le Ferrovie hanno licenziato, privatizzato ed esternalizzato numerosi servizi privilegiando, esclusivamente, le grandi opere speculative e le operazioni di facciata.
ORA BASTA!!
• Esprimiamo il nostro appoggio alla lotta NO TAV!!
• Fermiamo l’azione degli speculatori e degli affaristi!!
• Difendiamo il territorio, la salute, i diritti e le nostra condizioni di vita!!
NO TAV - Napoli


        No Tav solidarieta con il popolo della val susa


No TAV
I Comunisti Italiani sono a fianco della popolazione della Val Susa, che resiste contro il progetto TAV.
Il movimento popolare che si è creato in questi gioni, e la solidarietà che ha riscosso in tutta Italia devono fare riflettere. Viviamo in un mondo dove le scelte economiche sembrano immutabili per “diritto divino”, il popolo della Val Susa ha dimostrato che si può dire NO, che si pùo fermare un sistema fondato sulla mercificazione dell’uomo e del territorio. La loro battaglia è difficile, hanno quasi tutto l’arco parlamentare contro, sono attaccatti e insultati su tutti i gionali e su tutte le televisioni, ma questa gente va avanti! Li chiamano pazzi, perché difendono il loro territorio. Questo movimento è una dimostrazione di come le forze sociali possono provare a piegare le forze politiche–economiche. I Partiti della sinistra devono difendere le istanze di queste popolazioni, sono le istanze di migliaia di lavoratori e lavoratrici, pensionati e giovani.
Denunciamo la manovra repressiva del governo attraverso polizia e carabinieri mandati a smobilitare la protesta. Manganelli, caschi e scudi, botte e denuncie, si ripete ancora una volta un triste carosello.
No alla repressione
Solidarietà con la popolazione della Val di Susa
No TAV
Per uno sviluppo condiviso e popolare del territorio
Coordinamento Cittadino-Partito dei Comunisti Italiani-Bologna
sezione_impastato@yahoo.it
www.100passi.splinder.com

Il coordinamento NoPonte esprime solidarietà alle popolazioni della Val di Susa

che resistono e lottano contro le aggressioni ai propri territori e contro le violenze di uno Stato che di fronte alle legittime richieste delle popolazioni e del territorio conosce solo la forza delle cariche della polizia. E’ evidente il tentativo in atto di trasformare il dibattito politico sulla difesa dei territori, sul diritto alla salute e alla difesa della qualità della vita in problema di ordine pubblico. Ed è evidente che le forze politiche di governo e di opposizione non riescono a dare risposte adeguate alle richieste legittime delle popolazioni.
Ribadiamo quindi insieme il nostro no alla devastazione dei territori
Solidarietà alla lotta della Val di Susa
NO-TAV NO-PONTE
Cooordinamento NoPonte



        Oggi mercoledi dalle 12.00 alle 13.00 davanti al consolato italiano di Lugano

si é svolto un presidio e un volantinaggio in solidarietà alla protesta contro i treni ad alta velocità (TAV) in corso in Val Susa. Il presidio denunciava inoltre il violento sgombero della polizia italiana operato nel corso della notte di lunedi (03.00). Una trentina i partecipanti che hanno distribuito volantini e hanno consegnato un comunicato di denuncia al console italiano
TAV (Treni ad Alta Velocità) IN VAL SUSA: IL SISTEMA ECONOMICO GLOBALIZZATO DEVASTA E REPRIME, I POPOLI RESISTONO! STOP TAV!

Durante la notte (verso le 3 di mattina) un presidio di abitanti della Val Susa, contrari alla devastazione ambientale e sociale che porterà la costruzione del tratto ferroviario del treno ad alta velocità Torino - Lione, è stato brutalmente sgomberato dalla polizia italiana. Al grido del questore Sanna “vi massacriamo, vi massacriamo” un migliaio di agenti si è abbattuto sui valligiani dormienti, in gran parte donne e anziani, provocando decine di feriti.

Dopo i massacri di Genova e la dura repressione subita dal movimento italiano, iniziata dal governo D’Alema e proseguita dal governo Berlusconi, quello odierno è un ennesimo tentativo di placare la protesta civile di buona parte della popolazione che si ribella e intralcia gli interessi neoliberisti.
Lo stravolgimento della rete di collegamento della valle significa la dispersione dell’amianto presente in grande quantità nel terreno, nonché la divisione della stessa e un costante inquinamento acustico causato dai vent’anni di lavoro previsti e dal successivo traffico ferroviario, giustificati unicamente in nome di un’ingannevole libertà di consumo e di spostamento.
Perché la lotta degli abitanti della Val Susa è anche la nostra lotta!
Una lotta contro le logiche del capitale che si disinteressano delle necessità delle collettività, perseverando nel progetto di devastazione ambientale, di concentrazione di potere e denaro nelle mani di pochi eletti.
Mentre barricano le frontiere in nome della sicurezza, ci illudono che il nostro futuro sarà di facili spostamenti e di fasulla libertà di circolazione, omettendo però che solo pochi privilegiati del piccolo mondo occidentale potranno beneficiarne, a scapito di una grande maggioranza.
Queste politiche trovano spazio anche alle nostre latitudini: l’abolizione del divieto di circolazione dei camion di 40 tonnellate, i tagli previsti al personale delle FFS cargo, il mancato rispetto dell’indicazioni popolari che volevano lo spostamento del traffico pesante su ferrovia entro il 2004 (iniziativa delle Alpi), la costruzione della superstrada Stabio Giaggiolo, della galleria Vedeggio Cassarate e la variante 91 sul Piano di Magadino sono esempi di nefaste politiche dei trasporti, che privilegiano unicamente l’aspetto monetario rispetto alla conservazione del patrimonio ambientale.
Prendiamo esempio dalla lotta popolare della Val Susa che coinvolge anziani/e, bambini/e, studenti/tesse, lavoratori/trici e autonomi/e che, anche dopo l’intervento repressivo, si sono riversati uniti nelle strade della regione e di tutta Italia per rivendicare un mondo più giusto e degno!
Al ricordo di Sole e Baleno, suicidati dallo stato e senza dimenticare Marco Camenisch rinchiuso in carcere per lotte simili, si aggiunge la solidarietà ai feriti di stanotte e tutto il nostro appoggio a chi ancora oggi ha il coraggio di ribellarsi e lottare!

Cs()a il Molino




        OGGI, MERCOLEDI' 7, PRESIDIO INFORMATIVO NO TAV ALLA STAZIONE DI ROVERETO