In realtà attraverso la Valle di Susa,
attualmente, passa
già il 35% del totale delle merci che valicano le Alpi! Lungo
l’Autostrada del
Frejus passano circa 4.500 TIR al giorno, contro i 1.500 del Monte
Bianco, in
val d’Aosta, dove il numero dei TIR è stato limitato per legge.
In realtà come già sta succedendo
per tutte le infrastrutture
in corso, si tratterebbe di lavoro precario, per mano d’opera in gran
parte extracomunitaria.
Inoltre le ditte appaltatrici si porterebbero tecnici e operai dalla
loro
Regione (ditte e buoi dei paesi suoi). Per i comuni della Valle di Susa
e della
cintura di Torino arriverebbe invece un bel problema: la mafia.
Turbative d’asta
sono già state individuate per la fase di sondaggio geologico a
carico di
uomini politici piemontesi e non... figurarsi per la realizzazione
dell’opera!
In realtà fa malissimo. Il tracciato
prevede una galleria
di 23 km all’interno del Musinè, montagna molto amiantifera. La
talpa che
perforerà la roccia immetterà nell’aria un bel po’ di
fibre di amianto. Invisibili e letali. Il
vento le porterà
dappertutto.
Il foehn le porterà fin nel centro di
Torino.
Respirare fibre di amianto provoca un tumore dei
polmoni
(mesotelioma pleurico) che non lascia scampo.
L’amianto è un materiale fuori legge dal 1977. Scavare
gallerie in un
posto così è illegale e criminale. E ancora: il tunnel
Italia-Francia di 53 km
scavato dentro al Massiccio dell’Ambin incontrerà (oltre a falde
e sorgenti che
andranno distrutte) anche roccia contenente uranio. E ancora: una linea
in
galleria si porta appresso tante gallerie minori, trasversali a quella
principale. Si chiamano gallerie di servizio, o più
simpaticamente, ‘finestre’.
Ce ne saranno 12! Con altrettanti cantieri, tutti a ridosso di centri
abitati.
Sarà un inferno di rumore, polvere, camion avanti e indietro per
le strette vie
dei paesi, di giorno e di notte, per 15 anni almeno. E ancora: la
perforazione
di tratti montani così lunghi vicino a centri densamente abitati
potrà
prosciugare le falde idriche e gli acquedotti, come accaduto per le
gallerie
TAV del Mugello, oggetto di processi per disastro ambientale. E ancora:
la
viabilità sarà stravolta. Verranno costruiti sovrappassi
in corrispondenza di
ogni cantiere. Forse queste nuove strade saranno calcolate come
compensazioni all’impatto
ambientale dell’opera? (per averne una vaga idea, farsi un giro
sull’autostrada
Torino-Milano osservando i guasti della tratta TAV Torino-Novara).
In realtà il costo stimato di 20 miliardi
di euro è tutto
a carico della collettività. Tutto denaro pubblico, ma affidato
a privati,
secondo la diabolica invenzione del general contractor. Garantisce lo
Stato Italiano.
Nessun privato ci metterà un euro, soprattutto dopo l’esperienza
del tunnel
sotto la Manica che ha mandato in fallimento chi ne aveva acquistato i
bond. I
tantissimi soldi che servono a quest’opera verranno tolti alle linee
ferroviarie esistenti (già disastrate), a ospedali, scuole, e a
tutti i servizi
di pubblica utilità, e allo sviluppo delle energie rinnovabili
destinate a
sostituire il petrolio. E ancora: è già previsto che la
nuova linea ferroviaria
Torino-Lyon avrà altissimi costi di gestione e che sarà
in perdita per decine e
decine di anni. E ancora: nonostante la maggior parte del tracciato sia
in
territorio francese, il governo italiano si è impegnato a
sobbarcarsi il costo
dei due terzi della tratta internazionale (Borgone
St.-Jean-de-Maurienne). Tanto
paghiamo noi.
In realtà è vero il contrario. Il
progresso non deve essere
confuso con la crescita infinita. Il territorio italiano è
piccolo e
sovrappopolato, le risorse naturali (acqua, suolo agricolo, foreste,
minerali) sono
limitate, l’inquinamento e i rifiuti aumentano invece senza limite, il
petrolio
è in esaurimento. Progresso vuol
dire
comprendere che esistono limiti fisici alla nostra smania di costruire
e di trasformare
la faccia del pianeta. Progresso vuol dire ottimizzare, rendere
più efficiente
e durevole ciò che già esiste, tagliare il superfluo e
investire in crescita
intellettuale e culturale più che materiale, utilizzare
più il cervello dei
muscoli. Il TAV rappresenta l’esatto contrario di questa impostazione,
è un
progetto vecchio e ormai anacronistico, che prevede una crescita
infinita nel
volume del trasporto merci (che poi saranno i rifiuti di domani),
privilegia
come valore solo la velocità e la quantità, ignora la
qualità, ovvero se e
perché bisogna trasportare qualcosa.”