CON LA RESISTENZA DEI PALESTINESI CONTRO IL SIONISMO E L'IMPERIALISMO
Di fronte alla guerra si può avere diversi atteggiamenti. Si
può fare finta di non vedere, o meglio, si può fare finta
di credere alle bugie della propaganda imperialista, quella degli
"interventi umanitari" e delle "missioni di pace". Si può
pensare che è l'innata cattiveria umana che rende inevitabile ed
endemica l'esistenza delle guerre. Si può pensare che esse non
hanno una spiegazione razionale. Rispetto alle numerose guerre attuali
ci si può illudere che siano tutte indipendenti l'una dall'altra
e che l'unica cosa che le unisce sia l'irrazionalità del male.
Si può pensare che tutte vadano rifiutate, perchè
ingiuste, con una risoluta rivendicazione di pace.
Ma di fronte alla guerra che oppone il popolo palestinese e
l'entità sionista tutte le mistificazioni pacifinte hanno la
vita dura. E' difficile nascondere la realtà di un popolo
oppresso, deportato, segregato in campi profughi. Da decine di anni
bombardato e massacrato, in parte confinato in quell'enorme campo di
concentramento a cielo aperto che si chiama striscia di Gaza.
E' difficile nascondere il ruolo colonizzatore a fianco degli
imperialisti occidentali, principalmente USA, dei sionisti che, forti
di un'ideologia fascista, dopo 2000 anni rivendicano la
legittimità di dominare sulla terra araba, allo stesso modo con
cui i fascisti nostrani sognavano di rinverdire i fasti dominatori
dell'impero romano.
Eppure le migliori energie intellettuali della nostra borghesia,
principalmente di quella di sinistra, come abbiamo visto in occasione
della fiera del libro di Torino, si spendono sulla linea di difesa a
spada tratta degli oppressori sionisti.
Questo accade perchè Israele è il prototipo della colonia
di guerra. Avamposto imperialista e caposaldo sul fronte principale
della guerra per la nuova ripartizione del mondo oggi in corso da parte
dei principali gruppi imperialisti.
Sull'altro lato, per noi, la guerra di liberazione condotta dal popolo
palestinese è uno tra i migliori esempi di guerra giusta; la
dimostrazione concreta che non tutte le guerre sono uguali, che l'unica
via è opporre alla guerra di oppressione la guerra di
liberazione. Per questo non possiamo solo essere contro la guerra di
occupazione e di oppressione degli israeliani ma dobbiamo anche essere
solidali e a fianco della guerra di liberazione dei palestinesi.
Sappiamo che le idee giuste si affermano combattendo le idee sbagliate.
Un'idea sbagliata è che vi possa essere la soluzione due popoli
- due stati. E' l'idea dell'opportunismo al servizio dell'imperialismo.
Coltiva l'illusione che la cosiddetta "questione palestinese" sia un
problema specifico, senza contesto. Una guerra indipendente dalle altre.
Invece la guerra degli israeliani in Palestina, ma anche contro il
Libano e la Siria, oggi è la stessa guerra degli occidentali,
con gli USA in testa, in Iraq e Afganistan e forse prossimamente anche
in Iran. Un unico fronte di guerra dalla Palestina al Pakistan.
Il crollo dei regimi revisionisti dell'89 ha dato il via infatti ad una
nuova partita di ripartizione del mondo imposta dalla crisi generale
del capitalismo. E' un enorme scontro di interessi fomentato dalla
restrizione degli spazi di valorizzazione capitalista e dall'aprirsi di
nuove opportunità di penetrazione nell'ex campo socialista che
ha fatto compiere un balzo in avanti alla guerra imperialista lungo le
due linee della politica imperialista USA ed europea. La penetrazione
ad est e la ri-colonizzazione a sud.
Negli ultimi due decenni si sono aperti in rapida successione numerosi
conflitti: oltre alla Palestina, i Balcani, l'Iraq, l'Afganistan, il
Libano. Una serie di guerre di penetrazione e ri-colonizzazione
condotte dagli USA e dal loro sistema di alleanze per la conquista di
posizioni strategiche relative principalmente all'estrazione e al
traffico della materia prima petrolio, per determinarne il controllo
monopolistico, da utilizzare come arma contro gli imperialismi
concorrenti.
Sul fronte iracheno la resistenza all'occupazione ha di fatto
determinato l'incapacità USA di stabilizzare la situazione.
Questo nonostante i massacri e le operazioni di guerra sporca tese a
fomentare lo scontro tra le diverse etnie. In questa situazione si
acuiscono tutte le contraddizioni. Sia quella al nord tra la
Turchia e l'autonomia curda voluta dagli USA in funzione
anti-resistenza, sia quella a sud rappresentata dall'influenza iraniana
su una parte consistente della popolazione sciita. Sciiti che erano
stati favoriti dagli usa al fine di isolare la guerriglia sunnita.
Attualmente la contesa con l'Iran ha la forma di una sorta di guerra
fredda caratterizzata dal braccio di ferro sullo sviluppo nucleare e le
relative sanzioni e misure del blocco economico. Chiaramente nessuno in
occidente si pone il problema che l'unica effettiva potenza nucleare
dell'area è Israele con centinaia di bombe atomiche.
Oltre alla guerra fredda il confronto con l'Iran si misura anche sul
campo di battaglia principale iracheno e su quelli secondari
rappresentati dalla Palestina, dal Libano e dal Beluchistan (territorio
al confine di Pakistan, Afganistan e Iran).
L'attacco diretto è continuamente minacciato
dall'amministrazione USA ed è previsto da studi dettagliati del
pentagono che contemplano anche la guerra nucleare limitata tra Israele
e Iran.
La situazione in Libano, che in questi giorni è caratterizzata
da episodi di lotta armata di massa, dopo la vittoria di Hezbollah
contro il tentativo di invasione israeliana dell'estate 2006, mostra
una spaccatura insanabile e l'incapacità della componente
filo-imperialista di venirne a capo anche dopo il ritiro siriano e il
rafforzamento del contingente di interposizione ONU. Alla Siria
comunque sono imputati tutti i "mali" libanesi e nessuna condanna
occidentale si è sollevata contro il bombardamento fatto da
aerei Israeliani in territorio siriano con la scusa di distruggere un
fantomatico laboratorio atomico.
Per quanto riguarda l'Afganistan grazie alle sempre più massicce
operazioni della guerriglia talebana arriva al pettine la
contraddizione tra la mistificazione della "missione di pace" e la
realtà della missione di guerra. Contraddizione che riguarda
principalmente le potenze europee Francia, Germania e Italia che
continuano a mandare nuovi sistemi d'arma, ma che sono titubanti, a
causa di problemi che potrebbero sorgere sul fronte interno, nel
modificare i rispettivi mandati e le relative regole di ingaggio per
far partecipare esplicitamente e massicciamente i propri contingenti ai
combattimenti e alle operazioni offensive. Tra l'altro questa è
la più probabile causa della caduta del governo Prodi e della
ricerca di una maggioranza governativa più adeguata.
In definitiva questa vera e propria guerra mondiale strisciante
è destinata a svilupparsi ulteriormente soprattutto
perchè non sono risolti i problemi strutturali che stanno alla
base della crisi generale del capitalismo e del suo approfondimento
come confermano la vicenda del crollo finanziario dei sub-prime e la
recessione dell'economia USA, la caduta del valore del dollaro e
l'innalzarsi del prezzo del petrolio.
Una crisi ormai trentennale, la più lunga in assoluto della fase
imperialista del capitalismo. Crisi che né gli attacchi delle
condizioni di vita e di lavoro di centinaia di migliaia di operai e
proletari con l'enorme aumento dello sfruttamento sotto l'egida
dell'ideologia liberista, né l'innovazione tecnologica con
l'enorme aumento della produttività, né la vittoria della
guerra fredda con l'invasione economica da parte del capitalismo
dell'ex campo socialista, né le numerose guerre calde di questi
decenni in giro per il tri-continente (Asia, Africa e America Latina)
con l'enorme e continuata rapina di materie prime hanno potuto
concludere ricreando nuove condizioni per un generale e stabile
sviluppo capitalistico di lungo periodo.
L'attuale fronte principale di questa guerra è quello che va
dalla Palestina al Pakistan passando per Libano, Siria, Iraq, Iran,
Afganistan.
Il piano strategico USA è quello di rinsaldare il dominio sul
Medio-oriente e incunearsi in Asia centrale. Le risorse di queste
regioni sono infatti la grande posta in palio.
Assieme alla guerra è destinata a svilupparsi anche la
possibilità del suo rovesciamento in rivoluzione. Nella storia
è già successo più volte e la resistenza
palestinese assieme a quella libanese, irachena e afgana mostrano anche
oggi che le ciambelle agli imperialisti non riescono sempre con il buco.
TRASFORMARE LA GUERRA IMPERIALISTA IN GUERRA POPOLARE
MORTE ALL'IMPERIALISMO - LIBERTA' AI POPOLI
Latino Claudio