Boicottare Israele per aiutare
concretamente la resistenza palestinese
Boicottare permanentemente ed attivamente tutte le attività
economiche, culturali e politiche del governo israeliano.
Boicottare attivamente le aziende, gli enti italiani ed europei e le
multinazionali che mantengono e sviluppano rapporti economici con lo
stato sionista.
Israele è uno stato imperialista che occupa arbitrariamente, con
la protezione degli USA e della UE, il territorio palestinese. Israele
giustifica tutte le sue violenze, i suoi arbitri e i bombardamenti
contro i civili come guerra al terrorismo, coadiuvato in questo dai
mass media internazionali e dai governi di ogni colore politico.
Vergognose sono nel nostro paese le modalità con cui vengono
date le notizie provenienti da Gaza e dai territori occupati. Gli
aggrediti (i palestinesi) diventano gli aggressori; mentre gli
Israeliani sono trasformati in vittime. In realtà il go-verno
israeliano, gli USA, assieme all’UE come complice attiva, vorrebbero
risolvere la questione palestinese tramite la costituzione di una
“entità” priva di autonomia destinando ad essa una piccolissima
area senza conti-nuità territoriale. Tutto ciò non
avrebbe niente a che vedere con uno stato indipendente, ma molto con
l’apartheid del Sud Africa prima di Mandela.
Vorrebbero costituire delle specie di bantustan, vale a dire riserve
all’interno dello stato di Israele prive di qualsiasi autonomia
statuale, tanti lager sotto la tutela israeliana, coordinati magari da
un governo fantoccio pre-sieduto da Abu Mazen.
Una “normalizzazione” che non è nient’altro che una operazione
di pulizia etnica. Il governo israeliano sta cercando con ogni mezzo di
creare condizioni di vita talmente insopportabili per i palestinesi da
costringerli ad abbandonare la loro terra. Il vero scopo di Israele e
del suo alleato USA è la dearabizzazione della Palestina. Il
popolo palestinese è coraggioso, ma quanto ancora potrà
resistere dopo 60 anni di umiliazioni, sconfitte, tradi-menti, morti e
distruzione? Il diritto internazionale e umanitario è dalla sua
parte eppure viene trattato sempre co-me un popolo di serie B che non
merita l’appoggio della comunità internazionale.
La vera questione morale è la situazione in cui versa il popolo
palestinese da 60 anni, che è compito di tutti noi risolvere.
Non con il “politicismo”, non con le posizioni “equidistanti”, non con
l’ipocrita senso di sconfitta se le iniziative intraprese non
hanno successo immediato, ma con la determinazione e la forza che
vengono dalla consapevolezza che la salvezza di questo popolo passa
attraverso gli atti di resistenza di tutti noi.
Possiamo impedire che l’Italia abbia accordi commerciali con Israele? A
breve termine certo no, ma si possono creare le condi-zioni
perché questo avvenga in tempi ravvicinati, ad esempio iniziando
a compiere magari degli atti tipo quelli di non comprare certi prodotti
o di non frequentare luoghi in cui sono venduti i prodotti israeliani.
Se guardiamo alla storia passata chi di noi avrebbe mai pensato
trent’anni fa che Mandela sarebbe diventato presidente del Sudafrica?
Ebbene incominciamo a diffondere capillarmente l’informazione che l’Italia è tra i 5 maggiori partner
commerciali europei di Israele; è uno dei più importanti
mercati europei per le esportazioni israeliane con l’11% pari ai Paesi
Bassi, segue solo la Francia con il 10% ed è superata dalla
Germania con il 21% e il Regno Unito con il 18%; che le esportazioni
italiane in Israele hanno raggiunto nuovi primati proprio nello scorso
anno e che anche le esportazioni israeliane verso l’Italia stanno
crescendo; che Israele è uno dei più importanti
esportatori mondiali di attrezzature militari con il 10% nel 2007; che
Israele importa dall’Italia il 4,8% delle sue importazioni totali che
comprendono attrezzature militari, beni di investimento, diamanti
grezzi, combustibili, beni di consumo.
Ecco perché di fronte a questo quadro drammatico si
impongono scelte chiare anche per chi nel nostro paese intende
contribuire concretamente al sostegno della resistenza e della causa
palestinese.
Usciamo dall’ambiguità e diciamo basta al ricatto morale
dell’olocausto! Non è più tollerabile il silenzio e la
compiacenza verso i crimini israeliani. E’ ORA DI DIRE BASTA!
In ogni città ci si mobiliti in ogni modo e con ogni mezzo per
denunciare e far fermare i crimini israeliani a Gaza e in tutta la
Palestina. Manifestazione a Roma il 29 novembre 2008.
A FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE
DIRITTO AL RITORNO PER TUTTI I PROFUGHI
ABBATTIAMO IL MURO DELL’APARTHEID
ROMPIAMO L’ASSEDIO DI GAZA
RISPETTO DELLA SOVRANITA’ PALESTINESE
SMANTELLAMENTO DELLE COLONIE
LIBERTA’ PER I PRIGIONIERI POLITICI
FINE DELL’OCCUPAZIONE
NO AGLI ACCORDI COMMERCIALI UE-ISRAELE
PALESTINA LIBERA!
L’altra Lombardia – SU LA TESTA
novembre 2008