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Lettera ai presidi, ai direttori didattici, agli
studenti
e alle organizzazioni sindacali della Scuola.
30-10-2006
Milano
Da
ISM-Italia
Lettera
aperta ai Presidi - ai Direttori Didattici - ai
Professori - agli Studenti - alle Organizzazioni Sindacali della
Scuola -
della Provincia di Milano.
E’ in corso a Milano l’iniziativa Israele arte e
vita
1906-2006 che prevede una serie di attività didattiche con
le scuole di
ogni ordine e grado (http://www.israelearte.org).
“Israele
arte e vita 1906 -2006” non ha le caratteristiche di
un evento artistico né di un evento
culturale, ma è
semplicemente una delle più studiate iniziative attraverso
le quali si
realizza la guerra israeliana dell’informazione. Propaganda
bellica che,
come è noto, non è mai andata, in ogni campo, molto
per il sottile.
Il
22 ottobre a Palazzo Reale si è addirittura svolto un
concerto degli archi dell’orchestra dell’IDF (Israeli Defence
Force), l’esercito
israeliano che, dopo i massacri compiuti in Libano, prosegue,
giorno dopo
giorno, nell’indifferenza del mondo, a Gaza e in Cisgiordania, la
pulizia
etnica del popolo palestinese, iniziata nel 1947(1).
Mentre
gli archi dell’IDF suonavano a Milano, Jacob Edery,
ministro israeliano per i rapporti con la Knesset (il Parlamento
israeliano), ammetteva l’uso di bombe al fosforo in Libano, come
era già
stato fatto dagli USA a Falluja in Iraq nel novembre 2004.(2)
Inchieste
sono in corso per accertare la natura di altre armi sperimentali
che sono
state utilizzate dall’IDF sia in Libano che nella striscia di
Gaza,
riconducibili secondo le prime valutazione alle cosiddette DIME
(Dense
Inert Metal Esplosive), armi che hanno effetti devastanti sui
corpi
umani.(3)
Tra
gli sponsor della discutibile iniziativa c’è, oltre la
Regione Lombardia e il Comune di Milano, anche la Provincia di
Milano. Una delegazione della
Provincia di Milano guidata dal presidente, Filippo Penati, si
è recata
in Israele dal 30 maggio al 2 giugno 2006 per siglare un accordo
con il
Matimop, il Centro di ricerca e sviluppo del Ministero
dell’industria e
commercio israeliano
“E’
il primo accordo di questo tipo che Israele sigla con un
ente europeo - recita un comunicato della Provincia-
e sancisce la comune collaborazione
nell’attività di ricerca e sviluppo tecnologico nelle
seguenti aree:
biotecnologie, bioinformatica, sperimentazioni cliniche,
apparecchiature
mediche, micro e nano tecnologie.”(4)
Le
nanotecnologie sono
indicate da Shimon Peres , vicepresidente del Governo di
Israele,
come lo sviluppo necessario dei sistemi d’arma israeliani: “In
una guerra
di questo tipo, è necessario poter utilizzare una
tecnologia
completamente nuova, come la nanotecnologia - una nuova
dimensione, e non
semplicemente un miglioramento delle tecnologie esistenti”,
scrive il
premio Nobel per la “Pace”(!), che così prosegue: “A suo
tempo, io ho
avuto il privilegio di introdurre nuovi sistemi d’arma
nell’esercito
israeliano che hanno assicurato a Israele la capacità di
deterrenza di
cui ancora oggi gode, cioè a dire, una capacità che
è durata per circa 50
anni. Io sono convinto che è possibile farlo di nuovo e per un
lungo
periodo. La rivoluzione tecnologica (compreso l’arsenale nucleare,
nda)
avvenne su iniziativa del Ministro della Difesa e costituì la
base per l’industria
high-tech israeliana di oggi. Le persone che cureranno la nuova
generazione
della tecnologia di difesa possono oggi gettare basi che si
rifletteranno
anche negli aspetti civili della vita: salute, trasporti,
comunicazioni,
ambiente, agricoltura, acqua e energia.”(5)
La Provincia di Milano si preoccupa anche della
formazione
delle giovani generazioni milanesi: “Per le scuole superiori sono
in
programma conversazioni su Israele con esperti: si parlerà
di pace e di
diritti dell’Uomo e del bambino, applicati alla società
israeliana, unica
democrazia compiuta del Medio Oriente. Inoltre, grazie al
patrocinio
della Provincia di Milano, ai ragazzi verranno donati i libri
“Democrazia
e diritti umani in Israele” e “Israele e Palestina la lunga via
verso la
pace” e agli insegnanti il testo “I diritti del
bambino”, editi per l’occasione da Proedi Editore”(6), che
è la casa
editrice anche del catalogo della mostra.
ISM-Italia
invita il mondo della scuola, professori e
studenti, a rifiutare questa iniziativa che tende solo a
manipolare le
coscienze e a sostenere la
politica di un governo, quello israeliano,
che si rende ogni giorno responsabile di crimini contro
l’umanità,
che da oltre 50 anni opprime e perseguita il popolo palestinese e
che con
la costruzione del Muro attua una sistematica azione di pulizia
etnica e
di Apartheid.
ISM-Italia invita il
mondo della scuola a respingere questa
operazione
che vuole presentare Israele come unica democrazia in Medio
Oriente e
come unico paese che vuole la pace ma che non trova partner per
la pace
tra i palestinesi(7). Questa immagine è
uscita notevolmente compromessa dalla aggressione in Libano e da
quanto
sta accadendo nella striscia di Gaza (un genocidio secondo lo
storico
israeliano Ilan Pappe(8)), malgrado i media occidentali si
facciano
portavoce delle veline del governo e dell’esercito israeliani
oscurandone
i crimini di guerra.
In
allegato due articoli di giornalisti del quotidiano israeliano
Haaretz, il secondo per tiratura in Israele, che suggeriscono
interpretazioni
assai diverse da quelle del governo israeliano e dei suoi
sostenitori in
Italia:
a..
Con un po’ di aiuto da fuori di Gideon Levy, Haaretz 2006
06
b..
È possibile che non vediate? di Amira Hass, Haaretz 2006
08 30
La
diapositiva in allegato indica come
Israele progressivamente si è impadronito, con la
forza, della terra palestinese.
Rispetto
al 1998 la situazione con la costruzione del Muro è
ancora più grave.
ISM-Italia
è a disposizione per ogni ulteriore informazione.
Ism-Italia,
25 ottobre 2006
ISM-Italia
è il gruppo di supporto italiano dell’ISM.
L’International
Solidarity Movement (ISM http://www.palsolidarity.org) è un
movimento
palestinese impegnato a resistere all’occupazione israeliana
usando i
metodi e i principi dell’azione-diretta non violenta. Fondato da
un
piccolo gruppo di attivisti nel 2001, ISM
ha l’obiettivo di sostenere e rafforzare la resistenza popolare
assicurando al popolo palestinese la protezione internazionale e
una voce
con la quale resistere in modo nonviolento alla schiacciante
forza
militare israeliana di occupazione.
(1)”The
ethnic cleansing of Palestine” - La pulizia etnica della
Palestina,
Ilan Pappe, Oneworld Oxford 2006
(2) Haaretz
22/10/2006 “Israel admits using phosphorus bombs during war in Lebanon“
By Meron
Rappaport, Haaretz Correspondent
(3) “Gaza
doctors say patients suffering mystery injuries after
(4)
http://www.provincia.milano.it/scopronews/Multimedia/eventi/index.html
5) “Upgrading
war, privatizing peace” by Shimon Peres, Haaretz 31 08 06
(6) http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp/idelemento/34643
(7) secondo lo storico israeliano Avi
Shlaim, “Il muro
di ferro”, Il Ponte 2003, è vero il contrario, è in
Israele che non
esistono partner per la pace
(8) “Genocide in Gaza”,
Ilan Pappe, The Electronic Intifada, 2
September 2006
Con
un po’ di aiuto da fuori di Gideon Levy Haaretz 2006 06
04
Gli
scherzi del destino: lo stato che sta lanciando un’ampia campagna
internazionale per il boicottaggio ne sta simultaneamente
lanciando un’altra
parallela, non meno determinata, contro il boicottaggio. Un
boicottaggio che seriamente
danneggia la vita di milioni di persone si legittima ai propri
occhi in
quanto diretta contro coloro che vengono definiti come nemici,
mentre un
boicottaggio responsabile di ferire la propria torre di avorio
accademica
si legittima ai propri occhi soltanto per che è volta
contro se
stessa. Questo è un duplice
standard
morale. Perché la campagna di
boicottaggio contro l’Autorità Palestinese, includendo il
blocco agli
aiuti economici essenziali e il boicottaggio dei leader eletti
democraticamente in elezioni legali, è una misura
permissibile da parte
israeliana mentre il boicottaggio delle sue università
è vietato?
Israele
non può dichiarare che le armi del boicottaggio sono
illegittime.
Ne fa un uso estensivo lei per prima, e le sue vittime stanno
soffrendo,
in condizioni di privazioni estreme, da Rafah a Jenin. In passato
Israele
ha richiamato il mondo affinché boicottasse Yasser Arafat,
e adesso
richiama al boicottaggio del governo di Hamas - e attraverso
questo
governo, di tutti i palestinesi dei territori. E Israele non guarda
a
tutto ciò come a un problema etico. Decine di migliaia di
palestinesi non hanno
ancora ricevuto il loro salario, ormai
da quattro mesi, a causa del boicottaggio, ma quando c’e un
richiamo a
boicottare le università a israeliane, il boicottaggio
diventa
immediatamente un’arma illegittima.
Anche
coloro che richiamano per un boicottaggio di Israele
sono contaminati da un duplice standard morale. L’Associazione
degl’insegnati
per l’educazione superiore in Inghilterra (National Association
of
Teachers in Further and Higher Education - NATFHE) e il Sindacato
canadese dei dipendenti pubblici dell’Ontario (Canadian Union of
Public
Employees in Ontario), che hanno entrambi deciso di boicottare
Israele,
non hanno agito in modo simile per protestare contro i crimini di
guerra
e le occupazioni attuate dai loro stessi paesi - l’esercito
britannico in
Iraq e quello canadese in Afghanistan. Nondimeno, coloro che
lavorano per
il rispetto dei diritti umani e che si oppongono all’occupazione
israeliana dovrebbero ringraziare queste due organizzazioni per
la
posizione che hanno preso, nonostante i loro doppi standard
difettosi.
Sarebbe
stato preferibile averli in Israele, gli avversari
dell’occupazione,
e non aver bisogno dell’intervento di gruppi esterni per
combattere l’occupazione.
Non è facile lanciare un appello al mondo affinché
boicotti il tuo stesso
paese. Sarebbe stato meglio non avere bisogno di Rachel Corrie,
James
Miller e Tom Hurndall, persone con una coscienza, coraggiose, che
hanno
pagato con la loro vita l’essere rimasti in piedi contro i
bulldozer a
Rafah, che tutto distruggono. Questi giovani stranieri hanno
fatto il
lavoro che gli israeliani avrebbero dovuto fare.
La stessa cosa è vera per i pochi
attivisti per la
pace che ancora riescono a muoversi per i territori, per
protestare e
offrire assistenza alle vittime dell’occupazione all’interno di
organizzazioni come l’International Solidarity Movement (ISM) -
che
Israele combatte rendendo impossibile ai suoi membri l’entrata
attraverso
i propri confini. Sarebbe stato meglio se gli israeliani si
fossero
mobilitati per combattere al posto loro. Ma eccetto alcuni pochi
e
modesti gruppi, non vi è alcuna protesta in Israele e
nessuna reale
mobilitazione. E così non rimane altra speranza che
l’aiuto del resto del
mondo.
Il mondo può aiutare Israele, in modo
limitato, a
salvarsi da se stessa. In una situazione in cui i Governi
occidentali di
fatto sostengono il perdurare dell’occupazione, anche se si
dichiarano
contrari, questo ruolo passa alle organizzazioni della
società civile.
Quando un gruppo di avvocati americani, ebrei inclusi, si
appellano al
boicottaggio della società Caterpillar, i cui bulldozer
hanno raso al
suolo interi quartieri a Khan Yunis e Rafah, dovrebbero essere
ringraziati per questo.
Lo stesso dovrebbe essere per il
boicottaggio delle
Università:
quando un’associazione di docenti di
un’università
britannica boicotta i colleghi Israeliani che non sono disposti
almeno a
dichiarare la loro opposizione all’occupazione, noi dovremmo
apprezzarli.
Ogni gruppo nel suo campo, e forse questo, un giorno,
riguarderà anche
funzionari del turismo, gli uomini d’affari, artisti e atleti.
Se tutti boicottano Israele, forse Israele
comincerà a
capire, anche se con sforzo, che c’è un prezzo da pagare
per l’occupazione
- un prezzo per le sue tasche e per il suo status.
L’occupazione non è solo una
prerogativa del governo,
dell’esercito e delle organizzazioni per la sicurezza. Ogni cosa
ne viene
contaminata: le istituzioni per la giustizia e la legge, i medici
che
rimangono in silenzio quando cure mediche e trattamenti sono
ostacolati
nei territori, gli insegnanti che non protestano contro la
chiusura di
istituti per l’educazione e per la difesa del libero movimento
dei loro
colleghi, i giornalisti che non fanno il loro dovere di cronaca,
gli
scrittori e gli artisti che rimangono silenziosi, gli architetti
e gli
ingegneri che danno una mano alle imprese dell’occupazione, - le
colonie
e il muro, le barriere e le bypass road- e anche i docenti delle
università, che non fanno nulla per i loro colleghi
imprigionati nei
territori, ma portano avanti invece programmi di studi speciali
per le
forze di sicurezza. Se tutti costoro boicottassero l’occupazione,
non ci
sarebbe bisogno di un’azione di boicottaggio internazionale.
Il mondo sta assistendo ad una grande e
crescente
ingiustizia.
Dovrebbe forse rimanere in silenzio? Certo
non si
tratta dell’unica ingiustizia nel mondo. Non è neanche la
più terribile.
Ma ciò rende forse meno necessario combatterla?
E’ facile assolverci dalla nostra
responsabilità
morale e attribuire ogni critica all’antisemitismo. Ci potrebbero
anche
essere alcuni elementi di antisemitismo tra coloro che invocano
il
boicottaggio. Ma tra loro ci sono anche gruppi e individui,
inclusi
alcuni Ebrei, che hanno Israele nel cuore. Persone che vogliono
uno Stato
d’Israele più giusto, e vedono invece uno Stato che occupa
ed è
palesemente ingiusto. Perciò credono che si dovrebbe fare
qualcosa. Noi
dovremmo ringraziarli, per questo, dal profondo dei nostri cuori.
È possibile che non vediate? di Amira
Hass, Haaretz
2006 08 30
Lasciamo perdere gli israeliani la cui
ideologia
sostiene l’espropriazioni nei confronti del popolo palestinese
solo
perchè “Dio ha scelto noi”. Non parliamo dei giudici che
nascondono e
ripuliscono la politica militare delle uccisioni e della
distruzione.
Trascuriamo i comandanti militari che consapevolmente
imprigionano un’intera
nazione in un recinto fatto di mura, torri d’osservazione
fortificate,
mitragliatrici, filo spinato e fari accecanti. Omettiamo di
parlare dei
ministri. Tutte queste persone non vengono considerate
collaboratori.
Queste persone sono autori, pianificatori, analisti, esecutori.
Ma ci sono altri. Storici e matematici,
caporedattori
anziani, stelle dei media, psicologi e dottori di famiglia,
avvocati,
gente che non sostiene Gush Emunim e Kadima, insegnanti ed
educatori,
amanti delle escursioni solitarie in treno, maghi della
tecnologia. Dove
siete? E voi, studiosi del nazismo, dell’Olocausto e dei Gulag
sovietici?
Siete tutti a favore di leggi sistematicamente discriminatorie?
Leggi che
affermano che gli arabi di Galilea non verranno risarciti per i
danni
provocati dalla guerra nella stessa misura in cui invece lo
saranno i
vicini ebrei (Aryeh Dayan, Haaretz, 21 Agosto)
Può essere che concordiate tutti con
la razzista Legge
sulla Cittadinanza che proibisce ad un arabo-israeliano di vivere
con la
sua famiglia in casa propria? Che approviate ulteriori
espropriazioni di
terra e demolizioni di frutteti, che permetteranno nuovi
insediamenti o
strade riservate agli ebrei? Che sosteniate i bombardamenti ed il
lancio
di missili nella striscia di Gaza?
Può essere che siate tutti concordi
all’idea che un
terzo della Cisgiordania (la valle del Giordano) debba essere
interdetta
ai palestinesi? Che siate dalla stessa parte della politica
israeliana
che proibisce a decine di migliaia di palestinesi che hanno
ottenuto la cittadinanza
estera di tornare dalle proprie famiglie nei territori occupati?
Il vostro cervello è stato lavato
veramente a tal
punto con la scusa della sicurezza, al punto di impedire agli
studenti di
Gaza di studiare terapia occupazionale a Betlemme e medicina ad
Abu Dis
ed ostacolare le gente malata di Rafah mentre cerca di ricevere
un
trattamento adatto a Ramallah?
Anche
voi troverete facile nascondervi dietro alla
spiegazione “non ne avevamo idea”: non avevamo idea della
discriminazione
praticata nella distribuzione dell’acqua -che viene
esclusivamente controllata
da Israele- e lascia migliaia di proprietari di casa palestinesi
senza
rifornimenti idrici durante i mesi caldi estivi. Non avevamo idea
che
quando l’IDF bloccava gli ingressi ai villaggi, bloccava gli
accessi
anche alle sorgenti ed ai serbatoi d’acqua.
Ma non può essere che non vediate i
cancelli d’acciaio
lungo la statale 344 in Cisgiordania, cancelli che bloccano
l’accesso ai
e dai villaggi palestinesi. Non può essere che appoggiate
il divieto di
entrata nelle proprie terre e piantagioni a migliaia di contadini
palestinesi o che sosteniate la quarantena su Gaza che blocca
l’arrivo
delle medicine per gli ospedali, interrompe la corrente elettrica
e non
rende utilizzabile le fonti idriche per un milione e quattrocento
mila
persone, chiudendo così per mesi il solo unico sbocco sul
mondo.
Veramente non sapete cosa accade ad appena
15 minuti
dalle vostre facoltà ed uffici? E’ plausibile che vediate
con favore un
sistema nel quale soldati ebrei, ai posti di blocco nel cuore
della
Cisgiordania, possono lasciare decine di migliaia di persone ad
aspettare
sotto il sole cocente per ore. E nel mentre decidere: i residenti
di
Nablus e Tul Karm non possono passare, sotto ai 35 anni, yalla
(via), tornate
a Jenin, i residenti di Salem non dovrebbero neanche essere qua,
una
donna malata che ha superato la linea e deve imparare la lezione
verrà
scientemente detenuta per ore. Il sito Machsom Watch è
visibile a tutti:
ci sono infinite testimonianze simili o anche peggiori, una
routine
quotidiana. Ma non può essere che coloro che sono
disgustati per ogni
svastica disegnata su una tomba in Francia o per i titoli
anti-semiti dei
giornali locali in Spagna, non può essere che queste
persone non sappiano
come ottenere tali informazioni, e di conseguenza resteranno
spaventati
ed oltraggiati.
Come ebrei godiamo tutti del privilegio che
Israele ci
concede, e questo ci rende tutti collaboratori. Il punto è
cosa fa ognuno
di noi nelle piccole immediate situazioni quotidiane per
minimizzare la
cooperazione con un regime che espropria e sopprime e che sembra
non
averne mai abbastanza. Firmare
petizioni e disapprovare non è sufficiente. Israele è una
democrazia per
gli ebrei. Non sono a rischio le nostre vite, non verremo
imprigionati in
campi di concentramento, la nostra esistenza non verrà
danneggiata e le
vacanze in campagna o all’estero non ci verranno negate.
Di conseguenza il peso della collaborazione
e della
responsabilità diretta è enorme.