homepage |
palestina |
i
crimini israeliani giorno per giorno |
internazionale |
16-18 SETTEMBRE 1982 – 16-18 SETTEMBRE 2005
ANNIVERSARIO DEL MASSACRO DI SABRA E CHATILA IN LIBANO
Ariel Sharon, allora Ministro della Difesa, ora primo ministro di
Israele, è
stato riconosciuto responsabile di questo crimine da una commissione di
inchiesta (commissione Kahan)
Una delegazione dell’Associazione L’altra Lombardia – SU LA TESTA nel
mese di
luglio di quest’anno si è recata in alcuni campi profughi
palestinesi in Siria
(a Damasco e ad Aleppo) e in Palestina nei Territori occupati
dall’esercito
israeliano. Nel corso di questo viaggio (che è stato documentato
da un
importante filmato che presto sarà disponibile) la delegazione
ha avuto modo di
verificare l’immutata determinazione e la volontà di vastissimi
settori del
popolo palestinese a continuare la lotta con ogni mezzo contro
l’occupazione
coloniale di Israele del territorio dell’Autorità palestinese e
per il diritto
al ritorno di tutti i profughi sparsi in Medio Oriente nei vai campi
profughi
dove vivono con grande dignità in mezzo ad enormi
difficoltà.
Uno degli impegni che ci siamo assunti, nel limite delle nostre
possibilità, è
quello di operare per fare in modo che questa lotta non sia né
isolata né
dimenticata ed è in questo contesto che facciamo nostro e
diffondiamo l’appello
della Campagna popolare palestinese contro il Muro dell’Apartheid e
continuiamo
la denuncia contro i crimini di guerra perpetrati da Sharon.
"Mentre i Palestinesi commemorano i morti di Sabra e Chatila, l’ONU
premia
il criminale di guerra israeliano Sharon!
Mentre il popolo palestinese commemorerà insieme alla
società civile mondiale
il 23esimo anniversario dei massacri di Sabra e Chatila, avvenuti tra
il 16 e
18 settembre 1982, il primo ministro israeliano nonché criminale
di guerra
Ariel Sharon parteciperà alla 60esima assemblea generale
dell’ONU. E’ stato invitato
in quella sede a rappresentare uno stato che basa la sua esistenza e
prosperità
sulla eliminazione del popolo palestinese.
Sharon iniziò la sua carriera di assassino nel 1952 in
qualità di comandante
dell’esercito sionista durante il massacro a Qibya, un villaggio in cui
vennero
trucidati 69 abitanti.
Fu l’ideatore del massacro di Sabra e Chatila in cui persero la vita
2000
persone.
E’ uno degli artefici della politica degli insediamenti nei Territori
Occupati
del West Bank e Gaza e sta ora attuando il progetto del Muro
dell’Apartheid,
preparato dai suoi predecessori, che non rispetta i diritti del popolo
palestinese e il diritto internazionale.
Sharon rappresenta un regime che non solo è contro il diritto
del popolo
palestinese a vivere sulla propria terra, ma non rispetta neppure il
diritto e
le convenzioni internazionali.
Centinaia di risoluzioni ONU sono state ignorate dalle forze di
Occupazione e
la sentenza della Corte Internazionale dell’Aja che sancisce
l’abbattimento del
Muro è stata spazzata via dai bulldozer che proseguono la
distruzione delle
terre e delle vite palestinesi.
Invece di condannare Sharon come criminale di guerra
Invece di espellere lo stato di Israele dalle Nazioni Unite
perché pratica
l’Apartheid, non rispettando il diritto internazionale, le risoluzioni
ONU e i
principi fondatori delle Nazioni Unite,
l’ONU si appresta ad applaudire il "disimpegno" da Gaza dello stato
d’Israele - che è in realtà l’ultimo atto verso la
bantustanizzazione della
Palestina - senza rendersi conto che Gaza è e rimarrà la
più grande prigione a
cielo aperto.
Al contrario l’ONU fa pressione perché i Palestinesi accettino
di negoziare
partendo dallo stato dei fatti che le Forze di Occupazione hanno
imposto.
La mobilitazione popolare nel West Bank e Gaza vuole ricordare all’ONU
che:
- il popolo palestinese non chiede Muri o Ghetti ma Libertà e
Liberazione della
loro terra
- i rifugiati Palestinesi a Sabra e Chatila, a Gaza e in tutto il mondo
non
rinunceranno mai al loro diritto di ritorno…"
Ci preme ricordare, a 23 anni dalla strage di Sabra e Chatila, i
percorsi di
Sharon come criminale di guerra.
Nel 1952 Ariel Sharon è il comandante dell’unità speciale
di commando 101 che
compì il massacro nel villaggio di Qibya nel West Bank: 69
civili uccisi, tra
cui molte donne e bambini.
Tra il 16 e il 18 settembre 1982 avviene il massacro nei campi profughi
di
Sabra e Chatila dopo che l’esercito invasore israeliano, che all’epoca
occupava
Beirut ed era sotto il comando generale di Sharon in qualità di
Ministro della
Difesa, permette l’ingresso nei campi di membri della Falange e delle
milizie
locali alleate. Tra le oltre 2000 vittime civili vi erano neonati,
bambini,
donne e anziani.
Nel febbraio del 1983 la commissione ufficiale di inchiesta, composta
da tre
membri, incaricata di indagare sui fatti, nota come commissione Kahan,
individuò nell’allora Ministro della Difesa Sharon una delle
persone che
"ha la responsabilità personale" del massacro di Sabra e Chatila.
L’Intifada di Al-Aqsa iniziò dopo la visita di Sharon alla
Moschea di Al-Aqsa a
Gerusalemme sotto la sorveglianza stretta dei soldati e poliziotti
israeliani.
La visita era una mossa calcolata per provocare la resistenza del
popolo
palestinese oppresso, che non tardò a reagire.
Ariel Sharon continua il suo assoluto disprezzo per il diritto
internazionale.
Il suo rifiuto di rispettare le numerose risoluzioni ONU sul conflitto
arabo-israeliano è leggendario!
E’ recente il suo reiterato rifiuto di legittimare il diritto al
ritorno nelle
proprie case e terre di origine da parte dei rifugiati palestinesi.
Tale completo disprezzo per la volontà espressa dalla
comunità internazionale è
una grave violazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,
del
Patto internazionale sui diritti civili e politici, della Convenzione
internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione
razziale,
delle convenzioni sui diritti umani di Europa, America e Africa e della
Quarta
Convenzione di Ginevra del 1949.
Anche il rifiuto di Sharon di attuare la risoluzione ONU 194 *
confligge contro
il diritto umanitario internazionale perché questa risoluzione
è stata
convalidata ogni anno fin dal 1948 e riconosciuta negli stessi termini
da
praticamente tutte le organizzazioni non governative per i diritti
umani oltre
che dagli accordi regionali sui diritti umani e le commissioni ONU
sull’argomento.
* La Risoluzione 194 è stata adottata dalla Assemblea Generale
dell’ONU in data
11 Dicembre 1948. La Risoluzione n° 194 afferma il diritto di
ritorno dei
profughi palestinesi alle loro originali residenze e paesi dai quali
furono
allontanati durante la guerra e individua i meccanismi per la sua
attuazione.
La Risoluzione n° 194 fu adottata solo sei mesi prima dell’ingresso
di Israele
nelle Nazioni Uniti (Risoluzione n° 273 dell’Assemblea Generale, 11
Maggio
1949). L’ammissione di Israele era condizionata all’adempimento degli
obblighi
assunti nei confronti della Carta dell’ONU e delle sue Risoluzioni,
inclusa la
Risoluzione n° 194.
Ebbene la comunità internazionale sembra aver dimenticato il
passato di Ariel
Sharon grazie anche alla mirabile operazione mediatica che questo
individuo è
riuscito a fare in questi anni.
Il disimpegno da Gaza è un’operazione mediatica e in quanto tale
illusoria, ed
è servita a Sharon per farsi accreditare come uomo di pace.
Ritirandosi da Gaza
ha rinunciato a pezzi di terra costosi da mantenere, ma ha acquistato
un po’
più di credibilità dalla comunità internazionale
che ora lo lascia agire
indisturbato in Cisgiordania, da cui Israele non si ritirerà mai
se non
costretto dalla forza della resistenza .
Sharon ha restituito, secondo modalità decise unilateralmente da
Israele, l’1%
della Palestina e il 6% dei territori occupati, ma alle seguenti
condizioni
che, guarda caso, non vengono mai evidenziate:
- a Gaza, Israele continuerà ad esercitare il controllo delle
coste, del cielo
e dei punti di passaggio trasformandola di fatto in una prigione. A
Gaza non è
stato attivato nessun corridoio di collegamento con la West Bank,
previsto, tra
l’altro, dagli accordi di Oslo e dalle risoluzioni ONU;
- parte delle colonie evacuate nel nord della Cisgiordania non saranno
trasferite ai Palestinesi ma trasformate in caserme per l’esercito
israeliano;
- per la colonizzazione dei territori occupati in Cisgiordania il
ministero del
Bilancio israeliano ha stanziato 21 milioni di dollari nel 2005 ed
altri 23
milioni nel 2006 . Le autorità di Tel Aviv hanno già
avviato un progetto che
prevede la cacciata di 54 mila Palestinesi dalle loro terre, la
distruzione
delle loro case e la costruzione di circa 1200 chilometri quadrati di
nuove
colonie per circa seimila coloni. Sono già stati consegnati gli
sfratti alle
prime 300 famiglie palestinesi che dovranno abbandonare le loro case
che
saranno rase al suolo;
- le autorità israeliane hanno ordinato la confisca di circa 60
km quadrati per
costruire una nuova sezione del Muro dell’Apartheid.
D’ALTRA PARTE, IL
RITIRO DA GAZA È SOPRATTUTTO IL RISULTATO DELL’INDOMITA
RESISTENZA ARMATA DEL POPOLO PALESTINESE E DELLE SUE AVANGUARDIE
ORGANIZZATE.
PER TUTTE QUESTE RAGIONI LA PACE IN PALESTINA NON CI SARÀ’
FINCHÉ UN SOLO
SOLDATO ISRAELIANO RESTERÀ SUL SUOLO PALESTINESE, QUESTO
È IL MESSAGGIO CHE CI
HANNO RIBADITO PIÙ VOLTE SIA I PALESTINESI DEI CAMPI PROFUGHI IN
SIRIA, SIA
QUELLI CHE VIVONO NEI TERRITORI OCCUPATI.
PALESTINA LIBERA
ABBATTIAMO IL MURO DELL’APARTHEID
L’altra Lombardia – SU LA TESTA
Milano, 13 settembre 2005
Associazione politico-culturale L’altra Lombardia – SU LA TESTA - sede nazionale Milano -
tel: 339 195 66 69 – 338 98 75 898 e-mail: laltralombardia@laltralombardia.it web: www.laltralombardia.it